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lunedì 4 febbraio 2013

Come leggere gli autori greci e latini in una prospettiva europea


I Lezione  5 febbraio 2013 ore 17-19. Istituto di italianistica e Filologia classica. Via Zamboni 32. Aula Guglielmi.
Metodologia.
Come leggere gli autori greci e latini in una prospettiva europea.
Diversi autori indicati nelle quattro lezioni successive verranno già presentati in questa prefazione sul metodo.
Darò maggiore spazio agli autori cui gli ascoltatori presteranno maggiore attenzione. 

Prefazione.
Perché studiare il greco e il latino, potrebbe chiederci un giovane, a che cosa servono? Alcuni rispondono:" a niente; non sono servi di nessuno; per questo sono belli"[1]. Non è questa la nostra risposta. Se è vero che le culture classiche non si asserviscono alla volgarità delle mode, infatti non passano mai di moda, è pure certo che la loro forza è impiegabile in qualsiasi campo. La conoscenza del classico  potenzia la natura peculiare dell'uomo che è animale linguistico.  Il greco e il latino servono all'umanità: accrescono le capacità comunicative che sono la base di ogni studio e di ogni lavoro non esclusivamente meccanico.
Chi conosce il greco e il latino sa parlare la lingua italiana più e meglio di chi non li conosce[2]. Sa anche pensare più e meglio di chi non li conosce.
  Parlare male, affermava Socrate nel Fedone , non  solo è una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime[3].
:" euj ga;r i[sqia[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev"[4], ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e).
Tanto più è necessario ripristinare la potenza della parola oggi, in presenza di questa vera e propria entropia linguistica. Lo ha ricordato Ivano Dionigi nel convegno di Torino-Ivrea dell'ottobre 2003.

Don Milani insegnava che "bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchire la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti nell'arte della parola"[5].
Il sicuro possesso  della parola è utile in tutti i campi, da quello liturgico a  quello erotico : "Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes/et tamen aequoreas torsit amore deas ", bello non era, ma era bravo a parlare Ulisse, e pure fece struggere d'amore le dee del mare, scrive Ovidio nell'Ars amatoria [6] .
Sono versi non per caso citati da Kierkegaard nel Diario del seduttore. Ebbene, non si può essere veramente bravi a usare la parola, utilizzabile sempre e per molti fini, tutti sperabilmente buoni, se non si conoscono le lingue e le civiltà classiche, ossia quelle dei primi della classe. Noi vorremmo che le conoscessero tutti attraverso una scuola che fosse nello stesso tempo popolare e di alta qualità.



Indice dei capitoli con gli argomenti.

1. Il metodo mitico (T. S. Eliot) è un metodo comparativo.
2. Le rovine. Salvatore Settis: le rovine sono la cosa più viva della storia.
3. Elogio della tradizione e necessità della fatica. Povno~ e labor. Esiodo. Sofocle. Eracle al bivio.  Orazio.  Per noi la fatica, l’operosità concreta è la conoscenza dei testi.
Il sogno di Alessandro Magno in Arriano.
Alessandro Magno, che si riteneva discendente di Achille e di Eracle, quando si preparava ad assediare Tiro (estate del 332 a. C.), sognò che Eracle stesso lo introduceva in città. L’indovino Aristandro interpretò la visione onirica dicendo che Tiro sarebbe stata presa “xu;n povnw/o{ti kai; ta; tou`   JHraklevou~ e[rga xu;n povnw/ ejgevnetw. Kai; ga;r kai; mevga e[rgon th`~ Tuvrou hJ poliorkiva ejfainevto[7] con fatica… poiché anche le imprese di Eracle erano avvenute con fatica.
Alessandro avrebbe procurato fatica anche ai poeti.
Alessandro Magno non solo si sobbarcò personalmente fatiche immani, e, ovviamente, le impose alle sue truppe, ma le procurò anche ai poeti: Arriano racconta che dopo la distruzione di Tebe (335), poco prima di partire per la sua spedizione, il giovane re di Macedonia celebrò giochi e sacrifici. Allora gli fu annunciato che la statua di Orfeo nella Pieride ijdrw`sai xunecw`~ sudava continuamente; quindi l’indovino Aristandro disse che cantare le gesta di Alessandro sarebbe costato polu;~ povno~ ai poeti (Anabasi di Alessandro, I, 11, 2-3). Faticosa l’impresa di Alessandro, faticoso anche celebrarla. 
 Dante e il “poema sacro”.
“poema sacro/al quale ha posto mano e cielo e terra/sì che m’ha fatto per più anni macro” (Paradiso, XXV, 1-3).

