I Lezione 5
febbraio 2013 ore 17-19. Istituto di italianistica e Filologia classica. Via
Zamboni 32. Aula Guglielmi.
Metodologia.
Come leggere gli autori greci
e latini in una prospettiva europea.
Diversi autori indicati nelle
quattro lezioni successive verranno già presentati in questa prefazione sul
metodo.
Darò maggiore spazio agli
autori cui gli ascoltatori presteranno maggiore attenzione.
Prefazione.
Perché studiare il
greco e il latino, potrebbe chiederci un giovane, a che cosa servono? Alcuni
rispondono:" a niente; non sono servi di nessuno; per questo sono
belli"[1]. Non è questa la nostra risposta. Se è vero che le
culture classiche non si asserviscono alla volgarità delle mode, infatti non
passano mai di moda, è pure certo che la loro forza è impiegabile in qualsiasi
campo. La conoscenza del classico
potenzia la natura peculiare dell'uomo che è animale linguistico. Il greco e il latino servono all'umanità: accrescono
le capacità comunicative che sono la base di ogni studio e di ogni lavoro non
esclusivamente meccanico.
Chi conosce il greco
e il latino sa parlare la lingua italiana più e meglio di chi non li conosce[2]. Sa anche pensare più e meglio di chi non li conosce.
Parlare male, affermava Socrate nel Fedone , non solo è
una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime[3].
:" euj ga;r i[sqi…a[riste Krivtwn, to; mh;
kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev"[4],
ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e).
Tanto più è necessario ripristinare la potenza della
parola oggi, in presenza di questa vera e propria entropia linguistica. Lo ha
ricordato Ivano Dionigi nel convegno di Torino-Ivrea dell'ottobre 2003.
Don Milani insegnava
che "bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchire
la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti nell'arte della
parola"[5].
Il sicuro
possesso della parola è utile in tutti i
campi, da quello liturgico a quello
erotico
: "Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes/et tamen
aequoreas torsit amore deas
", bello
non era, ma era bravo a parlare Ulisse, e pure fece struggere d'amore le dee
del mare, scrive Ovidio nell'Ars amatoria [6] .
Sono
versi non per caso citati da Kierkegaard nel Diario del seduttore. Ebbene, non si può essere veramente bravi a
usare la parola, utilizzabile sempre e per molti fini, tutti sperabilmente
buoni, se non si conoscono le lingue e le civiltà classiche, ossia quelle dei
primi della classe. Noi vorremmo che le conoscessero tutti attraverso una
scuola che fosse nello stesso tempo popolare e di alta qualità.
Indice dei capitoli con gli argomenti.
1. Il metodo mitico (T. S. Eliot) è un
metodo comparativo.
2. Le
rovine. Salvatore Settis: le rovine sono la cosa più viva della storia.
3. Elogio
della tradizione e necessità della
fatica. Povno~ e labor. Esiodo. Sofocle. Eracle al bivio.
Orazio. Per noi la fatica,
l’operosità concreta è la conoscenza dei testi.
Il sogno di
Alessandro Magno in Arriano.
Alessandro
Magno, che si riteneva discendente di
Achille e di Eracle, quando si preparava ad
assediare Tiro (estate del 332
a . C.), sognò che Eracle
stesso lo introduceva in città.
L’indovino Aristandro interpretò la visione onirica dicendo che Tiro sarebbe
stata presa “xu;n
povnw/…o{ti kai; ta; tou` JHraklevou~ e[rga xu;n povnw/ ejgevnetw.
Kai; ga;r kai; mevga e[rgon th`~ Tuvrou hJ poliorkiva ejfainevto”[7] con fatica… poiché anche le
imprese di Eracle erano avvenute con fatica.
Alessandro
avrebbe procurato fatica anche ai poeti.
