NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 8 marzo 2024

T. Mann, La montagna incantata, V 9 Notte di Valpurga.


Prima parte. L’approccio.

 

E’ la notte di un sabba-convegno- delle streghe con il diavolo. E’ il titolo di un capitolo della prima parte del Faust di Goethe che viene abbondantemente citato. A Davos è la notte del martedì grasso.

Hans era arrivato sette mesi prima, Joachim era ricoverato da un anno. Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus.

Settembrini dice al suo pupillo: “vedrà ingegnere, qui si sta allegri come al Prater, del resto anche nei manicomi ogni tanto si organizzano balli per i pazzi e gli idioti. Perché non qui?”  

Molti dell’anno scorso non ci saranno perché hanno già detto vale alla carne  475 (carnevale-carnem levare per la Quaresima imminente). I degenti hanno iniziato con le trombette  fin dal mattino, poi a cena  raganelle, travestimenti, lampioncini di carta.

Settembrini cita dei versi delFaust mentre passa davantio al tavolo di Hans

“Guarda solo che fiamme colorate,

 qui si riunisce un club di buontemponi

Coriandoli, stelle filanti” (4034-4036) dice Mefistofele a Faust nella Notte di Valpurga del poema di Goethe.

 Settembrini ha qualche cosa di diabolico, non per niente ha ricordato compiaciuto l’inno A Satana di Carducci e ama Prometeo che è il Satana, il ribelle a Zeus della tragedia di Eschilo.

 

Settembrini continua a citare Faust: scrive un biglietto e lo invia a Hans: “il monte oggi è pazzo di magia” der Berg  is heute zaubertoll 3868. E’ un fuoco fatuo che parla.

 

Cfr. il Citerone nelle Baccanti di Euripide: “pa'n de; sunebavceue j o[ro~-kai; qh're~, oujde;n d j h\n ajkivnhto~ drovmw/,  tutto baccheggiava il monte e le fiere, e non c'era nulla che non fosse mosso alla corsa (726-727).

 

Mefisto, Faust e un fuoco fatuo cantano. “Tutto sembra ruotare” 3908.

 

 

Hans cerca una matita per rispondere al biglietto di Settembrini e vede la Chauchat.

Aveva un abito di seta leggera e scura  con una piccola scollatura rotonda, da ragazza, con le braccia scoperte, braccia delicate e piene nello stesso tempo e fresche e di un bianco straordinario che risaltava per il contrasto con la seta scura in modo così sconvolgente da far mormorare a Hans “Dio mio!” 479

Aveva visto nudità ben più ampie di quella ma neanche lontanamente gli erano apparse così sensazionali. 480

“La accentuata e abbacinante nudità delle splendide membra di quell’organismo intossicato era un evento che si dimostrava di una tale potenza che gli fece ripetere Dio mio!”  

Poi arrivò un altro foglietto di Settembrini con altri versi del Faust

Cominciarono a girare caffè e liquori e le persone a spostarsi

Quindi i travestimenti: un greco che aveva belle gambe si pavoneggiava in mutandoni di maglia color lilla, mantelletta e  gorgiera, al modo di un grande di Spagna. 481

La Stöhr si presenta travestita da vecchia delle pulizie e Settembrini cita: “La vecchia Baubo arriva sola a cavallo di mamma scrofa” Faust 3962-3963  Die alte Baubo kommt allein;/Sie reitet auf einem Mutterschwein-  

(p. 481).

Nell’Inno “omerico” a Demetra Iambe fece ridere la dea con i suoi motteggi.  Tanto Baubò quanto Iambe rallegrarono la dea, arrivata a Eleusi afflitta per la sparizione della figlia, facendo gesti osceni. Si tratta dello stesso personaggio.

Lo pseudo-Apollodoro nella Biblioteca redatta tra il II e il III secolo d. C. scrive che per questo le donne motteggiano oscenamente durante le Tesmoforie (I, 5)

La Stör chiamò Settembrini “galletto italiano e lo invitò a tenere per sé le sue schifezzuole” 482

Settembrini identifica la Chauchat con Lilith prima moglie di Adamo secondo una tradizione rabbinica.

Cita di nuovo Goethe  quando Mefistofele dice a Faust: Guardala bene. E’ Lilith, la prima moglie di Adamo Adams Erste Frau. Guardati dai suoi bei capelli. Il solo ornamento che possa sfoggiare” (Faust 4119-4120)

 Hans risponde che non sapeva del doppio matrimonio di Adamo. 483

“E’ una leggenda ebraica” chiarisce l’Italiano. Quella Lilith si è trasformata in un pericoloso fantasma notturno, pericoloso soprattutto per le sue belle chiome” 484

Settembrini è contrario all’uso di darsi del tu: è un incivile eccitamento,  una speciosa usanza da selvaggi, un giocare con lo stato primitivo, una recita dissoluta che aborro perché è rivolta contro la civilizzazione

Ma Hans insiste a darglielo perché è carnevale. Hans manifesta comunque riconoscenza a Settembrini per quanto ha imparato da lui. “Tu sei un patrocinatore. Ti voglio ringraziare  e chiederti scusa se sono stato un cattivo allievo “un riottoso figlio della vita” come hai detto tu

 Ti sei preso cura di me sine pecunia. Da te ho appreso la connessione tra umanesimo e pedagogia.

