Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
lunedì 24 ottobre 2016
Twitter, CCXLV. La sonda schiantata
Marte |
La sonda schiantata
Si manda trionfalmente una sonda su Marte mentre qui sulla
terra, e in Italia, tanti poveri, sempre più poveri, mancano di tutto.
Vergogna!
Lo schianto della sonda su Marte è una vendetta della povertà terrena
offesa, e una giusta punizione per i dissipatori imbecilli. La techne è molto più debole dell'Ananche (Necessità). Tevcnh d’ ajnavgkhς ajsqenestevra makrw'/ (Eschilo, Prometeo incatenato 514)
Assistiamo al fallimento di ua tecnica immonda che per vanità e
volontà di potenza manda un mostriciattolo a spiaccicarsi ridicolmente su Marte
e non cerca rimedi ai morbi umani sulla terra e ai miasmi della Terra stessa
L'imprimatur di Obama ha stampato sulla fronte di Renzi il
marchio del servo. Io voterò NO
Se passerà il Sì, non avremo più i tribuni del popolo: magistratus sacrosancti quibus auxilii latio
adversus divites sit (Cfr. Livio II, 33)
Il greco invece dell'inglese: lavoro “aoristo” piuttosto che
"a tempo indeterminato"
Approvo la chiusura di Equitalia, ma voto comunque NO
L'inarrestabile sproloquiare di Renzi dalla Nunziata, che
non è una mammola eppure non riusciva a
fermarlo, significa il pericolo della dittatura che incombe su tutti noi se
vincerà il deprecabile Sì.
Giovanni Ghiselli detto altresì gianni il poverello di
Pesaro.
p. s Andate a vedere l’ultimo lavoro di Loach: Io, Daniel Blake E’ un grande film
educativo anche più delle mie parole. Il che non è poco
mercoledì 19 ottobre 2016
Twitter, CCXLIV. Renzi da Obama. Il banchetto tragicomico
Renzi da Obama. Il banchetto tragicomico
Ieri notte da Mannoni non è
stato invitato nemmeno un ospite critico nei confronti del banchetto pluriosannato
da servi di tutti i colori. Ci penso io a smascherarlo con questa puntata del
blog. Eripitur persona, manet res (Lucrezio, De rerum natura III, 35)
Obama, cioè la
Clinton punta su Renzi per tenere l'Italia asservita e sempre
più lontana dal socialismo. Vogliono continuare a colonizzarci. Votando No
rivendicheremo anche la nostra indipendenza.
Il plauso dello stracotto e screditato Obama costerà il disprezzo e il
risentimento di tutta l'Europa al nostro governo di politici ottusi.
Se vinceranno il Sì e Renzi il vassallaggio dell'Italia, la sua
sottomissione agli USA si aggraverà. Nemmeno Stalin con il PCI di Togliatti era
mai arrivato alla sfacciata prepotenza dell’intrusione di Obama e a quella del
suo ambasciatore.
Degni contorni della cena di ieri: gli ambigui sorrisi da prosseneta
dello strapagato Benigni. Naturalmente con i soldi nostri, compresi parte dei pochissimi miei. Tutto questo fa schifo.
Soldati della Nato in Lettonia tra cui 140 italiani. Una provocazione
grave come i missili sovietici inviati a Cuba, poi ritirati, da Kruscev, nel
1962.
Aristofane sbeffeggia Arifrade che "in nefande voluttà la lingua
inquina: va leccando nei bordelli quella sudicia pruina" (Cavalieri 1284-5). L’antico commediografo ha preconizzato le
attitudini di Donald Trump, o piuttosto prevedeva le res gestae del marito fedifrago Clinton?
Bisogna fermare gente come la Clinton e i suoi servi nostrani. "I morti
sono stati già troppi" dice Ecuba a chi vuole sgozzarle la figlia. Tw'n teqnhkovtwn a{liς ( Euripide, Ecuba 278). Parole sante: incidetevele
addosso.
Certi governanti non capiscono che la loro volontà di potere (che non
è potenza) può portarci alla catastrofe di una guerra mondiale. Il cipiglio
della Pinotti porta male.
giovanni ghiselli, ioannes
cedere nescius.
Chi scrive è il poverello di Pesaro, privo di qualsiasi potere tranne quello di
educare molte persone, giovani e no.
Bologna 19 ottobre
2016.
Il blog è arrivato a 409802 in 1354 giorni, alla media di
302, 66026 al giorno. Non cederò.
sabato 15 ottobre 2016
Twitter, CCXLIII. Il rischio reale della guerra
Soldati della Nato in Lettonia tra cui 140 italiani. Una provocazione grave come i missili sovietici inviati a Cuba, poi ritirati da Kruscev, nell’ottobre del 1962. Facevo la seconda liceo ma avvertivo il pericolo. Anche oggi dopo che sono passati tanti decenni, come le nuvole in cielo, con il volgere delle stagioni.
Aristofane sbeffeggia Arifrade che "in nefande voluttà la lingua inquina: va leccando nei bordelli quella sudicia pruina" (Cavalieri 1284-5) Aristofane ha preconizzato le attitudini di Donald Trump o piuttosto prevedeva Clinton, il marito fellone ?
