domenica 15 dicembre 2013

La scuola corrotta nel paese guasto, III atto

Raffaello Sanzio, La Scuola di Atene
Platone e Aristotele
Terzo atto
Scena unica
La classe, il maestro, il docente, il preside
Preside.
Ho fatto chiamare il vostro ex insegnante per un confronto.
Studente.
Lui è ancora il nostro maestro.
Preside.
Sì, maestro di anarchia. Non c'è male più grande.
Studente, sottovoce.
Però! Conosce anche l’Antigone  di Sofocle!
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Preside.
Per esempio: perché lei, professore, si faceva dare del tu dagli
studenti, se non per confutare l'autorità e annientare la naturale
 gerarchia?
Maestro.
Non ho mai proposto agli studenti di darmi del tu; ci arrivano
spontaneamente quando si accorgono che siamo tutti persone, cioè
soggetti morali e intelletti pensanti, capaci di dare e farsi rendere
ragione.
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Il ragazzo ricorda il v.672 della tragedia:"
ajnarciva" de; mei'zon oujk e[stin kakovn",
non c'è
male più grande dell'anarchia. E' pronunciato dal tiranno Creonte, e non è detto
che il preside lo conosca; è più probabile che la concidenza tra le due espressioni
autoritarie, ma non autorevoli, sia casuale.
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Preside.
Già, e in questo modo trovano tutte le ragioni per non studiare.
Maestro.
Non è vero. Questa presa di coscienza infatti avviene attraverso lo
studio e lo scambio delle idee: certo è che dopo avere provato il
gusto della loro dignità umana, e scolastica, non sono più
predisposti al morbo dello studente servile:  la coazione a ripetere
riassunti di manuali e traduzioni dettate senza una parola di
commento.
Docente, alzando la mano e aspettando che il preside la guardi.
Signor Preside, potrei difendermi?
Preside.
Prego signora: la sua parola schietta è sempre gradita.
Docente.
Scusi, professore, ma io qui vengo calunniata: io non ometto mai
di mettere in rilievo il sublime della poesia che traduco.
Studente.
E la prosa dove la mette?
Docente.
Silenzio tu! E' sublime anche quella. Sicuramente però io non
vado a caccia dell'idea politica come certi colleghi, poiché essa è
pericolosa quanto la dinamite, particolarmente nelle teste tanto
verdi degli adolescenti. Teste verdi che poi, in seguito a certe lezioni, diventano rosse, come fanno i pomodori. Lei professore  che cosa ne dice?
Maestro.
Dico che l'idea può diventare pericolosa se si accampa nella
mente del ragazzo senza ammettere confutazione dialettica; il
giovane deve conoscerne diverse. Il rischio dell'ideologia unica
qui a Bologna l'abbiamo corso intorno al 1975 quando il P.C.I.
faceva il piglia tutto, e l'intellettuale ganascione, echeggiando La
distruzione della ragione di Lukàcs, proclamava che al di fuori
del razionalismo materialistico ci sono due forme di irrazionalismo: quello debole professato da Schopenhauer, e quello aggressivo proclamato da Nietzsche, ideologia  
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 Di regimi  reazionari che sfociarono nel fascismo.
Successivamente tale panrazionalismo gretto e totalitario divenne
dispotico , disgustoso al punto di spingere molti di noi, con
ragazze che sferruzzavano a scuola e fricchettone variopinte, verso
l'irrazionale. Succede quando  la logica senza pietà dell'
illuminismo suscita per reazione movimenti di simpatia nei
confronti dell'istinto e del sentimento. Euripide con le Baccanti
per esempio, oppure il movimento dello Sturm und Drang . Forse
volevamo amare la vita più di quanto consenta la logica. Forse
avevamo torto. Comunque l’irrazionale non è eliminabile
Alla fine dell’Orestea le Erinni diventano Eumenidi.
