domenica 25 novembre 2018

L’umanesimo. parte I




Voglio rispondere a chi dubita del fatto che sia male ammazzare i bambini se questi sono palestinesi in braccio alle madri. Tra l'altro tale crimine annienta anche le madri che sono pure donne umane. C'è chi dubita che tale condanna mia abbia qualche cosa a che vedere con i classici. Lo spiego da uomo umano e umanista quale sono. Ebbene Andromaca, la madre dolorosa delle Troiane di Euripide, quando sa che i Greci hanno deciso di ammazzare suo figlio, il piccolo Astianatte, accusa i Greci di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [Ellhne~ kaka v- tiv tovnde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion;" o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente? (vv. 764-765).
Coloro che approvano l'uccisione dei bambini chiunque siano i loro genitori, Troiani o Palestinesi, o Ebrei, sono non soltanto tangheri, ma aggiungo barbari e orribili canaglie. Dovrebbero essere sanzionati non meno di quanti negano l'olocausto degli Ebrei da parte dei nazisti. Queste canaglie infatti ne auspicano altro genocidio: quello dei Palestinesi.
Orazio nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu, versate diurna” (vv. 268-269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di notte e di giorno.
Magari fate delle scelte di volta in volta, ma per farle bisogna avere una visione d'insieme delle opere dei classici latini greci e moderni. Essere pronti è tutto: the readiness is all, come dice Amleto a Orazio (Hamlet, V, 2). Per chi non lo sapesse queste parole sono di Shakespeare. Leggete dunque, leggete: forse diventerete meno cattivi e meno stupidi.
Umanesimo è amore per l’umanità Alcuni esempi

Amore e umanesimo

Sentiamo quello che dicono Nausicaa a Odisseo, poi Eumeo sempre a Odisseo
La principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto dell’Odissea (207-208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga spaventate dall’aspetto miserabile e orribile di Odisseo: “to;n nu`n crh; komevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~ - xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, dobbiamo prenderci cura di questo: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro
 Le stesse parole (Odissea, XIV, 57-59) dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Ulisse gli si presenta travestito da mendicante irriconoscibile e il porcaio lo accoglie ospitalmente spiegandogli che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui.

Sofocle Antigone, v.523:"Certamente non sono nata per condividere l'odio ma l'amore".- E' questo un verso chiave della tragedia.
Legge naturale e personale dunque per Antigone è l'inclinazione ad amare, mentre il bando di Creonte è un editto di odio. La fuvsi" di Antigone non riconosce come naturale il khvrugma di Creonte.

Tra i sofisti, oltre Antifonte, Ippia di Elide denuncia la discrepanza tra leggi della natura e leggi scritte dagli uomini che sanciscono differenze innaturali.
Nel Protagora di Platone, il personaggio del sofista afferma:" to; ga;r o{moion tw'/ oJmoivw/ fuvsei suggenev" ejstin, oJ de; novmo" tuvranno" w]n tw'n ajnqrwvpwn polla; para; th; fuvsin biavzetai" (337d), infatti il simile è parente del simile per natura, mentre la legge, essendo tiranna degli uomini, in molti casi commette violenze contro natura.

