Eliot |
Le Erinni nell’Orestea
di Eschilo e in La riunione di Famiglia
di T. S. Eliot:
La necessità dei classici
Compendio
The family reunion by T. S. Eliot contains echoes and quotations from
Aeschylus. The fear is continually recalled and deprecated by the chorus, which
consists of two sisters and two brothers in law of Amy, widow and painful
mother of Harry, the new Orestes.
The fear
turns to be comprehension to Harry, Agatha the clairvoyant aunt, and Mary, the
clever cousin. Also, the pain helps to foster understanding, as it occurs in
Aeschylus's Agamemnon (v. 177) . Finally, Harry
doesn’t flee from the Erinyes but follows the Eumenides: “Let us lose no time. I
will follow “ (II, 2) .
The family reunion di T. S. Eliot è commentato attraverso il
metodo comparativo. Le traduzioni del greco del latino e dell’inglese in
italiano sono mie.
Il testo
inglese utilizzato è: T. S.
Eliot, The Family Reunion, first
published in 1939 by Faber and faber Limited. First published in this
edition 1963.
Percorso intero della conferenza tenuta a Padova (Palazzo
del Bo - Aula I. Nievo) il 24 maggio 2018.
Introduzione
Questo percorso commenta The
family reunion di T. S. Eliot attraverso un metodo comparativo.
Vengono presentati continui confronti con le tragedie di
Eschilo, Sofocle, Euripide e di Seneca, con particolare attenzione alla
trilogia eschilea Agamennone, Coefore, Eumenidi.
È stato evidenziato il tema della paura non senza il rilievo
che questa può avere aspetti positivi ed essere funzionale all’ordine nella
polis. Lo notano tanto le Erinni (vv. 517 - 519) quanto Atena (vv. 698 - 699) nelle Eumenidi che concludono l’Orestea rappresentata ad Atene nel 458.
Lo ripeterà Sallustio nel Bellum Iugurthinum (Metus
hostilis in bonis artibus civitatem retinebat. Sed ubi illa formido mentibus
decessit, scilicet ea quae res secundae amant, lascivia atque superbia
incessere, 41) .
Nel dramma di Eliot la paura è diffusa, è parte dell’aria, persino
del tempo atmosferico carente di luce e calore, e viene ripetutamente deprecata
dal Coro alla fine della parte prima («I
am afraid of all that has happened, and of all is to come», “ho paura di
tutto quello che è accaduto e di tutto quello che ha da venire”) non senza del
resto che la coreuta Ivy affermi di volere combattere contro il più indecoroso
terrore («This is a most undignified
terror, and I must struggle against it», I, 3) .
Il Coro è formato da Ivy, Violet, Gerald, Charles, due
sorelle e due cognati di Amy, la madre dolorosa di Harry, il nuovo Oreste.
In The family reunion
la paura viene superata quando diventa conoscenza e comprensione nei personaggi
di Harry, Agatha la zia intelligente, e Mary una cugina, i tre del gevno" che vogliono e possono capire.
Agli altri, gli obnubilati, rimane la paura della verità, dell’ajlhvqeia che è non latenza, disvelamento.
Vivono come assopiti temendo di conoscere ognuno se stesso, di abbandonare
l’identità gregaria dedotta dal loro ambiente e di acquistarne una personale.
Oltre la paura anche il dolore è funzionale alla
comprensione tanto nella trilogia di Eschilo quanto nel dramma di Eliot. Lo
afferma il coro di vecchi argivi
nella Parodo dell’Agamennone: tw/' pavqei mavqo" (v. 177) , “attraverso
la sofferenza si giunge alla comprensione”. Il percorso intero indica diverse
occorrenze di questa densa gnwvmh. Per
esempio Admeto che ha chiesto il sacrificio della giovane moglie Alcesti, poi
ne soffre la mancanza e dice: “lupro; n
diavxw bivoton a[rti manqavnw” (v. 940) ,
Amy, la madre di Harry e di altri
due figli minori in tutti i sensi, John e Arthur, è il personaggio più oppresso
dal dolore e attribuisce lo strano comportamento del primogenito, che al pari
di Oreste vede spettri, al clima nebbioso e alla stanchezza del viaggio. Harry
è tornato dopo un’assenza di anni. Nell’ultimo periodo di vagabondaggio ha
perduto la moglie caduta dalla nave nel mare, non si sa come. Agatha, la
sorella di Amy capace di intendere Harry, suggerisce al nipote di comprendere
quello che ancora non ha capito: è la via verso la libertà: «There is more to understand: hold fast to
that as the way to freedom» (I, 1) .