Alessandro Magno non solo si sobbarcò personalmente
fatiche immani, e, ovviamente, le impose alle sue truppe, ma le procurò anche
ai poeti: Arriano racconta che dopo la distruzione di Tebe (335), poco prima di partire per la sua spedizione,
il giovane re di Macedonia celebrò giochi e sacrifici. Allora gli fu annunciato
che la statua di Orfeo nella Pieride ijdrw`sai xunecw`~ sudava
continuamente; quindi l’indovino
Aristandro disse che cantare le gesta di Alessandro sarebbe costato polu;~ povno~ ai poeti (Anabasi di
Alessandro, I, 11, 2-3). Faticosa l’impresa di Alessandro, faticoso anche
celebrarla.
Dante e il “poema sacro”.
“poema
sacro/al quale ha posto mano e cielo e terra/sì che m’ha fatto per più anni
macro” (Paradiso, XXV, 1-3).
Machiavelli
e il dovere di “insudare nelle cose”. Leopardi e il prezzo di un’opera egregia
(Il
Parini ovvero della gloria).
4. Necessità
della conoscenza della Storia.
4. 1. Lo studio della storia presenta varie
possibilità di approccio: da quello politico ed economico, al sociologico,
all’antropologico, allo psicologico. Rostovzev. Auerbach. S. Mazzarino.
Tucidide e l’ajcrhmativa.
S. Mazzarino i ritiene che al pensiero storico classico non manchi
un'ampia e approfondita considerazione dei fatti economici:"Basta pensare,
per es., all'archeologia di Tucidide, tutta
fondata su aJcrhmativa[8] e crhmavtwn th;n
kth'sin[9]; concetti che lì sono
fondamentali, non già semplici riferimenti. Tacito (…) Plinio il Vecchio (…)
hanno interpretato con acutezza i fatti sociali dell'epoca giulio-claudia"[10].
Si pensi alla crisi dell’agricoltura italica dovuta all’estendersi dei
latifondi; per esempio: latifundia
perdidere Italiam" scrive Plinio il Vecchio[11].
Tacito e la crisi dell’agricoltura italica.
Per quanto riguarda l’autore degli Annales[12]:"Questa
idea della crisi economica dell'Italia domina il pensiero di Tacito, e dà ad esso toni di tristezza
profonda: infatti, la ritroviamo in un passo degli Annales, XII, 43, meritatamente celebre”[13]:"at hercule olim Italia legionibus longiquas
in provincias commeatus portabat, nec nunc infecunditate laboratur, sed Africam
potius et Aegyptum exercemus, navibusque
et casibus vita populi Romani permissa est ", eppure, per Ercole,
una volta l'Italia mandava vettovaglie per le legioni in province lontane, né
oggi la terra soffre di sterilità, ma noi preferiamo far coltivare l'Africa e
l'Egitto, e la vita del popolo romano è affidata ai rischi della navigazione.
Lo
storico si riferisce all’ultimo periodo del principato di Claudio (41-54), ma
già Ottaviano Augusto temeva che le campagne rimanessero non coltivate a causa
dell'ozio della plebe, e decise di abolire le distribuzioni frumentarie:"quod
earum fiduciā
cultură agrorum cessaret " [14], poiché, confidando in
queste, la gente trascurava la coltivazione dei campi. Tuttavia l'imperatore
non perseverò nel proponimento.
La storia degli anelli d’oro in Plinio il
Vecchio e nel Satyricon.
La
storia esemplare con modelli e contromodelli. Tito Livio, Tacito e la grandezza
del passato rispetto alla sopravvenuta decadenza. Il filum di tradizionalismo che unisce Catone- Sallustio-Livio e
Tacito. Polibio: la storia come correzione (diovrqwsi").
Posidonio e Diodoro: gli storiografi quali benefattori dell’umanità. Tucidide e
la maggiore grandezza del presente. Plutarco e i suoi estimatori: Montaigne, Shakespeare, Vittorio Alfieri,
Foscolo, Nietzsche e la storia monumentale.