Seneca afferma la naturalezza e la necessità dell'amore reciproco nell'Epistola 95: "natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi, ex illius imperio paratae sint iuvandis manus. Ille versus et in pectore et in ore sit:
homo sum, humani nihil a me alienum puto[1].
Ita habeamus: in commune nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi simillima est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur" ( 95, 52, 53), la natura ci ha messi alla luce legati da parentela, poiché ci ha fatto nascere dai medesimi elementi e per i medesimi scopi; questa ci ha messo dentro un amore reciproco e ci ha reso socievoli. Essa ha disposto l'equità e la giustizia; secondo il suo ordinamento è più deplorevole recare danno che riceverlo[2], in conseguenza dei suoi ordini le mani siano pronte per quelli che hanno bisogno di aiuto. Ci stia sempre nel cuore e in bocca quel verso famoso:
sono uomo, e non mi sento ostile a nulla di umano.
Facciamo questa considerazione: siamo nati per metterci a disposizione reciproca. La nostra società è molto simile a una volta di pietre che, destinata a cadere se non se lo impedissero a vicenda, proprio da questo fatto è tenuta in piedi.
Ma la ricerca della voluptas ha capovolto questo fatto naturale:"Homo, sacra res homini, iam per lusum ac iocum occiditur" (95, 33), l'uomo, cosa sacra per l'uomo, oramai viene ucciso per gioco e per scherzo.
 L'Antigone di B. Brecht afferma come quella sofoclèa di vivere per l'amore, non per l'odio, e al tiranno, che l'accusa di non vedere "il divino ordinamento dello Stato", ribatte:"Sarà divino, ma lo vorrei piuttosto/Umano, figlio di Meneceo, Creonte".
La legge naturale dell'amore è così forte che la sente anche la parte buona di Edipo "tiranno": "ajll j eij povlin thvnd j ejxevsws j, ouj moi mevlei" (Edipo re , v. 443), ma se ho salvato questa città, non mi importa.
In tali espressioni gli eroi sofoclei sono "le macchie luminose" cui Nietzsche li assimila nella Nascita della tragedia [3].
Il figlio di Laio nell'Edipo re va in rovina poiché non comprende in tempo che deve anteporre le norme divine a quelle umane ma alcuni versi preludono alla trasfigurazione di Colono. "Edipo sta su un piano più alto di Creonte; e tuttavia precipita rovinosamente, perché anch'egli tenta di vivere in base al criterio secondo cui l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose"[4].
Sul significato di "amore" in questo verso, sentiamo V. Ehrenberg: "Dobbiamo intendere il termine "amore" senza le posteriori implicanze erotiche o cristiane - come e[rw" o come ajgavph -, bensì concepirlo puramente come filiva, - ed infatti tale è la sua designazione in questo passo-, qualora intendiamo captare una delle componenti che agiscono in seno alle leggi non scritte di Antigone. L'amore come filiva, come opposto rispetto all'"odio" o all'"inimicizia" (in greco designati con il medesimo termine), è un vincolo umano che forse appare più vicino all'amicizia che all'amore; esso costituisce il vincolo che unisce gli uomini ed è uno dei fondamenti su cui poggiava la società greca"[5].
Sull'amore umanistico, sull'amore per l'umanità e per la vita, ha scritto parole sante E. Fromm:"In realtà, esiste soltanto l'atto di amare ; e amare è un'attività produttiva, che implica l'occuparsi dell'altro, conoscere, rispondere, accettare, godere, si tratti di una persona, di un albero, di un dipinto, di un'idea. Significa portare la vita, significa aumentare la vitalità dell'altro, persona od oggetto che sia. E' dunque un processo di autorinnovamento, di autoincremento"[6].
In un altro libro lo psicoanalista sostiene che "Antigone rappresenta l'umanità e l'amore; Creonte, il despota totalitario, l'idolatria dello stato e l'ubbidienza"[7].
 Inoltre:"Esiste un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone di Sofocle, una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa, Antigone rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera dell'uomo"[8].
Un'altra espressione di umanesimo è quella che il vecchio Sofocle attribuisce a Teseo nell'Edipo a Colono : "e[xoid j ajnh;r w[n"(v.567), so bene di essere un uomo. E' la coscienza della propria umanità senza la quale ogni atto violento è possibile. Il sapere di essere uomo che cosa comporta? Significa incontrare una creatura mezza distrutta come è Edipo vecchio, provarne pietà, incoraggiarla ponendo domande:"kaiv s j oijktivsa"-qevlw jperevsqai[9], duvsmor j Oijdivpou, tivna - povlew" ejpevsth" prostroph;n ejmou' t j e[cwn", vv. 556-558, e sentendo compassione, voglio domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei fermato qui. Poi significa ascoltare e comprendere con simpatia poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte. "Anche io - dice il re di Atene al mendicante cieco - sono stato allevato fuggiasco come te" (vv.562-563)."Dunque so di essere uomo e che del domani nulla appartiene più a me che a te" (vv. 567-568).

E' una dichiarazione di quella filanqrwpiva che si diffonderà in età ellenistica e partorirà l'humanitas latina.
Una simile dichiarazione di umanesimo, quale interesse per l'uomo e disponibilità ad ascoltarlo, leggiamo nel più famoso verso di Terenzio: "Homo sum: humani nil a me alienum puto "[10].


CONTINUA



[1]Terenzio, Heautontimorumenos, v. 77. Lo dice il vecchio Cremete al vecchio Menedemo, il punitore di se stesso
[2] Socrate nel Gorgia indica dikaiosuvnh e swfrosuvnh, giustizia e temperanza, come i bersagli cui deve mirare l'uomo buono che vuole essere felice, non permettendo che le passioni divengano sfrenate (507d-e). E tra commettere ingiustizia e subirla il male minore è subirla (mei'zon mevn famen kako;n to; ajdikei'n, e[latton de; to; ajdikei'sqai, 509c).
[3]Capitolo IX.
[4]V. Ehrenbeg, Sofocle e Pericle , p. 107.
[5]Op. cit., p. 50.
[6]Avere o essere? , p. 69.
[7]Amore, sessualità e matriarcato , p. 21.
[8]La disobbedienza e altri saggi , p. 63.
[9] =ejperevsqai: infinito aoristo di ejpeivromai, domando.
[10]Heautontimorumenos ,77.

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