lunedì 26 febbraio 2018

Lucrezio, "De rerum natura". IV libro. Fine

Otto Weininger


Un altro classico dell'antifemminismo è Sesso e carattere di O. Weininger, morto suicida nel 1903, a 23 anni. Ne abbiamo già riferito qualche cosa. Egli nel suo libro sostiene che la femmina umana ha sempre bisogno della guida del maschio:" la donna s'aspetta sempre dall'uomo la delucidazione delle proprie rappresentazioni oscure... la donna riceve la propria coscienza dall'uomo: la funzione sessuale per l'uomo-tipo di fronte alla donna-tipo è appunto quella di rendere cosciente l'inconscio della donna che è per lui il completamento ideale"[1]. Più avanti l'autore sostiene che "la donna non possiede alcuna logica" (p. 163) Ella "non possiede dunque il principium identitatis né il principium contradictionis o exclusi tertii ". Allora "un essere che non comprende come A e non-A s'escludano a vicenda, non trova nessun impedimento alla menzogna, anzi per lui non esiste un concetto di menzogna, dato che il suo contrario, la verità, gli rimane completamente ignota come termine di confronto" (p. 164). La donna si realizza nell'attività sessuale e dunque ella "non pretende dall'uomo bellezza ma pieno desiderio sessuale. Su di essa non fa mai impressione l'elemento apollineo nell'uomo ( e perciò neppure quello dionisiaco), ma quello faunesco nella sua massima estensione; mai l'uomo ma sempre il maschio; e in primo luogo-non lo si può tacere in un libro sulla donna-la sua sessualità nel senso più stretto, il phallus " (p. 258). La paura che l'uomo ha della donna sarebbe nulla, il polo contrario alla divinità, l'altra possibilità nell'essere umano..E così si spiega anche quella profonda paura dell'uomo: la paura della donna, cioè la paura di fronte alla mancanza di senso: la paura dinanzi all'abisso allettante del nulla... la donna non è nulla, è un vaso cavo imbellettato e dipinto per un pò di tempo" (p. 299)... Soltanto col diventare sessuale dell'uomo la donna riceve esistenza e importanza: la sua esistenza dipende dal phallus e questo è perciò il suo supremo signore e dominatore assoluto. L'uomo divenuto sesso è il Fatum della donna; don Giovanni è l'unico uomo dinanzi a cui tremi fin nel midollo delle ossa" (p. 300).
Non è nuovo del resto quanto afferma Weininger: nelle Nuvole di Aristofane il discorso ingiusto (Lovgo" a[diko" ) sostiene che Tetide lasciò Peleo perché non era impetuoso (uJbristhv" , v. 1067) e non era piacevole passare la notte con lui, mentre la donna gode a essere sbattuta. Si noti il capovolgimento dell'u{bri" , la violenza, che applicata alla libidine della donna diviene un valore. Altrettanto in Machiavelli:"Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla" (Il Principe, XXV, 9).

Echi del misogino austriaco si trovano nel rimuginare di Zeno mentre osserva e ascolta il rivale Guido provando la tentazione di ucciderlo, una voglia repressa perché non ne scapiti il sonno:"Faceva parte della sua teoria (o di quella del Weininger) che la donna non può essere geniale perché non sa ricordare"[2].
Nell'ultimo capitolo del libro (La donna e l'umanità) troviamo uno spiraglio, l'accenno a un remedium rispetto all'impossibilità di amare. Il rimedio giusto è sempre la moralizzazione. "Nel coito sta il massimo abbassamento, nell'amore la massima elevazione della donna. Che la donna pretenda il coito e non l'amore significa che vuol essere avvilita, non innalzata. La maggior nemica dell'emancipazione della donna è la donna stessa (p. 334)... come deve l'uomo trattare la donna? Come vuole essere trattata essa stessa, o come esige l'idea morale? Se la deve trattare come essa vuole, deve accoppiarsi a lei, ché essa vuol venir posseduta; la deve picchiare, ché vuol esser percossa; ipnotizzare, ché vuol venire ipnotizzata; deve dimostrarle con la galanteria quanto poco ne stimi il vero valore, ché essa vuol sentirsi complimentare, ma non venir stimata per ciò che è. Se invece vuole comportarsi di fronte alla donna come esige l'idea morale, dovrà cercare di vedere in lei la creatura umana che è, cercar di stimarla come tale (p. 335)... l'uomo non è in grado di risolvere il problema etico per la propria persona se continua a negare l'idea dell'umanità nella donna, nel momento che ne usa come d'un mezzo di godimento" (p. 339).

Una resipiscenza del genere viene in mente all'uxoricida della Sonata a Kreutzer di Tolstoj (1889).
Sentiamo Tolstoj sulla potenza, spesso fuorviante, della bellezza. Chi parla è Pòzdnyshev il protagonista di La sonata a Kreutzer (1889) il quale racconta come è arrivato a uccidere per gelosia la moglie, una donna bella ma non adatta a lui:" E' cosa davvero sorprendente con quanta facilità siamo indotti a illuderci che bellezza e bontà siano insieme congiunte. Quando una bella donna dice delle sciocchezze, stai a sentirla volentieri, e per quante papere ella dica, ti sembra intelligente. Se si comporta e parla come una villana, ti appare avvenente e gentile. Quando poi ella non dice né sciocchezze né cose disdicevoli, ed è anche graziosa, allora credi sul serio ch'ella sia un miracolo d'intelligenza e moralità"[3]. E più avanti:"l'amore più eletto e più poetico, come noi diciamo, non dipende per nulla dalle doti dello spirito, ma dalla fisica attrazione, da una pettinatura invece di un'altra, dal colore, dal taglio d'un abito…soltanto il corpo noi desideriamo, siamo pronti a perdonare ogni bruttura[4], ma non già la scelta d'un abito senza garbo né grazia, ma non già un tono di colore che strida. La civetta ha di tutto ciò perfetta conoscenza, ma anche l'innocente fanciulla lo sa per istinto, come gli animali. Ed ecco il motivo di quei maledetti jersey, di quegli abiti attillati, scollacciati, di quelle braccia nude, di quei seni mostrati. Le donne, specie quelle donne che hanno già esperienza di uomini, sanno bene che conversare su alti argomenti approda a ben poco, all'uomo non preme altro che il corpo, quanto può farlo risaltare, sia pure con mezzi artificiosi, e a ciò si adoperano le donne." (p. 325).