Il corteggiamento geniale. Ho preso spunto da questo per i miei rivolti alle donne in grado di apprezzare la “parola ornata”

Hans raccoglie tutto il poprio coraggio, si avvicina a Claudia e le chiede: non avresti per caso una matita? 490 Era pallido come un morto e il cuore tambureggiava.

Claudia lo guardò con un sorriso che non lasciava trapelare pietà  per il suo aspetto così devastato né inquietudine davanti agli spaventi della passione, un elemento, la passione, più familiare alla donna che all’uomo il quale non vi si trova a suo agio. La donna lo constata con una soddisfazione sarcastica e malevola.

 

C. “Io?” Rispose la malata dalle braccia nude.

 

Cfr. il mio approccio a Päivi. Mi avvicinai e le dissi: “Senti, scusa, io non ti conosco, ma ti trovo interessante”

“Proprio me?” domandò con straordinaria, elegante modestia  (Tre amori a Debrecen, p, 178)

 

 Sì, può darsi” rispose Hans.

 

Io invece risposi: “ Sì. appunto proprio te, e mi piacerebbe se tu volessi parlare con me. Mi chiamo Gianni”.

 

 Poi Claudia disse: “Hai un grande amor proprio, ti accalori molto”, in tono canzonatorio, con la sua esotica pronuncia e la voce piacevolmente roca”. Quindi frugò nella borsetta e trovò un piccolo crayon d’argento, sottile e fragile, una cosetta galante praticamente inutilizzabile a scopi pratici (p. 492) ,

Disse voilà e gliela mise davanti agli occhi facendola oscillare leggermente. L’approccio funziona.

Segue un corteggiamento che è uno dei più eleganti ed efficaci di cui abbia mai letto o sentito parlare. Mi ha sempre ispirato da quando lo conosco. Vi ho riconosciuto lo stile che volevo avere.

 

La notte di Valpurga V, 9. Seconda parte. Continua il dialogo tra Claudia e Hans

 

Hans  guardava ora la matita ora il viso da Tartara di Claudia che gli faceva vedere come si usava. I due erano vicini e chinati l’uno verso l’altro.

Lui disse  “piccina ma carina” guardando giù verso la matita

 “Oh Sei anche spiritoso” disse lei, poi “spicciati, disegna”. Pareva che lo volesse cacciare via

“Prima disegna tu”, disse lui

 “Io?” Fece lei e sembrò smarrita e iniziò ad arretrare. Ma il gioco del disegnare era finito, i dottori erano usciti e la parola d’ordine era “si balla”. Hans spostò due sedili per sé e claudica.

“Hai un vestito nuovo?”, fece lui per poterla contemplare”.

“Nuovo? Sei per caso un esperto della mia toilette?”

“Non ho forse ragione? “
”Sì è vero, me lo sono fatto fare di recente”.

 

La domanda di Hans sul vestito significa  attenzione per la donna.

 

La sera del luglio del 1971, quando scappai dal picnic dei consumisti magiari e corsi fino al prato sottostante la  finestra del collegio universitario dove Helena stava affacciata aspettandomi, la bella finnica mi anticipò sul proprio abbigliamento per uscire e mi chiese:” “che cosa voi che mi metta?”

Risposi: “Vestiti di bianco, tesoro, di bianco e sportiva, se puoi”.

Mi riferivo a un suo vestito senza maniche, di spugna, che le arrivava un palmo sopre le ginocchia rotonde e le donava: era come la proiezione di un aspetto della sua persona morbida, delicata, accogliente” (Tre amori a Debrecen, pp. 106-107)

 

Torniamo a Davos

 Quindi Hans le propose di ballare

“ Tu vorresti?” domandò lei inarcando le sopracciglia e lui rispose

“ Lo farei se tu ne avessi voglia”

 “Sei meno coraggioso di quanto pensassi”. Lo provoca  a esserlo

Lui rise con noncuranza e lei aggiunse “Tuo cugino è già andato via”.

“Sì, è mio cugino” confermò lui, conferma superflua. Poi: “Ho visto anch’io prima che non c’era più. Sarà andato a coricarsi”.

Hans per ora è meno sciolto di Claudia: è più imbarazzato e timoroso che brillante. Ma lei tutto sommato lo incoraggia e lui si rafforza. Noi innamorati abbiamo bisogno di questo

Claudia comincia a parlare in francese p. 494. Copio la traduzione da una nota del mio testo (Mondatori 2010) e procedo senza didascalie dove non ci sono.

“È un giovane molto rigoroso, molto per bene, molto tedesco”

“Vuoi dire che è pedante. Ci consideri pedanti noi altri tedeschi?”