Bisogna fermare gente come la Clinton (la moglie) e i suoi servi nostrani. "Basta con i morti!", dice Ecuba a Odisseo che vuole venga sgozzata Polissena ( tw'n teqnhkovtwn a{liς Euripide, Ecuba, 278). Ma per gente come l’aspirante presidentessa degli U.S.A., la Pinotti, Gentiloni e compagnia orrenda, i morti non sono mai troppi se si tratta di acchiappare o conservare il potere
Certi governanti del tutto idioti non capiscono che la loro volontà di potere (che non è potenza) può portarci alla catastrofe di una guerra mondiale.
giovanni ghiselli il poverello di Pesaro, privo di denaro, di ogni potere, di visibilità televisiva o giornalistica.
Il blog tuttavia è arrivato a 406121 e procede da 1350 giorni con più di 300 letture quotidiane. Continuerò a denunciare le iniquità dei farabutti e le follie dei mentecatti
venerdì 14 ottobre 2016
"La verità sta in cielo" di Roberto Faenza
Ho visto il nuovo film di Roberto Faenza La verità sta in cielo. E’un’indagine sulla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, un’adolescente cittadina della Città del Vaticano sparita nel nulla a 15 anni, il 22 giugno del 1983.
Della vicenda scrissero molto i giornali all’epoca e si occupò pure la televisione, ma questo film rinnova l’attenzione anche dei già informati mostrando gli intrecci del male che avvolgono Roma come una rete.
Due giornaliste si muovono nella città come in un baratro infernale i cui gironi principali sono i quartieri di Roma, Magliana e Testaccio, poi il Parlamento e il Vaticano. I demoni sono i banditi “Testaccini” e quelli della Magliana appunto, poi prelati, parlamentari, banchieri, malfattori tutti aggrovigliati tra loro, con vari complici occasionali. Il labirinto del crimine sembra non avere via d’uscita: la ragazzina scomparsa è solo una delle tante creature dolorose di questo pozzo nero dove il successo in termini di arricchimento e di spreco coonesta i delitti: "honesta quaedam scelera successus facit " (Fedra , 598) come suggerisce la Fedra di Seneca a se stessa.
Vero è che i successi sono parvenze momentanee: il protagonista De Pedis, interpretato bene da Scamarcio, verrà ammazzato dagli assassini-giustizieri della banda rivale. I gradini della scala del potere e della ricchezza sono omicidi. Giunto su quello che crede il culmine della scalata, il delinquente precipita là dove ha fatto cadere gli altri. Con questo film Faenza fa venire in mente il grande meccanismo delle tragedie di Seneca e di Shakespeare sul potere.
Una delle ultime battute del caporedattore della giornalista inviata dall’Inghilterra fa: “Capisco perché Shakespeare ambientava molti drammi in Italia”. Frase azzeccata benissimo.
Le donne sono vittime di questo ingranaggio: tali la Orlandi ovviamente, e un’altra quindicenne scomparsa della quale però si è parlato poco, poi più ambiguamente complice e vittima l’amante del protagonista, Sabrina Minardi (interpretata da Greta Scarano), che si riduce a un rottame umano anche per gli scrupoli sentiti e le umiliazioni subite via via.
Le due giornaliste (interpretate da Maya Sansa, molto espressiva e Valentina Lodovini, splendida ragazza di Sansepolcro, brave entrambe) tentano in ogni modo di dipanare il groviglio del male e di giungere a capo della matassa infetta, ma non fanno che esumare vermi e sollevare tarme.
Vediamo qualche battuta della sceneggiatura non banale “La verità non è mai semplice” dice un personaggio. E’ vero, è complessa, ma, se tale complessità venisse risolta, diverrebbe semplice e chiara.
Nella conclusione del film si vede che sono le gerarchie del Vaticano, o almeno parte di esse a voler conservare e custodire il segreto negli archivi del loro Palazzo.
Probabilmente “ad maiora mala vitanda” come disse Pio XII nel Vicario (1963) di Hocchuth , per tutt’altra vicenda beninteso, ma rende comunque l’idea di un metodo. E’ l’expedit dell’eterna pretaglia farisaica: quell’ipocrisia, talora feroce, che ripete il detto di Caifas, il pontifex anni illius: “Expedit vobis ut unus moriatur homo pro populo”.
Ci sono “prelati più vicini all’inferno che al paradiso” è un’altra battuta del film. Arcidiabolico è in effetti monsignor Marcinkus, preposto allo Ior, la banca del Vaticano, con tutti i suoi affari più o meno loschi, compresa la guerra al comunismo i cui oppositori venivano finanziati con i soldi prestati dalle bande criminali.
I prelati non sono tutti uguali e concordi: Casaroli, il segretario di Stato, non avrebbe voluto Marcinkus ma chi stava più in alto lo ha lasciato spadroneggiare e delinquere fino alla pensione. Altro figuro che si aggira nel labirinto del male è quel bancarottiere Calvi che nel giugno del 1982 fu trovato impiccato a Londra sotto il ponte del “Frati neri”.
Alla fine dunque De Pedis e altri muoiono ammazzati ma i burattinai del crimine rimangono coperti.
Qualche barlume di ottimismo traspare nelle ultime battute, quando un prelato intelligente riconosce che “nella Chiesa convivono la voce di Cristo e l'anima del diavolo", e conclude: ”la nostra indegnità è la prova che esiste la giustizia”.
