giovedì 16 novembre 2017

I classici in Thomas Mann. "La montagna incantata". IV parte

J.Cossiers, Prometheus

Prometeo era stato il primo umanista, identico a quel Satana cui Carducci aveva dedicato il suo inno. Quel vecchio anticlericale aveva tuonato e lanciato i suoi strali contro gli Inni sacri del Manzoni, contro la poesia dell’ombra e del chiaro di luna, contro quella pallida monacella celeste, monacella lasciva ed infeconda (p. 231)
La letteratura non è altro che fusione di umanesimo e politica (p. 232)
Infatti l’umanesimo è politica e la politica umanesimo.

Cfr. Il logos epitafios su chi non si occupa di politica.
Tucidide, il creatore della storia politica, l’autore che ha dato alla storiografia quella svolta pragmatica la quale "è valsa ad affermare l'identificazione tra storia e politica"[1], fa dire a Pericle:"movnoi ga;r tovn te mhde;n tw'nde metevconta oujk ajpravgmona, ajll j ajcrei'on nomivzomen" (Storie, II 40, 2), siamo i soli a considerare non pacifico, ma inutile chi non partecipa alla vita politica.

Cfr. il mito di Prometeo nel Protagora di Platone.
nel Protagora di Platone il sofista racconta che gli uomini commettevano ingiustizie reciproche (hjdivkoun ajllhvlou") in quanto non possedevano l'arte politica (a{te oujk e[conte" th;n politikh;n tevcnhn, 322b). Senza questa, che deve essere fondata sul rispetto e sulla giustizia, gli umani si disperdevano e perivano: allora Zeus temendo l'annientamento della nostra specie mandò Ermes a portare tra gli uomini rispetto e giustizia perché costituissero gli ordini delle città: " JErmh'n pevmpei a[gonta eij" ajnqrwvpou" aijdw' te kai; divkhn, i{n ei\en povlewn kovsmoi" (322c).

L’eloquenza è il trionfo dell’umanità.
La parola è l’onore dell’uomo
Cfr. Gorgia l’Encomio di Elena già citato

IV Il termometro (p. 235).
Hans osservava Joachim e notava quel corpo “completamente brillo” che non voleva disintossicarsi. Sembrava un Apollo del Belvedere, ma fuori era malato: “la malattia rende l’essere umano assai più corporeo, lo trasforma interamente in corpo” (p, 261)
Radamanto aveva sentito delle ipofonesi “in quella specie di otre di Eolo che tiene là dentro. A Castorp.

Quinto capitolo

Eterna minestra e improvviso chiarore p. 266.

V Dio mio, vedo! 297
Castorp si alza e torna ai pranzi e alle cene.
Viene considerato poco perché non è un malato grave. Il giovane rispettava tale gerarchia rovesciata. Cfr. Acta retro cuncta di Seneca.
 La profetessa Manto, figlia di Tiresia, dirà:" Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta ( vv. 366-367) , è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto è invertito.

Dimostrano di avere scarsa cultura i viaggiatori che si fanno beffe dei costumi e dei valori dei popoli che li ospitano” (p. 299) riflessione dell’autore che si addice a Hans. Cfr. il relativismo di Erodoto.
Quando poté osservarla da vicino, Hans vide quel viso la cui conformazione gli piaceva più di ogni altra cosa al mondo: una conformazione straniera e piena di carattere - poiché solo l’estraneo ci sembra avere carattere, di un esotismo nordico e misterioso che invitava a essere sondato.

Nella Retorica Aristotele dà questo suggerimento: "bisogna rendere peregrino il linguaggio (dei' poie'n xevnhn th;n diavlekton), poiché gli uomini sono ammiratori delle cose lontane" (III, 1404b).
 Un'affermazione che trova echi nello Zibaldone di Leopardi dove leggiamo:"le parole lontano, antico, e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse"(1789). E, più avanti (4426): "il poetico, in un modo o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago".
 La metafora del resto possiede in massimo grado chiarezza (to; safev~), piacevolezza (to; hJduv) e stranezza (to; xenikovn), e non è possibile prenderla da altri (Retorica, III, 1405a).

Gli zigomi premevano contro gli occhi e li rendevano un po’ obliqui e provocava la cavità morbida delle guance che provocava il turgore delle labbra leggermente all’insù. Poi gli occhi chirghisi dal taglio semplicemente incantevole, dal colore tra il grigio e l’azzurro, come le montagne lontane,
Settembrini lodava la Germania dove era stata inventata la polvere da sparo che aveva ridotto la corazza medievale a un pezzo da museo, poi la stampa che aveva reso possibile la diffusione democratica delle idee, o meglio delle idee democratiche. La tecnica in genere aveva avvicinato i popoli e propiziava la loro unione universale. Il genere umano proviene dall’odio e va verso la simpatia e la felicità.

Cfr. le critiche alle invenzioni di Prometeo (Eschilo, Erodoto, Orazio, Mary Shelley, Leopardi).
 Il Prometeo di Eschilo si vanta di avere inventato tutte le tecniche ma riconosce di avere riempito gli uomini di cieche speranze (v. 250?
tutte le tecniche ai mortali derivano da Prometeo” (v. 507)

Il consigliere aulico visita i due cugini e li chiama Castore e Polluce (p. 314)

Pindaro Nemea X, la grande ode di Castore e Polluce.
Ida trafisse Castore, adirato per i buoi rubati dai dioscuri. Il fratello di Ida, Linceo, dal Taigeto aveva visto i Dioscuri nascosti nel cavo di una quercia. Aveva l’occhio più acuto tra i mortali. Castore morì, e Polluce ammazzò Linceo. Ida venne folgorato da Zeus.”E bruciarono nella solitudine” (v. 73). E’ dura l’eris con i più forti.
Polluce cedette parte della propria immortalità a Castore redento da alterna morte.
V Dio mio, vedo! 297
Castorp si alza e torna ai pranzi e alle cene.
Viene considerato poco perché non è un malato grave. Il giovane rispettava tale gerarchia


V Libertà (322)

V Capricci di Mercurio p. 330
A metà ottobre arrivò un’estate tardiva. Eppure i fiori dei prati sommessamente dicevano la loro; i fiori primaverili-estivi non c’erano più: rimanevano solo la genziana e il colchico dal corto gambo

(cfr. Gozzano “Forse vedendo il
bel fiore malvagio/ che i fiori uccide e semina le brume,/
le rondini addestravano le piume/al primo volo, timido, randagio” La signorina Felicita, 387-390)

Non c’era più l’orchidea, l’orchis macula che ricorda la fertilità maschile. Cfr. o[rciς-ewς)

V Enciclopedia (p. 346)
Una certa magnanimità e una nobile semplicità inducevano Hans a parlare con il cuore in mano.

 E’ la edle Einfalt di Winckelmann (Pensieri sull’imitazione dell’arte dei Greci in pittura e scultura, 1755 c’è anche la quieta grandezza) ma T. M. usa noble, che vuole definire la natura dell’anima greca la quale pur turbata in superficie resta nobile e grande nel profondo.

Fare aspettare è un grande potere nelle mani di chi è amato.
Aspettare divora quantità di tempo senza che esse siano vissute o sfruttate come tali. E’ come mangiare senza assimilare.
Aspettare significa anticipare, significa considerare il tempo presente non un dono ma un ostacolo, negare e annientare il loro peculiare valore, e nella mente sopravanzarli.


CONTINUA



[1]Canfora, Teorie e tecnica della storiografia classica, p. 12.

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