Machiavelli e il dovere di “insudare nelle cose”. Leopardi e il prezzo di un’opera egregia (Il Parini ovvero della gloria).
4. Necessità della conoscenza della Storia.
4. 1. Lo studio della storia presenta varie possibilità di approccio: da quello politico ed economico, al sociologico, all’antropologico, allo psicologico. Rostovzev. Auerbach. S. Mazzarino.
 Tucidide e l’ajcrhmativa.
S. Mazzarino i ritiene che al pensiero storico classico non manchi un'ampia e approfondita considerazione dei fatti economici:"Basta pensare, per es., all'archeologia di Tucidide, tutta fondata su aJcrhmativa[8]  e crhmavtwn th;n kth'sin[9]; concetti che lì sono fondamentali, non già semplici riferimenti. Tacito (…) Plinio il Vecchio (…) hanno interpretato con acutezza i fatti sociali dell'epoca giulio-claudia"[10]. Si pensi alla crisi dell’agricoltura italica dovuta all’estendersi dei latifondi; per esempio: latifundia perdidere Italiam" scrive Plinio il Vecchio[11].

Tacito e la crisi dell’agricoltura italica.
Per quanto riguarda l’autore degli Annales[12]:"Questa idea della crisi economica dell'Italia domina il pensiero di Tacito, e dà ad esso toni di tristezza profonda: infatti, la ritroviamo in un passo degli Annales, XII, 43, meritatamente celebre[13]:"at hercule olim Italia legionibus longiquas in provincias commeatus portabat, nec nunc infecunditate laboratur, sed Africam potius et Aegyptum exercemus, navibusque et casibus vita populi Romani permissa est ", eppure, per Ercole, una volta l'Italia mandava vettovaglie per le legioni in province lontane, né oggi la terra soffre di sterilità, ma noi preferiamo far coltivare l'Africa e l'Egitto, e la vita del popolo romano è affidata ai rischi della navigazione.
Lo storico si riferisce all’ultimo periodo del principato di Claudio (41-54), ma già Ottaviano Augusto temeva che le campagne rimanessero non coltivate a causa dell'ozio della plebe, e decise di abolire le distribuzioni frumentarie:"quod earum fiduciā cultură agrorum cessaret " [14], poiché, confidando in queste, la gente trascurava la coltivazione dei campi. Tuttavia l'imperatore non perseverò nel proponimento.
La storia degli anelli d’oro in Plinio il Vecchio e nel Satyricon.

 La storia esemplare con modelli e contromodelli. Tito Livio, Tacito e la grandezza del passato rispetto alla sopravvenuta decadenza. Il filum di tradizionalismo che unisce Catone- Sallustio-Livio e Tacito. Polibio: la storia come correzione (diovrqwsi"). Posidonio e Diodoro: gli storiografi quali benefattori dell’umanità. Tucidide e la maggiore grandezza del presente. Plutarco e i suoi estimatori:  Montaigne, Shakespeare, Vittorio Alfieri, Foscolo, Nietzsche e la storia monumentale.
Seneca (Naturales quaestiones) sconsiglia di proporre contromodelli. Machiavelli e Guicciardini. Le interpretazioni contrastive della Storia inducono il giovane a pensare. Vite composite e variopinte.  Proust. Le Vite di  Demetrio Poliorcete e di Antonio  secondo Plutarco.
Luciano e la processione della Tuvch.
Luciano[15]   paragona la nostra vita a una processione in costume guidata dalla Fortuna che attribuisce le parti  agli umani  e spesso  cambia maschere e ruoli di alcuni durante il corteo: " Pollavki" de; kai; dia; mevsh" th'" pomph'"  metevbale ta; ejnivwn schvmata"[16]

5. Alcuni personaggi appartengono tanto alla storia quanto alla letteratura   che attinge alla storia, e al cinema che fa uso di entrambe.
Ulisse è un personaggio chiave della letteratura, Alessandro Magno della storia. Il cinematografo si appropria di alcuni personaggi estremi.
Baudelaire: Alcibiade, Catilina e Cesare quali splendidi tipi del dandismo.
Baudelaire[17] compila una breve lista dei rappresentanti del dandismo dell'antichità, "il dandismo è un'istituzione vaga, bizzarra come il duello; antichissima, perché Cesare, Catilina, Alcibiade ce ne forniscono degli splendidi tipi"[18]. Poco più avanti il poeta francese dà una definizione del dandismo:" è l'ultimo raggio di eroismo nei periodi di decadenza...è un sole che tramonta; come l'astro che declina, è superbo, senza calore e pieno di malinconia"[19].
A questa lista è possibile aggiungere il Petronio di Tacito, e pure personaggi della letteratura quali Dorian Gray di O. Wilde, o Andrea Sperelli di D'Annunzio.
Andrea Sperelli di D’Annunzio è camaleontico come l’Alcibiade di Plutarco, di Cornelio Nepote, di Montaigne, e quanto il Catilina di Cicerone. Alcibiade, Catilina e Cesare sono seduttori tipici. Hanno un antecedente in Odisseo, con l’aggiunta della bellezza. Alcibiade nel Simposio di Platone, quindi  in Nietzsche. Alcibiade  prefigura il  don Giovanni di Kierkegaard.
La Penna: il ritratto paradossale mescola vizi e virtù. Catilina, Othone, Enrico V,  papa Alessandro VI e altri. 

