Feles
et Vulpes Il Gatto e la Volpe della televisione
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“Molte sono le cose inquietanti e nessuna è
più inquietante dell’uomo” è lo squillo iniziale del primo stasimo
dell’Antigone di Sofocle[1].
Ebbene
l’inquietudine per l’uomo deinov~
(terribile e meraviglioso) sparisce miracolosamente, la dura luce sofoclea si
spegne come per incanto, se uno guarda la faccia
maliziosa di Fazio atteggiato del resto
a finto tonto, e se nota le parole che
dice, le mosse, i sorrisetti che
fa. Allude sempre a quello che è bene,
che è giusto, che è bello avere in testa, poiché tutti i buoni, quelli come
lui, la devono pensare nella stessa maniera. Se si diventa come è lui,
rinunciando a se stessi, non c’è più niente di problematico. Poi si diventa
pure ricchi e famosi.
Chi ci casca, chi lo trova onesto e
simpatico, subisce una grossa presa in
giro, per usare un eufemismo, poiché quell’uomo dal sorriso ambiguo, nemmeno
fosse la Gioconda, è valutato e pagato milioni dalla logica del mercato.
Infatti lui ne raccomanda i decreti e ne promuove i profitti facendosi vedere
tanto, ma tanto buono: onesto, genuino e
buono come un maritozzo del Mulino Bianco. Così atteggiandosi, insegna a non
pensare, a non criticare, a essere prosseneti melensi, insomma a imitarlo per
avere successo e diventare come lui è, ossia finge di essere.
Se fosse una persona per bene, si
vergognerebbe assai della discrepanza immorale tra la sua spropositata mercede
e il sudato salario-sudario di un operaio. Si vergognerebbe, la denuncerebbe,
la rifiuterebbe. Qualcuno può pensare che queste parole siano suggerite da
invidia. Può darsi, ma non ne ho coscienza. Nel latente tutto può essere. Che
io sappia, ammiro e cerco di emulare quelli più capaci di me, nel mio campo che
è l’educazione dei giovani, e anche dei non giovani, attraverso la parola.
Cosa sa fare colui? Accresce culturalmente e
moralmente chi lo guarda? Non credo.
Infatti non fa che sorridere, dire mezze
parole con una maschera fissa da probo e
moderato che copre una feroce ingordigia di fondo. Questa però traspare dalla
pancetta del sedentario ghiotto.
Quell’altra, la petulante e grossolana
scatologica[2] che gli fa da
spalla, costituisce la falsa antitesi di
una tesi falsa: quei due adulatori sono il Gatto e la Volpe di Pinocchio e fanno il loro esclusivo
interesse[3]. La sfacciata, quando non dice parolacce ride, direbbe Ovidio, ut rudit a scabra turpis asella mola[4],
come la brutta asinella raglia dalla ruvida macina.
Il fatto è che la coppia è sostanzialmente
organica ai partiti del mercato il cui spirito, anzi l’assenza di spirito,
richiede volgarità, ignoranza e stupidità.
Senofonte nella Ciropedia racconta che in Persia, probabilmente nell'antica
capitale Pasargade, c'è un luogo chiamato Piazza Libera ( jEleuqevra jAgorav) dove sorge il palazzo reale con gli altri edifici governativi e da
questa sono bandite le mercanzie (ta; me;n w[nia) e i trafficanti del mercato (oiJ
jagorai'oi) e i loro
schiamazzi e la loro volgarità (kai; aiJ touvtwn fwnai; kai; ajpeirokalivai). Costoro vengono spinti in altro luogo: "wJ" mh; mignuvhtai
hJ touvtwn tuvrbh th'/ tw'n pepaideumevnwn eujkosmiva/" (I, 2, 3), affinché il loro disordine
non si mescoli alla compostezza delle persone educate. Ecco dunque che uno
degli aspetti dell'ordine mentale e della compostezza consiste nel non
confondersi con le contese e le resse del mercato, come ebbe a scrivere Rohde a
proposito di Sofocle[5]. Ho citato Sofocle e Senofonte, e posso aggiungere il Vangelo cristiano[6], poiché questa
ostilità al mercato è la presa di distanza di un mondo non solo aristocratico,
ma pure religioso, da questo mondo attuale nel quale gli unici valori sono
"vendere e comprare".
Sentiamo anche la “matematica ispirata” di
Pound: “We see to; kalovn decreed in the market place”[7], vediamo il bello che subisce decreti
sulla piazza del mercato.
