giovedì 30 novembre 2023

Logica e sentimenti aperti al contrasto.


 

 Anacreonte confessa la propria follia intermittente nell'amore dissociato e contraddittorio:" ejrevw  te dhu\te koujk ejrevw-kai; maivnomai kouj maivnomai" (fr. 79 D.), amo e poi invece non amo, sono pazzo e non sono pazzo.

Questi dimetri giambici contengono un motivo topico che si trova pure nella silloge teognidea ("il mio animo sta in pena per il  tuo amore, e non posso odiarti né amarti", vv. 1091-1092) e avrà un lungo seguito nella letteratura europea.

 Molto noto è il distico elegiaco del carme 85 di Catullo:"Odi et amo . Quare id faciam, fortasse requiris./Nescio, sed fieri  sentio et excrucior ", odio e amo. Forse tu domandi come  faccia questo. Non so, ma sento che accade e mi tormento.

"Nota l'antitesi fra faciam  e fieri : quello che accade non è un qualcosa che Catullo sia in grado di controllare, ma qualcosa che accade e che lui può solo subire, sentire nelle sue conseguenze dolorose (non a caso il poeta dice excrucior , utilizzando una forma medio-passiva, anziché usare il riflessivo me excrucio , che porrebbe con maggior vigore l'accento sul suo ruolo di soggetto attivo). L'analisi razionale non conduce al dominio dei sentimenti ma solo alla loro osservazione, all'ammissione di trovarsi in loro balia".[1]

Voglio commentare questi sentimenti aperti al contrasto con  alcune parole che cito dall’ultimo libro di Massimo Cacciari: “La realtà della cosa contiene in sé in qualche modo sia l’è che il non-è. Già d’altra parte sappiamo che in questa dimensione del Tutto che è la nostra dimora, in questa regione del corruttibile, può capitare che la stessa cosa sia e non sia, anche se non nello stesso tempo e sotto il medesimo rispetto: dynámei, considerata secondo  la sua potenza, e non secondo l’atto, la cosa infatti può contenere tà enantía, determinazioni opposte (IV, 1009, a 35)” (Metafisica concreta, Adelphi, 2023, Potenza o im-potenza?, p. 72)  

 

Bologna 30 novembre 2023 ore 21, 4 giovanni ghiselli.

p. s.

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[1]G. B. Conte (a cura di) Scriptorium Classicum  2, p. 17.

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