il Mondo di Anassimandro |
IV capitolo pagine 57-68
Anassimandro
Un poco di geografia: la carta geografica di Anassimandro perfezionata da Ecateo di Mileto. L’Oceano che in quella carta abbracciava e unificava le terre viene negato da Erodoto. L’idea universalistica di Oceano che abbraccia le terre si trova, oltre che nella Periegesi di Ecateo, nell’Iliade e nel Prometeo incatenato di Eschilo. Una visione del globo che tornò in auge con Alessandro Magno. Geografia e storia universalistica.
Anassimandro e l’ a[peiron.
La nascita è la colpa inevitabile del distacco dall’indefinito. Odisseo
e il principium individuationis. La colpa dolorosa della nascita e la sapienza silenica. Condanna dell’impolitico estraneo alla comunità in Tucidide (II 40, 2). Gli Ateniesi considerano costui non pacifico (ajpravgmona) ma inutile (ajcrei`on).
V capitolo p. 69-70
Pitagora Samo 580-Metaponto 497.
La verità è il numero. L’anima è racchiusa nel corpo come in una tomba. La trasmigrazione delle anime. Secondo Erodoto è una dottrina che deriva dall’Egitto. Ovidio dà voce a Pitagora nell’ultimo libro delle Metamorfosi.
VI capitolo p. 71-75
Senofane.
La critica alla mitologia e alla concezione antropomorfica della divinità presente in Omero. La degradazione dell’abilità ginnica e della forza fisica degli atleti che invece Pindaro, decenni più tardi, considera ancora eroi eredi del sangue divino. Se la virtù sia insegnabile. La meraviglia dello scita Anacarsi riguardo all’agonismo dei Greci. Il simbolismo scitico e la festività orgiastica dei Greci.
VII capitolo pagine 76-83
Parmenide.
Il poema Sulla natura. La dea accogliente, bendisposta e la Grande Madre nel Prometeo incatenato di Eschilo e nelle Metamorfosi di Apuleio. I divkranoi, bicefali, che ammettono essere e non essere, e gli “uomini bambini” di H. Hesse (Siddharta). Luce e Notte sono congiunte nell’unità dell’Essere, uguali ambedue. Una possibile eco nelle Fenicie di Euripide. Il parricidio inflitto a Parmenide dallo straniero di Elide nel Sofista di Platone. Umberto Eco e i parricidi nell’arte. Il manifesto della scuola di Isocrate (Kata; tw`n sofistw`n) e l’accusa di micrologica ciancia nei confonti dei socratici. Euripide nel Poliido mescola vita e morte.
In breve altri due rappresentanti della scuola eleatica: Zenone e Melisso di Samo.
VIII capitolo pagine 84- 104
Eraclito di Efeso ( JHeravkleito~, all’incirca 540-470 a. C.).
La fuvsi~ esterna e quella interna, regolate e indagate dal medesimo lovgo~. Eraclito ha indagato se stesso. La filosofia presocratica è imparentata con l’arte. Il divenire scorre kata; lovgon, ma gli uomini sono ajxuvnetoi, privi di suvnesi~, intelligenza. Talora sospendono la propria suvnesi~ poiché essa può rivelare il dolore.
Così è nell’Oreste di Euripide o nella leggenda del grande Inquisitore dei Fratelli Karamazov. Nell’Eracle il tragediografo greco sostiene che gli dèi non abbiano xuvnesi~ kai; sofiva, intelligenza e sapienza, almeno secondo i criteri umani. La visione positiva di Teseo nelle Supplici. In un frammento Eraclito afferma che virtù è sofrwnei`n e sofivh è dire il vero e farlo.
Sofiva e sofrwnei`n nei tre tragici greci (Agamennone, Antigone, Baccanti ) .
L’armonia non è visibile a tutti e deriva da elementi discordanti in lotta tra loro: infatti è figlia di Ares e di Afrodite. Classicità è discordia conciliata.
E’ la buona Eris di Esiodo e l’attitudine agonale dei Greci trasferito dalle palestre e dagli organi politici al piano della massima universalità. La logica aperta al contrasto. I dissoi; lovgoi e le Antilogie di Protagora. Le Coefore di Eschilo (v. 461).
“La natura ama nascondersi”e il filosofo la svela, ne coglie le connessioni, come il poeta attraverso le metafore.
Il fuoco semprevivente, il corso del tempo,
gioca, come un fanciullo, senza alcuna implicazione morale (Nietzsche). Il divenire è giocoso. Gli occhi sono testimoni più precisi degli orecchi. Eraclito, Erodoto e Polibio.
Eraclito biasima Omero, Esiodo e Archiloco, Pitagora, Senofane, Ecateo. L’erudizione non istruisce la mente, non dà una visione d’insieme.
L’ u}bri~ è la radice di ogni male, è più distruttiva di un incendio.
Secondo Sofocle è la madre e la nutrice del tuvranno~ (Edipo re, 873). Il despota è zoppo e incestuoso. Teme chi gli sta sopra anche solo fisicamente. Edipo, Periandro di Corinto, Riccardo III di Shakespeare. La zoppia del tiranno rende malata la terra e anche il cielo: fecimus caelum nocens, dice l’Oedipus di Seneca. Il tiranno taglia le teste. Il consiglio del tiranno esperto Trasibulo di Mileto al principiante Periandro di Corinto e quello, simile, di Tarquinio il Superbo al figlio Sesto. Il tiranno è invidioso e inceppa le lingue. Intellettuali e potere (Pasolini). La violenza contro natura di Serse che volle frustare e incatenare perfino il mare. Eraclito e gli oracoli che danno segni. La suvnesi~ dà loro un senso. Gli ajxuvnetoi, stupidi ed empi, non sanno farlo. Ampio riquadro sui segni.
continua
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