martedì 21 novembre 2017

I classici in Thomas Mann. "La montagna incantata". V parte

Pieter Paul Rubens, Seneca (dubbio)
cfr. Seneca sul valore del tempo
Cotidie morimur

Seneca è il cantore del tempo.
Il tempo è la nostra unica, vera ricchezza: omnia…aliena sunt, tempus tatum nostrum est (Ep. 1, 3) p. 55
Nel De brevitate vitae afferma vita…longa est (2, 1), in dichiarata polemica con il vulgus sciocco e pure con il sapiens Aristotele. Alla taccia di malignitas attribuita alla natura, Seneca le conferisce benignitas. Conta diu vivere, non diu esse non stare al mondo a lungo (7, 10). Cogita sempre qualis vita, non quanta sit (Ep. 70, 5)
Discendum …quam bene vivas referre, non quam diu (101, 5) bisogna imparare che importa vivere bene, non a lungo
L’animo saldo sa bene che non c’è alcuna differenza tra un giorno e un secolo: stabilita mens scit nihil interesse inter diem et saeculum (101, 9)
L’occupatio, il correre dietro a mille occupazioni ci fa credere che la vita sia breve ed è brevissima la vita degli occupati (La brevità della vita 10, 1).

S: lei predilige i paragoni orientali L’Asia ci divora. Ovunque si guardi, si vedono facce di Tartari. “Gengis Khan” soggiunse, “occhi da lupo della steppa, neve acquavite e cristianesimo ortodosso.
 Seneca Troiane, 400: tempus nos avidum devŏrat et Chaos. Per I Greci il caos era l’Asia.
La barbarica prodigalità nello sperpero del tempo è di stile asiatico. Un russo che dice 4 ore corrisponde a un’ora per noi. La loro nonchalance nel rapporto con il tempo ha a che fare con la smodata vastità del loro paese.
Noi Europei abbiamo poco spazio e poco tempo. Il nostro nobile paese è graziosamente segmentato. Le nostre metropoli sono crogiuoli del pensiero Carpe diem cantava il cittadino di una metropoli ( Orazio, Odi, I, 11) quam minimum credula postero. (a Leuconoe), Cfr. Il determinismo geografico. La Medea di Seneca dice a se stessa pelle femineos metus/et inhospitalem Caucasum mente indue (vv. 42-43).
Il tempo è un dono degli dèi concesso agli uomini perché lo sfruttino al servizio del progresso (p. 357)

A scopo di difesa bisognerebbe erigere qui nell’atrio un altare a Pallade Atena.

Cfr. l’altare della Vittoria che Simmaco voleva rimettere nel senato
Nel 384 Simmaco prefetto urbano di Roma cercò di ottenere la revoca dell’ordine dell’imperatore Graziano di rimuovere l’altare della dea Vittoria dalla curia. Simmaco fece parlare l’Urbe stessa (Relationes, III, 10)
Ma Ambrogio nella sua Epistola 18 a Valentiniano II fece parlare Roma nella lingua dei cristiani. Roma si era convertita.
Ambrogio minacciò Valentiniano II (375-392) di scomunica se avesse esaudito le richieste dei pagani.
Nel 390 c’è l’atto di penitenza di Teodosio che aveva concesso alle truppe gotiche il diritto di vendetta per l’uccisione di un loro generale a Tessalonica. Ambrogio lo avvisava di scomunica e Teodosio fece pubblicamente penitenza. Nel Natale del 390 fu di nuovo accolto nella comunità cristiana dopo che fu entrato più volte in chiesa nelle vesti del penitente, privo delle insegne imperiali. C’è un filum che lega questo episodio a quello di Matilde di Canossa la magna comitissa che umiliò Enrico IV, Si schierò con Gregorio VII, Ildebrando di Soana. 1077
Nel 392 Teodosio promulgò un editto che proibiva il culto pagano a tutti gli abitanti dell’impero.

S. consiglia a Hans, che deve svolgere una professione pratica e non intellettuale, di abbandonare il sanatorio: quest’insula di Circe (cfr. Odissea X e XII) dove lei non è a sufficienza Ulisse per dimorarvi impunemente (362): diventerà un maiale.

V Humaniora (p. 368)
Castorp interviene dicendo che la scienza medica si occupa dell’essere umano, è umanistica, come giurisprudenza, teologia e arti liberali, poi le discipline del trivio grammatica, dialettica, retorica
 e quelle del quadrivio, aritmetica, geometria, musica, astronomia, sono tutte professioni umanistiche.

Hans: sono tutte discipline umanistiche e quando vogliamo studiarle dobbiamo imparare prima di tutto le lingue antiche, fondamentali per un approfondimento formale (p. 381)

Nietzsche in Sull’avvenire delle nostre scuole scrive che l’apprendimento del latino e del greco è das Heilsamste la cosa più salutare (heilsam) del ginnasio umanistico: si impara a rispettare la lingua con le sue norme e ad aborrire gli errori.

Hans: Io sono un realista e un tecnico ma è una regola eccellente porre a fondamento di ogni professione umanistica l’elemento formale, l’idea della bella forma che conferisce un sovrappiù di nobiltà, di cortesia. Cfr. ancora il kaqh'kon di Panezio e il De officiis di Cicerone

 E' quello che Thomas Mann fa dire a Serenus Zeitblom nel Doctor Faustus: "non posso far a meno di contemplare il nesso intimo e quasi misterioso fra lo studio della filologia antica e un senso vivamente amoroso della bellezza e della dignità razionale dell'uomo (...) dalla cattedra ho spiegato molte volte agli scolari del mio liceo come la civiltà consista veramente nell'inserire con devozione, con spirito ordinatore e, vorrei dire, con intento propiziatore, i mostri della notte nel culto degli dei"[1]. E’ il caos che si fa cosmo. Cfr. le Erinni che diventano Eumenidi nella terza tragedia dell’Orestea.

Behrens sostiene che la Chauchat è un soggetto più adatto alla pittura che alla scultura: Fidia e “quell’altro con la desinenza ebraica (Prassitele, cfr. Ezechiele, Ismaele) avrebbero storto il naso davanti a tale fisionomia
Del resto la forma plastica femminile è fatta di grasso confermò il consigliere aulico


CONTINUA




[1]T. Mann, Doctor Faustus , pp. 12 e 14.

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