Rimanendo agli insegnamenti di Aristotele, nella Poetica il filosofo scrive sul linguaggio poetico parole degne di memoria: "Levxew~ de; ajreth; safh' kai; mh; tapeinh;n ei\nai” (Poetica, 1458a, 18 ). Pregio del linguaggio è essere chiaro e non pedestre.
Il poeta è libero di variare rispetto all’usuale e deve saperlo fare. Il linguaggio si scosta dall’ordinario quando usa espressioni peregrine:“xeniko;n de; levgw glw'ttan kai; metafora;n kai; ejpevktasin kai; pa'n to; para; to; kuvrion” (1458a, 22 ), con peregrino intendo la glossa, la metafora, allungamento e ogni forma contraria all’usuale. Glossa è la locuzione non comune, quella di cui non tutti fanno uso (1457b, 4). Metafora è il trasferimento del nome da una cosa a un’altra: “metafora; dev ejstin ojnovmato~ ajllotrivou ejpiforav” (1457b, 7).
Chiarisco: per operare tale trasferimento è necessario cogliere le analogie.
Faccio un esempio: diffusa è la metafora nautica che equipara la turbolenza di una tempesta ai tumulti di una città.
Ve ne sono molte nella letteratura greca e in quella latina.
Faccio un solo esempio traendolo dall’Edipo re di Sofocle: nel prologo il sacerdote che descrive a Edipo le sofferenze dei cittadini di Tebe dice:
"la città infatti, come anche tu stesso vedi,troppo/già fluttua-saleuvei- e di sollevare il capo /dai gorghi del flutto insanguinato- foinivou savlou- non è più capace" (vv. 22-24).
Oggi non si può non pensare a Gaza e all’Ucraina.
Per cogliere queste analogie sono necessarie sensibilità e intelligenza che in greco si dice suvnesi~ ossia la capacità di collegare-sunivhmi metto insieme- cose e fatti lontani.
Nella Retorica (1404b) Aristotele fornisce altri suggerimenti preziosi sulla dizione scrivendo che"bisogna rendere peregrino, esotico il linguaggio- dei` poiei`n xevnhn th;n diavlekton- poiché gli uomini sono ammiratori delle cose lontane- qaumastai; ga;r tw`n ajpovnrwn eijsivn ".
Segnalo che nel romanzo La montagna incantata di T. Mann Hans si innamora di Claudia per il taglio appunto esotico dei suoi occhi “da Kirghiso”
Un'affermazione che trova diversi echi nel nostro Leopardi. Nello Zibaldone infatti leggiamo:"le parole lontano , antico , e simili sono poeticissime e piacevoli, perché destano idee vaste, e indefinite, e non determinabili e confuse"(1789). E, più avanti(4426):"il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago".
Bologna 14 marzo 2024 ore 10, 41 giovanni ghiselli
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