Sì, quando l’indegnità viene scoperta e denunciata come ha fatto Faenza.
giovanni ghiselli
il blog è arrivato a 405681
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1. N. T. Giovanni (11, 50), a voi conviene che un uomo solo muoia per il popolo. Era l’anno dell’assassinio di Cristo. In questo caso più recente si trattava di una puella, anzi di due.
giovedì 13 ottobre 2016
Twitter, CCXLII. La “buona” scuola, il referendum, le elezioni americane
Trump |
La
“buona” scuola, il referendum, le elezioni americane
Il
cancro è la cellula che perde identità. Nel cancro della lingua le
parole perdono il loro significato. "Flessibilità" nei
fatti è "disoccupazione".
Benigni
è uno dei tanti manutengoli i cui panegirici sperticati vengono
strapagati dal regime con i soldi delle nostre tasse.
Detesto
i giullari di regime arricchiti con i tagli operati sulla carne dei
poveri.
Disprezzo
il povero che si vergogna di sé. Io sono il poverello di Pesaro, e
me ne vanto.
Questa
scuola non solo non è buona, come non lo erano le precedenti, ma è
anche inutile poiché non apre le porte del lavoro. Tempo fa, tanto
tempo fa, con una laurea per lo meno si lavorava. Bazzico le aule
scolastiche, con funzioni varie, dal primo ottobre 1950, e in 66 anni
non ho mai visto una scuola davvero bella e buona. Nel 1969 però,
subito dopo la laurea, fui assunto a tempo indeterminato. Certo,
dovetti studiare per fare lezione, pur alle medie. Poi vennero le
abilitazioni, i concorsi e il resto. Non ho mai smesso di studiare.
Tutta
la mia solidarietà e simpatia va agli studenti che manifestano e ai
docenti che scioperano contro la così detta "buona scuola".
Qualche sera fa, a “Linea notte” snaturata dall’assenza della
Berlinguer, la rivolta degli studenti e dei professori è stata
ignorata dai servi del governo rimasti alla greppia.
La
Boschi, stando al governo a lungo, impara a fare meglio e a
perfezionare quello cui è già predisposta dalla ereditarietà.
La
stessa Maria Elena dalla Gruber che “giovanilmente” la
spalleggiava: menzogne e vezzi da femmina pseudoseduttiva mescolati
con le fanfaronate, le smargiassate e le gradassate del potere.
Il
mio blog ha superato le 400 mila letture. Sarò presto il pesarese
Omero oltre che il poverello di Pesaro. Anche Omero era povero.
Sono
pure il missionario di una scuola davvero buona. Inoltre l'oppositore
del potere iniquo, fino al martirio più volte rischiato. Me la sono
sempre cavata fino ad oggi, 13 ottobre 2016. Cominciai nel dicembre
del 1969, quando, assunto da poco, dissi che Valpreda era innocente.
Il preside cercò di spaventarmi dicendo che mi avrebbe denunciato.
Non mi lasciai nemmeno intimorire, insistetti e me la cavai senza
decollazione.
Non
sono mai diventato l'onesto Giovanni (il Battista che pure ammiro).
Non
Ioannes praecursor dunque ma piuttosto Ioannes peccator.
Mai uno sconcio demonio bugiardo però .
Gli
araldi saltano sempre sul carro di chi ha successo (Euripide, Oreste
896-897). Presto i giornalisti italiani scenderanno dal carro di
Renzi che perderà la sfida del referendum e i poteri forti lo
cacceranno.
Con
lui cadrà il suo seguito di nacchere chiacchierone. Spero che il
rinnovato PD rifiuti le abiure interessate degli attuali servi
petulanti.
Nel
momento del voto del 4 dicembre, pensiamo all'orrore delle riduzioni,
già in corso, di libertà, di educazione, di assistenza medica.
A
proposito di questa, ricordo che al pronto soccorso dell’ospedale
San Salvatore di Pesaro dove andai con la tibia fratturata la sera
del 9 di agosto, senza pagare, mi fecero una lastra, poi mi
congedarono dicendo che avevo solo una contusione. La frattura venne
riconosciuta nell’ospedale di Patrasso il 16 agosto, poi in quello
di Pesaro quando, il 28 agosto vi tornai in visita privata da un
medico bravo. Ora sono guarito, ma se avessi dato retta alla prima
diagnosi e prognosi (nessuna frattura, nessun giorno di riposo) e
avessi pedalato fino a Epidauro con i miei cari amici scavezzacolli,
probabilmente avrei perso almeno una mano.
Trump è volgare più che altro, mentre con la Clinton, che ha alle spalle i bellicosi poteri forti, si rischia un’altra guerra mondiale. Io avrei votato Sanders.
Lo scopo dei poteri forti è
mortificare la vita della quasi totalità degli umani esclusi da loro
per assoggettarli sempre di più.
Del resto la Clinton pur di
restare al potere si è lasciata umiliare e mortificare dal marito
come moglie e come donna. Tale donna è capace di tutto per
acquistare potere.
