Pasolini
per il cinema. Mondadori, I Meridiani, Milano 2001
Perché quella di Edipo è una storia, pp. 1055-1059. (anno
1967)
“Anch’io, come Moravia e Bertolucci, sono un borghese, anzi
un piccolo-borghese, una merda, convinto che la sua puzza sia non solo profumo,
ma l’unico possibile profumo del mondo. Anch’io sono dotato quindi delle
connotazioni dell’estetismo e dell’uomorismo, le connotazioni tipiche
dell’intellettuale piccolo-borghese” p.1055
p.1056 La
Sfinge è stata dissacrata in una sorta di “comicità
sorridente” attraverso gli occhi di Angelo che la guardava. “Noi nasciamo da Cervantes e dall’Ariosto (e
dal Manzoni)”. Eppure “La tragicità c’è a dispetto di tutto, perché la ragione
più profonda sia dell’estetismo che dell’umorismo, è il terrore della morte”. p. 1057 Quando “Edipo va a perdersi nel covo verde di pioppi e acque dove è stato
allattato… più che Freud è l’ Edipo a
Colono a suggerire una simile idea… Quanto a Freud è inserito nel film come
potrebbe inserirlo un dilettante…Freud trionfa invece nell’episodio della
Sfinge”
Interviste e dibattiti sul cinema “Cahiers du Cinéma”, n. 195, settembre 1967.
Edipo re pp. 2918-2930
p.2918 Pasolini dice di essere “più vicino al mito
edipico - l’amore del figlio per la madre, l’odio per il padre”
p.2919 Edipo è stato girato in Marocco, con difficoltà di
regia e finanziarie. Ha scritto prima il soggetto di Teorema “un film dove l’incesto è moltiplicato per cinque, e si
trova mescolato all’idea di Dio, perché la persona con la quale i cinque membri
della famiglia commettono incesto è proprio Dio: questi temi del divino e
dell’incesto, che si trovano al centro di Teorema,
hanno dato vita a Edipo, che si è imposto alla mia immaginazione, e al quale ho
dato priorità”
“Lo stimolo era lo svolgimento marxista-freudiano del tema
di Edipo”.
Il film si colloca su quattro piani
“La prima parte è quella dei ricordi d’infanzia… p.2920 poi
c’è la parte fantasmagorica, che chiamo allucinatoria e che mi sembra la
migliore. E’ totalmente inventata…non ho voluto ricostruire nulla dal punto di
vista archeologico o filologico…ho inventato tutto: per me, è la parte più
“ispirata” del film. Poi viene la terza parte, che non è né più né meno che l’Edipo di Sofocle…volevo fare quello che
Godard nella Chinoise chiama “terzo movimento” del film”.
La quarta parte è la sublimazione “qui mi sono servito di
elementi presi dall’ Edipo a Colono. p.2921 “Come sceneggiatore (e questo forse è un mio difetto)
non conosco mai esitazioni. Come regista, quando giro, e soprattutto in fase di
montaggio, ho inquietudini senza fine, ma, come sceneggiatore, mai…si tratta in
effetti di voracità più che di ispirazione”
In rapporto a Sofocle “ho operato delle riduzioni, ma non
dei cambiamenti significativi… nel finale ho eliminato l’intrusione delle figlie… le
figlie non corrispondono al mio Edipo, neanche Antigone. Si tratta di
un’esclusione, in rapporto al testo, piuttosto che di una modifica”
p.2921 Pasolini ha fatto “della Sfinge l’inconscio di Edipo:
Edipo può fare l’amore con sua madre soltanto a condizione di respingere la Sfinge nell’abisso, cioè
nel proprio inconscio”
In Romania ha scoperto canti popolari che ha sostituito al
Coro do Sofocle… sono dei veri canti, popolari, realistici, di un popolo che si
curva sotto un fardello: un’epidemia di peste o un regime tirannico; sono,
ripeto, p.2923 una forma di equivalenza del
Coro che, evidentemente, non potevo utilizzare tale e quale nel film.
Ha scelto Franco Citti. “Certi critici mi rimproverano di
non avere fatto di Edipo un eroe intellettuale: ma è proprio questo che
volevo, e che Franco non poteva essere. Perché un intellettuale, per sua
natura, sa già, invece Edipo non conosce la verità, e la scopre solo poco a
poco… E’ la storia di un uomo destinato all’azione, a fare delle cose, non a
conoscerle e capirle. Ho quindi scelto un innocente, un uomo semplice”.
p.2924 Edipo dunque “è un uomo semplice destinato ad agire e
non a comprendere… Giocasta è completamente diversa: è un mistero puro….In
Giocasta ho rappresentato mia madre, proiettata nel mito, e una madre non muta:
come una medusa, forse cambia, ma non evolve mai. Da qui l’aspetto di fantasma
che lei ha notato”.
“Avevo bisogno di realizzare, all’interno del film, una
sorta di desacralizzazione quasi umoristica…per evitare il ridicolo”
Gli attori sono serviti a questo scopo: “è per questo che ho
scelto Ninetto nel ruolo di messaggero. E’ lui che guarda la Sfinge , e il suo sguardo
basta a desacralizzarla: senza il suo sguardo, la Sfinge sarebbe stata, sia
estetizzante, sia semplicemente velleitaria. Lo stesso vale per Carmelo Bene:
dà vita a un Creonte ambiguo, con un sovrappiù quasi comico”. p.2925
Per Tiresia P. avrebbe voluto Orson Welles ma non è stato
possibile. Lo fa Julian Beck “più irrazionale, poetico, profetico nel senso più
misterioso della parola. Ha fatto cadere il moralismo del personaggio a
vantaggio del suo profetismo”.
Il film è ambiguo: “un miscuglio inestricabile di abbandono
totale alla forza del mito , e nello stesso tempo una grande resistenza contro
di esso”
p.2928 La parte moderna è mostrata come un sogno “con gli
obiettivi deformanti”
La parte antica invece della voce esterna che rivela i
pensieri dei personaggi, ha dei sottotitoli “procedimento del cinema muto”.
I costumi sono arbitrari e preistorici. Certi costumi
“arrivano direttamente dall’Africa nera. Questo perché la preistoria,
praticamente, è stata la stessa dappertutto”
p.2929 “ho potuto girare in Marocco una scena prevista in
studio: l’incontro del vecchio servo che doveva ammazzare Edipo bambino. La
campagna marocchina ha salvato la scena”
In studio si è arbitrari e inventivi.
P. ha interpretato il ruolo del Gran Sacerdote del Prologo
Perché "questa frase è la prima del testo di Sofocle così
comincia la tragedia), e mi piaceva introdurre io stesso, in qualità di autore,
Sofocle all’interno del film” p.2930
Il sentimento della morte è più forte nella parte moderna
che in quella antica “perché la parte antica è un’angoscia vitale, non
un’angoscia di morte. Anche quando si vede la peste, non è la morte che si
vede, ma il suo aspetto orribile ed esteriore. La tragedia affronta i temi
della vita mentre le immagini dell’infanzia sono già tutte impregnate della
morte, con la quale il film finisce realmente”
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