lunedì 25 marzo 2024

Ifigenia la baccante.


Venerdì sei luglio andai a Misano per fare l’amore con Ifigenia.

Come fui giunto sulla spiaggia la vidi adagiata sopra un lettino con la schiena sollevata sui gomiti e la faccia rivolta al tremolar della marina. La riconobbi dai capelli nerissimi che le cadevano sulle spalle rotonde , lisce abbronzate, e dalle gambe splendidamente tornite, slanciate eppure polpose. Fisicamente la Kore era dotata assai.

 

Mi venne in mente la mamma quando negli ultimi anni Quaranta, ancora bella, formosa, bruna bruna di capelli e di pelle sempre abbronzata, mi faceva la grazia di portarmi al mare con sé e mi sembrava una divinità che si degnava di accompagnare un mortale, un bambino  privo di qualsiasi fascino, dato che a scuola non andavo già e non avevo ancora incontrato i maestri che mi avrebbero elogiato per la mia intelligenza e sensibilità non ordinarie. Non era iniziato il mio riscatto attraverso la scuola. Né  quello con la bicicletta sulle salite. L’unica cosa bella mia  era la mamma che miravo e ammiravo senza esserne contraccambiato.

 

Nell’estate del 1979 mi ero rifatto del mancato amore materno con una trentina abbondante di donne, alcune anche belle e fini. Bella era bella Ifigenia ma andava ancora un po’digrossata perché le si potesse attribuire finezza. Del resto all’epoca  meno bello di lei ero e nemmeno io dirozzato del tutto. Dovevamo lavorarci insieme per mesi, per anni, ma non avevamo tanto tempo davanti. Solo pochi altri giorni così intensi avevamo.

 Vero è che Helena in un mese mi aveva imbellito e raffinato ben più di altre meno educative o addirittura diseducatrici durate inutilmente pur troppo a lungo .

 Insomma eravamo entrambi lontani dall’essere umani davvero.

 

Oggi so che la mamma non mi ha amato fino a quando non sono divenuto abbastanza intelligente e buono da comprendere e accettare la sua stranezza, di compatire il suo dolore, di consolarla dei suoi fallimenti. Mi amò quando finalmente le dissi che non era fallita siccome aveva generato  me e mia sorella che eravamo contenti di vivere e  le eravamo grati di averci messo in questo mondo pieno di bellezza e di gioia. “Tu non sei soltanto una mamma, sei la mammissima nostra” le dissi. E aggiunsi: “Non devi diventare emerita prima dei miei 70 anni e dei tuoi 101”. Non è  giunta a quel traguardo, solo a quello dei 98, ma abbastanza a lungo per arrivare a capire e farmi capire.

 

Ora però torniamo sul mare di Misano. Dopo i saluti non avevamo molto da dirci ma non sentivamo la noia poiché l’emozione reciproca era tenuta viva da una tensione erotica, un assillo ancora tanto acuto e pungente da stimolare il desiderio di fare l’amore appena possibile e il pensiero di trovare un luogo adatto per farlo senza andare nella casetta che condivideva con un paio di conoscenti.

 La nuda estate ci avrebbe offerto un asilo, ma dovevamo trovarlo. Altro non ci interessava in quel momento. Ricordo questo stato d’animo e lo rivedo in una foto scattata quel giorno lontano: le labbra della ragazza sono tese, gli occhi vivaci e aperti nonostante il sole abbagliante, i muscoli delle braccia, dello stomaco, delle gambe pronti a scattare come quelli di una puledra o di una baccante che muove rapido il piede impaziente verso il pascolo, a balzi.

 

Bologna 25 marzo 2024 ore 10. 03 giovanni ghiselli.

p. s.

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