domenica 10 marzo 2024

La deformazione data dall’odio funesto e dalla guerra maledetta.


 

Plauto, Empedocle, Freud e Picasso.

 

Prendo spunto da un verso di Plauto per commentare le guerre in corso

 

Commento al v 64 dell’Aulularia di Plauto (composta tra il 194 e il 191). Siamo nella prima scena del primo atto.

 

Euclione, l’avaro protagonista della commedia, minaccia la vecchia serva Stafila temendo di essere spiato dalla donna desiderosa di derubarlo impadronendosi della pentola (aula, arcaico per olla) piena d’oro tenuta accuratamente  nascosta dal padrone.

Euclione dunque minaccia e maltratta la povera vecchia che nulla sa. 

Una scellerata dice

Quae in occipitio quoque habet oculos, pessima 64.

 che ha gli occhi anche nella nuca, l'infame.

 

Il sospetto e l’odio generati dall’avarizia maniacale di Euclione porta alla deformazione mostruosa del prossimo, la povera Stafila diventa una marionetta o un pupazzo con gli occhi nella nuca.

 

L’odio insomma dissocia smembra e deforma

 

 

Sentiamo  Empedocle di Agrigento (V secolo a. C.)

 

Poema fisico Fusikovn

 Quattro elementi, il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra sono le radici di tutto (tw`n pavntwn rJizwvmata, fr. 6). Dalla mescolanza e dalla separazione di questi, hanno origine tutte le cose e le loro mutazioni. Non c’è nulla di vuoto.

L’Amore (Filovth~) accorda tutto nell’unità dello Sfero (Sfai``ro~), mentre l’Odio (Nei`ko~) dissocia e smembra.

 

Lo Sfero ricorda l’essere sferico di Parmenide. Nelle membra dello Sfero non esiste discordia né infausta contesa.

 

Empedocle dunque annuncia che porterà in mezzo gli elementi non generati (ajgevnnhta stoicei'a, Fusikovn, 1, 5 Gallavotti): pu'r kai; u{dwr kai; gai'an ijd j aijqevro~ a[pleton u{yo~ (6), il fuoco, l’acqua e la terra e l’immenso culmine dell’etere che non hanno inizio né termine, poi nei'ko~ oujlovmenon -e sceduvnhn filovthta (v. 8), la contesa funesta- e l’amore tenace, che mette vicino (scedovn).

 

Durante il tempo del rancore rancore (ejn kovtw/) tutte le cose sono difformi e contrastanti, tutto è confuso e privo di identità; durante l’amore gli uni con gli altri si bramano e si accostano ogni vivente nasce e acquista identità: alberi, uomini, donne, fiere uccelli (Poema fisico, fr. 21). La mescolanza armonica procura identità, come quando i pittori mischiano in armonia le svariate tinture. Allora l’ibrido mostruoso sparisce e le parti discordanti sono “divinamente accordate dal vincolo dell’armonia” (Poema fisico, 12, 4).

 

"Nella mitologia greca la figura ibrida è, in generale, un contrassegno di appartenenza a un mondo primitivo"[1], cioà al caos.

 

Picasso

Pensate anche a Guernica di Picasso (1937). Quando un ufficiale tedesco domandò all’artista: “ Questa è opera vostra maestro ?”, Picasso rispose: “No, è opera vostra”.

 

Nel poema di Apollonio Rodio gli Argonauti giungono al porto di Eea, nel mare Tirreno, dove viveva Circe e trovarono la maga seguìta da mostri che non erano fiere né uomini, ma, erano summigeve~ melevwn (Argonautiche, 4, 674), misti di membra, con ricordo empedocleo. Già in passato, continua Apollonio, la terra aveva fatto sbocciare dal fango tali ibridi fatti “miktoi'sinmelevessin” di membra miste (v. 677). Poi il tempo li suddivise in specie.

 Per questo fu necessario che i raggi del sole togliessero l’umido alla terra.

  Ovidio rende decorativa la mostruosità dell’ibrido con il suo Minotauro:" semibovemque virum semivirumque bovem " (Ars amatoria , II, 24).

 

Le membra dunque erano disperse prima che giungesse lo slancio benigno della concordia

 

Un frammento del Poema fisico (7) ricorda una condizione di caos abissale dominata dall’astio: allora vagavano teste senza collo (v. 1), braccia prive di spalle (v. 2), e occhi privi della fronte (v. 3), membra solitarie. e ibridi mostruosi: bougenh' ajndrovprwra...ajndrofuh' bouvkrana , bovine razze dai torsi umani, umane stirpi dai crani bovini ( vv.9 e 10).

 

Empedocle e Freud.

 Di Empedocle si riconosce debitore Freud:" Empedocle di Acraga (Agrigento),  nato all'incirca nel 495 a. C., si presenta come una figura tra le più eminenti e singolari della storia della civiltà greca...il filosofo, dunque, insegna che due  sono i princìpi che governano ciò che accade nella vita dell'universo e nella vita della psiche, e che essi sono in perpetua lotta tra loro. Egli li chiama filiva (amore o amicizia), e nei'ko" (discordia o odio). Uno di questi poteri-che in sostanza sono per lui "forze motrici naturali, e niente affatto intelligenze con la consapevolezza di un fine"-tende ad agglomerare in unità le particelle originarie dei quattro elementi, mentre l'altro, al contrario, mira a far recedere queste mescolanze e a separare le une dalle altre le particelle originarie degli elementi...I due princìpi fondamentali di Empedocle-filiva e nei'ko"- sia per il nome, sia per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros  e Distruzione , la prima delle quali tende ad agglomerare tutto ciò che esiste in unità sempre più vaste, mentre l'altra mira a dissolvere queste combinazioni e a distruggere le strutture cui esse hanno dato luogo"[2].

Credo che queste due forze si alternino nel prevalere durante la storia. Ora stiamo vivendo la fase dell’odio funesto nei'ko~ oujlovmenon  che ha già travolto  moltissime

vite “d’infanti e di femmine e di viri”.

Eppure questo odio maledetto non è ancora sazio: continua a inviare armi sempre più micidiali perché il massacro continui.

 

Bologna 10 marzo 2024 ore 20, 03 giovanni ghiselli

p. s.

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[1]K. Kerényi, Miti e misteri , p. 45.

[2]        S. Freud, Analisi terminabile e interminabile 1937, in Freud  Opere  volume 11, p. 527 e ss.

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