Ioannes peccator fui in
Pannonia et aliis in terris
Tuttavia il blog è arrivato a
404572 visite in 1348 giorni alla media di 300,12759 al giorno. Senza
televisione, senza giornali, senza poteri forti né deboli
Questi i primi dieci paesi
Stati
Uniti
|
211039
|
Italia
|
164400
|
Russia
|
5607
|
Germania
|
3338
|
Regno
Unito
|
2219
|
Ucraina
|
1924
|
Francia
|
1715
|
Cina
|
1448
|
Portogallo
|
843
|
Svizzera
|
509
|
domenica 9 ottobre 2016
Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca II
il Mondo di Anassimandro |
IV capitolo pagine 57-68
Anassimandro
Un poco di geografia: la carta geografica di Anassimandro perfezionata da Ecateo di Mileto. L’Oceano che in quella carta abbracciava e unificava le terre viene negato da Erodoto. L’idea universalistica di Oceano che abbraccia le terre si trova, oltre che nella Periegesi di Ecateo, nell’Iliade e nel Prometeo incatenato di Eschilo. Una visione del globo che tornò in auge con Alessandro Magno. Geografia e storia universalistica.
Anassimandro e l’ a[peiron.
La nascita è la colpa inevitabile del distacco dall’indefinito. Odisseo
e il principium individuationis. La colpa dolorosa della nascita e la sapienza silenica. Condanna dell’impolitico estraneo alla comunità in Tucidide (II 40, 2). Gli Ateniesi considerano costui non pacifico (ajpravgmona) ma inutile (ajcrei`on).
V capitolo p. 69-70
Pitagora Samo 580-Metaponto 497.
La verità è il numero. L’anima è racchiusa nel corpo come in una tomba. La trasmigrazione delle anime. Secondo Erodoto è una dottrina che deriva dall’Egitto. Ovidio dà voce a Pitagora nell’ultimo libro delle Metamorfosi.
VI capitolo p. 71-75
Senofane.
La critica alla mitologia e alla concezione antropomorfica della divinità presente in Omero. La degradazione dell’abilità ginnica e della forza fisica degli atleti che invece Pindaro, decenni più tardi, considera ancora eroi eredi del sangue divino. Se la virtù sia insegnabile. La meraviglia dello scita Anacarsi riguardo all’agonismo dei Greci. Il simbolismo scitico e la festività orgiastica dei Greci.
VII capitolo pagine 76-83
Parmenide.
Il poema Sulla natura. La dea accogliente, bendisposta e la Grande Madre nel Prometeo incatenato di Eschilo e nelle Metamorfosi di Apuleio. I divkranoi, bicefali, che ammettono essere e non essere, e gli “uomini bambini” di H. Hesse (Siddharta). Luce e Notte sono congiunte nell’unità dell’Essere, uguali ambedue. Una possibile eco nelle Fenicie di Euripide. Il parricidio inflitto a Parmenide dallo straniero di Elide nel Sofista di Platone. Umberto Eco e i parricidi nell’arte. Il manifesto della scuola di Isocrate (Kata; tw`n sofistw`n) e l’accusa di micrologica ciancia nei confonti dei socratici. Euripide nel Poliido mescola vita e morte.
In breve altri due rappresentanti della scuola eleatica: Zenone e Melisso di Samo.
VIII capitolo pagine 84- 104
Eraclito di Efeso ( JHeravkleito~, all’incirca 540-470 a. C.).
La fuvsi~ esterna e quella interna, regolate e indagate dal medesimo lovgo~. Eraclito ha indagato se stesso. La filosofia presocratica è imparentata con l’arte. Il divenire scorre kata; lovgon, ma gli uomini sono ajxuvnetoi, privi di suvnesi~, intelligenza. Talora sospendono la propria suvnesi~ poiché essa può rivelare il dolore.
Così è nell’Oreste di Euripide o nella leggenda del grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov. Nell’Eracle il tragediografo greco sostiene che gli dèi non abbiano xuvnesi~ kai; sofiva, intelligenza e sapienza, almeno secondo i criteri umani. La visione positiva di Teseo nelle Supplici. In un frammento Eraclito afferma che virtù è sofrwnei`n e sofivh è dire il vero e farlo.
Sofiva e sofrwnei`n nei tre tragici greci (Agamennone, Antigone, Baccanti ) .
L’armonia non è visibile a tutti e deriva da elementi discordanti in lotta tra loro: infatti è figlia di Ares e di Afrodite. Classicità è discordia conciliata.
E’ la buona Eris di Esiodo e l’attitudine agonale dei Greci trasferito dalle palestre e dagli organi politici al piano della massima universalità. La logica aperta al contrasto. I dissoi; lovgoi e le Antilogie di Protagora. Le Coefore di Eschilo (v. 461).
“La natura ama nascondersi”e il filosofo la svela, ne coglie le connessioni, come il poeta attraverso le metafore.
Il fuoco semprevivente, il corso del tempo,
gioca, come un fanciullo, senza alcuna implicazione morale (Nietzsche). Il divenire è giocoso. Gli occhi sono testimoni più precisi degli orecchi. Eraclito, Erodoto e Polibio.
Eraclito biasima Omero, Esiodo e Archiloco, Pitagora, Senofane, Ecateo. L’erudizione non istruisce la mente, non dà una visione d’insieme.
L’ u}bri~ è la radice di ogni male, è più distruttiva di un incendio.