Tra i due grandi romanzieri russi, Dostoevskij è stato il visionario dell'anima e Tolstoj piuttosto il veggente del corpo; più precisamente "di quel lato della carne che è rivolto verso lo spirito e di quel lato dello spirito che è rivolto verso la carne: regione misteriosa ove si compie, nell'uomo, la lotta fra la Bestia e Dio"[5].
L'uxoricida della già citata Sonata a Kreutzer mette l'ozio tra le esche ingannevoli della sua infausta passione amorosa: "Ma in realtà quel mio amore era prodotto, da una parte, dall'affaccendata madre e dalla sarta, dall'altra-dalla grande abbondanza di cibi che ingoiavo, e in più dalla vita oziosa che menavo" (p. 327).
Che poi una sia molto versata in matematica, un'altra brava a suonar l'arpa, non cambia nulla. La donna è felice e soddisfatta in ogni suo desiderio soltanto quando riesce a intrappolare un uomo. Né ad altro si ingegna, perché tale è il suo compito. Così è stato, così sarà. Così nel nostro ambiente fa una fanciulla da marito, così fa quando è maritata. Quando una è ragazza, pensa ad accaparrarsi uomini per la scelta-quando è maritata, a tener sotto i piedi il marito" (p. 341). Tutt'altra risposta ho trovato nel "dramma inedito" Platonov di Cechov: "Senza la donna l'uomo è come una locomotiva senza vapore!" (IV, 7).
 Infine il marito la uccide e come la vide morente" Guardai i miei figlioli, il suo volto livido e disfatto, e per la prima volta dimenticai me stesso, i miei diritti, l'orgoglio, e per la prima volta vidi in lei un essere umano"(p. 382). Sembra l'a[rti manqavnw , "ora comprendo", di Admeto nell'Alcesti di Euripide (v. 942).

Fine dell’excursus sull’antifemminismo

Concludiamo la lettura del IV libro del De rerum natura di Lucrezio
Del resto non sempre la femmina finge: “Nec mulier semper ficto suspirat amore” (1192). Nam facit ex animo saepe et communia quaerens-gaudia sollicitat spatium decurrere amoris” (1195-6), non sempre sospira di falso amore la donna (…) Infatti spesso lo fa con trasporto e cercando le gioie comuni spinge a compiere tutto lo spazio dell’amore
Altrimenti le femmine degli animali non si sottometterebbero.
In triviis cum saepe canes, discedere aventes-diversi cupide summis ex viribus tendunt,-cum interea calidis Veneris compagibus haerent (1203-4),
 Non lo farebbero se ignorassero i mutua gaudia. Dunque est communis voluptas (1207).
Se nel mischiarsi dei semi prevale la femmina, allora i figli somigliano alle madri, se no, viceversa. Talora c’è un equilibrio.
A volte somigliano a nonni o bisnonni perché i genitori conservano multa primordia ereditati
La sterilità dipende dal seme: è inutile pregare gli dèi.
Il crassius semen, quello troppo denso non tam prolixo provŏlat ictu (1245) non ha un getto abbastanza lungo,
Quello praeter iustum (1243) liquidum, troppo sottile, non aderisce, liquitur extemplo et revocatum cedit abortu (1243), si liquefa subito e richiamato torna indietro senza fecondare.
Le harmoniae Veneris .gli accordi venerei, multum differire videntur (1248) differiscono molto tra loro: a volte due amanti funzionano meglio che marito e moglie e un uomo potest gnatis munire senectam (1256), rafforzare la vecchiaia con dei figli magari attraverso un incontro occasionale.
Per questo conta anche il vitto. E conta anche la posizione: nam more ferarum/ quadrupedumque magis ritu plerumque putantur/ concipere uxores (1263-66): pectoribus positis…sublatis lumbis (1267), con il petto tenuto basso e in alto le reni.
Impediscono la fecondazione i molles motus, i movimenti flessuosi.
Se la donna provoca l’orgasmo con il ventre guizzante, sottrae il solco al giusto percorso del vomere: eicit enim sulcum recta regione viaque-vomeris atque locis avertit seminis ictum (1272-3) e devìa il colpo del seme dai luoghi appropriati.
Infatti sua causa, a proprio vantaggio consuerunt scorta moveri (1274) le meretrici sogliono dimenarsi per non incingersi-ne complerentur e anche per piacere di più agli uomini. Ma le nostre spose non ne hanno bisogno
Succede che ci si innamori di una muliercula deteriore forma (1279)
Ci piacciono i suoi modi affabili-morigeri modi-et munde corpus cultum l’eleganza. Ci si abitua e consuetudo concinnat amorem concilia l’amore (1283).

Ciò che subisce colpi infatti prima o poi cade. Le gocce d’acqua scavano i sassi.

FINE



[1]Sesso e carattere, p. 124.
[2] I. Svevo, La coscienza di Zeno, p. 170.
[3] La sonata a Kreutzer in Tolstoj Romanzi brevi, p. 323.
[4] Immagino di tipo morale
[5] D. Merezkovskij, Tolstòj e Dostojevskij, p. 101.

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