Seneca (Naturales
quaestiones) sconsiglia di proporre contromodelli. Machiavelli e
Guicciardini. Le interpretazioni contrastive della Storia inducono il giovane a
pensare. Vite composite e variopinte.
Proust. Le Vite di Demetrio Poliorcete e di Antonio secondo Plutarco.
Luciano e la processione della Tuvch.
Luciano[15] paragona la
nostra vita a una processione in costume guidata dalla Fortuna che attribuisce
le parti agli umani e spesso
cambia maschere e ruoli di alcuni durante il corteo: " Pollavki" de; kai; dia;
mevsh" th'" pomph'" metevbale ta; ejnivwn schvmata"[16].
5. Alcuni personaggi appartengono tanto alla storia
quanto alla letteratura che attinge
alla storia, e al cinema che fa uso di entrambe.
Ulisse è un personaggio chiave della letteratura,
Alessandro Magno della storia. Il cinematografo si appropria di alcuni
personaggi estremi.
Baudelaire: Alcibiade, Catilina e Cesare quali
splendidi tipi del dandismo.
Baudelaire[17] compila una breve lista dei
rappresentanti del dandismo dell'antichità, "il dandismo è un'istituzione
vaga, bizzarra come il duello; antichissima, perché Cesare, Catilina, Alcibiade ce ne forniscono degli splendidi
tipi"[18]. Poco più avanti il poeta francese dà una
definizione del dandismo:" è
l'ultimo raggio di eroismo nei periodi di decadenza...è un sole che
tramonta; come l'astro che declina, è superbo, senza calore e pieno di
malinconia"[19].
A questa lista è possibile
aggiungere il Petronio di Tacito, e
pure personaggi della letteratura quali Dorian
Gray di O. Wilde, o Andrea Sperelli
di D'Annunzio.
Andrea Sperelli di D’Annunzio è camaleontico come
l’Alcibiade di Plutarco, di Cornelio Nepote, di Montaigne, e quanto il Catilina
di Cicerone. Alcibiade, Catilina e Cesare sono seduttori tipici. Hanno un
antecedente in Odisseo, con l’aggiunta della bellezza. Alcibiade nel Simposio di Platone, quindi in Nietzsche. Alcibiade prefigura il don Giovanni di Kierkegaard.
6. La
conoscenza dei fatti storici e di quelli letterari è indispensabile alla
crescita della persona. Cicerone.
Non tutti i bambini diventano persone mature. Lo
afferma Cicerone nell'Orator [20]: "Nescire
autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum."
(120),
C. Pavese. Leopardi e il “secolo di ragazzi”. Alcuni non diventano mai
uomini: H. Hesse, Esopo: Prometeo e gli uomini.
Il benessere
dell'albero per le sue radici: la storia
antiquaria di Nietzsche. Ancora T. S. Eliot : il senso storico, la maturità della mente, e la visione d’insieme di tutta la letteratura europea che ha un’
esistenza simultanea.
Tutti gli scrittori
europei sono saliti sulle spalle di Omero “poeta sovrano”.
Leopardi ebbe a scrivere "Tutto si è perfezionato da
Omero in poi, ma non la poesia"[21].
L’ aforisma
che Giovanni di Salysbury (XII secolo) attribuisce a Bernardo di Chartres[22]:"Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi
nanos gigantum humeris insidentes.
U. Eco: ogni
parricidio elimina i padri ricorrendo ai nonni. L’Ulisse di Joyce uccide il romanzo dell’Ottocento e risale a Omero.
Il
parricidio di Parmenide nel Sofista
di Platone.
Nel Sofista di Platone, lo
straniero di Elea chiede a Teeteto di
non credere che sia diventato quasi un
parricida (241d) se dovrà sostenere,
contro il padre Parmenide, che ciò che non è, in un certo senso, è esso pure, e
ciò che è, a sua volta in un certo senso non è.