Pasolini ha scritto che queste forze
“Non si possono eliminare, non si possono uccidere. Si devono trasformare, lasciando intatta la loro sostanziale irrazionalità: mutarle cioè da “Maledizioni” in “Benedizioni”. I marxisti italiani non si sono posti, ripeto, questo problema”.
Preside.
 Pure Pasolini. Buono anche quello!
Docente.
Sì ma io cosa c'entro con questo?
Maestro.
Lei sta collaborando all'attuazione di un disegno infernale.
Docente.
Lei non sa quello che dice! Io faccio il mio dovere. O no? Cosa
faccio di male io?
Maestro.
Ora glielo spiego. Ma partirò dal vertice.
Un giorno Potere supremo, guardando fuori dalla sua reggia d'oro,
si accorse che le genti tendevano all'irrazionale. Allora convocò i
profeti esperti di menti umane destinate al consumo e pose loro
tale quesito:" vati svelatemi il vostro pensiero. Io voglio sapere
come andranno i miei affari se le svigorite teste dei mortali
destinati a comprare, procederanno sulla strada dell'irrazionale. E
poiché gli avevano spiegato Freud, aggiunse:"mi conviene
concimare la pianta dell'Es, oppure ci guadagno a rivalutare la
logica vacillante? Che cosa dobbiamo imporre attraverso i mezzi
di informazione?"
Secondo lei signora quale fu la risposta?
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Docente.
Cosa vuole che ne sappia? Se questa non fosse una sua fantasia, le
risponderei che i disegni delle menti dei grandi sono
imperscrutabili.
Maestro.
Fino a un certo punto. I sacerdoti del quattrino che conoscono gli
arcani di tutti i mercati, presenti passati e futuri, risposero così:
"Se tu, signore, rimetterai in corso questa pur pallida logica, non
vedrai crescere le vendite dei tuoi prodotti, che per lo più non sono
necessari alla felicità dell'uomo anche solo un poco ragionevole".
Allora il re domandò:"Devo dunque ammettere il soddisfacimento
delle pretese del cuore?"
Secondo lei cosa rispose quel grande?
Docente.
Ma dica professore, intende forse canzonarmi? Parla sul  serio o
scherza?
Maestro.
Purtroppo sto raccontando una parabola storica di tragica serietà.
Dunque i vati risposero:"Se tu ammetterai il soddisfacimento
dell'amore che unifica, la stirpe umana crescerà in forza, sicurezza
e intelligenza; assisterai all'avvento di una razionalità nuova,
quella comprensiva della mente e del cuore, più vasta e profonda
della logica fredda che ora sta declinando; vedrai nascere idee
nuove, ampie e potenti, molto diverse dai concettuzzi striminziti e
mosci che informano il meschino vivere attuale della gentucola
comune".
I sacerdoti tacquero. Allora il sovrano chiese:"Ma le vendite dei
miei prodotti, come andranno?"
"Male o re, male per te" dissero i sacerdoti in coro. Quindi il loro
portavoce spiegò:
"Quando le genti saranno state potenziate dall'amore razionale,
vorranno procurarsi soltanto le cose belle che le tue macchine non
sanno produrre".
Il sire guardò i suoi consiglieri con occhi sanguinari, poi
domandò:"Come potremo scongiurare questa sciagura?"
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I profeti, impauriti, si affrettarono a rispondere attraverso il
corifèo:
"Non temere, signore. Prima di tutto colpiremo le idee.
Impediremo a chiunque di produrne di nuove e vive; le vecchie le
diraderemo, assottiglieremo, svaluteremo, finché saranno
annientate. La televisione, i giornali, il cinema e soprattutto la
scuola, dovranno progressivamente impoverirsi dal punto di vista
culturale, fino a restare svuotati, insomma vuoti di espressioni mentali decenti.