 

(Cfr. i Germani di Tacito e il loro dissennato mantenere la parola data: Tacito segnala la perversione della fides tra i Germani i quali, dopo avere perso tutto ai dadi (alea), con un ultimo lancio mettono in gioco la libertà personale, quindi, se perdono rispettano il patto e subiscono la schiavitù. Ebbene in questo caso ciò che loro chiamano fides è una forma di ostinazione in un vizio riprovevole: “ea est in re prava pervicacia”(Germania, 24).

 

 “Parlo di suo cugino, ma è vero voi tedeschi siete un poco borghesi. Amate l’ordine più della libertà, lo sa tutta l’Europa”

 

“Amare, amare. Chissà che cosa significa?  Non è ben definita questa parola. Quel che uno possiede, l’altro lo ama, come si usa  dire da noi” affermò Hans Castorp.

 

Questa domanda mi fa pensare alla fase iniziale del mio corteggiamento a Helena. “Che cosa è l’amore per te?” le domandai molto direttamente, forse anche troppo. Ma volevo saggiare il terreno della sua disponibilità erotica e dirle qualcosa che la incoraggiasse all’eros se, rispondendo, mi avesse dato la pur minima occasione di farlo” (Tre amori a Debrecen, p. 88).

Rispose  che il suo amore era umanistico: era amore per l’umanità.

Bene, pensai, io ne faccio parte,

 

Torniamo al giovanotto tedesco. Aveva 5 anni meno di me nel 1971.

 “Negli ultimi tempi mi è capitato a volte di riflettere sulla libertà. Ciò che tutta Europa chiama libertà è forse qualcosa di piuttosto pedante e borghese, se lo si confronta con il nostro bisogno di ordine. Secondo me è così”.

 E’ la libertà senza disciplina: è la licenza che non esclude la truffa, non esclude nemmeno l’uccisione delle donne e dei bambini come si vede.

 

“Ma davvero? Questo sì che è buffo! Pensi a tuo cugino quando dici tali stravaganze?”

Hans sta progredendo. Claudia è passata al tu è lui è passato dalla “conferma superflua” alle “stravaganze” che colpiscono l’attenzione.

 

Io attirai fortemente quella di Helena citandole appena un poco modificate alcune parole di  Cesare Pavese quando la bella donna a sua volta mi domandò: “E per te l’amore cos’è?”

Nel libro Il mestiere di vivere in data 25 dicembre 1937 si legge: “Se il chiavare non fosse la cosa più importante della vita, la genesi non comincerebbe di lì”. Parole vere. Nel tradurre questo pensiero in inglese modificai la “parolaccia” con to make love ma Helena ne fu talmente colpita che disse: “Tu mi sembri un uomo strano, singolare. Prima, osservandoti nel salone dell’Università, ho notato che hai qualche cosa di speciale negli occhi” (Ghiselli, Op. cit.p. 89).

 

Ero già a buon punto. Lo è pure Hans il quale risponde così alla sua bella: “No , mio cugino è davvero un bravo tipo, un’indole semplice, non a rischio capisci. Ma non è borghese, è militaresco.

 

  “Non a rischio?”, ripeté lei con sforzo. “Intendi dire : una natura solida, sicura di sé? Eppure è seriamente ammalato il tuo povero cugino”.

 

 

 

T. Mann La Montagna incantata V, 9 La Notte di Valpurga 3. Seguita il dialogo

 

Hans domanda a Claudia chi le abbia detto che Joachim è a rischio. Non può che essere stato il dottore Behrens- Radamanto che ha fatto il ritratto alla ragazza e l’innamorato ne è geloso.

Claudia risponde coprendo il medico pettegolo: “Qui si sa tutto di tutti”

Hans la incalza: “te l’ha detto il consigliere aulico Behrens?”

“Può essere, mentre mi  mostrava i suoi dipinti”

“Cioè mentre ti faceva il ritratto!”

Hans si scopre.

Claudia non si scompone: “Perché no. Tu l’hai trovato riuscito il mio ritratto?”  viene fuori il narcisismo della donna, la sua volontà di piacere. Non è un brutto segno per Hans.

 

Come per me la volta che Helena stava pettinandosi quando entrai in camera sua non senza avere bussato e chiesto permesso.

  Disse: “scusami, finisco di pettinarmi. My hair is very beautiful.

Naturalmente confermai e  ne fu contenta. Anche io perché aveva mostrato il suo desiderio di piacermi e di sentirselo dire.

 

Torniamo ai due di Davos

 “Ma Certo estremamente riuscito. Behrens ha reso la tua pelle con  grande esattezza. Mi piacerebbe essere anch’io un ritrattista per avere la possibilità di studiare, come lui, la tua pelle”,

“Parli in tedesco, per favore!”

Claudia non ha apprezzato questa confidenza maliziosamente e gelosamente allusiva, ed è tornata al lei, 

“Oh io parlo tedesco anche in francese. Dipingere è una sorta di studio atistico e medico- insomma si tratta di una  disciplina umanistica”.