Il senso è che il genere
dell’essere si specifica con il genere
del non essere.
7. Il metodo comparativo può essere
applicato agli oggetti. L’ensis del
suicidio di Didone in Virgilio e la spada di Aiace in Omero e in Sofocle.
Lo scudo in Archiloco, Orazio, Tacito. La
letteratura europea diventa organica. Il fine è il potenziamento etico ed
estetico dei giovani i quali, da parte loro, ci curano l’anima.
8. Già gli antichi avevano coscienza di stare sulle spalle di Giganti
del passato. Eschilo.
Eschilo
diceva che le sue tragedie erano fette del grande banchetto omerico (Aijscuvlo" … o}" ta;" auJtou'
tragw/diva" temavch ei\nai e[legen tw'n
JOmhvrou megavlwn deivpnwn"[23]); Callimaco[24] afferma:
"ajmavrturon oujde;n ajeivdw"[25], non canto
nulla che non sia testimoniato.
La poesia ellenistica
post-filosofica, e la cultura come “vasta forma del ricordo” (Bruno Snell). Terenzio. Leopardi, Musil.
Robert Musil[26] attraverso il suo protagonista Ulrich, il quale gioca
sempre al ribasso, parla ironicamente di una
"catena di plagi"[27] che lega le
grandi figure del mondo artistico l'una all'altra.
9. Nelle
pagine di un autore moderno si possono leggere in filigrana altri auctores
della tradizione europea. Eliot, Shakespeare
(I am Antony yet) e Seneca (Medea superest). La difesa dell’identità e il “darsi animo”. La
tematica senecana dell’orrore ripresa dal teatro elisabettiano. L’Ecerinis (del 1314) di Albertino
Mussato.
9. 1. Il latino e
il greco come corrente sanguigna della letteratura europea (T. S. Eliot).
10. Massimo
Cacciari: opporre la topologia alla cronologia. I classici
contro le mode. Classico è quanto non passa di moda. Márai: quelli che parlano per luoghi comuni hanno
sempre ragione (La donna giusta).
Bruno Vespa. Goethe e Leopardi. L’artista libera il mondo dai ceppi dei luoghi
comuni volgari. La metafora contro il luogo comune. La metafora come bomba
atomica mentale. Pregi del linguaggio.
Aristotele
Degne di nota sono le considerazioni sul linguaggio poetico: "Levxew~ de; ajreth; safh' kai;
mh; tapeinh;n ei\nai” ( Poetica, 1458a, 18 ). Pregio del linguaggio è essere chiaro e non pedestre
Nella Retorica Aristotele dà questo suggerimento : «bisogna rendere
peregrino il linguaggio (dei'
poie'n xevnhn th;n diavlekton), poiché
gli uomini sono ammiratori delle cose lontane» (III, 1404b).
La metafora possiede in
massimo grado chiarezza (to;
safev~), piacevolezza (to; hJduv) e stranezza (to; xenikovn), e
non è possibile prenderla da altri (Retorica,
III, 1405a).
Leopardi.
Nello Zibaldone
di Leopardi leggiamo: «le parole lontano,
antico, e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste,
e indefinite, e non determinabili e confuse» (1789). E, più avanti (4426): «il poetico, in un modo o in altro modo,
si trova sempre consistere nel lontano,
nell'indefinito, nel vago».
Il canto corale, a più voci, entra in questa poetica del vago e dell’indefinito.
Il coro infatti è "parte di quel vago, di
quell'indefinito ch'è la principal cagione dello charme dell'antica poesia e
bella letteratura. L'individuo è
sempre cosa piccola, spesso brutta, spesso disprezzabile. Il bello e grande ha
bisogno dell'indefinito, e questo indefinito non si poteva introdurre sulla
scena, se non introducendovi la moltitudine" (2804).
11. Che cosa sono i
topoi. Curtius e Quintiliano. Aristotele e Cicerone. La topica è l’arte dei
luoghi, ossia quella di reperire “argumenta
quae transferri in multas causas possunt” (De inventione (2, 48).