“Per quanto parli di economia, il nostro
tempo è un dissipatore: sperpera la cosa più preziosa, lo spirito”[8].
Sento già qualche cretino accusarmi di
fascismo poiché ho citato Pound e Nietzsche. Io non mi vergogno delle mie
letture, anche di autori fuori moda e mal strumentalizzati da chi nemmeno li
conosce, anzi ne sono fiero, e replico con una citazione da il Manifesto del partito comunista di
Marx-Engels: “Dove è giunta al potere la borghesia non ha lasciato tra uomo e
uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in
contanti”[9]. Questo darà noia ad altri cretini dogmatici, ma quello che scrivo
ora, superati gli editori-strozzini e i giornali non letti, ha una prospettiva
culturale sicura: i duecento visitatori al giorno che mi leggono in questo
blog.
Ebbene di tale borghesia spietata, la stessa
che ha perseguitato gli Ebrei poiché hanno inventato le filosofie antitetiche
alla loro visione del mondo, il monoteismo[10] poi il cristianesimo con Gesù,
quindi il comunismo con Marx, di certa borghesia, dico, Fazio è un’icona. Davanti
all’ignoranza e alla povertà della gente cui piace, pur troppa gente, la coppia
in questione, Feles et Vulpes celebrano
i loro saturnali e incitano a perseverare nell’incoscienza, nella miseria
culturale e materiale.
L’Italia deve essere liberata da tali
imbonitori da baraccone.
Concludo con un’ultima citazione che
raccomando ai miei lettori e a tutti quanti cercano bellezza e moralità negli
autori classici, antichi e non antichi “Anch’io sono stato agli inferi, come
Odisseo, e ci tornerò ancora più volte, e non solo montoni ho sacrificato per
poter parlare con i morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue… Vogliano
i vivi perdonarmi se essi talvolta mi sembrano delle ombre… Ma è l’eterna
vitalità che conta”[11].
Giovanni ghiselli g.ghiselli@tin.it
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[1] Polla; ta; deina; koujde;n ajnqrwvpou deinovteron
pevlei (vv. 331-332).
[2] Da skw`r-skatov~, “escremento” e lovgo~
“discorso”.
[3] “Noi - riprese la Volpe - non lavoriamo
per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri”
“Gli altri!” ripetè il Gatto.
“Che brave persone!” pensò dentro di sé
Pinocchio”
(Collodi, Pinocchio,
XII capitolo)
[4] Ars, III, 290
[5] "Egli passa, non tocco, in mezzo
alla ressa e alle contese del mercato", in Psiche , p.576.
[6]Matteo, 21, 12: "Et intravit Iesus in templum et eiecebat omnes vendentes et ementes in
templo, et mensas nummulariorum evertit et cathedras vendentium columbas, et
dicit eis: "Scriptum est Domus mea domus orationis vocabitur". Vos
autem facitis eam speluncam latronum", e Gesù entrò nel tempio e
cacciava fuori tutti quelli che vendevano e compravano nel tempio, e rovesciò
le tavole dei cambiamonete e le sedie di quelli che vendevano colombe e disse
loro: "È scritto: “la mia casa sarà chiamata casa di orazione”. Voi invece
ne fate una spelonca di ladri.
[7] Ode
per la scelta del suo sepolcro (III).
[8] Nietzsche, Aurora, p. 130.
[9] Manifesto del partito comunista, borghesi
e padroni.
[10] Freud sostiene Mosè era un egiziano
della corte del faraone eretico Amenophi IV e che il monoteismo dunque
viene dall’Egitto. Steiner sostiene che
l’inventore della psicoanalisi lo fa per
allontanare dagli Ebrei l’odiosità conseguita a tale religione.
[11]
Nietzsche, Umano, troppo umano
II, 408
Sono d'accordissimo!
RispondiEliminaalessandro
Già le canzoni erano noiose, ripetitive e brutte; altrettanto lo erano gli sketch del giovanotto ben vestito e ben curato che tanto piace agli Italianibravagente; e la Litizzetto oramai ha rotto anche lei, alla fin fine si ripete e usa troppa volgarità.
RispondiEliminaIl vero umorismo, come la vera musica e il vero spettacolo, nascono solo da una grande cultura.
Concordo con la sua analisi professore, molto acuta e penetrante, come sempre (ho molto apprezzato la sua fulminante descrizione/definizione della
RispondiEliminacoprolaliaca fustigatrice di costumi altrui). Saluti cordiali!
Roberto B.