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martedì 7 giugno 2016

IL MITO. Il mito in Platone. Parte IV


Il mito delle cicale

Cantano in una calura soffocante.
Una volta erano uomini che sentendo il canto delle Muse ne furono colpiti piacevolmente al punto che smisero di mangiare e di bere e morivano cantando. Da loro derivarono le cicale che non hanno bisogno di cibo e passano il tempo cantando. Quando muoiono, vanno dalle Muse e riferiscono loro chi quaggiù le onori e quale di loro onori. A Erato per esempio riferiscono chi le ha reso onore nei carmi amorosi, a Calliope e Urania chi passa la vita nella filosofia (259c)

 Dunque, dice Socrate, Amore, io ho fatto la palinodia; tu non negarmi il tuo talento amoroso e fammi amare dai belli, più di prima:" divdou d j e[ti ma'llon h] nu'n para; toi'" kaloi'" tivmion ei\nai".
Fai ravvedere anche Lisia e volgilo all'amore della sapienza come il fratello Polemarco. Lisia dunque è stato battuto perché non sa cosa sia l'amore.
Socrate prima ha fatto la sintesi: amore=pazzia, paravnoia, poi ha distinto due tipi di pazzia: la patologica e la divinamente ispirata. E' il metodo della composizione e della divisione. La dialettica filosofica è proprio questa capacità di riunire gli aspetti affini in un genere, poi all'interno del genus distinguere le species .


Appendice

La virtù
Le parti (mevrh) della virtù sono: ajndreiva (virilità, coraggio) , swfrosuvnh (temperanza, moderazione) , dikaiosuvnh (giustizia) , oJsiovth~ (pietà, devozione, santità) , sofiva (sapienza) . Cfr. Protagora e Lachete.
Se hai una parte, possiedi anche tutte le altre (Protagora, 329E4)
ajdiavfora, cose indifferenti la salute, la bellezza, il piacere e così via) .
Socrate afferma la sovranità della virtù.
Il Neottolemo di Sofocle restituisce l’arco a Filottete e quando Odisseo lo rimprovera, risponde che se la scelta è giusta è migliore che se fosse saggia (v. 1246)
Non vuole espugnare Troia al prezzo di avere frodato uno zoppo paranoie, esacerbato. Neottolemo preferisce cadere nobilmente che vincere agendo da vile (94 - 95) . Queste parole hanno un suono pre - socratico. Si risentono nell’Apologia di Socrate (38e) dove il filosofo preferisce morire dopo essersi difeso come ha voluto che vivere dopo una difesa diversa.
Isocrate nel Panatenaico scrive che le vittorie ottenute con l’ingiustizia sono da disprezzare rispetto alle sconfitte moralmente limpide (185)
Ma Neottolemo ha vari ripensamenti e oscilla.
 Isocrate ricorda che i loro padri preferirono fare il male che subirlo (Panatenaico 117)
mentre Socrate nel Gorgia sostiene che è meglio subire un’ingiustizia che compierla.
Nel Critone, Socrate dice che non dobbiamo mai ajntadikei`n (49cd) restituire male per male. Vivere bene è vivere onorevolmente e giustamente (48b) - La virtù è felicità. Virtù e felicità sono taujtovn idem Critone 48b) . La virtù dà valore alle cose e alle persone Apologia 30
Apologia 41 c nessun male può accadere all’uomo buono, né in vita né in morte.
Socrate dice a Polo di non sapere se il Gran Re è felice poiché non sa come stia a cultura e a giustizia (Gorgia 4704)
L’uomo temperante è anche giusto coraggioso e pio e agisce bene ed è felice.
Socrate non vuole compiere né subire ingiustizia, ma se dovesse scegliere, preferirebbe subirla (Gorgia 469b)
Nessun bene non morale è bene di per sé ma congiunto alla virtù
Il bene supremo è la virtù ed essa deve essere il fine skopov~ (Gorgia 507d)
“Il corrispondente del romanticismo nell’antichità greca è il codice eroico” (Gregory Vlastos, Socrate il filosofo dell’ironia complessa, trad. it. La Nuova Italia Editrice, Scandicci (Firenze) , 1988p. 311)
Achille subordina tutto alla cosa più preziosa che è l’onore, Socrate sottomette tutto alla virtù. Cfr.Apologia 28b
Ma Achille, Antigone e Alcesti si rattristano pensando alla morte. Così pure Cristo. Socrate no.
Cfr. Apologia 38a dove dice non esserci bene più grande per l’uomo che discorrere sulla virtù esaminando se stesso e gli altri
E anche quando bevve la cicuta era di buon umore Fedone 117b mavla eujcerw`~ kai; eujkovlw~, molto intrepidamente e con calma.
Senofonte nella sua Apologia scrive che Socrate lasciò la sede del processo faidrov~ (4, 8, 2) luminoso. Andava ad aspettare la morte ijlarw`~, lietamente.
Achille, Ettore, Al cesti e Antigone sono eroi del dolore
Socrate non può essere infelice perché è buono.
Antistene amico di Socrate e progenitore dei cinici - gli hippies filosofici dell’antichità classica - sostenevano che virtù è la felicità.
Su questo si troveranno d’accordo anche gli stoici.