11. 1.
Maurizio Bettini: Argumentum implica
chiarimento , chiarezza (cfr. ajrgov", argentum, argilla
"("terra bianca")"[28] e rivelazione. Il verbo arguo significa anche “accuso”
Nell’Ars amatoria il poeta Peligno scrive :"arguor obsceni
doctor adulterii " (II, 212), mi accusano di essere maestro di immondo adulterio.
giovanni ghiselli
Giovanni
Ghiselli. g.ghiselli@tin.it
[1]
“Erano-e l’insegnante lo faceva notare spesso-del tutto inutili apparentemente
ai fini degli studi futuri e della vita, ma solo apparentemente. In realtà
erano importantissimi, più importanti addirittura di certe materie principali,
perché sviluppano la facoltà di ragionare e costituiscono la base di ogni
pensiero chiaro, sobrio ed efficace” (H. Hesse, Sotto la ruota (del 1906),
p. 24.
[2]
Vittorio Alfieri nella sua Vita
(composta tra il 1790 e il 1803) racconta di avere impiegato non poco tempo dell’inverno
1776-1777 traducendo dopo Orazio,
Sallustio, un lavoro “più volte rifatto mutato e limato…certamente con molto
mio lucro sì nell’intelligenza della lingua latina, che nella padronanza di
maneggiar l’italiana” (IV, 3).
[3]
Cfr. cap. 50.
[5]Lettera a una professoressa , p. 95.
[6] II, 123-124. Bello non era
ma era bravo a parlare Ulisse e pure fece struggere d'amore le dee del mare.
Sono versi non per caso citati da Kierkegaard nel Diario del seduttore .
[7]
Arriano (età di Traiano e di Adriano), Anabasi
di Alessandro, 2, 18, 1.
[8]
Tucidide, Storie, I, 11, 3. Significa scarsità di risorse senza
le quali secondo lo storiografo della guerra del Peloponneso non si possono
allestire grandi flotte né fare guerre grandi come quella del Peloponneso.
[9]I,
13, 1. E' l'accumulo di ricchezze necessari allo sviluppo di una grande
potenza.
[10]
S. Mazzarino, L'impero romano,
(del 1974) vol.I, p. 214, n. 4.
[11]
Naturalis historia, XVIII, 7.
[12]
Gli Annales, composti da Tacito negli anni successivi al 111 d. C.,
dovevano continuare l'opera di Livio: il titolo dei manoscritti Ab excessu
divi Augusti echeggia il liviano Ab urbe condita. Dell'opera che
doveva andare dalla morte di Augusto a quella di Nerone ci sono arrivati i
libri I-IV, un frammento del V e parte del VI con gli avvenimenti dalla morte
di Augusto (14 d. C.) a quella di Tiberio (con una lacuna per gli anni 29-31);
inoltre i libri XI-XVI con il regno di Claudio, dal 47, e quello di Nerone fino
al 66.
[13]
S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, III, p. 458.
[14]
Svetonio, Vita di Augusto, 42.
[15]
120 ca. d. C. 180 ca.
[16]
Mevnippo" h] nekuomanteiva, 16.
[17]
1821-1867 ,
[18]Curiosità
estetiche (uscite postume nel 1869).
[19]
In Guglielmino/Grosser, Il sistema letterario. Ottocento, p. 1152.
[20]
Del 46 a .
C.
[21]Zibaldone , 58.
[22]
Filosofo scolastico francese morto nel 1130. Scrisse un’opera su Porfirio.
[23]
Ateneo (II-III sec. d. C.) I Deipnosofisti, VIII, 39.
[24]305 ca-240ca a. C.
[25] Fr. 612 Pfeiffer.
[27]L'uomo senza qualità , p. 270.
[28]
M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.
vorrei ghiselli ministro della cultura
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