sabato 11 novembre 2017

La Commedia antica. Aristofane: “Le Rane”. X parte



Coro
Eschilo viene definito ejribremevtaς (814) altisonante, come Zeus in Iliade XIII, 624; Euripde l’avversario che aguzza i denti (qhvgwn ojdovnta). Eschilo ruggendo brucwvmenoς scaglierà (h{sei i{hmi) parole rJhvmata gomfopagh' connesse con cavicchi tirandole via come assi con il suo soffio tellurico, boracifero ghgenei' fushvmati. (825)
Nello scritto L'arte e la rivoluzione (1849), Wagner definisce il dramma " arte complessiva dove l'elemento maschile e intellettuale, la parola, feconda quello femminile, la musica che ha la risonanza dei tempi primordiali".

Dall’altra parte c’è Euripide con lingua affilata inquisitrice di parole e creatrice di lemmi, sminuzzerà (kataleptologhvsei, leptovς, sottile) dividendo le parole, fatica grande di polmoni pleumovnwn polu; n povnon.

La pesante pompa linguistica di Eschilo dunque contrapposta al naturalismo di Euripide che sarebbe un cincischiatore di concettuzzi e un tessitore di sofismi.

Entrano Eschilo ed Euripide che si rivolge a Dioniso.
Dice di essere kreivttwn rispetto a Eschilo anche se colui si darà delle arie- ajposemnunei'tai. Chiama il rivale oratore che affastella vanterie kompofakelorrhvmona (kovmpoς, 839. favkeloς, fastello, rJhvmwn= rJhvtwr)
Eschilo risponde chiamando Euripide figlio della dea agreste, collezionatore di ciarle (stwmuliva), ptwcopoiev creatore di pezzenti, rattoppatore di cenci. Inoltre cwlopoiovς., creatore di storpi che per giunta fa l’insolente.

Negli Acarnesi, Diceopoli dice a Euripdide: tu componi in aria: non senza ragione tu fai degli zoppi: oujk ejto; ς cwlou; ς poiei'ς (410)

Poi Eschilo biasima il rivale che ha introdotto canti cretesi ossia l’ uJpovrchma, ritenuto di origine cretese, inno con danze e pantomime in versi cretici (lunga breve lunga).

Cfr. Joyce: “A perfect cretic! The professor said. Long, short and long (In the heart of the hibernian metropolis) Ulysses, p. 114. VII: Eolo, il giornale…he extended elocutionary arms from frayed stained shirt –cuffs (professor MacHugh), tese le braccia elocutorie fuori dai polsini machiati e sfilacciati (p. 117 inglese, 181 italiano).

C’è forse anche un riferimento alle cretesi sporcaccione Fedra e Pasife. Inoltre i Cretesi avevano fama di bugiardi.

Poi Euripide avrebbe introdotto nell’arte nozze empie gavmouς ajnosivouς (850).
Nella tragedia Eolo c’erano le nozze incestuose di Canace con il fratello Macareo.
Dioniso li modera dicendo che non sta bene che due poeti si insultino come fornaie loidorei'sqai w{sper ajrtopwvlidaς (858). Con calma dunque confutatevi a vicenda: “praovnwς e[legc j ejlevgcou dice a Eschilo, confutalo e lasciati confutare.
Euripide dice di essere pronto a mordere e farsi mordere per primo: e{toimovς eijm j e[gwge davknein davknesqai provteroς (861)
Menziona il suo Telefo e altre tragedie
Eschilo dice che non è un duello alla pari poiché la sua poesia non è morta con lui, come quella di Euripide hJ poivhsiς oujci; suntevqnhkev moi (868)
Il Coro invoca le Muse perché vengano a vedere la tenzone delle due bocche abili a fornire parole (rJhvmata) e paraprivsmat j ejpw'n e segature, trucioli di versi.

