giovedì 16 luglio 2015

Metodologia per l'insegnamento del greco e del latino, parte XXV


Il cinema è la sintesi di tutte le arti. Fellini (Satyricon), Manoel de Oliveira (Un film parlato), Pasolini

I film d'autore tratti dalle opere letterarie d'autore costituiscono un ottimo sussidio didattico.
Federico Fellini, che ha tratto un film (1969) dal Satyricon di Petronio, indica in un suo scritto la motivazione che può avere avuto per questo lavoro, un'indicazione utile per l'insegnante che deve motivare lo studente: "Potrei dire che la Roma della decadenza rassomiglia molto al nostro mondo d'oggi, con questa smania buia di godere la vita, la stessa violenza, la stessa vacanza di princìpi, la stessa disperazione, la stessa fatuità. Potrei dire che gli eroi del Satyricon, Encolpio e Ascilto, rassomigliano molto agli hippies, come loro ubbidiscono unicamente al proprio corpo, cercano una nuova dimensione nella droga, rifiutano i problemi. Potrei dirlo, e magari rischierei di avere ragione. Ma tutte queste spiegazioni più o meno convincenti, in fondo contano poco. L'importante è che nel fare questo film mi riscopro dentro un piacere, un fervore gioioso che temevo perduti. Mi pare di sentire che la mia voglia di fare cinema non si è esaurita"[1].
"Il cinema è cultura, è arte e anzi una sintesi di tutte le arti" ha detto Manoel de Oliveira dopo l'uscita (primavera 2004) di Un film parlato, un film sulla civiltà europea, parlato in cinque lingue europee: il greco, l'italiano, il portoghese, il francese e l'inglese.
Pasolini ha utilizzato Masaccio per Accattone; e per La ricotta i colori di Pontormo e di Rosso Fiorentino. In Accattone del resto “il piano in cui Stella viene rappresentata in mezzo a un mucchio di bottiglie, è là come un omaggio privato a Morandi”[2].
“In Accattone si trova un solo elemento figurativo: Masaccio, forse sotto sotto Giotto e anche la scultura romanica; nel Vangelo si incontrano fonti diverse: Piero della Francesca (negli abiti dei farisei), la pittura bizantina (il viso del Cristo simile a quelli di Rouault[3]) eccetera”.
“Accattone, per quanto la cosa non sia direttamente visibile, ha la nudità, l’austerità di Masaccio o della scultura romanica. Nel Vangelo l’amalgama è più complesso: la pittura del Rinascimento viene accostata alla pittura moderna (Rouault, per esempio, attraverso il viso di Cristo). Piero della Francesca mi ha ispirato un certo numero di elementi stilistici, per le cuffie e i costumi dei farisei…E poi c’è sullo sfondo Giotto, la pittura romanica. L’amalgama non significa per questo che l’insieme sia sprovvisto di unità. L’unità stilistica, l’unità ciè delle diverse tecniche, è cementata da questa ossessione patetica che mi è propria…L’unità si è fatta quasi a mia insaputa”[4].
 In Accattone il regista ha usato musiche di Bach; in Mamma Roma quelle di Vivaldi.

Il cinema buono va raccomandato ai giovani anche perché è uno dei pochi strumenti formativi, forse “l’unico a non essere totalmente come la radio e la televisione nelle mani dello Stato”[5].


