lunedì 6 gennaio 2025

Ifigenia 203 La notte romana. La trasfigurazione di Raffaello Urbinate. Il ritorno.

Dopo la cena al tavolo con l’onesto collega e amico Giovanni, noi due ci separammo dagli altri e andammo a casa di Antonella, l’amica romana dell’estate di Päivi. Erano già passati quasi sei anni, tutti senza notizie di lei dopo la notte dei saluti e delle promesse amorose. Dico di Päivi. E di molt’altre.

 Nella vita alcune cose e persone ritornano, altre spariscono inopinate e fulminèe.

 Antonella dunque era ancora un’amica. Ricordammo in particolare il bagno nel Danubio del 25 agosto 1974 e le parole che le scrissi in settembre quando rimasi solo nel collegio universitario da dove la mia compagna pregnante era partita per andare lontano, oltre il circolo polare ad abortire la nostra figliola.

Il  romano marito dell’amica mi sembrò un crapulone: mangiava e beveva con gusto, senza porsi problemi di linea né di salute. Quindi fumava dei lunghi sigari sempre con l’aria di chi nella vita è arrivato dove voleva.

Infatti a un certo punto mi fece: “Vedi? Didici esse felix. E tu?”

Dedidici  esse infelix. Mi basta”.

Quando fummo soli, Ifigenia disse che quell’uomo le aveva fatto venire in mente il “globo di continenti peccaminosi” incarnato da Falstaff . La citazione mi piacque. Ifigenia quando ricordava le frasi belle mi eccitava, sicché godemmo con voluttà raffinata, erudito luxu, nel talamo offertoci dagli ospiti 

Dovemmo del resto alzarci assai presto per arrivare nell’alberghetto vicino alla fontana di Trevi dove eravamo alloggiati prima che si notasse la nostra assenza durante l’adunata mattutina. L’ottimo Giovanni ci avrebbe coperto ma non poteva farlo oltre le nove.

Dopo la colazione non priva di sorrisi, Ifigenia portò alcuni studenti a vedere Cinecittà, mentre io accompagnai un gruppo ai Musei Vaticani dove volli commentare La trasfigurazione di Raffaello Urbinate avvalendomi dell’intepretazione datane da Nietzsche.

Il fanciullo ossesso nella parte bassa del quadro raffigura il terrore del caos con la distruttiva sapienza silenica, Cristo ascendente  è Apollo che con la bellezza giustifica la vita.

La nascita della tragedia aveva inaugurato il   mio stile di insegnante e da allora avevo continuato a dare grande importanza al maestro tedesco. Anche nel lavoro c’è un ritorno periodico di certi eventi significativi e capitali.

Durante il viaggio di ritorno in treno le due belle supplenti erano sedute davanti a me. Le osservavo con attenzione e le confrontavo. Ifigenia era più grande, più mora, più bella di corpo; Lucia era più fine e più luminosa nel volto. Aveva gli occhi più grandi: e capaci di luce. In quel momento mi piaceva di più. Mi sembrava più simile a me e alla mia stirpe. Ifigenia se ne accorse con sofferenza e cominciò ad agitarsi: scalpitava con le caviglie snelle e i polpacci torniti. Pensai che questa mi aveva dato comunque molto di più e doveva ricevere  più di quell’altra.

 Come la sera di Helena e Josiane quasi nove anni prima, nell’agosto del 1971. Le stesse situazioni ritornano. Helena non poteva essere la donna da amare a lungo, però il mese passato felicemente con lei mi aveva aperto la via ad altri amori e altre esperienze buone; probabilmente anche l’ amore con Ifigenia non sarebbe durato degli anni, tuttavia noi due avevamo ancora qualcosa da infonderci a vicenda: altro amore carnale e spirituale per progredire ciascuno verso la propria meta. Mete remote e distanti anche tra loro

 

Bologna 6 gennaio 2024 ore 18, 18 giovanni ghiselli  

 

p. s.

La cosiddetta befana è una svolta costituita da 15 minuti di luce aggiunti nel pomeriggio rispetto al giorno più corto. Altrettante borse di studio per me. E’ l’epifania della luce.

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Anche i lettori di quanto scrivo mi danno borse  per mantenermi allo studio.

 

 

 

 

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