Nell’Apologia Platone riferisce ciò che ha udito al processo al quale aveva assistito. Platone nasce nel 427 quando Socrate aveva 42 anni e non può essere stato presente nelle situazioni in cui Socrate era giovane (Protagora, un dialogo del periodo giovanile di Platone)
Anche Erodoto sceglie il dialogo per le riflessioni politiche e morali, p. e, 3.80 il dibattito costituzionale.
 Così Prodico in Eracle al bivio (apud Xen. Mem, 2, 21 - 33) o il dialogo tucidideo tra Ateniesi e Meli (5. 85 - 112)
Altri scrittori avevano composto dialoghi socratici oltre Platone e Senofonte: Antistene e Aristippo p. e.
Per Platone il primum mobile è la ricerca filosofica. Ma la maschera filosofica del personaggio Socrate cambia dai primi agli ultimi dialoghi.
Tra i primi dialoghi (anteriori al primo viaggio in Sicilia del 387) l’Apologia e il Critone precedono gli altri. Uno degli ultimi del primo periodo è il Gorgia. Il secondo viaggio è del 367, il terzo del 361. Platone Morì nel 347 a 80 anni) .
Nel Menòne, scritto fra il 387 e il 367 (II periodo) c’è la teoria della reincarnazione e della conoscenza come reminiscenza. 81c: tutta la natura è imparentata con se stessa, l’anima ha appreso tutto, e se uno ricorda una sola cosa poi uno ricorda il resto se è coraggioso e non si stanca di cercare: “to; ga;r zhtei`n a[ra kai; to; manqavnein ajnavmnhsi~ o{lon ejstivn (81d)
Questa teoria non si trova prima del Menone mentre torna nel Fedone, nel Fedro e nel Timeo (un dialogo tardo) .
Socrate è contra mundum. Nei primi dialoghi i suoi interessi sono esclusivamente etici. Nei secondi, Platone, elabora la teoria delle idee
Nel Fedone dichiara che l’indagine sulle idee è ingannata dal corpo (65b) . I sensi sono messi alla berlina come perturbamento della mente.
Ai sensi sfugge la realtà l’oujsiva (Fedro 65d) . E’ il pensiero che rintraccia la realtà pura la cosa in sé e per sé. Perfino la salute e la forza (Fedone 65d) non sono conoscibili attraverso i sensi. Eppure la scuola Ippocratica sosteneva che l’esperienza dei sensi era fonte primaria di conoscenza.