Le televisioni dovranno propinare pubblicità, menzogne e
frastuono: parole e suoni drogati. I giornali ribadiranno i luoghi
comuni più triti e vieti; il cinema continuerà a produrre film di
evasione fatti di violenza, stupidità e pornografia. Abbiamo messo
in giro alcune pellicole: Super man, Flash Gordon, un'avventura
senza tempo nello spazio senza confini, Super donne porno, Sesso
infuocato, Oroscopiamoci . Per gettare fumo negli occhi, si
possono tenere in piedi anche alcuni vecchi maestri del cinema
che passa per buono. Tanto non hanno più niente da dire e
biascicano ricordi personali suggerendo l'evasione dalla politica
agli intellettuali poco intelligenti. Il popolo del resto non li ha mai
considerati.
Ma per depravare le menti, il mezzo più importante è la scuola.
Questa arruolerà insegnanti fanatici dei tecnicismi, demoralizzati,
pezzenti mentali  avversi tanto alle idee quanto ai sentimenti.
Quelli capaci di volare più in alto verranno minacciati, isolati e, se
non basterà, eliminati. Insomma il pensiero e l'arte dovranno
sparire dalla circolazione.  Le teste dei giovani, completamente
prive di nutrimento spirituale, non acquisteranno la capacità di
pensare. Rimarranno solo le sensazioni. Allora anche su queste noi
tireremo una serie di colpi: non sarà difficile estirpare quanto può
rimanere di positivo, di favorevole alla vita nelle menti svigorite.
Basterà evidenziare con enfasi, con sinistra libido, gli effetti
dell'odio che abbiamo già infiltrato tra gli uomini: accresceremo la
frequenza e la forza distruttiva degli atti terroristici,
incrementeremo la circolazione della droga, favoriremo
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l'avvelenamento di Eros attraverso nuove pesti inaudite. Agli
uomini resterà solo il consumo dei tuoi prodotti. Le deboli teste
vaneggianti nel vuoto culturale, nell'assenza di emozioni vitali,
perderanno ogni affetto nobile, ogni pensiero elevato, e resteranno
in balia di un'unica pulsione: quella della rovina. La massa
dall'anima sciancata non potrà non parteciparvi: nei casi estremi
ammazzando e ammazzandosi, nella media sostituendo la
distruzione con la sua metafora più ovvia per gente manipolata dai
tuoi servi dell'informazione: il consumo indiscriminato dei
prodotti che tu vorrai imporre, o divino".
Il sacerdote tacque e osservò speranzosamente il volto del suo
signore. Questo aveva seguito il discorso scrutando i ministri del
suo culto con aria sprezzante, ma, udite le ultime parole, non poté
dissimulare un moto di intima soddisfazione che anzi, stava per
manifestarsi nel lancio di una manciata di luccicanti monete, il
massimo bene da conseguire secondo le menti dei vati.
Ma ad un tratto un pensiero molesto gli attraversò il cervello.
Trattenne l'oro in mano e domandò:
"degli uomini politici che cosa faremo?"
I sacerdoti, già pronti a saltare per afferrare la paga, bloccarono i
piedi sul pavimento marmoreo che, candido più dei gigli
splendenti, nitido quanto il biancore delle nevi intatte,
rispecchiava gli aurei cassettoni dell'alta volta simulando le
fattezze della reggia di Zeus.
I ministri, contraffacendo anch'essi la serenità dell'Olimpo,
risposero rassicuranti:"Non preoccuparti, o supremo. In campo
politico noi unificheremo e divideremo secondo il tuo interesse.
Uniremo la maggioranza con l'opposizione per segnare la morte
della dialettica; divideremo l'etico dal politico per situare la
bruttura morale sull'acropoli della nazione. La fine di ogni
dibattito serio garantirà la processione sulla via tracciata dalla tua
volontà: quali unici valori resteranno “vendere e comprare”; il bello
in sé, la bontà, la generosità, non conteranno più nulla. La politica
senza morale autorizzerà ogni nefandezza in nome del successo."
Il sovrano alzò il pugno per la seconda volta, ma poi, in preda a un
altro dubbio, lo abbassò di nuovo. I sacerdoti riuscirono ancora a
dissimulare il desiderio.