 

Alle biografie Alessandro-Cesare Plutarco premette che non racconterà tutto il raccontabile ma soltanto quello che serve a raffigurare i caratteri, siano pure attraverso episodi irrilevanti per la grande storia. Questo libro fatto di biografie  vuole rappresentare le anime attraverso i segni dati dalle parole e dagli atti, come un pittore dipinge le espressioni e le somiglianze umane attraverso gli occhi, poco curandosi del resto.

 

Quindi Hans invita Claudia a ballare

La bella riottosa risponde: “Ma no, è infantile. Di nascosto dai medici Sarà ridicolo correre alle sedie non appena Behrens ritornerà”.

Hans le domanda: “Hai un così grande rispetto di lui?”

Claudia finge di non capire: “Di chi?”

“Di Behrens”

“Ma piantala con il tuo Behrens. C’è anche poco spazio per ballare e poi sui tappeti. Possiamo guardare gli altri che ballano”.

“Sì, d’accordo” approvò Hans e si mise a guardare il saltellio dei pazienti mascherati che si muovevano in  modo ridicolo.

 

La Stöhr per esempio, la vecchia Baubò, danzava con la scopa premuta sul cuore e ne accarezzava le setole come fossero i capelli ritti di un essere umano. Il Greco  con la mantella dondolava le sue gambe armoniose rivestite di maglia lilla intorno a Rasmussen in décolleté dai lustrini scuri; il pubblico ministero in kimono e così via.

 

 Hans li osservava poi ripetè: “ Facciamolo.  Per me è come un sogno stare qui seduto accanto a te. Un sogno profondo. Bisogna dormire un sonno profondo per fare un sogno come questo. E’ un sogno sognato da tantissimo tempo, antico, eterno. Stare seduto accanto a te come adesso è l’eternità”.

 “Poeta!” -disse lei- Borghese, umanista e poeta. Eccolo il tedesco fatto e finito , il tedesco come si deve!”

“Temo che non siamo per niente come si deve”- rispose lui- “Da nessun punto di vista. Siamo forse, assai semplicemente, riottosi figli della vita” (497).

“Che simpatica espressione! Ma dimmi…Non è che questo sogno sarebbe  stato  così difficile da sognare già da un bel pezzo. Il signore si è risolto piuttosto tardi a rivolgere la parola alla sua umile serva”. E’ un velato rimprovero della sua lunga attesa

“A che servono le parole? A che scopo parlare? Parlare, discorrere è cosa prettamente repubblicana, questo lo ammetto. Ma ho i miei dubbi che sia poetica nella stessa misura. Uno dei pensionati che è diventato un po’ mio amico Settembrini…

“Ti ha appena lanciato alcune parole”

“Sì è un ottimo parlatore e gli piace molto  recitare dei bei versi. Ma si può dire che sia un poeta?

“ Mi rammarico di non aver avuto il piacere di conoscere quel cavaliere”

“Lo credo bene.”

“ Ah!  tu Lo credi.”

 “Come? Ma no, quella che ho detto era una battuta senza importanza. Io, te ne sarai accorta, quasi non parlo il francese. Eppure con te preferisco questa lingua alla mia perché per me, in un certo senso, parlare francese è parlare senza parlare… senza responsabilità, oppure come parliamo in sogno. Mi capisci?”

 

La sera della crisi con Helena che mi aveva visto civettare con Josiane, la ragazza di Strasburgo, ricordavo queste parole come erano state dette  da Hans. Parler français, c’est parler sans parler, en quelque manière… sans responsabilité, ou comme nous parlon

en rêve. Tu comprends? Volevo significare che non era successo niente di serio.

Helena mi guardò perplessa.

“Ora ti metti anche a parlare francese?” , mi domandò.

“No, io non so parlare francese:   ho solo imparato a memoria alcune parole di Thomas Mann”, risposi. Alla fine la convinsi.

 

Ma torniamo alla Cahuchat che era meno diretta di Helena

“Più o meno”

“E’ sufficiente… Parlare- seguitò Hans-  è una misera faccenda. Nell’eternità non si parla affatto. Nell’eternità, sai, si fa come quando si disegna un maialino: si spinge la testa indietro e si chiudono gli occhi 497

 

Questo è un  nonsense detto per stupire e disorientare immagino. Hans era meno diretto di me. Questi due erano entrambi più giovani di noi. Un poco più giovani

 

“Buona questa, niente male! Ti ci trovi a tuo agio nell’eternità, la conosci a fondo. Devo ammettere che sei un piccolo sognatore abbastanza speciale”.

Quando una donna ti dice speciale ogni porta è aperta.

“ Se ti avessi parlato prima, sarei stato obbligato a darti del lei”

“Ebbene, hai per caso intenzione di darmi del tu in eterno?

“Ma certo, continuerò a farlo in eterno,

 “ Questa, devo dire, la trovo un po’ forte. Non avrai l’opportunità di darmi a lungo del tu. Sto per partire”.

