sabato 25 novembre 2017

I classici in Thomas Mann. "La montagna incantata". VI parte

Der Zauberberg di Hans W. Geißendörfer 

V Ricerche 392
Dove la spiegazione scientifica non arrivava, interveniva quella mistica. Cfr. la tuvch in Tucidide e to; paravlogon in Arriano

V Danza macabra Totentanz (p. 421)
Il latino come il formalismo della corte spagnola di Don Carlos di Schiller, come il timor di Dio, è umano.
E’ contro l’incuria e per la disciplina seria. Si usa il latino quando si parladei morti: sit tibi levis tellus, requiescat in pace, requiem aeternam dona ei Domine.
Allora il latino torna in auge, allora si vede che cosa speciale sia la morte (p. 432)
Il latino richiede disciplina e fatica

Frontone (100-166) suggerisce l’impiego di parole significantia piene di significato cioè gli insperata atque inopinata verba, le parole “insperate” e “impensate” che contraddicono l’opinione di chi ci ascolta o ci legge (4, 3, 3, praeter spem atque opinionem audientium aut legentium)
Anche il greco richiede disciplina e fatica.
Orazio nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu, versate diurna” (vv. 268-269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di notte e di giorno.


V Notte di Valpurga 
E’ il martedì grasso del 1908

Settembrini cita Goethe: Vedrà ingegnere, qui si sta allegri come al Prater, del resto anche nei manicomi ogni tanto si organizzano balli per i pazzi e gli idioti. Molti dell’anno scorso non ci saranno perché hanno già detto vale alla carne (carnevale - carnem levare con riferimento alle privazioni per la Quaresima).
Settembrini continua a citare Faust: scrive in un biglietto:
il monte è pazzo di magia etc Faust e il diavolo vagano tra le montagne. “La montagna è pazza di magia”. La notte di Valpurga. Der Berg ist heute zaubertoll 3868

Come il Citerone nelle Baccanti di Euripide: “pa'n de; sunebavceue j o[ro~-kai; qh're~, oujde;n d j h\n ajkivnhto~ drovmw/, tutto baccheggiava il monte e le fiere, e non c'era nulla che non fosse mosso alla corsa (726-727).
Mefisto, Faust e un fuoco fatuo cantano. “Gli alberi si inseguono… tutto par che a , tondo giri”, alles, alles scheint zu drehen 3868
Hans insiste con il tu perché è carnevale. Il giovane manifesta riconoscenza a Settembrini per quanto ha imparato da lui. "Tu sei un patrocinatore. Ti sei preso cura di me sine pecunia. Da te ho appreso la connessione tra umanesimo e pedagogia."
Poi Claudia: "È un giovane molto rigoroso, molto per bene, molto tedesco" (di Joachim)
Hans: “Vuoi dire che è pedante. Ci consideri pedanti, noi altri tedeschi?" (eccessivamente scrupolosi nell’osservare le regole)

(Cfr. i Germani di Tacito e il loro dissennato mantenere la parola data: Tacito segnala la perversione della fides tra i Germani i quali, dopo avere perso tutto ai dadi (alea), con un ultimo lancio mettono in gioco la libertà personale, quindi, se perdono, mantengono la parola data e subiscono la schiavitù. Ebbene in questo caso ciò che loro chiamano fides è una forma di ostinazione in un vizio riprovevole: “ea est in re prava pervicacia” (Germania, 24).

