lunedì 10 marzo 2014

Lo snodo di Rastignano



Marco Macciantelli

Il sindaco di San Lazzaro di Savena si duole, giustamente, del profluvio di parole, che, dilagando, prima sommergono il fare, quindi lo lasciano tutto annacquato.
Sentiamo Macciantelli:
“In un paese che discute per decenni sempre delle stesse cose, come in un eterno ritorno di nicciana memoria,  si torna a  discutere del nodo di Rastignano. In sostanza si tratta della strada che dalla rotatoria Mafalda di Savoia (in Comune di Bologna) arriva allo svincolo di Rastignano (via Madre Teresa di Calcutta, in Comune di San Lazzaro). Non è escluso che l'opera possa partire entro un anno. Spesso si parla di infrastrutture in riferimento al capoluogo bolognese, dimenticando che occorre pensare anche al superamento di alcune criticità nell’accessibilità a Bologna dal territorio. Un punto nevralgico è proprio quello relativo, a sud, alla strozzatura della vecchia statale. Risolvere il nodo di Rastignano è guardare alla Bologna metropolitana di domani, ad un sistema più integrato nella modernizzazione del contesto viabilistico tra il comprensorio appenninico e l’area urbana bolognese”.  
In effetti “spesso si parla” e raramente si agisce, oltretutto con una intermittenza che ritarda anche di anni il compimento di tanti lavori. Per quanto riguarda un punto cruciale nella “strozzatura della vecchia statale”, il sottoscritto vi ha rischiato più volte la vita, quando veniva in bicicletta da via Toscana e, andando verso Pianoro, cercava di deviare sulla sinistra, per scalare il Monte Calvo fino alla Croara, in beneficio della salute che tuttavia avrebbe potuto risentirne assai nell’attraversamento di quella  strettoia  percorsa a precipizio da camion e automobili in un senso e nell’altro. Per un povero ciclista fare quella manovra azzardata, sia pure con il braccio sinistro teso a segnalare la volontà di deviazione, la salvezza è ogni volta una scommessa vinta sulle non poche probabilità di venire arrotati.
A me stanno a cuore quanti pedalano le biciclette e ho già preso posizione in favore di tutte le sante iniziative prese dal sindaco di San Lazzaro per salvaguardarli. La salute dei ciclisti infatti è  salute non solo mia ma anche pubblica. 
Ridò la parola a Macciantelli: “Per quanto riguarda San Lazzaro ricordo anche il lavoro fatto e concluso ben sei anni fa, ripeto: sei anni fa, sulla base delle sollecitazioni dei cittadini sanlazzaresi di via Nazionale Toscana e di via Madre Teresa di Calcutta, con la Conferenza dei Servizi per il nodo di Rastignano conclusa in data 5 settembre 2008, con l'indicazione, anche grazie al lavoro prodotto dal Comitato dei cittadini del Paleotto, di uno svincolo meno impattante a tre bracci e di un pacchetto di mitigazioni che vanno dalla fascia boscata alle barriere fonoassorbenti”.
Ora voglio aggiungere la mia alle “sollecitazioni dei cittadini sanlazzaresi di via Nazionale Toscana e di via Madre Teresa di Calcutta”. Chiamo a raccolta anche i cittadini pianoresi di buona volontà.  Il passaggio per Rastignano  mi riguarda,  siccome attraverso tutta questa frazione  quando non giro a sinistra e proseguo verso  Pianoro il cui sindaco dovrebbe partecipare al progetto.
Risalgo, com’è mio costume all’antichità classica. Ebbene, l’auspicato snodo rastignanese mi fa venire in mente il nodo di Gordio. Dopo la vittoria nella  battaglia sul Granico,  nella primavera del 333  Alessandro Magno si era portato con l’esercito in questa località della Frigia e  aveva detto che  avrebbe sciolto un   nodo antico, famoso, di origine mitica.
 Arriano ne fa la storia e ricorda quanto si narrava: chi lo avesse sciolto  avrebbe necessariamente dominato l’Asia (tou`ton crh`nai a[rxai th`~  j Asiva~[1]). Il nodo era di corteccia di corniolo[2] (ejk floiou` kraniva~, 2, 3, 7) e non se ne vedeva la fine né il principio.
 Alessandro dunque raccolse la sfida e, senza parlare, si mise all’opera. Ma il viluppo era intricatissimo e l’eroe macedone sembrava non farcela. Egli temeva che non slegarlo producesse movimenti nella massa, mentre  i suoi soldati  pensavano che il fallimento del tentativo sarebbe stato un cattivo presagio per il proseguimento della spedizione. Il figlio di Olimpiade e di Filippo allora  disse: “Nihil interest quomodo solvantur[3], non importa come  vengano sciolte. Quindi tagliò con la spada (tw`/ xivfei dievkoye)  tutte le cinghie. Poi affermò che il nodo era sciolto.
Ora, con un secondo volo pindarico, torno all’attualità .
Macciantelli ha il consenso e lo stimolo dei suoi concittadini. Lo stesso, credo, vale per quello di Pianoro. Fanno bene i primi cittadini a esigere la fine delle parole e la loro traduzione in atti concreti.
 Il sapere politico  "res tradit, non verba"[4] insegna ad agire, non solo a parlare.
Cerchiamo tutti di fare politica  in modo che le parole diventino, pragmatica-mente,  azioni.

Giovanni Ghiselli



[1] Anabasi di Alessandro, II, 3, 6
[2] Il materiale delle sarìsse.
[3] Curzio Rufo, Historiae Alexandri Magni,  3, 1, 18.
[4]Seneca, Epist. ad Luc. , 88, 32.

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