mercoledì 17 ottobre 2018

Twitter, CCCXXX sunto. 16 ottobre del 43


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Il 16 ottobre del 43 vennero deportati gli Ebrei del ghetto di Roma dai Tedeschi. Una ferita insanabile ha detto Mattarella. E anche “monito permanente per la nostra civiltà”
Certo, ma avrebbe dovuto anche ricordare, con almeno altrettanto logos e uguale pathos, l'altra ferita non meno insanabile costituita dal bombardamento americano del popolare, antico e nobile quartiere San Lorenzo con il massacro di non pochi dei suoi abitanti. Un crimine perpetrato il 19 luglio di quello stesso 1943.
Così come un altro 11 settembre da ricordare è quello del 1973.
Ignorare del tutto il bombardamento su San Lorenzo o le bombe atomiche gettate sui civili giapponesi, e commemorare ogni anno i crimini commessi dai nazisti, tutti crimini efferati, dipende dal fatto che da una parte ci sono i vincitori-lo hanno fatto per liberare il mondo, dall’altra i vinti degni di ogni sdegno.
The history of civilization, from the destruction of Carhage and Jerusalem to the destruction of Dresden, Hiroshima, and the people, soil, and trees of Vietnam, is a tragic record of sadism and destructiveness” (E. Fromm, The anatomy of human destructiveness, p. 192), la storia della “civiltà” dalla distruzione di Cartagine e Gerusalemme, alla distruzione di Dresda, Hiroshima, e del popolo, del suolo, degli alberi del Vietnam, è un documento tragico di sadismo e distruttività.
I racconti che sopravvivono sono quelli scritti da autori protetti, sovvenzionati, elogiati dai vincitori.
Polibio ospite degli Scipioni, cantore dell’imperialismo romano, critica quasi tutti i suoi colleghi storiografi.
Ma suo obiettivo polemico è soprattutto Filarco[1] considerato uno storico "tragico" poiché ha cercato di colpire la sfera emotiva dei lettori, adoperandosi per invitarli alla compassione e renderli partecipi dei suoi sentimenti riguardo a quanto viene raccontato. Egli dunque introduce abbracci di donne (periploka;" gunaikw'n) e chiome scarmigliate (kovma" dierrimmevna"[2]) e denudamenti di seni (mastw'n ejkbolav"), e, oltre questo, lacrime e lamenti di uomini e donne (davkrua kai; qrhvnou" ajndrw'n kai; gunaikw'n) trascinati via alla rinfusa con figli e vecchi genitori (Polibio, Storie, II, 56, 7).
Ci fu l'eccidio di Mantinea. Nel 223, durante la guerra cleomenica, questa cittadina dell’Arcadia fu conquistata dai Macedoni alleati degli Achei: secondo Filarco e Plutarco vissuto del resto secoli più tardi (Vita di Arato 45, 6-9) essa subì un massacro che Polibio tende a nascondere o minimizzare. In II 54 lo storico di Megalopoli si limita a dire che Antigono Dosone dopo essere stato nominato capo delle forze alleate della lega ellenica costituitasi contro Sparta e gli Etoli, riuscì a sottomettere prima Tegea poi Mantinea, che nel 229 erano state prese da Cleomene. Filarco viene biasimato per avere "faziosamente" descritto le sofferenze di questa gente.
Una critica del genere venne fatta anni fa da alcuni personaggi della nostra televisione a chi raccontava gli orrori della guerra in Iraq: per esempio “Giuliano Ferrara che di fronte alle prove fotografiche della tortura fornite dalle stesse autorità americane, sproloquia di “episodi circoscritti” (almeno venticinque prigionieri morti per le sevizie dei militari Usa!), del virus che “ci indebolisce nella guerra”: non la tortura, beninteso, ma “la voracità morbosa di dire che è colpa dell’Occidente, di pubblicare immagini delle torture degli occidentali”. Cioè quel poco di spirito autocritico rimasto nelle opinioni pubbliche democratiche”[3].

Bologna 16 ottobre 2018 giovanni ghiselli

p. s non scrivo solo per me e per i miei amici. Il mio blog oggi alle18, 45 è arrivato a 676864 visite (media di 120 mila all’anno)
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[1] nato a Naucrati ma vissuto ad Atene, nel III secolo, autore di Storie in 28 libri che andavano dal 272 al 219, anno della morte di Cleomene III, il re di Sparta ben visto da questo autore e mal visto da Polibio il quale dichiara di seguire le Memorie di Arato, stratego della lega Achea, per la narrazione della guerra cleomenica che oppose Sparta ed Etoli ad Achei e Macedoni. Filarco, ci informa Mazzarino, "ha capito il genio di Cleomene III e la necessità della rivolta sociale, in mezzo al tramonto della gloriosa libertà greca. Michele Rostozev (Die hellenistische Welt , trad. ted., I, 146) ha detto benissimo:"la Grecia era dalla parte di Filarco, e non da quella di Arato e degli Achei difesi da Polibio" (Il Pensiero Storico Classico , II, 1, p. 126). Arato potenziò la lega achea, operò e scrisse in favore degli abbienti, mentre Filarco era favorevole a Cleomene III di Sparta. Questo re riformatore fu sconfitto a Sellasia, non lontano da Sparta, nel 222, da Antigono Dosone di Macedonia e dallo stratego acheo Filopemene, e per tale ragione gli scrittori suoi partigiani possono essere accusati di menzogna dallo storico partigiano dei vincitori nei quali si è incarnata la verità.
[2] Secondo Polibio sono gesti che si confanno alle tragedie, non alla storiografia. Per quanto riguarda gli abbracci di donne, nelle Troiane di Euripide, per esempio, Andromaca abbraccia il figlio che a sua volta si rifugia tra le ali della mamma come un uccellino: "neosso;" wJsei; ptevruga" ejspivtnwn ejmav"", v.751. Per le chiome scarmigliate, o scagliate[2] c'è il ricordo delle Baccanti: "truferovn te plovkamon eij" aijqevra rJivptwn"(v. 150) scagliando nell'aria i riccioli molli, un ricordo che ho ravvisato anche in un quadro di Picasso del 1922 Deux femmes courant sur la plage (Parigi, museo Picasso). 
[3] M. Travaglio, La scomparsa dei fatti, p. 124.

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