sabato 11 gennaio 2025

Ifigenia 220 La commediante importuna e molesta.


 

Dopo la cena più dispendiosa  che soddisfacente litigammo.

Ifigenia disse che voleva restare sveglia tutta la notte per giocare fino all’alba con me. Risposi che io invece volevo dormire in quanto nei tre giorni seguenti  avrei dovuto guidare quasi senza cibo e senza caffè. Ma questo era un particolare inifluente sulla spensierata che avrebbe dormito tutto il tempo delle mie ore di guida. Non era mai capace di mettersi nei panni degli altri. Se non imparava tale facoltà di rovesciamento non sarebbe mai diventata un’attrice. Era una donna di ventisei anni oramai, però voleva conservare molti tratti caratteristici della bambina: quasi tutti tranne l’innocenza.

Arrivò dire: “ascolta amore mio, ho un’idea meravigliosa: invece di andare a dormire giocheremo: tu mi inseguirai tra i monti fino a quando mi ghermirai e faremo l’amore. Non mi trasformerò in una pianta d’alloro come quella degenerata di Dafne. Tu avrai maggiori soddisfazioni di Apollo”.

Mi dava fastidio. Forse non aveva voglia di fare l’amore oppure temeva che non ce l’avessi io. La sua malizia infatti era tanta. Io ero stato un bambino e un ragazzo dal cuore in mano ma poi avevo imparato a guardarmi da certe commedianti.

Mi venne pure in mente che volesse suggerirmi  la superiore levatura delle sue abitudini alla camera  presa in affitto per dormire.

Dopo averci pensato un poco, risposi: “senti graziosa ragazza, sarebbe uno spasso delizioso per me giocare con te tutta la notte, ringiovanendo oltretutto, ma domani dovrò guidare fino a sera per avvicinarci a Bologna il più possibile. Abbiamo i soldi appena per la benzina e magiare pane con burro che toglie la fame solo perché fa schifo”.

Colei cercò di stravolgere la logica e la realtà dei fatti

“Appunto-rispose-noi passeremo due o tre giorni chiusi dentro l’automobile tua mangiando schifezze: migliaia di calorie senza fare un passo, perciò dobbiamo camminare tutta la notte se non vogliamo arrivare enormi e sconciati. Lo sai vero, tesoro, che ti lascerò, appena sarai arrivato a sessanta chili!”

“Facciamo finta di niente” pensai. In realtà eravamo affamati e denutriti dal pomeriggio seguente la cena di Szeged, grazie all’ospitalità di Ezio, venturosa e benedetta, pur se maledetta da quella infuriata.

Risposi: “Se questa notte non riposo, domani non potrò guidare. Dunque non c’è più discussione, nemmeno per scherzo. Ho sonno e vado a dormire. Tu fai pure quello che vuoi”,

Allora l’istriona provò un altro dei suoi ruoli: quello della amatissima figlia cui nulla può negare il babbo suo che l’adora.

Scrivendo questo penso che probabilmente sarei stato tale con una figlia mia. Forse per tale motivo non mi è stato concessa dal fato.

La ragazza dunque ricorse alla sua solita litania: “gianni, tesoro, ti prego, ti prego, ti prego: se mi vuoi un poco di bene, cammina tutta la notte con me in mezzo a questi monti incantati. Che cosa ti costa? Ti prego, ti prego”    

Dovetti sgridarla con un’asprezza inusitata: “ Ora basta. Tu mi fai perdere tempo e mi disturbi parecchio. Questa tua scena da bambina meno che decenne è contro natura. Fra poco ne compirai ventisei. Ora che non sei in te, non solo non collabori come dovresti ma fai di tutto per accrescere le difficoltà di entrambi dato che siamo nella stessa situazione di indigenza”.

L’avevo colpita soltanto rammentandole l’età.

Quindi rispose: se con le  befane tue coetanee ti trovavi tanto bene, in Grecia dovevi portare una o due di loro. Le  Esculpie, le Pinucce e le altre tue  collaboratrici domestiche sarebbero state felici di collaborare con te, qui come a Bologna. Torna da loro!”

“Sai quanto erano meglio quelle donne! Per non dire delle tre  finniche meravigliose-pensai- Qaumasta; crhvmata!

 

Bologna  11 gennaio 2024 ore 16, 34 giovanni ghiselli

 

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