mercoledì 13 marzo 2024

La disumanità dei sacrifici umani.


 

Le guerre continuano con i loro massacri. In quattro mesi di bombardamenti su Gaza sono rimaste uccise 30 mila persone in gran parte civili: bambine, bambini e donne.

Sono crimini che fanno rabbrividire ogni persona umana come ci hanno fatto rabbrividire quelli subiti dai bambini e dagli adulti israeliani.

Trovo ripugnante che ci siano politici e commentatori italiani i quali considerano la strage degli innocenti bambini palestinesi la giusta vendetta per i massacri subiti dagli ebrei innocenti.

 

Mi vengono in mente i sacrifici umani nella letteratura antica:  infanti come Astianatte nelle Troiane di Euripide, ragazze come Polissena nell’Ecuba di Euripide, Ifigenia nell’Agamennone di Eschilo, nell’Ifigenia in Aulide  di Euripide e nel De rerum natura di Lucrezio.  Dire che si rende onore a un morto ammazzando una persona sulla sua tomba è brutalità feroce.

Nell’Ifigenia in Tauride  di Euripide la figlia di Agamennone salvata dallo sgozzamento sacrificale richiesto per la partenza della flotta dall’Aulide e trasportata nella Tauride- corrispondente all’attuale Crimea- dove è sacerdotessa di Artemide addetta ai sacrifici, biasima questa superstizione orrenda dicendo che non può essere gradita agli dèi.

“Se qualcuno dei mortali tocca con le mani del sangue o anche un parto (loceiva~) o un morto- dice Ifigenia-, la dea lo tiene lontano dagli altari, ritenendolo contaminato (musarovn, 383), aujth; de; qusivai~ h{detai brotoktovnoi~  ma lei gode dei sacrifici che uccidono gli uomini (384).

Non è possibile che Latona, la compagna di Zeus abbia partorito tanta stupidità (tosauvthn ajmaqivan, 387). Giudico non credibili (a[pista krivnw) anche i conviti di Tantalo[1] agli dèi: non credo che questi abbiano goduto del pasto del figlio Pelope, e ritengo che la gente di qui, essendo loro assassini di uomini, attribuiscano alla dea la propria malvagità (to; fau`lon, 390).

Infatti ritengo che nessuno tra i numi sia cattivo ( oujdevna ga;r oi\mai daimovnwn ei\nai kakovn,  v.392).

Lucrezio conclude il racconto del sacrificio di Ifigenia con questo verso

Tantum religio potuit suadere malorum " (De rerum natura  1, 101) a crimini tanto grandi poté indurre la religione.

 

Oggi ci sono quelli che non vogliono condannare la strage dei bambini palestinesi ammazzati con le bombe, o lasciati morire per mancanza di tutto, ricordando la strage subita dagli Israeliani, come se le seconde uccisioni fossero dovute per compensare le prime e si potessero placare le anime afflitte dei morti del sette ottobre con il sangue di altre persone del tutto estranèe al delitto precedente, infanti e femmine per lo meno.

 

Sono entrambi crimini orribili.

Bologna 13 marzo 2024 ore 17, 51 giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Cfr. Pindaro, Olimpica I, 35-53.

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