Parti del Quinto capitolo.
Da Capricci di Mercurio a Notte di Valpurga.
I tisici dissoluti. Le storie d’amore erano attraenti siccome avventurose. (Escludevano la tristezza del matrimonio) .
Quando si aspetta. il tempo è un ostacolo. Chi vuole essere amato fa aspettare
Settembrini se la prende con l’inattività Asiatica. Vorrebbe erigere nell’atrio un altare a Pallade Atena. Cfr. Simmaco e l’altare della Vittoria nel senato (IV secolo d. C.
Nel sanatorio prevale l’Asia. Claudia è Circe. Entrambe di provenienza asiatica (Circe maga figlia del sole, sorella del re Eeta della Colchide sotto il Caucaso)
Settembrini suggerisce di onorare la bellezza e la felicità del corpo umano, e invece disprezzarne la gravità e l’inerzia, aborrirne la malattia e la morte
Il ritratto di Claudia fatto da Radamanto ingelosisce Hans e gli fa dire che la medicina è una disciplina umanistica. Cfr. Carlo Flamigni
Per imparare le discipline umanistiche, aggiunge Hans, bisogna studiare le lingue antiche che curano l’elemento formale. Il latino è contro l’incuria
Claudia indossava costumi che richiamavano quelli del mugik russo, armonizzati con la sua fisionomia tartara e i suoi occhi da lupo della steppa. La posizione degli occhi era finnico-mongolica.
Hans e Joachim fanno i Samaritani. Visite da fratelli di carità ai malati gravi. Buffa la cosiddetta Strapiena. Nelle malattie non manca un aspetto comico.
La notte di Valpurga un capitolo chiave. E’l’ultima notte di carnevale del 1908
Settembrini manda a Hans versi del Faust di Goethe
Come vede Claudia con le braccia scoperte delicate e fresche, di un bianco straordinario, Hans ne rimane sconvolto e mormora “Oh mio Dio!” p. 479
Settembrini lo mette in guardia da quella Lilith, ma il giovane va dall’amata a chiederle in prestito una matita.
Corteggiamento da vedere tutto pagine 42-49 nei miei appunti
Claudia è ritrosetta come la giovinetta Andalusa di cui si canta nella Traviata ma Hans pur follemente innamorato non è da meno
del personaggio
“Piquillo un bel gagliardo
biscaglino mattador:
forte il braccio, fiero il guardo,
delle giostre egli è signor”.
Claudia attribuisce ai tedeschi maggior riguardo per l’ordine che per la libertà ma Hans replica in maniera geniale: “ Ciò che tutta l’Europa chiama libertà è forse qualcosa di piuttosto pedante e borghese, se lo si confronta con il nostro bisogno di ordine”.
Hans dice all’amata che starle vicino è come un sogno
Claudia gli dà del borghese, umanista e poeta, il tedesco come si deve
Hans le contrappone la qualifica ricevuta da Settembrini “non siamo per niente come si deve. Siamo forse, assai semplicemente, riottosi figli della vita”. Cfr. Tonio Kröger come “borghese sviato”. Un problema presente in molti romanzi di Thomas Mann.
Quindi Claudia gli dà del piccolo sognatore abbastanza speciale e annuncia la sua partenza per il giorno dopo.
Poi l’amata rintuzza la gelosia di Hans dicendo che la morale non va cercata nella virtù, nella ragione, nella disciplina, nei buoni costumi ma nel peccato, nell’abbandonarsi al pericolo che ci distrugge. E’ più morale perdersi che conservarsi. I grandi moralisti sono uomini che si sono avventurati nel male, grandi peccatori che hanno imparato e insegnano a inchinarsi verso la miseria.
Un giorno lontano l’amica Antonia mi predisse che dopo tanto libertinaggio sarei diventato santo come Agostino. Credo anche io che per superare davvero il male, per ripudiarlo, bisogna conoscerlo.
Hans insiste a darle del tu. Dare del lei gli sembra la quintessenza della pedanteria.
Finalmente Claudia si scioglie. Gli fa: “sei un ragazzo per bene dai modi attraenti”.
Hans dice che la sua febbre, il cuore accelerato e il tremito delle sue membra sono i sintomi dell’amore che sente per lei da quando l’ha vista e riconosciuta.
Amare, come ho già detto, è riconoscere e ricordare. Abbiamo nella mente e nel cuore della figure archetipiche simboli di amore, oppure odio, o paura.
Siccome il simbolo è la metà di un contrassegno, come vediamo l’altra metà lo completiamo e riconosciamo.
Hans le dice che aveva già amato l’immagine di lei quando l’aveva vista in un compagno di scuola, Hippe Pribislav al liceo, uno mezzo slavo, con gli occhi da Kirghiso anche lui.
“Io ti amo da sempre”.
“Piccolo borghese, davvero mi ami tanto?” e gli accarezza i capelli sulla nuca.
Hans esaltato da quel contatto fa un’apoteosi del corpo umano, della sua bellezza, della sua simmetria. Amarlo è una tendenza estremamente umanitaria, una potenza educativa più che tutta la pedagogia. Descrive di fatto il corpo femminile con le floride mammelle e il sesso oscuro fra le cosce.
Quindi la preghiera finale: “lascia che io posi devotamente la mia bocca sull’Arteria femoralis che batte sulla parte anteriore della tua coscia per diramarsi più in basso nelle due arterie della tibia! Lascia che io senta il profumo che esala dai tuoi pori e sfiori la tua peluria umana immagine di acqua e di albumina destinata all’anatomia della tomba e lascia che muoia le mie labbra sulle tue!”
A questo punto Claudia lo incoraggia e infine lo invita in camera sua
“Sei un tipo galante che sa fare la corte in maniera approfondita, proprio alla tedesca”. Poi mise sulla testa il cappellino di carta che si era tolta e aggiunse
“Addio mio principe Carnevale Le predìco che stasera avrà qualche brutta linea di febbre”
Si avviò verso la porta e con la mano sullo stipite disse N’oubliez pas de me rendre mon crayon”
Bologna 28 marzo 2024 ore 19, 40 giovanni ghiselli
p. s.
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