 

E’ un carpe diem. Queste parole di Claudia al suo corteggiatore innamorato mi fanno ricordare queste che mi disse la seconda finnica, Kaisa, nel luglio del 1972: “Se non farai presto, tornerò in Finlandia quale moglie ancora virtuosa. Non abbiamo molto tempo davanti noi due” (Op. cit,. p 151)

Sicchè le dissi: “Kaisa volentieri io morirei, piuttosto che rinunciare a fare l’amore con te” (p. 155).

Mi viene in mente anche quanto dice lo zio alla nipote nel film Perfect days: La prossima volta è la prossima volta. Adesso è adesso”.

 

Hans balzò in piedi confuso, come se fosse stato disturbato nel sonno. La sala da ballo si stava svuotando

“Cosa fai?” domandò attonito

“Parto” ripeté lei sorridendo, apparentemente sorpresa di vederlo così impietrito

“Non è possibile, è uno scherzo”.

“No parlo assolutamente sul serio. Parto”.

“Quando?”

Domani, Dopo pranzo”

Lui si sentì come se il mondo gli crollasse addosso.

Disse: “Dove vai?”

“Molto lontano”

“Nel Daghestan?”

“Sei piuttosto bene informato. Forse, per il momento…”

“Sei guarita?”

“Quanto a questo no. Ma Behrens dice che non ci siano qui per me prospettive incoraggianti. Per questo ho deciso l’azzardo di un piccolo cambiamento d’aria”.

“Allora ritornerai!”

“Questo è da vedere. Io amo la libertà più di tutto j’aime la liberté avant tout , e in particolare la libertà di scegliere il mio domicilio.

Dubito che tu possa capire cosa sia l’’ossessione dell’indipendenza. E’ dovuta forse peut –être dovuta alla mia razza”. 499

Questo questo peut –être mi fa venire in mente i frequenti may be di Päivi spesso seguiti da even if.

Per i miei gusti, una donna che ama davvero la libertà è sommamente desiderabile perché chi ama sul serio la libertà non vuole toglierla agli altri. Continua

 

 

 

T. Mann La Montagna incantata V, 9 La Notte di Valpurga 4.

Ancora il dialogo degno di attenzione.

 

Attraverso la perdizione, la comprensione e la morale.

 

“E  Tuo marito che sta in Daghestan (Caucaso settentrionale) ti accorda questa libertà?”

“E’ la malattia che me la concede. Sono qua per la terza volta e non è escluso che ci torni. Ma allora tu sarai lontanissimo da chissà quanto tempo”.

La malattia può essere un alibi rispetto alla disciplina.

“Credi Claudia?”

“ Mi chiami perfino per nome! Prendi proprio sul serio le usanze del carnevale!”

 

Il carnevale rovescia i rapporti: scorona e dunda il re ed emancipa gli schiavi.

 

Anche l’Università estiva di Debrecen  mutava i rapporti: ha emancipato me da quello che mi avevano inculcato i furfanti bigotti e gli ignoranti razzisti. Del resto ha liberato da tante convenzioni anche le mie donne, le tre di cui ho raccontato e qualcun’altra. Quando domandai a Helena se il suo compagno fosse intelligente rispose: “lui crede di esserlo”. Poi è tornata da lui ma quel luogo incantato l’aveva liberata per un mese.

Kaisa disse che la lettera del marito era talmente banale che poteva incartocciarci le susine.

 

Hans le ricorda la propria malattia: “Sai forse quanto io sia malato?”

“Sì…no…come quassù si sanno queste cose. Hai una piccola zona umida là dentro e un poco di febbre, non è così?”

 

Nei sanatori residenziali come nei collegi dove si alloggia per mesi o per anni si sa tutto di tutti. E spesso neanche malignamente. Nasce una certa curiosità non senza cameratismo e talora addirittura una solidarietà. Proprio vivendo più o meno lungo nei collegi universitari ho capito che la vita privata, familiare, casalinga non era fatta per me.

Domani inizierò un nuovo corso di otto settimane nell’università Pimo Levi. Sono nella scuola dal primo ottobre 1950 e non mi è venuta a noia. La famiglia non era cosa per me. Altra cosa è la stirpe. Ma l’incesto è tabù anche per me.

 

“ Di pomeriggio 37, 8 o 37, 9. E tu?” domanda Hans.

 

“ Oh sai, ill mio caso è un po’ complicato, no non è semplicissimo”.

 

Hans ne è già informato: “c’è una cosa in questa branca delle discipline umanistiche detta medicina, una cosa che si chiama congestione tubercolare dei vasi linfatici”

“Ah, si capisce che mi hai spiata, mio caro”

Hans domanda se  Behrens le avesse parlato della sua febbre vicina ai 38..

“Ancora questo Behrens!” esclama Claudia contrariata.

Hans non fa niente per dissimulare la sua gelosia.

“Oh, ha dato una raffigurazione così esatta della tua pelle…D’altro canto è un vedovo con le guance in fiamme che possiede un servizio da caffè davvero notevole…Io sono convinto che egli conosca il tuo corpo non solo come medico ma anche come adepto di un’altra disciplina umanistica”.

