lunedì 2 luglio 2018

Seneca, "Lettere a Lucilio". II parte da 73 a 114. 7

scena di guerra: William Dermoyen, La battaglia di Pavia

95 I precetti particolari non bastano, sono necessari i princìpi generali
Philosophia et contemplativa est et activa: spectat simul agitque (10)
Non mutata feminarum natura sed victa est; nam cum virorum licentiam aequaverint, corporum quoque virilium incommoda aequarunt. (20)
Non minus pervigilant, non minus potant, et oleo et mero viros provocant, sfidano I maschi nella palestra e nel vino; aeque invitis ingesta visceribus per os reddunt et vinum omne vomitu remetiuntur, rigettano, aeque nivem rodunt solacium stomachi aestenuantis. Libidine vero ne maribus quidem cedunt: pati natae, nate per subire, adeo perversum commentae genus inpudicitiae viros ineunt (20) hanno inventato (comminiscor) un genere di impudicizia così perverso che sono loro a entrare negli uomini.
Beneficium sexus sui vitiis perdiderunt, con i vizi hanno perso il privilegio del loro sesso, et quia feminam exuerant, damnatae sunt morbis virilibus
Sicché ora possono essere podagricae calvaeque (21), gottose e calve.
Una volta i medici non sapevano fare tante operazioni che ora fanno.
Però non è che abbia fatto progressi la medicina bensì le malattie.
Nunc vero quam longe processerunt mala valetudinis! (23)
Paghiamo l’usura impostaci dai piaceri smodati
Innumerabiles esse morbos non miraberis: cocos numera (23)
In rhetorum ac philosophorum scholis solitudo est: at quam celebres culinae sunt. Moda di questi giorni

Poi ci sono puerorum infelicium greges che dopo il banchetto subiscono le offese della camera da letto. Quid? Illa ostrea, inertissimam carnem caeno saginatam, nihil existimas limosae gravitatis inferre? Cosa credi? Quelle ostriche, carne pigrissima, ingrassata nel fango, credi che non apporti niente della sua limacciosa pesantezza? (Seneca Ep. 95, 25)
E il garum costoso marciume di pesci andati a male pretiosam malorum piscium saniem non credi che ti bruci le viscere con la sua salata e putrida poltiglia? non urere salsa tabe praecordia credis?
Quam foedi itaque pestilentesque ructus sunt.(…) Scias putrescere sumpta, non concoqui, nel ventre imputridiscono, non vengono digeriti (25)
Una volta in un solo piatto un taverniere aveva messo tutto quello che si può consumare in tre pasti: molluschi spondyli , ostriche ostrea , tordi, turdi, ricci echīni, mulli sine ullis ossibus triglie senza lische.
Coguntur in unum sapores (27). Presto le vivande saranno imbandite già masticate.
Costa fatica masticare. Ostrea, echini, spòndyli, mulli perturbati concoctique ponantur, vengano serviti mescolati e cotti tutti insieme.
Il cibo di quelli che vomitano non potrebbe essere confuso più di così. Da tale confusione nascono morbi indefinibili e inguaribili

Altrettanto confusa è la morale
Reprimiamo i singoli omicidi mentre le guerre fanno stragi di popoli: ex senatus consultis plebisque scitis exercentur et publice iubentur vetata privatim (30). Cfr. le stragi di Stato.
Azioni da pena di morte, tum quia paludati fecere laudamus (31) le lodiamo quando compiute con il mantello da comandante
Voluptas ex omni quaeritur. Homo, sacra res homini, iam per lusum ac iocum occiditur (33)
Bisogna gettare i primi fondamenti e inculcare la virtù, prima fondamenta iacienda sunt et insinuando virtus (35)
Alcuni sono indirizzati al bene per natura ma altri sono di mente debole o schiavi di cattive abitudini, e da loro diu robigo animorum effricanda est, (36) bisogna togliere la ruggine delle anime sfregando a lungo. L’animo deve essere sciolto da impacci animus solvendus est. perché possa assumere i precetti. Chi fa il bene deve sapere perché lo fa: non promittet se talem in perpetuum qui bonus casu est 39. non può garantire
Chi assiste l’amico malato spesso hereditatis causa facit: vultur est, cadāver expectat (43)
Bruto scrisse un Peri; kaqhvkonto~ dando precetti che possono essere praticati solo se c’è un principio generale che è la visione e lo scopo del sommo bene. Veluti navigantibus ad aliquod sidus dirigendus est cursus (45). Vita sine proposito vaga est, la vita senza un programma è incerta.
Gli dèi sono buoni: quae causa est dis bene faciendi? Natura. Errat si quis illos putat nocere nolle: non possunt. Nec accipere iniuriam queunt nec facere; laedere enim laedique coniunctum est (49)
Vis deos propitiare? Bonus esto. Satis illos coluit quisquis inìmitatus est (50). (cfr. Teeteto, 176 b ojmoivwsi" qew'/)
Noi uomini e gli dèi. Omne hoc quod vides, quo divina atque humana conclusa sunt, unum est; membra sumus corporis magni. Natura nos cognatos edidit cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit, ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi (cfr. Gorgia, 509 c), ex illius imperio paratae sint iuvandi manus. Ille versus et in pectore et in ore sit: homo sum, humani nihil a me alienum puto (Heautontimorumenos, 77)
Ita habeamus: in commune nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi a una volta di pietre simillima est, quae casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur. (53)
Virtus et aliorum est scientia et sui: discendum de ipsa est ut ipsa discatur (56). Molti ondeggiano siccome privi di criterio.

La fama, quello che si dice è la più incerta delle norme.
Posidonio giudica necessarie praeceptionem, la precettistica, sed etiam suasionem, l’arte di dare consigli et consolationem , et exhortationem , his adicit causarum inquisitionem, aetiologĭan, la ricerca delle cause, un termine che usano anche i grammatici, custodes Latini sermonis (65)
Si deve anche proporre un modello (exemplar) tramite un esempio
Come fa Virgilio in Georgica III (75-85) dove indica il pecoris generosi pullus, il puledro di buona razza che avanza senza paura con il collo dritto (ardua cervix) il capo espressivo (argutumque caput), piccolo il ventre (brevis alvus) il petto baldanzosipieno di muscoli toris animosum pectus, e freme al sentore della battaglia
In ogni muscolo gli fremeva una vita inimitabile.
Dum aliud agit, Vergilius noster descripsit virum fortem (69)
Catone dovrebbe essere descritto così. Egli sfidò entrambi i contendenti utrumque provocavit, Cesare e Pompeo.
Cfr. Lucano victrix causa deis placuit sed victa Catoni" (Pharsalia, I, 128),
Altri esempi di nobiltà sono l’altro Catone, il censore, Lelio il sapiens, e Tuberone, seguace dello stoicismo e partecipe del cenacolo filelleno, che allestì ligneos lectos, haedinasque pro stragulis pelles, pelli di capra come coperte, dovendo allestire un banchetto in onore dell’Africano. Così consacrò la povertà sul Campidoglio paupertatem in Capitolio consecravit (72). Censura fuit illa, non cena (73) L’oro e l’argento degli altri sono stati fusi e spezzati, at omnibus saeculis fictilia Tuberonis durabunt, vasi di argilla.



CONTINUA

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