mercoledì 15 giugno 2016

l"'Elettra" di Sofocle rappresentata male a Siracusa. Appendice

Pasolini per il cinema. Mondadori, I Meridiani, Milano 2001

Perché quella di Edipo è una storia, pp. 1055-1059. (anno 1967)
“Anch’io, come Moravia e Bertolucci, sono un borghese, anzi un piccolo-borghese, una merda, convinto che la sua puzza sia non solo profumo, ma l’unico possibile profumo del mondo. Anch’io sono dotato quindi delle connotazioni dell’estetismo e dell’uomorismo, le connotazioni tipiche dell’intellettuale piccolo-borghese” p.1055
p.1056 La Sfinge è stata dissacrata in una sorta di “comicità sorridente” attraverso gli occhi di Angelo che la guardava.  “Noi nasciamo da Cervantes e dall’Ariosto (e dal Manzoni)”. Eppure “La tragicità c’è a dispetto di tutto, perché la ragione più profonda sia dell’estetismo che dell’umorismo, è il terrore della morte”. p. 1057 Quando “Edipo va a perdersi nel covo verde di pioppi e acque dove è stato allattato… più che Freud è l’ Edipo a Colono a suggerire una simile idea… Quanto a Freud è inserito nel film come potrebbe inserirlo un dilettante…Freud trionfa invece nell’episodio della Sfinge”
Interviste e dibattiti sul cinema  “Cahiers du Cinéma”, n. 195, settembre 1967.

Edipo re pp. 2918-2930
p.2918 Pasolini dice di essere “più vicino al mito edipico - l’amore del figlio per la madre, l’odio per il padre”
p.2919 Edipo è stato girato in Marocco, con difficoltà di regia e finanziarie. Ha scritto prima il soggetto di Teorema “un film dove l’incesto è moltiplicato per cinque, e si trova mescolato all’idea di Dio, perché la persona con la quale i cinque membri della famiglia commettono incesto è proprio Dio: questi temi del divino e dell’incesto, che si trovano al centro di Teorema, hanno dato vita a Edipo, che si è imposto alla mia immaginazione, e al quale ho dato priorità”
“Lo stimolo era lo svolgimento marxista-freudiano del tema di Edipo”.
Il film si colloca su quattro piani
“La prima parte è quella dei ricordi d’infanzia… p.2920 poi c’è la parte fantasmagorica, che chiamo allucinatoria e che mi sembra la migliore. E’ totalmente inventata…non ho voluto ricostruire nulla dal punto di vista archeologico o filologico…ho inventato tutto: per me, è la parte più “ispirata” del film. Poi viene la terza parte, che non è né più né meno che l’Edipo di Sofocle…volevo fare quello che Godard nella Chinoise chiama “terzo movimento” del film”.
La quarta parte è la sublimazione “qui mi sono servito di elementi presi dall’ Edipo a Colono. p.2921 “Come sceneggiatore (e questo forse è un mio difetto) non conosco mai esitazioni. Come regista, quando giro, e soprattutto in fase di montaggio, ho inquietudini senza fine, ma, come sceneggiatore, mai…si tratta in effetti di voracità più che di ispirazione”
In rapporto a Sofocle “ho operato delle riduzioni, ma non dei cambiamenti significativi… nel finale ho eliminato l’intrusione delle figlie… le figlie non corrispondono al mio Edipo, neanche Antigone. Si tratta di un’esclusione, in rapporto al testo, piuttosto che di una modifica”

La Sfinge 
La Sfinge non parla nel testo di Sofocle “Se ne parla soltanto”
p.2921 Pasolini ha fatto “della Sfinge l’inconscio di Edipo: Edipo può fare l’amore con sua madre soltanto a condizione di respingere la Sfinge nell’abisso, cioè nel proprio inconscio”
In Romania ha scoperto canti popolari che ha sostituito al Coro do Sofocle… sono dei veri canti, popolari, realistici, di un popolo che si curva sotto un fardello: un’epidemia di peste o un regime tirannico; sono, ripeto, p.2923 una forma di equivalenza del Coro che, evidentemente, non potevo utilizzare tale e quale nel film.
Ha scelto Franco Citti. “Certi critici mi rimproverano di non avere fatto di Edipo un eroe intellettuale: ma è proprio questo che volevo, e che Franco non poteva essere. Perché un intellettuale, per sua natura, sa già, invece Edipo non conosce la verità, e la scopre solo poco a poco… E’ la storia di un uomo destinato all’azione, a fare delle cose, non a conoscerle e capirle. Ho quindi scelto un innocente, un uomo semplice”.
p.2924 Edipo dunque “è un uomo semplice destinato ad agire e non a comprendere… Giocasta è completamente diversa: è un mistero puro….In Giocasta ho rappresentato mia madre, proiettata nel mito, e una madre non muta: come una medusa, forse cambia, ma non evolve mai. Da qui l’aspetto di fantasma che lei ha notato”.
“Avevo bisogno di realizzare, all’interno del film, una sorta di desacralizzazione quasi umoristica…per evitare il ridicolo”
Gli attori sono serviti a questo scopo: “è per questo che ho scelto Ninetto nel ruolo di messaggero. E’ lui che guarda la Sfinge, e il suo sguardo basta a desacralizzarla: senza il suo sguardo, la Sfinge sarebbe stata, sia estetizzante, sia semplicemente velleitaria. Lo stesso vale per Carmelo Bene: dà vita a un Creonte ambiguo, con un sovrappiù quasi comico”. p.2925
Per Tiresia P. avrebbe voluto Orson Welles ma non è stato possibile. Lo fa Julian Beck “più irrazionale, poetico, profetico nel senso più misterioso della parola. Ha fatto cadere il moralismo del personaggio a vantaggio del suo profetismo”.
Il film è ambiguo: “un miscuglio inestricabile di abbandono totale alla forza del mito , e nello stesso tempo una grande resistenza contro di esso”
p.2928 La parte moderna è mostrata come un sogno “con gli obiettivi deformanti”
La parte antica invece della voce esterna che rivela i pensieri dei personaggi, ha dei sottotitoli “procedimento del cinema muto”.
I costumi sono arbitrari e preistorici. Certi costumi “arrivano direttamente dall’Africa nera. Questo perché la preistoria, praticamente, è stata la stessa dappertutto”
p.2929 “ho potuto girare in Marocco una scena prevista in studio: l’incontro del vecchio servo che doveva ammazzare Edipo bambino. La campagna marocchina ha salvato la scena”
In studio si è arbitrari e inventivi.
P. ha interpretato il ruolo del Gran Sacerdote del Prologo
Perché "questa frase è la prima del testo di Sofocle così comincia la tragedia), e mi piaceva introdurre io stesso, in qualità di autore, Sofocle all’interno del film” p.2930
Il sentimento della morte è più forte nella parte moderna che in quella antica “perché la parte antica è un’angoscia vitale, non un’angoscia di morte. Anche quando si vede la peste, non è la morte che si vede, ma il suo aspetto orribile ed esteriore. La tragedia affronta i temi della vita mentre le immagini dell’infanzia sono già tutte impregnate della morte, con la quale il film finisce realmente”


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