Secondo Sofocle è la madre e la nutrice del tuvranno~ (Edipo re, 873). Il despota è zoppo e incestuoso. Teme chi gli sta sopra anche solo fisicamente. Edipo, Periandro di Corinto, Riccardo III di Shakespeare. La zoppia del tiranno rende malata la terra e anche il cielo: fecimus caelum nocens, dice l’Oedipus di Seneca. Il tiranno taglia le teste. Il consiglio del tiranno esperto Trasibulo di Mileto al principiante Periandro di Corinto e quello, simile, di Tarquinio il Superbo al figlio Sesto. Il tiranno è invidioso e inceppa le lingue. Intellettuali e potere (Pasolini). La violenza contro natura di Serse che volle frustare e incatenare perfino il mare. Eraclito e gli oracoli che danno segni. La suvnesi~ dà loro un senso. Gli ajxuvnetoi, stupidi ed empi, non sanno farlo. Ampio riquadro sui segni.
continua
martedì 4 ottobre 2016
Jan Kott, "Arcadia amara. 'La Tempesta' e altri saggi Shakespeariani". Parte III
Prospero, ha studiato libri
ermetici ma non conosce Machiavelli e non ha imparato l’arte di governare.
Sicché ha perso il proprio ducato.
Né ha
saputo educare Calibano ( on whose
nature/Nurture can never stick; on
whom my pains/humanely taken, all, all lost, quite lost IV, 1)
Ariel ricorda il Mercurio dell’Eneide.
Nel V atto Miranda gioca a scacchi
con Ferdinando. Gli scacchi sono un paradigma della lotta per impadronirsi del
regno.
Miranda dice a Ferdinando: “you play me false (V, 1) Ferdinando nega
e dice che non lo farebbe per il mondo intero.
E Miranda: se tu barassi anche per
una ventina di regni, I would call it far
play. Il foul play di Ferdinando
è chiamato fair play e sarà benedetto
dai regali genitori e dai cieli (V, 1).
Le parole chiave sono torment che torna nel testo otto volte.
Ariel e Caliban vi sono sottoposti, I tormenti sono transitivi e i tormentati
possono diventare tormentatori. Poi wonder,
amazement, perplessità, confusione che diventa maze, labirinto.
Poi strange: l’azione inizia by accident most strange (I, 2), per uno
stranissimo caso e si trasforma into something rich and strange.
A strange
drowsiness
(II, 1), una strana sonnolenza si impadronisce dei naufraghi, a strange humming (II, 1) uno strano
brusio li risveglia
Sentono continuamente a strange music (III, 3) e strange noises (V, 1)
Vedono strange shape (III, 3), strane forme che spariscono in modo strano
Alonso teme che Ferdinand sia stato
divorato da a strange fish (II, 1) e
come strange fish appare Calibano a
Trinculo. Ferdinand strangely stood the
test (V, 1) ha superato stranamente la prova.
Nella sua introduzione a The Masque of the Queen (1609) Ben
Jonson definisce l’antimasque a spectacle
of strangeness, uno spettacolo di stranezza. Il masque rappresenta
l’ordine, la misura e l’armonia mentre l’antimasque la confusione e il caos.
Negli spettacoli di corte il masque
seguiva l’antimasque, a significare il trionfo dell’armonia sul caos.
Nello spettacolo di stranezza che è
la Tempesta , Sh capovolge questa teologia didattica
dell’estetica di corte. Finisce con l’antimasque.
We are of such stuff
As dreams are made on; and our little - life
Is rounded with sleep (IV, 1)
Le parole sleep dreaming waking tornano 49 volte nei 2341 versi della
commedia.
C’è un sistema simmetrico di
opposizioni: i rapporti tra Miranda e Calibano_I had peopled else/this Island with Calibans (I, 2) vengono
rovesciati nel brano apparentemente superfluo su Claribel data in moglie contro
la sua volontà al re di Tunisi (la bella anima combattuta tra ripugnanza e
obbedienza, II, 1)
Ferdinando ripete il gesto di
Calibano di portare legna a Prospero, e pure la sua schiavitù. Ci sono
inversioni e simmetrie
La storia dell’umanità è ridotta a
un rapporto tra chi imprigiona e chi viene imprigionato.
Ariel è stato imprigionato da
Sicorax, into a cloven pine (I, 2)
nella spaccatura di un pino, Calibano è schiavizzato da Prospero, Alonso,
Antonio e Sebastiano sono all prisoners
(V, 1), imprigionati da Ariel finché non sarà Prospero a liberarli
Ariel, l’imprigionatore
imprigionato, implora disperatamente la propria liberazione: my liberty (I, 2)
Prospero gliela promette sette
volte prima di concedergliela
A Ferdinand la prigione nella quale
può vedere Miranda sembra libertà, ma dopo avere conosciuto la sua wooden slavery, difficile da sopportare
quanto il tafano che insozza la bocca, vuole unirsi a Miranda come la schiavitù
desidera la libertà
Ma Sh non si faceva illusioni
romantiche sulla libertà.
Antonio spinge Sebastiano a
liberarsi dal tributo che deve pagare al fratello con un regicidio; Calibano
quando si muove per uccidere Prospero conclude il suo canto con Freedom, high day, fredomm, freedom (II,
2)
Bruto e gli altri congiurati dopo
avere ucciso Cesare gridano let’s all cry
peace, freedom and liberty! (Giulio
Cesare, III, 1) E Cassio li interrompe dicendo stoop then and wash!, inchiniamoci allora a lavarci le mani.
