mercoledì 8 novembre 2017

Ifigenia. Il tramonto del primo tra tutti gli dèi

Tramonto sul lago Balaton, Ungheria
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Il tramonto del primo tra tutti gli dèi. La preghiera.

Compiuta la santa fatica in 19 minuti e 35 secondi, mi fermai a osservare l’annidarsi del sole, rinunciando alla cena. Nella mensa, dopo le otto, non si poteva mangiare. Lo sfrigolio delle padelle mi interessava assai meno della visione del nume che tramontava corrusco di luce vermiglia. Il dio, il primo tra tutti gli dèi, l’avevo già notato e pregato durante la corsa nel rettilineo rivolto a occidente. Nei vari momenti brillava tra i rami o baluginava in mezzo alle foglie, quasi strizzandomi gli occhi e incoraggiandomi a diventare sempre più forte, sempre più leale e generoso, come deve essere un uomo.
Concluso il compito che dovevo a me stesso e al dio che ci dona la vita, lo osservavo dai gradini di pietra elevati sopra il rettilineo opposto alla casetta del tennis, quella dove un tempo si andava a ballare la sera[1]. Il sole stava sulla mia destra, più alto di come lo vedevo dalla pista, correndo. Era in bilico sopra uno spigolo di una casa cubica, bianca, situata al confine della città, dove questa si affaccia sulla pianura deserta. Sembrava una palla rossa vicina a cadere. “Anche Ifigenia-pensai- la ragazza che avevo creduto semidivina è pencolante. Probabilmente, formosa com’è, cadrà distesa nel letto di un uomo che le prometterà più di quanto ho potuto e voluto fare io. Saranno facilmente promesse fallaci e lei ci cascherà, senza alcuna certezza di resurrezione”.
 Il sole intanto era disceso un’altra volta sull’albero e si librava tra i rami, come un uccello dalle membra rotonde.
Lo pregai di salvare la relazione, se valeva ancora la pena che continuasse mezza sconciata com’era, e in ogni modo di tutelare la mia identità di asceta pagano, di atleta che vuole percorrere metodicamente la strada impervia ma soddisfacente della virtù, e lo supplicavo  di aiutarmi a  schivare la via opposta, quella enorme e scoscesa del vizio che lusinga e attira le menti erranti senza criterio alcuno del male e del bene.
“Luminoso signore del mondo - conclusi - santa faccia di luce, mente dell’universo, proteggi la mia compagna in pericolo. Fai che non perda la sua dignità. Ci vediamo domani mattina”
Il grande dio sparì  senza dare risposta.



giovanni ghiselli

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[1] Cfr. le storia di Helena presente nel blog.

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