Il romanzo d’autore, come il cinema, “significa”. La scuola della scoperta di sé

Per quanto riguarda la connessione tra la letteratura e il cinema sentiamo E. Morin: "anche il romanzo così come il cinema ci offrono ciò che è invisibile alle scienze umane. Esse occultano o dissolvono i caratteri esistenziali, soggettivi, affettivi, dell'essere umano, che vive le sue passioni, i suoi amori, i suoi odii, i suoi coinvolgimenti, i suoi deliri, le sue gioie, le sue infelicità, con fortuna, sfortuna, imbrogli, tradimenti, casi, destino, fatalità. Sono il romanzo e il cinema a farci vedere la relazione dell'essere umano con gli altri, con la società, con il mondo… E il miracolo di un grande romanzo, come di un grande film, è che immergendosi nella singolarità dei destini, localizzati nel tempo e nello spazio, rivela l'universalità della condizione umana. Così, il ritratto di un uomo di mondo, nel ristretto perimetro del quartiere Saint-Germain, diviene, nel romanzo À la recherche du temps perdu, un microcosmo della profondità della condizione umana…La complessità delle relazioni del soggetto con gli altri, le instabilità dell' "io" sono state mostrate con forza da Dostoevskij"[6]. Attraverso questi autori il giovane acquista strumenti per scandagliare le profondità della sua anima: "Scuola della scoperta di sé, in cui l'adolescente può riconoscere la sua vita soggettiva attraverso quella dei personaggi di romanzi o di film… E' spesso caratteristico di queste opere…ciò che con parole straordinarie Eraclito dice della Pizia di Delfi: "Non afferma, non nasconde, ma suggerisce". Com'è bello favorire tali scoperte!"[7]. Se si fa questa citazione, anche in un ginnasio, è possibile, ed è meglio, usare direttamente il testo greco: "oJ a[nax, ou| to; mantei'ovn ejsti to; ejn Delfoi'", ou[te levgei ou[te kruvptei ajlla; shmaivnei", il signore di cui c'è l'oracolo a Delfi, non dice e non nasconde ma significa. Con questo frammento[8] si possono indicare parole chiave, un concetto chiave e si può parlare dell'ombelico del mondo.
Questo shmaivnei eracliteo dà occasione per aprire un discorso sulla "dimensione infinita della significazione"[9] con riguardo agli innumerevoli echi e ai rinvii che un testo può suscitare.
Per quanto riguarda la scoperta di sé, c'è un altro frammento di Eraclito che ne individua il procedimento: " ejdizhsavmhn ejmewutovn" (126 Diano), ho indagato me stesso.


Anche l’aspetto di noi insegnanti trasmette significati. Il giovane Törless e Hanno Buddenbrook. Le Nuvole di Aristofane

Il significato dei nostri studi deve restare impresso persino nell'aspetto di noi insegnanti se non vogliamo essere rifiutati, quindi rimanere inascoltati e disprezzati dagli studenti. A tale proposito sentiamo ancora Musil il cui Törless spinto “da una curiosità un po’ diffidente” va a trovare il giovane professore di matemaica. Il suo “scopo principale non era tanto di ottenere chiarimenti-segretamente già ne dubitava- quanto i poter gettare uno sguardo, per così dire, al di là del maestro e del suo quotidiano concubinato con la matematica…Senza volerlo Törless si sentì ancora più ributtato dalle proprie osservazioni; non riusciva più a sperare che quell'uomo fosse davvero in possesso di una conoscenza significativa, giacché non se ne vedeva traccia nella sua persona né nel suo ambiente. Ben diversa si era figurata la stanza di un matematico, in qualche modo espressiva dei pensieri terribili che vi prendevano forma. Il triviale lo offendeva: lo estese alla matematica e il suo rispetto cedette il posto a una diffidenza riluttante[10]".
Sentiamo anche le impressioni del giovinetto Hanno Buddenbrook di T. Mann: "i maestri supplenti o tirocinanti che lo istruivano in quelle prime classi, dei quali sentiva l'inferiorità sociale, la depressione spirituale e la poca cura dell'esteriorità fisica, gli ispiravano, oltre il timore della punizione, un segreto disprezzo"[11].
Tonio Kröger si sentiva diverso dai bravi scolari e di solida mediocrità, (Die guten Schüler und die von solider Mittelmäbigkeit), quelli che non trovano ridicoli gli insegnanti “ (Sie finden die Lehrer nicht komisch) ”[12], (p. 74).

Aristofane fa dire a Strepsiade che nessuno degli uomini del pensatoio di Socrate per economia si è mai fatto tagliare i capelli o si è unto il corpo o è andato nel bagno a lavarsi: "oujd j eij" balanei'on h\lqe lousovmeno"" (Nuvole[13], v. 837). Il Coro degli Uccelli [14] più specificamente qualifica Socrate come a[louto" (v. 1553), non lavato.





[1] F. Fellini, Fare un film, p. 105.
[2] P. P. Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, p. 1519.
[3] Op. cit, p. 1338.. Rouault è il maggior pittore di arte sacra del Novecento n. d. r.
[4] Op. cit., p. 1519.
[5] P. P. Pasolini, Le belle bandiere, p. 95.
[6] La testa ben fatta, p. 41.
[7] E. Morin, La testa ben fatta, p. 47.
[8] 120 Diano.
[9] Già citata da F. Frasnedi., p. 29.
[10] R. Musil, I turbamenti del giovane Törless, (del 1906) pp. 110- 111.
[11] T. Mann, I Buddenbrook (del 1901), p. 330.
[12] Tonio Kröger, p. 74.
[13] Del 423 a. C.
[14] Del 414 a. C. 

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