6. La conoscenza dei fatti storici e di quelli letterari è indispensabile alla crescita della persona. Cicerone.
Non tutti i bambini diventano persone mature. Lo afferma Cicerone nell'Orator [20]: "Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum." (120),
C. Pavese. Leopardi e il “secolo di ragazzi”. Alcuni non diventano mai uomini: H. Hesse, Esopo: Prometeo e gli uomini.  
Il benessere dell'albero per le sue radici: la storia antiquaria di Nietzsche. Ancora T. S. Eliot : il senso storico, la maturità della mente, e la visione d’insieme  di tutta la letteratura europea che ha un’ esistenza simultanea.
Tutti gli scrittori europei sono saliti sulle spalle di Omero “poeta sovrano”.
Leopardi ebbe a scrivere "Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia"[21].
L’ aforisma che Giovanni di Salysbury (XII secolo) attribuisce a Bernardo di Chartres[22]:"Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos gigantum humeris insidentes.
U. Eco: ogni parricidio elimina i padri ricorrendo ai nonni. L’Ulisse di Joyce uccide il romanzo dell’Ottocento e risale a Omero.
Il parricidio di Parmenide nel Sofista di  Platone.
Nel Sofista di  Platone, lo straniero di Elea chiede a Teeteto di non credere che  sia diventato quasi un parricida  (241d) se dovrà sostenere, contro il padre Parmenide, che ciò che non è, in un certo senso, è esso pure, e ciò che è, a sua volta in un certo senso non è.
Il senso è che il genere dell’essere  si specifica con il genere del non essere.
7. Il metodo comparativo può essere applicato agli oggetti. L’ensis del suicidio di Didone in Virgilio e la spada di Aiace in Omero e in Sofocle.
Lo scudo in Archiloco, Orazio, Tacito. La letteratura europea diventa organica. Il fine è il potenziamento etico ed estetico dei giovani i quali, da parte loro, ci curano l’anima.
8. Già gli antichi avevano coscienza di stare sulle spalle di Giganti del passato. Eschilo.
Eschilo diceva che le sue tragedie erano fette del grande banchetto omerico (Aijscuvlo" o}" ta;" auJtou' tragw/diva" temavch ei\nai e[legen tw'n   JOmhvrou megavlwn deivpnwn"[23]); Callimaco[24] afferma: "ajmavrturon oujde;n ajeivdw"[25], non canto nulla che non sia testimoniato.
 La poesia ellenistica post-filosofica, e la cultura come “vasta forma del ricordo”  (Bruno Snell). Terenzio. Leopardi, Musil.
Robert Musil[26] attraverso il suo protagonista Ulrich, il quale gioca sempre al ribasso, parla ironicamente di una  "catena di plagi"[27] che lega le grandi figure del mondo artistico l'una all'altra.


9. Nelle pagine di un autore moderno si possono leggere in filigrana altri auctores della tradizione europea. Eliot, Shakespeare (I am Antony yet)  e Seneca (Medea superest). La difesa dell’identità e il “darsi animo”. La tematica senecana dell’orrore ripresa dal teatro elisabettiano. L’Ecerinis (del 1314) di Albertino Mussato.
9. 1. Il latino e il greco come corrente sanguigna della letteratura europea (T. S. Eliot).
10. Massimo Cacciari: opporre la topologia alla cronologia. I classici contro le mode. Classico è quanto non passa di moda. Márai:  quelli che parlano per luoghi comuni hanno sempre ragione (La donna giusta). Bruno Vespa. Goethe e Leopardi.  L’artista libera il mondo dai ceppi dei luoghi comuni volgari. La metafora contro il luogo comune. La metafora come bomba atomica mentale. Pregi del linguaggio.
Aristotele
Degne di nota sono le considerazioni sul linguaggio poetico: "Levxew~ de; ajreth; safh' kai; mh; tapeinh;n ei\nai” ( Poetica, 1458a, 18 ).   Pregio del linguaggio  è essere chiaro e non pedestre
Nella Retorica Aristotele dà questo suggerimento : «bisogna rendere peregrino il linguaggio (dei' poie'n xevnhn th;n diavlekton), poiché gli uomini sono ammiratori delle cose lontane» (III, 1404b).
La metafora possiede in massimo grado chiarezza (to; safev~), piacevolezza (to; hJduv) e stranezza (to; xenikovn), e non è possibile prenderla da altri (Retorica, III, 1405a).
 Leopardi.
  Nello Zibaldone di Leopardi leggiamo: «le parole lontano, antico, e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse» (1789). E, più avanti (4426): «il poetico, in un modo o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago».
Il canto corale, a più voci,  entra in questa  poetica del vago e dell’indefinito.
Il coro infatti è "parte di quel vago, di quell'indefinito ch'è la principal cagione dello charme  dell'antica poesia e bella letteratura. L'individuo è sempre cosa piccola, spesso brutta, spesso disprezzabile. Il bello e grande ha bisogno dell'indefinito, e questo indefinito non si poteva introdurre sulla scena, se non introducendovi la moltitudine" (2804).

