martedì 3 dicembre 2013

La confusione come quintessenza del male



illustrazione di Raúl Gómez


La confusione come quintessenza del male

Chi ci governa cerca  di creare confusione nelle nostre teste attraverso acronimi, acrostici, acroteri, acrotonie e altri  acriora verba che dovrebbero servire a renderci acritici nei confronti delle loro porcate acerrime, mentre, tutto al contrario accrescono costantemente l’ acrimonia  popolare nei confronti della spudorata grettezza di cotale casta contrassegnata da voracità, ignoranza e inettitudine.

La confusione  provoca disordine che dilagando come una furia può diventare un caos dove niente funziona più, ogni collaborazione tra gli umani sparisce, poiché, dati gli esempi che vengono dai nostri non eletti parlamentari, tutti diffidano di tutti e sono nemici di tutti.
Vediamo alcuni anatemi antichi della confusione.

Solone nell’Elegia alle Muse ditingue due tipi di plou'to": “La ricchezza che danno gli dèi, è solida/per l'uomo dall'ultimo fondo  alla cima;/ quella cui vanno dietro gli uomini spinti dalla prepotenza, non arriva/con ordine (ouj kata; kovsmon e[rcetai), ma siccome obbedisce alle azioni ingiuste,/segue di malavoglia, e presto vi si mescola l'accecamento”[1].
Nei Cavalieri[2]  di Aristofane  il demagogo Cleone-Paflagone è chiamato “borborotavraxi” (v. 307), il mescola-fango; egli si comporta come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città,  gli fa il salsicciaio.
Quello della confusione è un tema ricorrente nella Medea di Seneca. La navigazione ha unito, confondendo, parti che dovevano restare separate e distinte. Così si sono  guastati i candida…saecula  (Medea, 329) dei padri. "Bene dissaepti foedera mundi/ traxit in unum Thessala pinus,/iussitque pati verbera pontum/partemque metus fieri nostri/mare sepositum" ( Medea, vv. 335-339), la nave tessala unificò le parti del cosmo ben  separate da un recinto di leggi, e ordinò che il ponto patisse le frustate dei remi; e che il mare lontano divenisse parte della nostra paura.
Ora si pretende di esportare a suon di bombe la nostra  pseudo democrazia e le nostre false libertà. 
E' la stessa u{bri" di Serse il quale tentò di trattenere con vincoli la sacra corrente dell'Ellesponto e di unificare ciò che deve restare diviso ( Eschilo,  Persiani, vv. 745-750).
Questo discorso viene richiamato, nelle Storie  di Erodoto,  da Temistocle il quale, dopo la vittoria sui Persiani, afferma:"Poiché questa impresa non l'abbiamo compiuta noi, ma gli dèi e gli eroi i quali non permisero che un uomo solo, per giunta empio e temerario, regnasse sull'Asia e sull'Europa, uno che teneva in egual conto le cose sacre e profane, incendiando e abbattendo i simulacri degli dèi, uno che fece frustare e incatenare anche il mare"(VIII, 109)[3]. Un atto disperato compiuto nel buio e nella confusione da chi voleva congiungere entità che non possono esserlo (sunavyai ajduvnata[4]): culture, abitudini, norme, di popoli diversi, o anche soltanto i caratteri di due persone incompatibili.    
Nelle Anime morte di Gogol’ (1842) un farabutto suggerisce di confondere le idee per rendere impossibile il compito di fare giustizia: “Confondere, confondere: e nient’altro… introdurre nel caso nuovi elementi estranei, che coinvolgano altri, complicare e nient’altro. E che si raccapezzi pure il funzionario pietroburghese incaricato. Che si raccapezzi… Mi creda, appena la situazione diventa critica, la prima cosa è confondere. Si può confondere, aggrovigliare tutto così bene che nessuno ci capirà nulla” (p. 375).
Ancora a proposito di confusione, C. Marx, commenta Shakespeare[5] scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose"[6].

Dobbiamo allora ricordare che il caos non viene mai vinto del tutto e torna, periodicamente, a sostenere una lotta incessante con l'ordine: dura eterna questa dialettica tra i vari aspetti della storia cosmica e umana.
Gentaglia come quella che recita la parte dei ministri della repubblica conta di gettare nel guazzabuglio generale la maggior parte della popolazione, lasciandone fuori, al di sopra, i loro padroni e sè stessi.
Ma il Caos è un vuoto immenso, un buco nero  che tutto risucchia. Se questi imbecilli continueranno a spargere chiacchiere vane, prive di ogni riscontro con una realtà che va degradandosi ogni giorno di più, la rabbia dei poveri, degli emarginati, dei non raccomandati, dei più, esploderà in una rivolta che spazzerà via tutto.

giovanni ghiselli

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Non siamo pochi


[1] Fr. 13 W. vv. 9-13
[2] Del 424 a. C.
[3] Proust ricorda questo episodio in La prigioniera e lo applica al suo sermo amatorius:" Eppure, non mi rendevo conto che già da un pezzo avrei dovuto staccarmi da Albertine, giacché era entrata per me in quel periodo miserando nel quale un essere disseminato nel tempo e nello spazio non è più per noi una donna, ma una serie di eventi sui quali non possiamo far nessuna luce, una serie di problemi insolubili, un mare che, come Serse, cerchiamo inutilmente di fustigare per punirlo di tutto quello che ha ingoiato” (p. 103).
[4]  Cfr. Aristotele, Poetica 1458a.
[5] Il quale nel Timone d'Atene chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea" (IV, 3)  
[6] Manoscritti economico-filosofici del 1844, p. 154.

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