giovedì 9 ottobre 2025

All’intelligenza artificiale contrappongo quella naturale capace di tutto.


Non ho la sfacciataggine di scrivere della mia, quindi vediamo quella di Odisseo-Ulisse.

Ulisse è uno di quei personaggi che dalle profondità del tempo giungono fino a noi, perché è un uomo  la cui umanità ricopre una vasta gamma di significati.

E’ un tipo intelligente e  furbo. Possiede una qualità che i Greci chiamano Metis che è saggezza, abilità, astuzia Un’astuzia che gli consente di cavarsela tutte le volte che sembra ormai perduto. Ulisse ha tutto contro, combatte con forze più grandi di lui, eppure trova il modo con intelligenza, scaltrezza, bugie-dissimulando il proprio pensiero-di inventarsi qualcosa e avere, infine, la meglio”.

Nel I canto dell'Iliade  Odisseo è già l'uomo che, molto dotato di intelligenza[1] riceve l'incarico di ricondurre Criseide al padre per ristabilire la pace tra il sacerdote di Apollo e Agamennone. Nel secondo canto del poema più antico Odisseo, simile a Zeus per intelligenza[2], riceve da Atena il compito di trattenere la fuga dell'esercito acheo da Troia con blande parole[3].

La dea per rivolgersi all'eroe utilizza un altro epiteto formulare[4], il quale lo caratterizza come uomo intelligente e capace. Capace di che cosa? Intanto notiamo questa capacità di ristabilire una situazione compromessa; infatti nel II canto dell’Iliade Odisseo riesce a fermare l'esercito in fuga alternando le blande parole con le ingiurie e facendo cadere lo scettro-bastone sul petto e le spalle dell'uomo deforme[5], l’odiosissimo[6] Tersite dalla lingua confusa[7].

“Egli lo spoglierà completamente e lo scaccerà a forza di bastonate dal posto in cui è riunito l’esercito (ajgorh'qen[8]). Non vi viene subito in mente il pharmakos o capro espiatorio, l’uomo più brutto della comunità, che veniva trasformato in vittima espiatoria e scacciato dalla città?”[9].

Oggi andrebbero scacciati dalla piazza quanti- mandati da chissà chi-boicottano le manifestazioni pacifiste e pacifiche.

Odisseo dunque è un uomo stabilizzante e ristabilizzante.

Quindi egli parla all'esercito, non senza essere stato adornato con altri epiteti [10];  infine l’Itacese viene designato con una qualificazione più specificamente odissiaca[11].

Agli epiteti esornativi del resto non bisogna dare troppa importanza poichè spesso sono stereotipati, e la loro presenza è imposta dalla necessità metrica che "nella poesia omerica è fattore determinante anche per la scelta delle espressioni e degli epiteti"[12]. 

Ancora oggi usano nelle propagande e spesso non hanno un riscontro nella realtà delle persone e delle cose.

Invece sono caratterizzanti le parole che Odisseo rivolge all'assemblea dopo averla ricompattata. Egli accusa i soldati di essere come bambini piccoli o come donne vedove[13] mettendo in luce una distinzione tra l' uomo compiuto[14], egli stesso, capace di riflettere, parlare, agire, e  l'uomo bambino o l'uomo-comare querula, creature dalla ragione meno sviluppata. La maturità riflessiva e intelligente, indipendente dall'istinto del gregge è un aspetto distintivo dell'uomo Odisseo. E' proprio questa sua indipendenza a renderlo ajnhvr,  latinamente vir , capace appunto di virtù la quale, afferma Nietzsche, "è il vero e proprio vetitum entro ogni legislatura di gregge"[15]. Di tale virtù fa parte la capacità di opporre resistenza ai mali e alle minacce di cui è piena la vita, di sopportale. Un' esortazione che Ulisse  rivolge più volte a se stesso e ai suoi compagni di avventura a cominciare da questo discorso dell'Iliade  dove esorta i soldati dicendo:" tenete duro cari e aspettate del tempo”[16].

 

Nell'Iliade  si trova anche qualche indicazione sull'aspetto fisico di Odisseo. Ovidio scrive che Ulisse non era bello (non formosus erat), ma sapeva parlare (sed erat facundus Ulixes) e, pur non essendo un Adone, fece torcere d’amore le dee dell’acqua, Circe e Calipso. et tamen aequoreas torsit amore deas "[17] . Vediamo dunque se e quanto era poco bello.