Nel Sofista (scritto dopo il 367) Platone individua la grande controversia della metafisica che chiama gigantomaciva peri; th`~ oujsiva~ tra i materialisti per i quali il corpo definisce la realtà - taujto;n sw`ma kai; ousivan oJrizovmenoi - 246, identificano nella loro definizione l’essere con il corpo, e gli immaterialisti “gli amici delle forme - tw`n eijdw`n fivloi , 248 che sono più miti hJmerwvteroi” eppure vorrebbero imporci con la forza che la realtà vera th;n ajlhqinh;n oujsivan consiste in certe forme intelligibili e incorporee (nohta; a[tta kai; ajswvmata ei[dh biazovmenoi 246c) . la forma è ei\do~ o ijdeva.
Nel Simposio si legge che l’idea della bellezza ha dei riflessi nei corpi belli. L’idea esiste in sé ma alcune cose ne hanno parte. La forma della bellezza rimarebbe anche in seguito a un olocausto cosmico.
Socrate dunque nei dialoghi de primo gruppo è il maestro morale degli scritti di Senofonte, dal II gruppo crede nella trasmigrazione delle anime e nelle forme separate
Nell’Apologia (21 b) Socrate dice di essere il più sapiente perché sa di non sapere. Ma questa è un’ironia complessa, è la smaliziata ipocrisia di Socrate.
Trasimaco nella Repubblica accusa Socrate di dissimulazione e simulazione (337a)
Nel IV libro della Repubblica, al culmine del suo periodo di mezzo (3687 - 367) Platone distingue nell’anima tre parti.
Una passionale –qumoeidhv~ con rabbia, paura e altre emozioni, una appetitivi ejpiqumhtikovn: fame, sete, desiderio sessuale e altre brame corporali; una razionale to; logistikovn.

Il coraggio entra nell’anima passionale con il contributo della ragione.
Coraggio è saggezza relativa a cosa è temibile e cosa no (Protagora 360D)
L’elemento irascibile qumoeidev~ nell’interna contesa dell’anima prende le armi e si schiera con il razionale (Repubblica, 440e) , diventa ausiliario del razionale.
L’elemento appetitivo è irrazionale - ajlovgiston - ejpiqumhtikovn - l’anima ha fame, ha sete ed è turbata da altre voglie - ejpiquvmiai -
Plutarco nel Peri; [Isido" kai; j Osivrido" scrive che Tifone è rossiccio e con pelle d’asino e rappresenta l’anima soggetta a passioni to; paqhtiko;n a[logon, titanikovn, 371b
Platone nella Repubblica (586) scrive che gli inesperti di saggezza e di virtù si rimpinzano, si accoppiano, ingrassano, scalciando laktivzonte" e cozzando tra loro con unghie e corni di ferro fino ad ammazzarsi dia; ajplhstivan , per la loro insaziabilità, in quanto non possono riempirsi di vera realtà.

Il logistikovn dunque deve comandare e avere la sovrintendenza di tutta quanta l’anima e l’irascibile deve essere soggetto e alleato
La musica e la ginnastica mettono d’accordo questi due elementi educando il passionale e ammansendo il razionale con l’armonia e il ritmo.
L’appetitivo plei`ston th`~ yuch`~ (442) , la parte più grande dell’anima e la più insaziabile di ricchezze crhmavtwn ajplhstovtaton, deve rimanere sottomesso dalla sinergia degli altri due. Se comanda lui, la vita è sovvertita. Così nella società ci sono tre classi: il genere affaristico, gli ausiliari, i politici. –crhmatistikovn, ejpikourhtikovn, bouleutikovn (441) .
Che l’anima sia divisa in più parti lo suggerisce anche Omero quando Odisseo si rivolge al suo cuore (Odissea, XX, 17 tevtlaqi dhv, kradivh: kai; kuvnteron a[llo pot j e[tlh~) . Qui la parte razionale rimbrotta quella che irragionevolmente si adira.
 Freud scrive che l’Es deve essere occupato e bonificato dall’Io. E’ come bonificare una palude
l’intenzione degli sforzi terapeutici è quella “in definitiva di rafforzare l’Io, di renderlo più indipendente dal Super - io, di ampliare il suo campo percettivo e perfezionare la sua organizzazione, così che possa annettersi nuove zone dell’Es. Dove era l’Es, deve subentrare l’Io. E’ un’opera di civiltà, come ad esempio il prosciugamento dello Zuiderzee”[1].
Tuttavia:“Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”[2].
 “Coloro che mostrano una propensione esagerata all’ordine, di solito hanno paura della vita”[3].


fine



[1] S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, in Sigmund Freud, Opere, 1930 - 1938, p. 190.
[2] F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, p. 11.
[3] E. Fromm, L’amore per la vita, p. 75.

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