La tragedia di Sh. come quella
greca considera tutto in modo problematico
E aggiunge che per secoli quella
scena solenne verrà rappresentata - shall
be acted over - in regni non ancora
nati e in lingue sconosciute
Nell’isola della Tempesta Calibano, Stefano e Trinculo
recitano una grossolana parodia dell’assassinio di Cesare
Al Globe gli spettacoli iniziavano
alle 2 del pomeriggio
L’estremo fallimento di Prospero è
l’impotenza del teatro che non può cambiare il mondo.
La conclusione della Tempesta è anche la fine della tragedia
elisabettiana
fine
Giovanni ghiselli
Le filosofe antiche. Corso di Gianni Ghiselli
LE FILOSOFIE ANTICHE
ottobre 2016 Mediateca di San Lazzaro
Docente: Giovanni Ghiselli
Giorno e orario: giovedì ore 18 - 20
Durata: 8 lezioni
Inizio: 13 ottobre
Questo corso si propone di chiarire le quintessenze delle principali correnti filosofiche antiche attraverso la lettura e la spiegazione degli autori più significativi. Partiremo dunque dai Presocratici, poi passeremo a Platone, quindi a Epicuro insieme con Lucrezio, e agli Stoici non senza Seneca.
Oltre la fisica, la logica e l’etica, analizzeremo anche la filosofia dell’amore con i lirici greci e con gli elegiaci latini, soprattutto Ovidio. Prenderemo in considerazione anche la filosofia della Storia, attraverso Tucidide, e quella del potere con Polibio, Tacito e Machiavelli. Cercheremo inoltre di individuare le qualità di una didattica efficace che deve costituire uno stimolo forte alla lettura, allo studio e all’apprendimento troppo trascurati da tanti giovani perfino nella scuola stessa e pure da molti meno giovani dopo la scuola.
ISCRIZIONI
Mediateca di San Lazzaro
via Caselle 22, San Lazzaro di Savena
Quando:
dal lunedì al sabato dalle 14 alle 19
Informazioni:
tel. 051 6228060/61/66
e-mail: mediateca@comune.sanlazzaro.bo.it
ottobre 2016 Mediateca di San Lazzaro
Docente: Giovanni Ghiselli
Giorno e orario: giovedì ore 18 - 20
Durata: 8 lezioni
Inizio: 13 ottobre
Questo corso si propone di chiarire le quintessenze delle principali correnti filosofiche antiche attraverso la lettura e la spiegazione degli autori più significativi. Partiremo dunque dai Presocratici, poi passeremo a Platone, quindi a Epicuro insieme con Lucrezio, e agli Stoici non senza Seneca.
Oltre la fisica, la logica e l’etica, analizzeremo anche la filosofia dell’amore con i lirici greci e con gli elegiaci latini, soprattutto Ovidio. Prenderemo in considerazione anche la filosofia della Storia, attraverso Tucidide, e quella del potere con Polibio, Tacito e Machiavelli. Cercheremo inoltre di individuare le qualità di una didattica efficace che deve costituire uno stimolo forte alla lettura, allo studio e all’apprendimento troppo trascurati da tanti giovani perfino nella scuola stessa e pure da molti meno giovani dopo la scuola.
ISCRIZIONI
Mediateca di San Lazzaro
via Caselle 22, San Lazzaro di Savena
Quando:
dal lunedì al sabato dalle 14 alle 19
Informazioni:
tel. 051 6228060/61/66
e-mail: mediateca@comune.sanlazzaro.bo.it
domenica 2 ottobre 2016
Twitter, CCXLI. I dibattiti sul Referendum. Votate No
I dibattiti sul Referendum. Votate No
Pericle, capo dell' oligarchia di cui scrive oggi Scalfari farneticando, veniva eletto stratego dal popolo ogni anno. Non sarebbe eletta dalla maggioranza degli Italiani invece l'oligarchia giustamente deprecata da Zagrebelsky
Il parlamento ridiventerà un luogo degno se vincerà il sì, ha detto l’emerito presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lui dove stava del tutto degnamente quando il parlamento era un luogo indegno?
Infatti proprio degnamente il Presidente maior e degnamente il Presidente minor (cfr. Sofocle Edipo re, 133 ejpaxiwvς ga;r Foi'boς, ajxiwvς de; su;) fanno parte dell'indegno parlamento.
Rai Tre perde spettatori. Per forza: è stata cacciata l'onesta e brava Berlinguer e ampliato il già invadente Fazio.
I ruffiani piacciono sempre meno. Io non li sopporto. Mi fanno addirittura schifo.
Nel lavoro hanno successo in pochi; i felici nell'amore sono rarissimi, tanto che il racconto, privo di pregiudizi bigotti, della gioia amorosa può dare persino fastidio. Forse ne hanno dato gli ultimi due capitoli della storia di Elena. O no?
Rumpitur invidia quod amamur quodque probamur/ rumpatur quisquis rumpitur invidia (Marziale, IX, 97), crepa di invidia siccome siamo amati e approvati. Crepi di invidia chiunque crepa di invidia
Laetamen era in origine "materia che ingrassa". Letame sono i giornalisti servi che ingrassano Renzi e i suoi complici, già ben pasciuti del resto.