 

La medicina ha in comune con le discipline umanistiche non solo il fatto che studia come funziona il corpo dell’essere umano ma anche il forte interesse che il bravo medico deve avere per l’intera persona umana e penso che gli  sia necessaria, oltre la scienza medica,  l’intuizione per poter individuare e curare le malattie. Senza l’intuizione del medico non c’è studio che basti. Così come comprendere a fondo una tragedia greca non basta conoscere la grammatica e sintassi. Per tradurre bene un testo è necessaria la visione d’insieme panoramica di quel testo, di tutti gli altri dello stesso autore e di tanti altri di altri autori dello stesso genere,.

 

“Parli davvero come in sogno”

“Vorrei tornare a sognare dopo questo risveglio crudele causato dal campanello della tua partenza. Ti ho avuta sotto gli occhi per sette mesi, e ora che ti ho conosciuta mi parli di partire”.

“Ti ripeto che avremmo potuto conversare anche prima”

“Tu lo avresti desiderato?”

“Io? No, ragazzo, non credere di svignartela. Stiamo parlando  di cose che interessano te. Eri troppo timido per avvicinarti a una donna cui ora stai parlando in sogno. Oppure qualcuno te l’ha impedito?”

 

Claudia sospetta di Settembrini che in effetti all’inizio della serata ha messo in guardia il suo pupillo Hans da Lilith, cioè dalla stessa Claudia, una specie di Circe, maga o strega che sia.

 

“Te l’ho già detto. Non volevo darti del Lei”

“ Frottole. Rispondimi piuttosto…quel signore che parla così bene, quell’italiano che ha lasciato la sala, che parole ti ha lanciato poco fa?”

“Non ho capito niente di quel che mi ha detto Quando ti vedo di quel signore non mi importa. Poco fa c’era mio cugino poco propenso a divertirsi quassù. Dovevo occuparmi di lui. Ora non pensa ad altro che a tornare in pianura per fare il soldato”.

“Povero diavolo. E’ più malato in effetti di quanto non sappia E’ molto malato e anche il tuo amico italiano sta male.

“Davvero? Mi spaventi”

“Non è affatto escluso che muoia se prova a fare il soldato nelle terre basse”

Subito dopo Hans rinnega la precedente dichiarazione di spavento

“Che muoia. La morte. Parola terribile, vero? La sua condizione è molto simile alla mia, e non la trovo particolarmente sconvolgente. Lui è moribondo e io innamorato, che sarà mai?”

Quindi cambia argomento e torna a nominare , Behrens che fa “fotografie intime” e un “ritratto trasparente”. Si riferisce ai raggi. Che il  dottore ha fatto anche a loro due.

Hans chiede a Claudia se abbia a portata di mano la sua radiografia.

“No, l’ho nella mia camera”

“Ah, nella tua camera. Quanto al mio, l’ho sempre nel portafoglio. Vuoi che te lo mostri?”

 

Il ragazzo cerca di entrare nell’intimità della donna.

 

Personalmente corsi dietro Helena diretta all’ospedale di Debrecen perché le visitassero e le dicessero se aveva un cancro o era incinta.  Quando le dissero ambulantia che significa ambulatorio, credette che significasse autoambulanza e mi supplicò di portarla con la mia automobile dovunque dovesse essere trasportata. Prima di chiarirle l’equivoco le assicurai tutto il mio appoggio. Ancora non si era fatto l’amore.

 

Claudia risponde con sarcasmo, evidentemente l’argomento non le piace

“Ti ringrazio moltissimo. Non sono sopraffatta dalla curiosità. La ritengo una visione quanto mai innocente”.

Sicuramente poco erotica aggiungo.

Hans poi chiede chi sia il signore russo che abita in paese e ogni tanto va a trovarla.

Claudia risponde: “Devo dire che come spia te la cavi  piuttosto bene”. Dopo questo esordio duro del resto risponde esaurientemente. Dice che è un compatriota, un uomo sofferente un amico conosciuto alcuni anni prima in un’altra stazione balneare. Doveva essere giovanissima la madamigella. La loro relazione chiarisce Claudia sta nel prendere insieme una tazza di tè e parlare di vari argomenti: l’uomo, Dio, la vita, la morale e mille altre cose,

“Ecco il mio resoconto” conclude Claudia con ironia.

Hans domanda quali scoperte abbiano fatto nel campo della morale

Claudia risponde in maniera non banale: “  La morale? Ti interessa questo tema? Ebbene a noi sembra che la morale non andrebbe cercata nella virtù, ovvero nella ragione, nella disciplina, nei buoni usi e costumi, nella rispettabilità, ma piuttosto nel contrario e cioè nel peccato, nell’abbandonarsi al pericolo, a ciò che ci può nuocere, a ciò che ci distrugge.  A noi sembra più morale perdersi, e addirittura lasciarsi deperire che conservarsi. I grandi moralisti non erano affatto virtuosi, ma uomini che si sono avventurati nel male, viziosi, grandi peccatori  che ci insegnano a chinarci cristianamente verso la miseria”.

