martedì 21 novembre 2023

L’educazione necessaria a salvare la vita delle donne

L’antifemminismo presente nella letteratura deve essere conosciuto e confutato. L’educazione non si fa né si riceve attraverso le chiacchiere. Ce ne sono già state anche troppe.  
 
Sentiamo la satira sesta di Giovenale: "illa tamen gravior, quae cum discumbere coepit,/ laudat Vergilium, periturae ignoscit Elissae,/committit vates et comparat, inde Maronem/atque alia parte in trutĭna suspendit Homerum " ( VI, 434-437) ancora più insopportabile[1] tuttavia è quella che appena si è messa a tavola loda Virgilio, giustifica Didone che ha deciso di morire, confronta i poeti e li paragona: da una parte sospende sulla bilancia Marone, dall'altra.
 Omero. Marziale auspica per sé uno schiavo pasciuto e una moglie non troppo letterata:" sit mihi verna satur, sit non doctissima coniunx " (II, 90, 9).
Già la  Medea di Euripide lamenta lo svantaggio che le deriva dall'essere sofhv (sapiente, v. 303): per questa sua caratteristica, nemmeno tanto sviluppata (eijmi; d j oujk a[gan sofhv, v. 305, eppure non sono poi troppo sapiente) la donna della Colchide afferma che è risultata ad alcuni odiosa (ejpivfqono" , v. 303), per altri, piuttosto, oziosa (hJsucaiva, v. 305).
Sui rischi che corre la donna desiderosa e capace di espressione spirituale ricavo alcune parole di Virginia Woolf dalla tesi di un'allieva della SSIS:"non ci vuole un grande acume psicologico per essere sicuri che una ragazza di grande talento, che avesse cercato di usarlo per far poesia, sarebbe stata così ostacolata e impedita dagli altri, così torturata e dilaniata dai propri istinti contraddittori, da finire sicuramente per perdere la salute e la ragione"[2].  
Del resto la fama di "sapiente" non nuoce soltanto alle donne. Ricordiamo Leopardi: "Né mi diceva il cor che l'età verde/sarei dannato a consumare in questo/natio borgo selvaggio, intra una gente/zotica, vil; cui nomi strani, e spesso/argomento di riso e di trastullo,/son dottrina e saper; che m'odia e fugge,/per invidia non già, che non mi tiene/maggior di sé, ma perché tale estima/ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori/a persona giammai non ne fo segno"[3]. 
Lo sviluppo intellettuale porta alla solitudine non solo la donna ma anche l'uomo. Sentiamo Tonio Kröger :"Allora, col martirio e l'orgoglio del conoscere, sopravvenne la solitudine, ché la vicinanza dei bonari, delle anime gaiamente ottenebrate, gli riusciva intollerabile, e il marchio sulla sua fronte turbava costoro. Ma sempre più dolce divenne per lui la gioia della parola e della forma"[4]. Ma tale gioia è contaminata dal dolore:"La letteratura non è affatto una vocazione; è una maledizione…perché lo sappiate. E quando principia a farsi sentire questa maledizione? Presto, terribilmente presto. A un'epoca in cui si potrebbe ragionevolmente pretendere di vivere d'amore e d'accordo con Dio e con il mondo, uno comincia a sentirsi segnato, a rendersi conto d'essere in incomprensibile contrasto con gli altri, coi normali, con la gente ordinaria; sempre più fondo si scava l'abisso d'ironia, d'incredulità, d'opposizione, di lucidità, di sensibilità che lo separa dagli uomini; la solitudine lo inghiotte, e da quel momento non c'è più possibilità d'intesa" (p. 238).
 
Gli assassini che gettano a terra le donne sono dei tellurici
 
Questi dono i non miti negatori dell’anima di cui ci racconta Platone nel Sofista  (246) dove segnala una gigantomaciva... peri; th'" oujsiva", una battaglia di giganti sull'essere.
 I due eserciti sono schierati così:"OiJ me;n eij" gh'n ejx oujranou' kai; tou' ajoravtou pavnta e{lkousi tai'" cersi;n ajtecnw'" pevtra" kai; dru'" perilambavnonte". Tw'n ga;r toiuvtwn ejfaptovmenoi pavntwn diiscurivzontai tou'to ei\nai movnon o} parevcei prosbolh;n kai; ejpafh;n tina, taujto;n sw'ma kai; oujsivan oJrizovmenoi, tw'n de; a[llwn ei[ tiv" ti fhvsei mh; sw'ma e[con ei\nai, katafronou'nte" to; paravpan kai; oujde;n ejqevlonte" a[llo ajkouvein", gli uni dal cielo e dall'invisibile trascinano a terra tutto, acchiappando con le mani proprio come se fossero rocce o querce. E infatti attaccandosi a tutte le cose siffatte affermano che soltanto è, ciò che offre un contatto  e una presa manuale, e stabiliscono che l'essere e il corpo sono la stessa cosa, e  se qualcuno degli altri dirà che c'è qualche cosa senza corpo, lo disprezzano completamente  e non vogliono ascoltare nient'altro.
Gli avversari sono hJmerwvteroi più miti: "oiJ pro;" aujtou;" ajmfisbhtou'nte"  mavla eujlabw'" a[nwqen ejx ajoravtou poqe;n ajmuvnontai, nohta; a[tta kai; ajswvmata ei[dh biazovmenoi th;n ajlhqinh;n oujsivan ei'jnai", quelli che nel dibattito si oppongono loro, molto cautamente si difendono attaccandosi a regioni superiori e all'invisibile e sostenendo con convinzione che il vero essere consiste in alcune forme pensabili e immagini incorporee. I primi furono seminati nella terra e dalla terra sono sorti ("spartoiv te kai; aujtocqovne"", 247), gli altri sono amici delle forme"tou;" tw'n eijdw'n fivlou"", 248).
Secondo A. E. Taylor,  il filosofo con i primi allude non agli atomisti ma al "crasso, ottuso materialismo dell'uomo medio"[5].
 Non dissimili da questi non miti giganti sono quelli incontrati e sconfitti da Eracle e gli Argonauti nella penisola dell'Arctonneso che si stende nella Propontide: l'abitavano i figli della terra (Ghgeneve" ) violenti e selvaggi (uJbristaiv te kai; a[grioi), ognuno dei quali aveva sei braccia possenti, due attaccate alle spalle, le altre quattro ai terribili fianchi[6].
 
 
Torniamo al rifiuto della donna intellettuale da parte dell'uomo, magari intellettuale lui pure o artista:" Tu non fai versi. Tagli le camicie/per tuo padre. Hai fatto la seconda/classe, t'han detto che la Terra è tonda,/ma tu non credi...E non mediti Nietzsche.../Mi piaci. Mi faresti più felice/d'un intellettuale gemebonda..."[7]. Si ricorderà pure, dello stesso autore, l' Elogio degli amori ancillari.
 
Bologna 21 novembre 2023 ore 10, 15 giovanni ghiselli
p. s.
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[1]Di altre maniache e megere varie descritte prima. La precedente di questa satira contro le donne è crudele, imperiosa, ubriacona.
[2] V. Woolf, Una stanza tutta per sé, p. 53. La tesi è sempre quella di Alessandra Neri.
[3] Le ricordanze, vv. 28-37.
[4] T. Mann, Tonio Kröger, p. 238
[5] Platone, p.597.
[6] Apollonio Rodio, Argonautiche, II, vv. 942 sgg.
[7]G. Gozzano, La signorina Felicita , vv. 308-313.

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