Mentana, a dire il vero, ha diretto il dibattito Renzi-Zagrebelsky in modo dignitoso.
Tra non molti giorni (il 13 ottobre) inizierò un corso di 8 incontri sulla filosofia dei Greci nella Mediateca di San Lazzaro di Savena. Insegnerò e imparerò. Dum doceo, disco.
Assistiamo a una propaganda che valorizza continuamente cose, animali e piante, svalorizzando sistematicamente uomini, bellezza e cultura.
Intanto i politici al governo venerano ferocemente le banche.
Una volta Berlusconi, ora Renzi e i suoi imitatores servum pecus, vogliono affogarci al pari di bagnini incapaci o criminali. Coloro non nel mare o in piscina, bensì con un profluvio di parole. Ut mihi saepe/ bilem, saepe iocum vestri movere tumultus! (Orazio Epistole, I, 19, 19-20
giovanni ghiselli
Il mio blog è arrivato a 394777 visite in 1337 giorni ( media di 295, 27075 al giorno ). Rumpitur invidiā quod legimur quodque probamur, non senza quell’amore “che move il sole e l’altre stelle” e muove pure me
gianni ghiselli
sabato 1 ottobre 2016
Filosofia e Poesia. Lezioni in Mediateca I
Mediateca di San Lazzaro |
Sommario delle 8 lezioni che terrò nella mediateca di San Lazzaro di Savena dal 13 ottobre 2016
Prefazione p. 1
Introduzione (pagine 2- 7).
Filosofia e poesia nascono dalla meraviglia. La storia romana si cominciò a
scrivere dai poeti (G. B. Vico). La storiografia è madrepatria della filosofia
(Diodoro Siculo).
Anche l’amore nasce dalla meraviglia (T. Mann).
La Meraviglia e la curiosità quali stimoli necessari all’amore della
conoscenza e della sapienza. Dal meravigliarsi (qaumavzein) nascono la filosofia
(Platone, Teeteto; Aristotele, Metafisica) e la poesia che
è madre della storia. Il filovsofo~, precisa Aristotele, è pure filovmuqo~: infatti il mito è
composto di elementi che suscitano meraviglia. La filosofia è resa attuabile
anche dall’agiatezza. Aristotele Metafisica e Isocrate Areopagitico.
T. Mann (Giuseppe in Egitto) e Natoli: nella meraviglia
gli occhi si aprono. La meraviglia allora è funzionale anche all’amore.
Pascoli e la poetica del fanciullino.
La storiografia nasce dalla poesia (G. B. Vico. Erodoto e il
mito. Tito Livio e l’animo che si fa antico). Le fabulae praetextae.
La storiografia secondo Diodoro è la madre patria della filosofia e
attrezza i caratteri per la kalokajgaqiva.
La meraviglia dell’inopinato favorisce l’attenzione e
l’apprendimento. Giudizi inopinati e malevoli di Musil e di Leopardi sui
filosofi. Filosofia e poesia in Nietzsche: fanno bene ai sani, male ai malati.
L’arte ci salva dalla negazione della volontà: redime l’atroce in sublime e
l’assurdo in comico.
I capitolo (pagine 8-18)
Talete di Mileto.
L’acqua è la sostanza originaria. “Tutto è pieno di dèi” contro i
luoghi comuni della volgarità pubblicitaria, il cui messaggio è: “dentro avete
il vuoto e dovete riempirlo con i nostri prodotti”. Monoteismo e politeismo.
Pasolini e il pragmatismo privo di carità. Homo homini deus di
Cecilio Stazio, homo sum di Terenzio e lupus est homo
homini di Plauto (Asinaria). La ferocia dell’uomo contro l’uomo
nasce dall’idolatria del denaro. L’ homo sum humani nil a me alienum
puto invece deriva dalla curiosità e dalla premura per il prossimo. La
curiosità si associa spesso alla meraviglia. Odisseo, poluvtropo~, versutus,
“versatile”, è uomo avido di conoscenza che gli è più cara del ritorno in
patria e della moglie. Tale avidità è tipica delle persone curiose (Cicerone).
Apuleio e il suo “curioso” Lucio collegato a Odisseo, personaggio fondante
dell’amore del sapere e della sapienza.
Filosofia e poesia sono dunque connesse, ma il deinov~ Socrate denuncia
“l’antica ruggine” tra poeti e filosofi. I poeti sono spesso portavoce di una
Musa drogata (Platone) e i filosofi sono morti di fame (Filemone di Zenone).
Socrate non ama la poesia e non prova interesse per la natura che spesso i
poeti indugiano a descrivere. La natura diverrà il paradiso perduto
dell’uomo disgustato dalla civilizzazione ma non suscita l’interesse di Socrate
(Fedro) che Nietzsche considera un padre della decadenza in quanto
ostile all’istinto. Razionalità contro istinto. L’attitudine antitragica del
maestro di Platone. Il dialogo platonico è il modello del romanzo dove la
poesia è ancilla della filosofia.
II capitolo pagine 19-25
Poesia e filosofia. Esiodo (VII sec. a. C.)
Esiodo è orientato in senso etico religioso, e su questa linea procederanno
Solone e i poeti tragici. Il valore del lavoro e del sudore. Esiodo è attento
alla natura come oggetto della fatica dell’uomo. Elogi della fatica.