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"E se qualcuno-domandò il signore ai vati oramai trepidi-se
qualche persona morale e intelligente, con parole nobili, con un
bel volto sereno, svelerà il vostro piano al popolo?"
"Ti ricordi di Socrate e di Cristo?", ribatterono i profeti, con un
sorriso di compatimento per i due poveri disgraziati. Poi continuarono:
"Quell'uomo farebbe la stessa fine. Quando il terreno sarà stato
preparato secondo i tuoi interessi, signore, le anime nobili, amiche
della vita, verranno isolate dall'odio, annientate dalla calunnia,
ridicolizzate dal successo dei tuoi lacché. Può essere che alcuni
cerchino di resistere ai tuoi profitti".
"E noi li lasceremo fare?", domandò minaccioso il monarca.
"Mai, o divino", risposero i ministri.
"Noi faremo lo sforzo supremo per eliminarli e giungere alla
soluzione finale. Organizzeremo scempi e stupri con i quali
screditeremo definitivamente le idee morali, amiche della vita, e
gli ostinati fanatici desiderosi di manifestarle. Eliminati questi, li
sostituiremo con nostre creature meccaniche, automi cui
applicheremo maschere ripugnanti dai nasi dilatati, dagli occhi
striminziti, dalle bocche viscide e bavose, dai denti formidabili,
dalle pappagorge ridondanti. Avranno l'aria di gente stanca,
generata senza amore, nemica della luce, priva di intelligenza e di
vita. Li metteremo davanti a tutti per offendere il merito; li
programmeremo a pronunciare frasi insignificanti, con voce
arrogante, catarrosa, e toglieremo al popolo ogni voglia e
possibilità di occuparsi del bene comune, di partecipare alla
gestione della così detta cosa pubblica che sarà diventata cosa
soltanto tua".
Il re si compiacque della soluzione finale e per suo diporto scatenò
un'ignobile gara sul  lustro e duro pavimento dove i profeti si
lanciarono in rapido, scivoloso agone a raccattare monete.
La parabola è finita. Io credo che in Italia sussista ancora un poco
di quell'anima che non si china a raccattar monete.
Perciò chiedo ai ragazzi di conservare l'entusiasmo, il mio e il
loro; ai rari volti e cuori umani ancora presenti nei desolati luoghi
del potere, chiedo che non ci lascino soli contro la fangosa ondata
di indifferenza e ignoranza che incombe sulla scuola e sulla
società italiana. E prego lei preside che ha potere qua dentro, di
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contribuire a vitalizzare questo istituto stanco e cadente siccome
povero di cultura.
Preside.
Allora lei non vuole vedere l'autorità annientata?
Maestro.
No, anzi: voglio vederla rifondata sulla cultura e sulla morale.
Docente.
E non auspica che gli studenti prendano a calci i professori?
Maestro.
Al contrario. Io vedo gli allievi e i docenti nella loro totalità di
persone, e perciò considero la diffidenza o l'ostilità con cui gli uni
trattano gli altri, quali frutti guasti di menti malate.
Preside.
Ma lei in pratica che cosa chiede? Può dirmelo?
Maestro.
Sì certo, glielo specifico meglio. Premetto che le mie esigenze di
fondo, quelle della pulizia morale, dell'intelligenza, della paideia come cultura e come educazione,
le ho individuate grazie all'aiuto dei migliori tra i giovani che ho
cercato di educare dal 1969 in avanti. E ora, a nome di questi
ragazzi desiderosi e capaci di pensare, amare, studiare; adolescenti
che non sono ancora abituati alle menzogne, non sanno odiare,
non vogliono sprecare il tempo della loro vita a scuola né altrove,
chiedo ai pochi uomini con responsabilità di potere ancora
moralmente vivi, di lottare contro l'ipocrisia, la corruzione la
violenza; chiedo al partito comunista di tornare a fare un'
opposizione vera, oppure, se ne avrà la forza elettorale, di fare il
governo ammettendo un'opposizione, poiché la fine della dialettica
è la morte del pensiero e della libertà.
