Nietzsche Crepuscolo degli idoli . Scorribande di un inattuale 45. La bellezza non è un caso.
“Anche la bellezza di una razza o di una famiglia, la grazia e la bontà di ogni suo gesto è frutto di un lavoro: essa è come il genio, il risultato finale di un lavoro accumulato da generazioni”
Sentiamo quello che dice il principe di Salina Fabrizio Corbera all’homo novus , piuttosto ignobile, Calogero Sedàra: “Ma, don Calogero, il risultato di tutti questi guai, di tutti questi crepacuore, è stato Tancredi; noialtri queste cose le sappiamo: è forse impossibile ottenere la distinzione, la delicatezza, il fascino di un ragazzo come lui senza che i suoi maggiori abbiano dilapidato una mezza dozzina di grossi patrimoni; almeno in Sicilia è così; una specie di legge di natura, come quelle che regolano i terremoti e le siccità (…) e la vostra Angelica, don Calogero, sarà fortunata se vorrà salire la strada insieme a lui. E poi quando si è con Tancredi ci si può forse irritare qualche volta, ma non ci si annoia mai; e questo è molto” (Il Gattopardo, capitolo III)
Torno a Nietzsche: “Bisogna aver molto sacrificato al buon gusto, aver fatto molto per amor suo, e molto tralasciato-il XVII secolo in Francia è mirabile in ambedue le cose-, bisogna aver avuto in esso un principio di scelta riguardo alla società, al luogo, al vestiario, all’appagamento sessuale, aver preferito la bellezza al vantaggio , alla consuetudine, all’opinione, all’indolenza. Suprema regola: non bisogna “lasciarsi andare” neppure di fronte a se stessi.- Le cose buone sono oltremodo costose: ed è sempre valida la legge per cui chi le possiede è diverso da chi le consegue”.
Preferisco la distinzione tra il possedere senza sapere usare, e saper usare quello che si ha.
Cfr. crh'ma e kth'ma in Senofonte che distingue la capacità di uso (crh`si~) dal possesso (kth`si~). Il Socrate di Senofonte dice a Critobulo: le medesime cose per chi sa servirsene sono averi utili, per chi invece non sa servirsene non sono averi utili:"jtaujta; a{ra o[nta tw'/ me;n ejpistamevnw/ crh'sqai aujtw'n eJkavstoi" crhvmatav ejsti, tw'/ de; mh; ejpistamevnw/ ouj crhvmata"
( Economico, I, 10). Così i flauti sono utili per chi li sa suonare bene; per chi non lo sa, non sono niente più che sassi inservibili ( "oujde;n ma'llon h} a[crhstoi livqoi"). Non basta quindi possedere (kekth'sqai) il denaro; bisogna anche sapersene servire (crh'sqai).
Di nuovo Nietzsche: “Ogni cosa buona è eredità. Quel che non è frutto di eredità è imperfetto, è inizio. In Atene, al tempo di Cicerone che in proposito manifesta la sua meraviglia, gli uomini e i giovinetti erano per la bellezza di gran lunga superiori alle donne: ma quanto lavoro e fatica a servizio della bellezza si era imposto per secoli al sesso maschile! Non ci si deve infatti ingannare sul metodo: una pura disciplina di sentimenti e pensieri equivale a zero: bisogna innanzitutto persuadere il corpo. Il rigoroso mantenimento di atteggiamenti significativi e scelti, un impegno a vivere soltanto con persone che “non si lasciano andare”, basta pienamente a diventare significativi e scelti: nel giro di due o tre generazioni tutto è già interiorizzato. E’ decisivo che la cultura inizi al posto giusto-non dall’anima (il che fu la funesta superstizione dei preti e dei mezzi preti): il posto giusto è il corpo, la dieta, la fisiologia: il resto segue. Perciò i Greci rimangono il primo avvenimento culturale della storia-sapevano quel che occorreva fare, lo facevano; il cristianesimo, che disprezza il corpo, è stato sino ad ora, per l’umanità, la sciagura più grande”.
I kaloiv te kajgaqoiv ossia portatori di kalokajgaqiva, la somma delle virtù morali, fisiche e intellettuali, riscontrano in se stessi l’esaudimento della preghiera suggerita da Giovenale. "orandum est ut sit mens sana in corpore sano" (X, 356). Infatti nell'età classica il poeta, l'intellettuale in genere, è ancora uomo d'azione: sarà tipico dell'età ellenistica postclassica "il critico senza forza e senza gioia, l'uomo alessandrino che in fondo è un bibliotecario, un correttore di bozze e si accieca miseramente sugli errori di stampa e la polvere delle biblioteche"[1].
Villa Fastiggi 30 agosto 2025 ore 11, 11 giovanni ghiselli
p. s.
“Siamo pieni di vizi, di ticchi, di orrori” ripeto con Cesare Pavese, eppure abbiamo anche dei consanguinei capaci nel nostro ghenos. Questi vanno presi come modelli, per gli altri basta la compassione. A tutti la gratitudine di averci messo nella luce.
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