Pensieri di vario umanesimo nei nostri classici
Empi e anti umani sono i sacrifici cosiddetti umani
I femminicidi, gli infanticidi, gli omicidi sono sacrifici umani, che le vittime siano israeliani o palestinesi o greci o troiani.
Contro i sacrifici umani si esprime in termini umani, ancor prima che umanistici[1], la vecchia regina troiana nell'Ecuba di Euripide che accusa la disumanità dei demagoghi rappresentati da Odisseo:"Forse il dovere li spinse a immolare un essere umano/presso una tomba, dove sarebbe più giusto ammazzare un bue?(vv. 254-261).
Poco più avanti la vecchia regina di Troia caduta per mano dei Greci supplica Odisseo di non ammazzare la figlia Polissena con un verso che è un'alta espressione di umanesimo in favore della vita:"mhde; ktavnhte: tw'n teqnhkovtwn a{li" " (v. 278), non ammazzatela: ce ne sono stati abbastanza di morti.
Nelle Troiane di Seneca, Agamennone prende una posizione analoga contro lo spietato Pirro che esige il sacrificio di Polissena:"Quidquid eversae potest/superesse Troiae, maneat: exactum satis/poenarum et ultra est. Regia ut virgo occidat/tumuloque donum detur et cineres riget/et facinus atrox caedis ut thalamos vocent,/non patiar. In me culpa cunctorum redit:/qui non vetat peccare, cum possit, iubet " (vv.285-291), tutto ciò che può sopravvivere di Troia sconvolta, rimanga: è stato fatto pagare abbastanza in fatto di pene e anche troppo. Non sopporterò che la ragazza figlia della regina muoia, e la sua vita sia donata a una tomba, e spruzzi di sangue le ceneri, e chiamino cerimonia nuziale il crimine atroce di un assassinio: la colpa di tutti i misfatti ricade su me: chi non impedisce un delitto, quando può, è come se lo avesse ordinato.
Se deve essere fatto un sacrificio in onore di Achille, continua il dux, "caedantur greges/fluatque nulli flebilis matri cruor " (vv. 296-297), si ammazzino animali del gregge e scorra il sangue che non faccia piangere nessuna madre umana.
Eppure c’è ancora chi considera la pena di morte un atto di giustizia e plaude ai bombardamenti sulle abitazioni umane. Anzi molti si dolgono più della morte dell’uccisione di un orso che di quella di quindici mila bambini.
Non bisogna dimenticare quanto afferma il Pericle di Tucidide:" non sono le cose che acquistano gli uomini ma gli uomini le cose:"ouj ga;r tavde tou;" a[ndra", ajll j oiJ a[ndre" tau'ta ktw'ntai"( Storie, I, 143, 5).
E' questa un’affermazione di umanesimo che potrebbe essere impiegata come dichiarazione anticonsumistica contro gli astuti consiglieri di acquisti che in realtà spingono gli uomini a vendersi, e perfino a uccidere altri uomini, per acquistare le cose.
Ascoltare è parte essenziale dell’essere davvero umano, ascoltare e farsi ascoltare parlando con chiarezza:"Se avrai davanti a te gente cattiva che non vorrà ascoltarti, prosternati davanti ad essa e chiedile perdono, poiché, in verità, anche tu sei colpevole se non vogliono ascoltarti. E se non puoi farti ascoltare dagli uomini ostili, taci e servili con umiltà, senza mai perdere la speranza"[2]. Sono parole dello stariez Zossima
Oblomov il protagonista eponimo del romanzo di Ivan Gonĉarov nega valore all'intelligenza che non comprende l'umanità:"Non dimenticare l’uomo. Se no, dov’è l’umanità? Voi volete scrivere solo con la testa” e Onblomov quasi sibilava parlando. “Voi credete che il pensiero possa fare a meno del cuore. No, il pensiero è reso fecondo dall'amore. Tendete la mano all'uomo caduto per sollevarlo, o piangete lacrime amare su di lui, se egli è finito, ma non lo schernite. Amatelo, riconoscete voi stesso in lui e trattatelo nel modo in cui trattereste voi stessi"[3].
Aggiungo che l'amore è necessario anche per essere bravi educatori. L'insegnamento, sostiene Morin, deve diventare una missione. L'insegnante deve essere capace di trasmettere:"La trasmissione richiede certamente competenza, ma richiede anche, oltre a una tecnica, un'arte. Essa richiede ciò che nessun manuale spiega, ma che Platone aveva già indicato come condizione indispensabile di ogni insegnamento: l'eros, che è allo stesso tempo desiderio, piacere e amore, desiderio e piacere di trasmettere amore per la conoscenza e amore per gli allievi. L'eros permette di tenere a bada il piacere legato al potere, a vantaggio del piacere legato al dono (…) Là dove non c'è amore, non ci sono che problemi di carriera, di retribuzione, di noia per l'insegnamento. La missione suppone evidentemente la fede, in questo caso la fede nella cultura e nelle possibilità della mente umana"[4].
