Democrazia significa potere del popolo. Aristofane la considera una prepotenza del popolo, in particolare dei giudici popolari seguaci del demagogo Cleone. Nella commedia Vespe ne fanno le spese tanti cittadini taglieggiati.
Qui in Italia oggi c’è una parte del popolo che vive in una condizione di semischiavitù. L’avevo sentito dire e letto. In questi giorni di degenza l’ho constatato nella struttura dove mi trovo da un mese esatto. Qui ci sono persone, prevalentemente donne immigrate, che lavorano per 7 euro all’ora. Una venuta dall’Albania anni fa, ancora senza cittadinanza, vedova con due figli, un maschio e una ragazza iscritta all’Università, per tirare avanti deve fare tre lavori: due di giorno e uno di notte. Sicché le restano scampoli di tempo per dormire.
Questo non è di certo un caso singolo. La povertà, la vita grama, dura è diffusa e sta dilagando. Questa guerra battezzata e benedetta dalla maggior parte dei nostri politici, una guerra persa per giunta, ha incentivato la povertà che si sta avvicinando alla classe media dal reddito via via sempre più corroso e scarso in termini di potere d’acquisto. Per fare un esempio, la spiaggia di Pesaro che una volta in agosto era gremita, quest’anno era semivuota, a quanto mi dicono
Intanto non mancano né sono rari i casi di semischiavitù. In questi anni la democrazia, e dico della nostra, non di quella dell’Atene di Aristofane, si è trasformata in una oligarchia sempre più ristretta e rapace.
Villa Fastiggi, 21 agosto 2025 ore 6, 54.
p. s.
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