C. “Parlo di suo cugino, ma è vero voi tedeschi siete un poco borghesi. Amate l’ordine più della libertà, lo sa tutta l’Europa”. Cfr. Tacito: scutum reliquisse praecipuum flagitium, multique superstites bellorum infamiam laqueo finierunt (Germania, I, 7)
Ci sembra che la morale non vada cercata nella virtù, nella ragione, nella disciplina, nei buoni costumi, nella rispettabilità ma al contrario nel peccato, nell’abbandonarsi al pericolo, a ciò che ci può nuocere, che ci distrugge. Ci sembra più morale perdersi, lasciarsi deperire che conservarsi. I grandi moralisti non erano affatto virtuosi, ma uomini che si sono avventurati nel male, viziosi, grandi peccatori che ci insegnano a chinarci cristianamente verso la miseria.
Cfr. la Messalina di Tacito: “iam facilitate adulteriorum in fastidium versa, ad incognitas libidines profluebat” (Annales, XI, 26)
"Tutto questo probabilmente ti ripugna. O no?"
Hans non rispose 502-1236
La sala si vuotò.
H. "L’amore non è niente se non è follia, se non è una cosa proibita, un’avventura nel male. Altrimenti è una gradevole banalità, buona per ricavarne pacifiche canzoncine nelle terre basse. Ti ho riconosciuta poiché ti ho conosciuta tanto tempo fa, te e i tuoi occhi meravigliosamente obliqui e la bocca e la voce"

La mania amorosa come quella religiosa e quella dei poeti è più saggia della saggezza del mondo
Platone nel Fedro parla di manìe ispirate e produttive di beni. Sono quattro: la profezia della Pizia che predice in stato di esaltazione, poi l'esaltazione dei purificatori e fondatori di religioni; terza frenesia divina è quella dei poeti, e quarta la follia dell'innamorato che è molto più saggia della saggezza del mondo:" ejp& eujtuciva/ th'/ megivsth/ para; qew'n hJ toiauvth/ maniva divdotai" (245b), questo delirio è la più grande fortuna concessa dagli dèi.
Hans a Claudia: "Già una volta ai tempi del liceo ti ho chiesto la tua matita per potere fare ufficialmente la tua conoscenza, poiché io ti amavo al di là di ogni ragionevolezza e i segni che Behrens ha trovato nel mio corpo derivano dal mio amore per te e significano che anche anticamente sono stato malato."
Si era inginocchiato e tremava.
l’amore per il corpo umano è un’inclinazione estremamente umanitaria e una potenza capace di educare più di tutta la pedagogia di questa terra.
Incantevole bellezza organica fatta non di pietra, ma di materia vivente e corruttibile, colma del segreto febbrile della vita e della decomposizione! Guarda la simmetria meravigliosa dell’umano edificio, le spalle e i fianchi e le floride mammelle ai due lati del petto, e le costole graziosamente appaiate e l’ombelico nel bel mezzo del tenero ventre e il sesso oscuro tra le cosce! E le scapole e la spina dorsale che scende verso la duplice e fresca magnificenza delle natiche, e i grandi rami delle vene e dei nervi, e come la struttura delle braccia corrisponda a quella delle gambe.
Lascia che io posi devotamente la mia bocca sull’arteria femoralis che batte sulla parte anteriore della tua coscia - lascia che io senta il profumo che esala dai tuoi pori e sfiori la tua peluria, umana immagine di acqua e di albumina destinata all’anatomia della tomba e lascia che muoia, le mie labbra sulle tue!
Tremava e barcollava sulle ginocchia
Lei disse: "Sei un tipo galante che sa fare la corte in maniera approfondita, proprio alla tedesca." Gli mise sulla testa il cappellino di carta e aggiunse: "Addio mio principe Carnevale. Le predìco che stasera avrà qualche brutta linea di febbre."
Si avviò verso la porta e con la mano sullo stipite disse: "N’oubliez pas de me rendre mon crayon" (p. 506-1239)


giovanni ghiselli

1 commento:

  1. Buonasera Prof. Ghiselli, ho molto apprezzato il suo lavoro, davvero fondamentale per leggere il capolavoro di Mann senza perdere la miriade di riferimenti colti che Lei ha magistralmente elencato. A quando i Suoi commenti agli ultimi due capitoli?
    Grazie. Buon 2021!

    ANTONIO LUCISANO - NAPOLI - A.LUCISANO@SONDASISTEMI.IT

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