domenica 17 marzo 2024

Ifigenia CX. La ritirata da Misano.


 

Ifigenia disse che il desiderio pungente come un assillo di vedermi arrivare non l’aveva lasciata dormire tutta la notte. Poi mi indicò Cicciobello e disse che quel bambolotto era stata la sua unica consolazione in mia assenza.

Mi scrutava per vedere se mi lasciavo prendere dalla sua rete. La osservavo anche io e riflettevo, e ricordavo, e confrontavo come faccio quando leggo i testi e li studio. Notavo che le sue fessure oculari erano poco espressive: nascondevano qualcosa dietro quelle parole spropositate.  Ricordavo le fessure tartare delle finlandesi e rimpiangevo il loro parlare onesto. Vero è pure che c’era una perfetta simmetria nelle braccia, gambe, natiche e seni di Ifigenia. Anche troppa. Mi venne in mente che nemmeno  le colonne dei templi greci  presentano una regolarità assoluta, una concinnitas perfetta. Volevo andare via di lì e probabilmente anche lei. La commedia era finita ed era stata un fiasco. A nessuno dei due era venuta voglia di fare l’amore. Un segno brutto assai.

Camminammo verso la riva marina mentre il sole salendo nel cielo faceva retrocedere tutte le ombre riempiendo di luce e calore ogni angolo che non fosse ipogeo. Pensai che del resto anche l’Olimpo ha le radici nel buio dell’Ade. Quando fummo arrivati sulla spiaggia, la distesa marina che rifletteva quel fulgore abbagliante mi sembrò un grande scudo disteso dalle Nereidi per proteggersi dai raggi canicolari mentre danzavano imprimendo sul fondo sabbioso le bellissime orme dei loro agili piedi.

“Devo partire – dissi- a Pesaro mi aspettano le zie per il desinare del tocco. Hanno cucinato per me”. Finalmente Ifigenia disse parole sensate: “non permettere che diano giudizi sul mio conto”

“Nemmeno sul mio devono darne”, risposi usando la dizione aretina per significarle che con quelle donne avevo comunque molto in comune e mi stavano a cuore.

 

Bologna 17 marzo 2024 ore 18, 26 giovanni ghiselli

p. s.

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