Una riflessione educativa di Leopold Bloom nell’Ulisse di Joyce (capitolo VI, Ade. Il funerale.
Avrei potuto aiutarlo nella vita. Avrei potuto renderlo indipendente p. 123. I could make him independent p, 79
Un proposito umano nei riguardi del figlio morto pochi giorni dopo la nascita.
Poi alcune parole sulla moglie e la figlia
Molly e Milly sono la stessa cosa diluita. Milly: soon be a woman, tra poco una donna-. Sì, sì. donna anche lei. Life, Life, Vita. Vita.
Infatti aggiungo: la donna è vita. Ammazzare una donna è ammazzare diverse volte: è ucciderne pure i suoi figli.
Nel romanzi di T. Mann La montagna incantata il protagonista Hans, in un momento nel quale rischia la vita per assideramento, reagisce pensando:
“L’amore si oppone alla morte, lui solo, non la ragione è più forte della morte” ( Sesto capitolo, neve, p. 733, Neve (…) “In nome della bontà e dell’amore, l’uomo non deve concedere alla morte il dominio sui suoi pensieri” (p. 734) è l’unica frase interamente in corsivo di tutto il romanzo.
Cfr. Sofocle, Antigone, 523" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore.
Erich Fromm sostiene che "Antigone rappresenta l'umanità e l'amore; Creonte, il despota totalitario, l'idolatria dello stato e l'ubbidienza"[5].
Inoltre:"Esiste un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone di Sofocle, una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa, Antigone rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera dell'uomo"[6].
E’ una critica di uno non specialista ed è generica e criticabile a sua volta ma ci vorrebbero molte parole e forse non interessano i non specialisti. Se mi verranno richieste durante la conferenza le dirò.
Umanistica è la gratitudine nei confronti di chi ci ha dato la vita e della vita stessa.
Ieri sera ho visto un film Anatomia di una caduta dove un uomo colmo di sensi di colpa e di frustrazione si uccide. Suo figlio, un bambino quasi cieco salva la propria madre, e moglie del suicida, accusata di avere ammazzato il marito e processata.
Chiamato a testimoniare ricorda che il padre era incline a morire.
Ama davvero la vita solo chi è contento di sé.
Lucrezio introduce una prosopopea della Natura che dice
“perché piangi e lamenti la morte? Quid mortem congemis ac fles? (De rerum natura, III, 934) Se hai avuto una vita gradita e le gioie non sono tutte sfuggite come se fossero state accolte in un’urna incrinata e non si sono perse divenute sgradevoli (et non omnia pertusum congesta quasi in vas-commoda perfluxere atque ingrata interiere” ( 936-937), perché non ti allontani come un commensale sazio della vita e a con animo giusto non prendi, o stolto un sicuro riposo? (cur non ut plenus vitae convīva recedis/aequo animoque capis securam, stulte, quietem?, 938-939).
Cfr. Marco Aurelio l’imperatore (161-180 filosofo che vuole congedarsi dalla vita con gratitudine come un’oliva che una volta matura ( ejlaiva pevpeiroς genomevnh ) cade al suolo benedicendo la terra che l’ha prodotta-eujfhmou`sa th;n ejnegkou`san - e ringraziando l’albero che l’ha generata ( kai; cavrin eijdu`av tw`/ fuvsanti devndrw, Pensieri rivolti a se stesso, IV, 48).
Bologna primo marzo 2024 ore 18, 47 giovanni ghiselli
p. s.
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[1] Cfr. T. Mann, La montagna incantata, settimo capitolo, Vingt et un, p. 829 nella traduzione di Renata Colorni dal titolo La montagna magica. Questa edizione è ricca di note e ben fatta ma il titolo mi piace meno del precedente (I Corvi Dall’Oglio) che continuo a usare.
Hans dunque dà del tu a Claudia la quale gli fa: “Le pare questo il modo di rivolgersi a una signora che conosce appena?” Ipocritamente o forse ironicamente poiché anni prima in una ultima notte di carnevale, nel capitolo intitolato La notte di Valpurga i due avevano fatto l’amore.
Ebbene, Hans risponde: “Devo parlare in termini umanistici, anziché umani?”
[2] F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov , Libro sesto, capitolo terzo, p. 403.
[4] La testa ben fatta , La missione, p. 106.
[5]Amore, sessualità e matriarcato , p. 21.
[6]La disobbedienza e altri saggi , p. 63.
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