 

Nel terzo canto dell’Iliade Priamo chiede a Elena di identificare i capi dei guerrieri Achei visibili dalla torre presso le porte Scee;  uno gli parve più piccolo della testa di Agamennone Atride, ma più largo di spalle e di petto a vedersi[18].

La maliarda rispose che quello era Odisseo esperto di ogni sorta di inganni e di fitti pensieri (v. 202). Quindi Antenore aggiunge che anche lui l’aveva vista una volta a Troia, in ambasciata con Menelao, e quando i due erano seduti, era più maestoso Odisseo, ma quando stavano in piedi, Menelao lo sovrastava delle larghe spalle[19]  

 

 

 Ulisse dunque, levatosi in piedi, se stava zitto, sembrava un uomo ignorante o addirittura uno furente e pazzo, ma, quando parlava, dal petto mandava fuori parole simili a fiocchi di neve d'inverno (v. 222),  e allora non si provava più meraviglia per l'aspetto.

Plinio il Giovane dà una spiegazione di questo stile oratorio affermando di preferire fra tutte  "illam orationem similem nivibus hibernis, id est, crebram et assiduam, sed et largam, postremo divinam et caelestem " ( Ep. I, 20), quell'eloquenza simile alle nevi invernali, cioè densa e serrata, ma anche copiosa, dopo tutto divina e scesa dal cielo. Questa capacità di parlare in maniera luminosa, espressiva, convincente è una dote molto rara, oggi ben è pochi ne sono dotati. Eppure parlare male fa male all’anima come dice Socrate nel Fedone platonico.

Leopardi che era difettoso nel corpo, e lo sopravvalutava, non ammette la bruttezza nell’eroe epico: “La perfettibilità dell’uomo, come altrove ho detto, non ha che fare col corpo. E con tutto ciò la perfezione del corpo, che non dipende dagli uomini, né è opera della ragione, si è la principal condizione che si ricerca in un eroe del poema ec. (o si dee supporre, perché ogni menoma imperfezione corporale suppostagli guasterebbe ogni effetto) e la più efficace, supponendolo ancora perfetto nello spirito. Questa circostanza non si può tacere; quando anche si taccia, la supplirà il lettore; ma fare espressamente un protagonista brutto è lo stesso che rinunziare a qualsivoglia effetto”[20].

Ma, abbiamo ribadiamo, la bellezza di Odisseo sta nelle sue parole. Ulisse è un artista della parola

 

Nell’XI canto dell’Odissea Alcinoo dice a Odisseo che ha morfh; ejpevwn, bellezza di parole kai; frevne~ ejsqlaiv e saggi pensieri e che il suo racconto è fatto con arte, come quello di un aedo (vv. 367-368). Odisseo è dunque un artista della parola.

“Il mondo sopra il quale Ulisse regna come un sovrano onnipotente è quello del racconto…Nessuno conosce, quanto lui, l’arte di appropriarsi le più diverse esperienze: nessuno ha una memoria così incessante, e una mente equivoca come il destino, insolubile come i nodi di Circe, colorata come Ermes, multiforme come Proteo, menzognera come quella dei ciarlatani di strada. Sia Agamennone sia le Sirene lo chiamano “colui che conosce molte storie”[21]. Così Ulisse diventò il simbolo dell’arte di raccontare. Tutti i romanzieri sono andati alla sua scuola, cercando di possedere i suoi doni…Esiodo affermava che le Muse sanno “dire molte menzogne simili al vero”, ma sanno anche, quando vogliono, “cantare cose vere”…Nell’Odissea, la teoria del racconto, è, per questo aspetto, identica alla teoria proclamata da Esiodo. Ci sono racconti falsi, come le storie che, giunto a Itaca, Ulisse narra a Eumeo, ai Proci, a Penelope, per ingannare amici e nemici e divertire sé stesso. Ma ci sono anche quelli veri”[22].

Ulisse dunque non è bello ma è l'eroe e l'esteta della parola.

Sotto questo aspetto egli prefigura il capo della povli" democratica nella quale la forza della parola sarà decisiva per il successo dell'uomo politico. "Il sistema della polis  implica prima di tutto una straordinaria preminenza della parola su tutti gli altri strumenti del  (….) potere. Essa diventa lo strumento politico per eccellenza, la chiave di ogni autorità nello Stato, il mezzo di comando e di dominio su altri. Questa potenza del linguaggio-di cui i Greci fecero una divinità: Peitho , peiqwv la forza di persuasione Tra la politica e il logos  c'è così un rapporto stretto, un legame reciproco. L'arte politica consiste essenzialmente nel maneggiare il linguaggio"[23].