Il lavoro agricolo e la navigazione. Il diritto del più forte è
naturale per gli animali, ingiusto per gli uomini. L’eris (contesa) cattiva e
quella buona
A Qevmi~ si aggiunge Divkh: questa contiene una
premessa di ijsonomiva, uguaglianza davanti alla legge.
Il poeta di Ascra chiede aiuto alle Muse, mentre la filosofia ionica
si considera debitrice del lovgo~ che raccoglie le
impressioni provenienti dalla fuvsi~.
La fuvsi~ dei Greci e quella della Bibbia
ebraica. Tommaso d’Aquino pone un segno negativo davanti alla natura dei Greci.
Fuvsi~, fui e futurus. La fuvsi~ dei Greci c’è da
sempre e sempre ci sarà. La religione ebraico-cristiana separa Dio dalla
natura. Jahvè Inopinato ed enigmatico, grida: “Abramo!”. Lovgo~ e fuvsi~, i pilastri della
filosofia, non sono estranei alla poesia debitrice delle Muse.
Nel Filottete di Sofocle sono presenti entrambi, e, anzi,
contrastano, incarnati da Odisseo (il lovgo~ raziocinante, troppo e
non bene) e da Neottolemo che ha ereditato la fuvsi~ istintiva e sana di
Achille. Sofocle smonta il lovgo~ di Odisseo.
III capitolo pagine 26-56
Solone è un poeta politico ed etico; non fa parte dei poeti
lirici-soggettivi che fioriscono sotto i tiranni, loro committenti. Cilone e il
sacrilegio degli Alcmeonidi che risale all’infanzia di Solone (630 a. C.
circa). Nel 595 Epimenide cretese, profeta delle Erinni e latore di una linea
antidelfica, purificò la città colpita dalla pestilenza e strinse amicizia con
Solone. Nel 594 Solone fu nominato arconte perché fosse legislatore e il
pacificatore.
Epimenide collaborò con lui. L’origine della democrazia: l’assemblea dei
cittadini che eleggevano con suffragio universale i 600 magistrati dell’Eliea.
L’idea guida della Costituzione soloniana è quella della moderazione e della
giusta misura. Questa fa parte della natura estetica e morale dei Greci. Creso
e Solone in Erodoto, Plutarco e Diogene Laerzio. La misura quale contrassegno
della cultura dei Greci. La natura ha reso fagiani e pavoni più belli di Creso.
L’artista sommo è la natura. Properzio e il Vangelo di Matteo con i gigli dei
campi più eleganti di Salomone.
Solone e Appio Claudio. I decemviri legibus scribundis nel
450 vennero deposti per la loro “indegna tirannide”. In realtà agirono in
favore della plebe.
L’elegia Alle Muse e l’idea predominante della
Giustizia (Divkh) che prima o poi arriva. Anche il
benessere e la reputazione (dovxa) hanno importanza. Dodds e la Culture
of shame. Lo scherno subìto è insopportabile per l’eroe (il Telamonio nell’Aiace,
Teseo nell’ Edipo a Colono etc.), per l’eroina (Medea di
Euripide), e per gli dèi (Era nelle Argonautiche).
Nella storia, Alessandro Magno rischia più volte la vita pur di non venire
deriso. Il melodramma e il cinema (don José della Carmen).
Leopardi. Esempi contrari di indifferenza per la reputazione (Socrate nel Critone,
Cleante stoico, Ibsen).
Alla prepotenza, alla dismisura demenziale (u{bri~) si mescola l’accecamento
(a[th). L’u{bri~ del tiranno è comunque
cattiva, quella di Prometeo è ambigua; secondo Settembrini di T. Mann è
“altissima umanità”. Ma il Prometeo di Eschilo, come Frankestein, il “Prometeo
moderno” di Mary Shelley, è un falso benefattore: ha infuso negli uomini cieche
speranze. Lo confessa lui stesso (Prometeo incatenato, v. 250).
Zeus vede tutto. Le colpe non espiate dai padri ricadono sui figli
(elegia Alle Muse, v. 32). Altri casi di ereditarietà delle colpe.
Un’interpretazione di Pasolini.
L’Elegia il Buon governo. Religiosità greca e romana.
Confidenza, gratitudine e perfino complicità tra i Greci, terrore superstizioso
tra i Romani. Polibio e la deisidaimoniva funzionale alla
stabilità dello Stato romano. La responsabilità dell’uomo, in particolare
dell’uomo di potere. Il principio della responsabilità collettiva (Odissea -
Opere e giorni, la Commedia di Dante). Il buon governo fa
cessare la contesa (eris) terribile e armonizza tutte le cose. La politica “di
centro” di Solone. L’eccesso è comunque un male. Eschilo: il codice tripartito
nelle Supplici e nelle Eumenidi. L’eredità
soloniana nei Sette a Tebe di Eschilo. Pelasgo, il “re
democratico” delle Supplici eschilèe. Il tappeto di porpora
nell’Agamennone. L’u{bri~ nei Persiani.
Povertà e Giustizia nell’Agamennone. La Giustizia che non deve essere
presa a calci nelle Eumenidi. Solone Mimnermo e la vecchiaia. Elogi
della vecchiaia in T. Mann e nell’Iliade. L’eterna giovinezza dei Greci
e il loro debito agli Egiziani Platone (Timeo) e Nietzsche.
continua
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