domenica 28 luglio 2019

Gli assassini sono degli ignoranti violenti che vanno educati durante la pena carceraria

Sono cominciate le giustificazioni e le attenuanti per i due assassini del carabiniere Mario.  Uno dei due viene presentato come vittima con le mani legate e una benda che gli è stata messa sugli occhi, mentre di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi vennero giustificati i pestaggi a morte per tanti anni. Ma questi due delinquenti sono Statunitensi e di famiglia borghese. A tale "forte" nazionalità e a "tanta" estrazione si devono le attenuanti e le simpatie degli asserviti.
Oggi, eccezionalmente, mi trovo d'accordo con Salvini in quanto ha detto: 
 l'unica vittima è il carabiniere”.
Temo che si ripeta la storia di altri delitti impuniti.
Non sono avido di vendetta, anzi: pio poenas ore reposco. Non reclamo l’ergastolo che è anticostituzionale e vorrei venisse proprio abolito, e non auspico una pena superiore a venti anni per dei ragazzi che venti anni li hanno sì e no compiuti e possono e devono redimersi, ma chiedo una punizione carceraria che intervenga a  rieducare due  disgraziati i quali per carenza di paideia hanno creato tanto dolore.
Facilis descensus Averno (…) sed revocare gradum superasque evadere ad auras,hoc opus, hic labor est.
L’ignoranza totale, l’impudenza e la stupidità di questi giovani delinquenti si vede dal fatto che hanno cercato di giustificarsi dicendo che non sapevano di avere di fronte un carabiniere: perciò hanno ucciso.
Del resto la moda attuale insegna che certa violenza ( p. e.quella perpetrata contro gli uomini adulti, soprattutto se arabi poveri, o  migranti di pelle scura i più sprotetti) è meno grave di altre inflitte a esseri umani più protetti o perfino a orsi, balene e lupi buoni.
I carabinieri di solito sono abbastanza protetti ma questa volta c’è il rischio che “la ragion di stato” e la solidarietà borghese trovino il modo di condonare anni di carcere a questi due “pargoli di buona famiglia”. A chi mi legge cito: “discite iustitiam noniti et non temnere divos” (Virgilio, Eneide, VI, 620).
Et talia fatus conticesco.       
giovanni

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