A un tratto l’aria immobile del crepuscolo fu attraversata da un urlo orrendo. Nell’oscurità che avanzava da oriente vedemmo avanzare a forza di remi il vecchio bagnino Virgilio che alla fine degli anni Quaranta mi aveva insegnato a nuotare ma con il volgere delle stagioni il tempo lo aveva mutato dal giovanotto simpatico che era in un vecchio misantropo sempre arrabbiato . Si avvicinava maledicendo la nostra spudorata inverecondia. La bocca spalancata dal grido minaccioso appariva come una squarcio nel viso deformato in maschera tragica.
Ifigenia spaventata da quella figura infernale stava scivolando sott’acqua ma, dissuasa dal freddo, evitò l’immersione afferrando il laccio di cuoio che lei stessa mi aveva cinto al collo come simbolo di legame amoroso. L’avrei tagliato la notte fra il 12 e il 13 giugno del 1981 quando il piccolo Alfredo morì nell’orribile pozzo dove era caduto. Caduta dolorosa e significativa. Verso le due di quella notte fatale entrai nella cucina sporca di piatti unti e tagliai quel vincolo oramai sfilacciato. Quindi, per slegarmi del tutto , presi la bicicletta e andai su per la Futa fino a Monghidoro dove entrai in chiesa a pregare.
Il 4 luglio 1979 invece il nostro legame era ancora robusto, sia pure per poco, e non lasciò che Ifigenia cadesse sotto l’acqua.
“Ti amo-disse-. Se non ci fossi tu, perderei l’equilibrio”
“Ma io ci sarò finché tu vorrai restare in piedi con me”.
Parole che si dicono quando si sente vicina la fine.
Intanto il demente si avvicinava remando in posizione eretta. Mi venne in mente Caronte: traghettatore orrendo di terrificante squallore.
Era infuriato. Tendeva in avanti e piegava indietro freneticamente le braccia muscolose nonostante l’età. Già alquanto vecchio ma cruda e piuttosto verde la sua vecchiezza era ancora. Sembrava un grifone che agita le ali e apre il becco bramoso di sangue. A un tratto però giunse il disincanto, sicché demitizzai la figura primordiale e riconobbi il maestro di nuoto diventato con i decenni un vecchio mezzo matto, un sinistro rompiscatole. Rassicurai anche Ifigenia, quindi rimettemmo al loro posto i costumi e tornammo sulla riva oramai oscurata quasi del tutto. Virgilio stava tirando il moscone sulla sabbia, non lontando da noi. Alzai una mano in segno di saluto. Allora il volto del vecchio tornò a essere umano e abbozzò un sorriso benevolo che mi rese contento e contraccambiai.
Infine accennò due passi di danza con grazia inusitata.
Bologna 18 marzo 2025 ore 11, 04 giovanni ghiselli
p. s.
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