11. Che cosa sono i topoi. Curtius e Quintiliano. Aristotele e Cicerone. La topica è l’arte dei luoghi, ossia quella di reperire “argumenta quae transferri in multas causas possunt” (De inventione (2, 48).
11. 1. Maurizio Bettini: Argumentum implica chiarimento , chiarezza (cfr. ajrgov", argentum, argilla "("terra bianca")"[28] e rivelazione. Il verbo arguo significa  anche “accuso”
 Nell’Ars amatoria il poeta Peligno scrive :"arguor obsceni
doctor adulterii " (II, 212), mi accusano di essere maestro di immondo adulterio.

giovanni ghiselli


Giovanni Ghiselli.  g.ghiselli@tin.it




[1] “Erano-e l’insegnante lo faceva notare spesso-del tutto inutili apparentemente ai fini degli studi futuri e della vita, ma solo apparentemente. In realtà erano importantissimi, più importanti addirittura di certe materie principali, perché sviluppano la facoltà di ragionare e costituiscono la base di ogni pensiero chiaro, sobrio ed efficace” (H. Hesse, Sotto la ruota (del 1906),  p. 24.
[2] Vittorio Alfieri nella sua Vita (composta tra il 1790 e il 1803) racconta di avere impiegato non poco tempo dell’inverno 1776-1777 traducendo dopo Orazio, Sallustio, un lavoro “più volte rifatto mutato e limato…certamente con molto mio lucro sì nell’intelligenza della lingua latina, che nella padronanza di maneggiar l’italiana” (IV, 3).
[3] Cfr. cap. 50.
[4] Aggettivo formato da plhvn e mevlo~, contro il tono, contro il metro.
[5]Lettera a una professoressa  , p. 95.
[6] II, 123-124. Bello non era ma era bravo a parlare Ulisse e pure fece struggere d'amore le dee del mare. Sono versi non per caso citati da Kierkegaard nel Diario del seduttore .
[7] Arriano (età di Traiano e di Adriano), Anabasi di Alessandro, 2, 18, 1.
[8] Tucidide, Storie,  I, 11, 3. Significa scarsità di risorse senza le quali secondo lo storiografo della guerra del Peloponneso non si possono allestire grandi flotte né fare guerre grandi come quella del Peloponneso.
[9]I, 13, 1. E' l'accumulo di ricchezze necessari allo sviluppo di una grande potenza.
[10] S. Mazzarino, L'impero romano, (del 1974) vol.I, p. 214, n. 4.
[11] Naturalis historia, XVIII, 7.
[12] Gli Annales,  composti  da Tacito negli anni successivi al 111 d. C., dovevano continuare l'opera di Livio: il titolo dei manoscritti Ab excessu divi Augusti echeggia il liviano Ab urbe condita. Dell'opera che doveva andare dalla morte di Augusto a quella di Nerone ci sono arrivati i libri I-IV, un frammento del V e parte del VI con gli avvenimenti dalla morte di Augusto (14 d. C.) a quella di Tiberio (con una lacuna per gli anni 29-31); inoltre i libri XI-XVI con il regno di Claudio, dal 47, e quello di Nerone fino al 66. 


[13] S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, III, p. 458.
[14] Svetonio, Vita di Augusto, 42.
[15] 120 ca. d. C. 180 ca.
[16] Mevnippo" h] nekuomanteiva, 16.
[17] 1821-1867,
[18]Curiosità estetiche  (uscite postume nel 1869).
[19] In Guglielmino/Grosser, Il sistema letterario. Ottocento, p. 1152.
[20] Del 46 a. C.
[21]Zibaldone ,  58.
[22] Filosofo scolastico francese morto nel 1130. Scrisse un’opera su Porfirio.
[23] Ateneo (II-III sec. d. C.) I Deipnosofisti, VIII, 39.
[24]305 ca-240ca a. C.
[25] Fr. 612 Pfeiffer.  
[26] 1880-1942.
[27]L'uomo senza qualità , p. 270.
[28] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.

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