A lei preside, chiedo di togliere spazio agli insegnanti incolti che
detestano la scuola per darne di più agli entusiasti dell'educazione;
ai colleghi raccomando di studiare e di non essere diffidenti verso
i giovani che non sono disonesti, se noi non li rendiamo tali.
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Esorto i miei allievi a non perdere la speranza anche se le loro
attese verranno momentaneamente frustrate. Poiché le nostre idee
sono eterne: sono quelle per le quali l'uomo non è ancora
scomparso come portatore di umanità; esse danno cattiva
coscienza al violento e all'ipocrita limitandone l'efficienza; sono
state la forza di Socrate e di Cristo, sono la potenza vitale con cui i
buoni ancora una volta, siatene certi, prevarranno sui malvagi.
Breve pausa.
Ora ragazzi, diteci il vostro parere.
Terzo coro
Classe.
Al falso docente
che dissacra la scuola
e profana la santa educazione
con soporifera indifferenza,
con diffidenza offensiva
atta a destare cattive emozioni,
con criminale ignoranza
la spregiatrice cruenta dell'anima umana,
l'adoratrice prostrata a venerare
lucro nefando, losco intrallazzo,
disanimante frastuono,
la gastrolatra enorme,
visceri guasti dai ripugnanti sospiri,
al polimorfo ruffiano di se stesso
che, allucinato,
crede di scorgere in me
la repressione violenta,
la perversione profonda,
la malafede servile,
l'immedicabile angoscia
della sua anima impoverita,
ulcerata da desideri furiosi,
rabide cagne ostili all'amore,
io chiedo di torcere in fuga
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fuori dal tempio
lo scivoloso, sacrilego piede,
senza lasciare
la sudicia traccia vischiosa
contaminante i fedeli;
io non posso seguirla.
Io voglio affiancare
con passo diritto
il vero maestro
sacro a Paideia:
l'educatore entusiasta
che, con atto di fede incrollabile
nella limpida umana creatura
predisposta a riflettere
gioiosamente
lo splendido volto della vita,
progredisce sicuro sulle orme di luce
impresse nella strada dell'uomo
dai maestri che hanno indirizzato
l'umanità al culto del bello morale,
e, cacciando i mercanti dal tempio,
hanno rimesso lo spirito sopra l'altare.
Esodo.
Tutti i personaggi sono presenti.
Maestro.
Infatti il problema è quello di riconsacrare l'uomo. Continueremo a
lavorare insieme con questo scopo.
Preside.
Vedremo, vedremo. Lei sta facendo i conti senza il preside.
Docente, rivolta al capo dell'istituto.
E' un sobillatore odioso: deve essere allontanato.
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Maestro.
Lavorerò comunque. Mi avete calunniato per due anni; avete
cercato di istigare contro di me i genitori degli alunni e perfino gli
stessi allievi, eppure ho impegnato  tutte le forze. Non smetterò di
educare i giovani. Sono convinto che un adolescente educato bene
sia mentalmente più integro e avanzato di un adulto medio. E che
fornisca maggiori stimoli al lavoro intellettuale. Anche se
riuscirete a cacciarmi, sarò maestro dell'intero istituto, anzi
dell'intera città attraverso il contagio diffuso dai miei alunni e dal
mio lavoro.
Docente.
Cosa? Contagio? Io non voglio contrarre malattie innominabili.
Maestro.
Già: la sifilide del libero pensiero. Non è in noi la malattia. Questi
ragazzi ed io vorremmo attaccarvi la nostra  salute. Noi
diffondiamo germi di vita ascendente.
Preside.
Sì, quelli del sesso e della licentia.
Studente.
No preside. I semi dell'entusiasmo.
Preside.
Ma mi faccia il piacere! Entusiasmo per che cosa?
Studente.
Per l'umanità, per la vita, per la scuola che ci educa.
Giovanni ghiselli
Il blog è arrivato a 122358
Sono diventato il maestro di una polis non grande. Per ora

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