:"Bisogna avere tutti i sensi ottusi (...) per non vedere che nell'animale e nell'uomo l'essenza principale è la stessa e ciò che li distingue non è nel primario, nel principio, nell'archaios , nell'intima essenza, nel nocciolo dei due fenomeni, che nell'uno come nell'altro è la volontà dell'individuo, bensì soltanto nel secondario, nell'intelletto, nel grado di facoltà conoscitiva che nell'uomo, aggiungendosi la facoltà di conoscenza astratta, chiamata ragione, è più alto, ma, come è provato, soltanto in virtù di un maggiore sviluppo cerebrale, cioè della diversità somatica di un'unica parte, del cervello, e specialmente della sua quantità. Per contro le parti uguali tra animali e uomo sono, sia nella psiche sia nel corpo, incomparabilmente più numerose. A questi occidentali e giudaizzanti spregiatori degli animali e idolatri della ragione bisogna rammentare che, come essi sono stati allattati dalla loro madre, anche il cane lo è stato dalla sua (...) Che la morale del cristianesimo non tenga conto degli animali è un suo difetto (...) garbato simbolo del difetto testé deplorato nella morale cristiana, nonostante la rimanente grande concordanza con quella indiana, potrebbe essere il fatto che Giovanni il Battista si presenta esattamente come un saniassi indiano, ma (...) vestito di pelli d'animale! che sarebbe, è noto, un orrore per ogni indù (...) Un simile caratteristico contrasto è offerto dalla storia evangelica della retata di Pietro che il Redentore favorì al punto di sovraccaricare di pesci le barche fino a farle affondare ( Luca , 5[1]), con la storia di Pitagora, iniziato alla sapienza egizia, il quale acquista dai pescatori tutta la retata, mentre la rete è ancora sotto acqua, per donare poi la libertà a tutti i pesci catturati. La pietà verso gli animali è talmente legata alla bontà del carattere da consentire di affermare fiduciosamente che l'uomo crudele con gli animali non può essere buono”[2].
“Memoriae prodiderunt, cum animadvertisset proxime Metapontum in litore Italiae suae, quam subsicivam Graeciam fecerat, a quibusdam piscatoribus everriculum trahi, fortunam iactus eius emisse et pretio dato iussisse ilico piscis eos, qui capti tenebantur, solvi retibus et reddi profundo ", si tramanda che avendo notato, presso Metaponto, sul litorale della sua Italia, di cui aveva fatto una seconda Grecia, che da alcuni pescatori veniva tratta una rete, comprò la retata fortunata e sborsato il denaro ordinò che subito venissero liberati i pesci catturati e restituiti al fondo del mare (Apuleio, De Magia, 31)
Personalmente credo che l’uomo debba potersi difendere con ogni mezzo dagli animali che cerchino di ucciderlo, mentre trovo disumani gli allevamenti che sono luoghi di tortura degli animali che devono diventare cibo malsano per gli uomini
Bologna 6 marzo 2024 ore 11, 35 giovanni ghiselli.
p. s.
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[1]Luca, 5, 4-6:"Ut cessavit autem loqui, dixit ad Simonem:"Duc in altum et laxate retia vestra in capturam". Et respondens Simon dixit:"Praeceptor, per totam noctem laborantes nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo retia". Et cum hoc fecissent, concluserunt piscium multitudinem copiosam; rumpebantur autem retia eorum ", poi, quando ebbe finito di parlare, disse a Simone:"Vai al largo e calate le vostre reti per la pesca". E Simone disse in risposta:"Maestro, faticando tutta la notte, non abbiamo preso niente; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendo fatto questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano addirittura.
[2]Il fondamento della morale , saggio del 1840, trad it. lterza, 1981, pp. 248-249.
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