 Sulla scorta dell’esperienza aggiungerei che anche l'arte erotica e diverse altre consistono in buona parte nel maneggiare il linguaggio.    

La bellezza e la forza della parola costituiscono la potenza decisiva per un greco.

 Il principe della retorica del IV secolo, Isocrate, celebrerà la facoltà di parlare con queste parole:"mevgiston ga;r ejn ejlacivstw/, nou'" ajgaqo;" ejn ajnqrwvpou swvmati"(A Demonico , 40), un'entità grandissima in una cosa piccolissima, è una buona mente in un corpo umano[24].

In effetti "il padroneggiamento della parola vale qual segno della sovranità della mente"[25]. 

 Odisseo del resto non è solo intelligente ma  anche coraggioso.

 Ne fa un elogio in questo senso Diomede quando vuole scegliersi un compagno per entrare nel campo dei nemici, e, tra quanti si offrono, sceglie appunto l'Itacese il cui cuore è pronto e l'animo coraggioso[26]  e per giunta è molto bravo a pensare[27] .

Bologna 9 ottobre 2025 ore 10, 07 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] poluvmhti" , vv. 311 e 44o

[2] Dii; mh'tin ajtavlanton, v. 169. Anche in Iliade X, 137., di ugual peso di Zeus.

[3] ajganoi'" ejpevessin", v. 180

[4] polumhvcano~,  v. 173 ricco di risorse

[5]  Iliade II 216.ai[scisto" ajnhvr

[6] e[cqisto~, Iliade II, 220.

[7] Iliade II, 246.

[8] Iliade II, 264 ndr

[9] G. Murray, Le origini dell’Epica greca, p. 269.

[10] di'o", v. 244, splendido, molto generico invero: attribuito in XIV, 3 dell'Odissea anche al porcaro il quale del resto ha un comportamento nobile,; poi ptolivporqo", v 278 distruttore di rocche, anche questo generico e attribuito pure, a maggior ragione, ad Ares Achille e Oileo

[11] eϋfronevwn, Iliade II, v. 283, assennato

[12]Cantarella-Scarpat, Breve introduzione a Omero, p. 151.

[13] w{" te ga;r  h] pai'de" nearoi; ch'raiv te gunai'ke"", Iliade  II, v. 289

[14] l' a[ndra del primo verso dell'Odissea

[15]Scelta di frammenti postumi 1887-1888 , p. 324.

 [16] tlh'te, fivloi, kai; meivnat j ejpi; crovnon"(Iliade, II, v. 299)

[17] S. Kierkegaard, Diario del seduttore , p. 75. La citazione è tratta da Ovidio, Ars Amatoria , II, 123-124. .

[18] meivwn me;n kefalh'/    jAgamevmnono"    jAtreΐdao,/ eujruvtero" d& w[moisin ijde; stevrnoisin ijdevsqai(vv. 193-194),

[19] stavntwn me;n Menevlao" uJpeivrecen eujreva" w{mou", v. 210.

[20] Zibaldone, 1692.

[21] Poluvain  j (XII, 184). Nel Satyricon Circe offre amore a Encolpio dicendo:"nec sine causa Polyaenon Circe amat: semper inter haec nomina magna fax surgit. sume ergo amplexum, si placet " (127, 7), non senza motivo Circe ama Polieno: sempre tra questi nomi guizza una grande fiamma. Prendimi dunque tra le braccia, se ti va. Poluvaino~ si può interpretare anche come molto elogiato da aijnevw, lodo invece che da ai\no~, racconto.  

La donna vuole facilitare l'unione con l'espediente scaramantico del nomen omen. "Quando, infatti, Encolpio a Crotone prenderà il nome di Polieno e s'imbatterà in una matrona di nome Circe, diverrà inevitabile l'incontro fra lui e Circe sul terreno amoroso proprio perché così è accaduto al polyvainos Odisseo" (P. Fedeli, , Lo spazio letterario di Roma antica, vol I, p. 356.). Ndr.

[22] P. Citati, La mente colorata, p. 163.

[23]J. P. Vernant , Le origini del pensiero greco , pp. 47-48.

[24] mevgiston ga;r ejn ejlacivstw/, nou'" ajgaqo;" ejn ajnqrwvpou swvmati"(A Demonico , 40.

[25]W. Jaeger, Paideia  1, p. 38.

[26] ou| pevri me;n provfrwn kradivh kai; qumo;" ajghvnwr", Iliade  X, v. 244

[27] perivoide noh'sai", v. 247.

 


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