“Tutto questo probabilmente ti ripugna. O no?

Hans non  disse nulla” -502

Attraverso la perdizione dunque si giunge alla comprensione e la morale. Claudia è davvero un bel tipo di donna. Capisco l’innamoramento di Hans.

A venti anni mi ero perduto dopo essermi montato la testa perché primeggiavo a scuola e in bicicletta. Ora sono tanto soddisfatto di me da poter fare del bene a me stesso e ad altre persone

 

 

 

T. Mann La Montagna incantata V, 9 La Notte di Valpurga 5.

Amare è ricordare e riconoscere.

 

 

 

La sala si vuotò. Gli ospiti si erano dileguati

Dopo un lungo silenzio Claudia disse: “Sono andati via tutti quanti Questi erano gli ultimi. Si è fatto tardi. Ebbene, è finita la festa di carnevale”

E alzò le braccia per togliere con entrambe le mani il cappellino di carta dai capelli rossicci raccolti in una treccia che cingeva il suo capo come una corona.

Claudia è anche la regina della notte.

“Lei sa, signore, con quali conseguenze”.

Ma Hans fece segno di no con gli occhi chiusi e, senza mutare posizione, rispose: “ Mai Claudia,  mai ti darò del lei, un mai della vita e della morte. Questa forma tipica del coltivato Occidente e della civiltà umanistica a me sembra quanto mai borghese e pedante. La forma è a quintessenza della pedanteria.

Quello che tu e il tuo sofferente compatriota avete stabilito sulla morale, non mi sorprende. Mi prendi per un idiota? Dimmi che cosa pensi di me”

“ Non è un tema sul quale ci sia molto da riflettere. Sei un ragazzo per bene di buona famiglia, dai modi attraenti, un docile allievo dei suoi precettori; presto farai ritorno nelle terre basse e scorderai di avere parlato in sogno e dirai che si contribuisce a rendere grande il proprio paese con l’onesto lavoro nel cantiere. Questa è la tua fotografia intima fatta senza apparecchio. La trovi esatta, spero”.

 

Nel periodo della contestazione generale, nella primavera del 1968 in particolare, parole come queste erano offensive. Una volta una ragazza per rifiutarmi con sentenza definitiva mi disse: “sei un moderato!”. Allora nelle aule universitarie occupate dal movimento non si era mai abbastanza contestatori e rivoluzionari. Ora tutti si spacciano per moderati, anche i più intolleranti della diversità dal loro conformismo.

 

“ Mancano i dettagli trovati da Behrens. La mia febbre a cosa è dovuta?”

“Suvvia, è un contrattempo senza conseguenze che passerà in fretta”.

“No Claudia, lo sai anche tu che quello che dici non è vero, e lo dici senza convinzione. Ne sono certo. La febbre del mio corpo e il battito del mio cuore stremato e il tremito delle mie membra non sono altro che il mio amore per te, l’amore che mi ha colto nello stesso istante in cui ti ho vista o meglio ti ho riconosciuta- ou, plutôt, que j’ ai reconnu, qund je t’ai reconnu toi sì da quando ho riconosciuto in te. E’ stato l’amore a condurmi in questo posto”. E il suo volto pallido dalle labbra tremanti si chinò ancora più profondamente verso di lei.

“Che follia!”

“Oh ’amore non è niente se non è follia, se non è una cosa proibita, un’avventura nel male. Altrimenti è una gradevole banalità, buona

per ricavarne pacifiche canzoncine nelle terre basse. Ti ho riconosciuta poiché ti ho conosciuta tanto tempo fa te e i tuoi occhi meravigliosamente obliqui e la bocca e la voce.

Già una volta ai tempi del liceo ti ho chiesto la tua matita per potere fare ufficialmente la tua conoscenza poiché io ti amavo al di là di ogni ragionevolezza e i segni che Behrens ha trovato nel mio corpo derivano da quel mio antico amore per te e significano che anche anticamente sono stato malato”.

Si era inginocchiato e tremava.

“Io ti amo” balbettò. Ti ho amata da sempre, perché sei il Tu della mia vita, il mio sogno, il mio destino, il mio anelito, il mio eterno desiderio” tu es le Toi de ma vie, mon rêve, mon sort, mon envie, mon éternel dèsir

Allons, allons, suvvia, se ti vedessero i tuoi precettori”.

Ma lui scosse la testa disperato, il viso rivolto al tappeto, e rispose: “ “Non me ne importerebbe, non me ne importa je me fiche di tutti quei Carducci e della Repubblica con la sua eloquenza e del progresso umano, perché io ti amo”

Lei gli accarezzò dolcemente i corti capelli sulla nuca e disse: “Piccolo ragazzo borghese, grazioso borghese con una piccola zona umida. Davvero mi ami tanto?”

 

Faccio un piccolo commento. Sono convinto pure io che amare è ricordare e riconoscere. Non essere più capace di amare deriva dal non trovare più quel ricordo e non riconoscere più in nessuna nemmeno una di quelle amate. Dico di amori mentalmente eterni, non di avventure poco significative.