Ateneo scrive che Eschilo considerava le sue tragedie fette del banchetto omerico
Aijscuvlo" o}" ta; " auJtou' tragw/diva" temavch ei\nai e[legen tw'n JOmhvrou megavlwn deivpnwn"[1]

Eschilo invoca Demetra la nutrice del suo spirito hJ qrevyasa th; n ejmh; n frena (886).
Euripide invece invoca l’Etere suo nutrimento aijjqh; r ejmo; n bovskhma (poesia come aria fritta?) e mulinello di lingua glwvtthς strovfigx, 892) e l’intelligenza (xivnesi) e narici di fiuto sottile, ossia capaci di fiutare i gusti del pubblico.

xuvnesiς è una parola chiave del linguaggio euripideo (893) cfr. Oreste 396.
A Menelao che gli domanda: "tiv crh'ma pascei"; tiv" s jajpovllusin novso"; " (v. 395) che cosa soffri? quale malattia ti distrugge? , egli risponde: " hJ suvnesi", o{ti suvnoida dein j eijrgasmevno"" (v. 396) l'intelligenza, poiché sono consapevole di avere commesso cose terribili

Il Coro si aspetta di sentire da uno, Euripide, qualche cosa di urbano ajstei'on ti (902) e ben limato katerrinhmevnon (katarrinavw, rJivnh è lima), mentre Eschilo disperderà al vento i molti rigiri dei versi, strappandoli con le parole dalle intere radici, piombandoci sopra.
Il corifeo dirige l’agone che così risulta particolarmente regolato
Chiede un eloquio urbano ma non banale
Euripide parte dalla critica a Eschilo: lo chiama ajlazwvn, spaccone, e fevnax, e specioso (faivnw) impostore che ingannava spettatori ingenui abituati a Frinico.

Erodoto racconta che gli Ateniesi colpirono Frinico con una multa di 1000 dracme poiché la Presa di Mileto (Milhvtou a{lwsiς 492 due anni dopo l’evento) li aveva fatti piangere. Da non confonderlo con il Frinico comico (le Muse alle Lenee del 405) e il Frinico politico appartenente al gruppo dei Quattrocento.

Eschilo dunque, secondo Euripide, metteva prima in scena personaggi che non parlavano (kwfa; provswpa), per creare suspense e perché non aveva nulla da dire. Poi, arrivato a metà dramma, faceva dire dodici parole grosse come buoi (rJhvmat j boveia dwvdeka 924) con tanto di sopracciglio e cimiero, spauracchi incomprensibili agli spettatori mormorwpa; [2] a[gnwta toi'ς qewmevnoiς. Niente di chiaro diceva

 Eschilo dice oi[moi tavlaς (926) poi arrota i denti.
Euripide: Eschilo scriveva di bronzei aquilogrifoni e paroloni scosciacavalli rJhvmaq j iJppokrhvmna[3] (929), quasi incomprensibili.

Dioniso cita parole di un verso dell’Ippolito di Euripide dicendo già altre volte di notte molto tempo vegliai-h[dh pot ejn makrw'/j crovnw/ dihgruvpnhsa-diav, ajgrupnevw sono insonne a[grupno", (931) pensando che razza di animale sia l’ippogallo dorato (to; n xouqo; n iJppalektruovna 932)

Nell’Ippolito, Fedra dice alle donne di Trezene: “h[dh pot’ ja[llwς nukto; ς ejn makrw'/ crovnw già altre volte di notte per molto tempo-pensai come si corrompa la vita dei mortali (375-376).


CONTINUA



[1] Ateneo (II-III sec. d. C.) I Deipnosofisti, VIII, 39.
[2] Mormwv è la strega, lo spauracchio cfr. i ghirigori che non dicono niente
[3] krhmnovς, precipizio

1 commento:

  1. Bravo gianni leggendo il tuo ottimo commento alle Rane rivedo la bella rappresentazione delle stesse al teatro greco di Siracusa

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Il caso Vannacci e la doverosa difesa della parresia.

  Sono in disaccordo su tutto quanto dice,   scrive e forse pensa il generale Vannacci, eppure sostengo la sua libertà di parola, come...