In una scena successiva, dopo vari accadimenti, e visioni di
Erinni con una ripresa testuale delle Coefore[1], Harry
dice che non è certo di non avere spinto in mare dalla nave la moglie annegata
(«Perhaps I only dreamt I pushed her»
II, 2) .
1 - Harry: “no, no, non lì, laggiù. Voi non le vedete, ma io
le vedo, ed esse vedono me”. «You don’t
see them, but I see them, and they see
me» (I, 1) .
Con parole simili Oreste nelle Coefore si rivolge al Coro delle portatrici di libagioni: : uJmei'" me; n oujc oJra'te tavsd j, ejgw; d
j oJrw' - ejlauvnomai de; koujkevt j a]n meivnaim j ejgwv (1061 - 1062) , “voi
non le vedete ma io le vedo, sono sospinto e non posso più restare”. Questi due versi sono posti da Eliot
come epigrafe di Sweeny agonistes, Fragments
of an Aristophanic Melodrama: «you don’t see them, you don’t - but I see
them: they are hunting me down, I must move on».
Agatha risponde che loro non hanno scritto un racconto “di delitto
e castigo” «of crime and punishment, but
of sin and expiation», “ma di peccato e di espiazione” (II, 2) . Però prima
di espiare il peccato, per espiarlo, è necessario conoscerlo.
Talvolta è il peccato stesso che si agita e si adopera in
vario modo per giungere alla coscienza.
«It is
certain that the knowledge of it must precede the expiation. It is
possible that sin may strain and struggle in its dark instinctive birth, to
come to consciousness and so find expurgation», “è possibile che il peccato si
sforzi e lotti nella sua oscura nascita istintiva, per arrivare alla coscienza
e così trovare purgazione[2]”.
2 - Nell’Orestea
di Eschilo il matricida deve andare a Delfi, poi ad Atene per sapere che cosa
significhi il suo peccato. Pure Edipo deve fare una lunga indagine su se stesso
nell’Edipo re di Sofocle. Nell’Edipo a Colono anche per lui le Erinni
diventeranno Eumenidi
Può darsi che tu sia la coscienza della tua famiglia
infelice, aggiunge la zia veggente, “il suo uccello mandato in volo attraverso
la fiamma purgatoriale”, «its bird sent flying through the purgatorial flame». Harry allora si sente felice, come se
la felicità consistesse “in una visione diversa”, «in a different vision. This is like an end», “questo è come
un fine” (II, 2) . È la visione delle essenze, di quello che realmente è.
Agatha
aggiunge: «the burden’s yours now, yours - the burden of all family. And
I am little frightened», “il fardello di tutta la famiglia ora è tuo e io sono
un poco impaurita”. Ma il nipote fatica a immaginare la paura di questa zia: «You, frightened! I can hardly imagine
it, e comincia a
comprendere[3]: I only
now begin to have some understanding of you, and of all of us».
3 - Alla fine dell’Antigone
di Sofocle il Coro sentenzia: pollw'/ to; fronei'n
eujdaimoniva" - prw'ton uJpavrcei (1347 - 1348) , “il comprendere è
di gran lunga il primo requisito della felicità”.
CONTINUA
[1] Harry: “no, no, non lì, laggiù. Voi non le vedete, ma
io le vedo, ed esse vedono me”. «You don’t see them, but I see them, and they see me»
(I, 1) . Con parole simili Oreste nelle Coefore si rivolge al Coro delle
portatrici di libagioni: uJmei'" me; n oujc oJra'te
tavsd j, ejgw; d j oJrw' ejlauvnomai de; koujkevt j a]n meivnaim j ejgwv (1061)
, “voi non le vedete ma io le vedo, sono
sospinto e non posso più restare”. Questi due versi sono posti da Eliot come
epigrafe di Sweeny agonistes, Fragments
of an Aristophanic Melodrama: «you don’t see them, you don’t - but I see
them: they are hunting me down, I must move on».
[2] Nell’Orestea
di Eschilo il matricida deve andare a Delfi, poi ad Atene per sapere che cosa
significhi il suo peccato. Pure Edipo deve fare una lunga indagine su se stesso
nell’Edipo re di Sofocle. Nell’Edipo a Colono anche per lui le Erinni
diventeranno Eumenidi.
[3] Alla fine dell’Antigone
di Sofocle il Coro sentenzia: pollw'/ to; fronei'n eujdaimoniva" - prw'ton uJpavrcei (1347 - 1348) , “il comprendere è di gran lunga il
primo requisito della felicità”.