Le donne di cui sono stato innamorato erano tutte brune-tranne Päivi- e in questo mi ricordavano i capelli neri della madre mia.

Päivi era rossa come Claudia Chauchat ed era una brava studiosa, intelligente. In questo mi ricordava una ragazzina tredicenne mia coetanea nella scuola media Lucio Accio di Pesaro: era la più brava della sezione femminile mentre io lo ero in quella maschile.  Per giunta era mora mora. Brava e mora come Helena e Kaisa.

Kaisa aveva gli occhi azzurri, come la madre mia. Helena era  mora, formosa, intelligente, bella e fine. Tutte erano educate, solitarie, di poche parole.

Tutte avevano “ occhi meravigliosamente obliqui”

Amare è ricordare e riconoscere. Ne sono sicuro

 

 

T. Mann La Montagna incantata V, 9 La Notte di Valpurga 6

 

Le parole e il gesto epifanico della resa all’amore

 

Hans esaltato da quel contatto, oramai genuflesso su entrambe le ginocchia, con la testa tra le spalle e gli occhi chiusi, disse: “  

il corpo l’amore e la morte sono tre cose che ne fanno una sola. Il corpo è malattia e voluttà ed è lui che fa la morte. L’amore e la morte sono entrambi carnali.

La morte da un lato è una faccenda malfamata e impudente che fa arrossire di vergogna, dall’altro è una potenza solenne e maestosa più elevata della vita la quale se la ride guadagnando quattrini e riempiendosi la pancia…più venerabile del progresso che da un tempo all’altro non fa che blaterare. La morte è il sacro che ci fa togliere il cappello e camminare in punta di piedi…l’amore per il corpo è una cosa indecente e incresciosa , il corpo che nella sua superficie arrossisce e impallidisce per imbarazzo e vergogna di se stesso. Ma il corpo è anche una gloria immensa, immagine miracolosa della vita organica, sacra magnificenza della forma e della bellezza, e l’amore per il corpo umano è un’inclinazione estremamente umanitaria e una potenza capace di educare più di tutta la pedagogia di questa terra.

Incantevole bellezza organica fatta non di pietra né di colori, bensì di materia vivente e corruttibile, colma del segreto febbrile della vita e della decomposizione! Guarda la simmetria meravigliosa dell’umano edificio, le spalle e i fianchi e le floride mammelle ai due lati del petto, e le costole graziosamente appaiate e l’ombelico nel bel mezzo del tenero ventre e il sesso oscuro tra le cosce! E le scapole e la spina dorsale che scende verso la duplice e fresca magnificenza delle natiche, e i grandi rami delle vene e dei nervi, e come la struttura delle braccia corrisponda a quella delle gambe.

Oh le dolci regioni dell’interno dei gomiti e delle ginocchia con la loro dovizia di organiche sensibilità sotto i loro cuscinetti di carne! Quale immensa festa carezzare quelle zone deliziose del corpo umano! Una festa dopo la quale si vorrebbe morire senza un lamento 1239-506-

Oh! Dio mio, lascia che io senta l’odore che emana dalla tua rotula sotto la quale l’ingegnosa capsula articolare secerne il suo olio scivoloso, laascia che io posi devotamente la mia bocca sull’arteria femoralis che batte sulla parte anteriore della tua coscia …lascia che io senta il profumo che esala dai tuoi pori e sfiori la tua peluria, umana immagine di acqua e di albumina destinata all’anatomia della tomba e lascia che muoia, le mie labbra sulle tue!”

Hans tremava e barcollava sulle ginocchia

Claudia disse:

Sei un tipo galante che sa fare la corte in maniera approfondita, proprio alla tedesca”.

E gli mise sulla testa il cappellino di carta, quindi aggiunse:

“Addio mio principe Carnevale. Le predìco che stasera avrà qualche brutta linea di febbre”

Si avviò verso la porta e con il braccio nudo sollevato, la mano sullo stipite disse N’oubliez pas de me rendre mon crayon (p. 506-1239).

Quel braccio nudo sollevato è il gesto epifanico della resa all’amore dell’uomo che l’ha corteggiata come si deve.

 

ai miei corteggiamenti fatti in maniera approfondita

Helena si arrese dicendomi: “forse non dovrei dirtelo ma sto imparando ad amarti”. Kaisa disse: “ieri sera quando mi ha accompagnata in collegio e salutata sulla porta ho temuto che non ti avrei visto mai più”.

 

Päivi disse: “credo che tra noi due, quello davvero speciale sei tu”.

 

Ogni volta non caddi in ginocchio ringraziando gli dei e non gridai dalla gioia finché non fui solo. Ero già sicuro che si sarebbe fatto il massimo.

 

Fine della V parte. Mancano i capitolo VI e VII due lunghi capitoli. Siamo arrivati circa alla metà del libro.

 

Bologna 8 febbraio 2024 ore 18, 38 giovanni ghiselli

p. s.

Oggi non festeggio la donna più di ieri, di domani e di ciascun altro giorno.

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