martedì 7 gennaio 2025

Ifigenia 207. ragazza convessa e donna concava.


 

Tornai a casa contento. Potevo dare un nuovo stimolo alla mia vita con un’altra collega e amante. “La mia lista deve aumentare oggi stesso” ,  pensavo pedalando scaldato dall’aria di giugno  e dal fervore interno.  Poi però mi domandai“Non impenderà sul mio capo  la spada di Damocle delle nozze funeste?”

 Invece di rispondere mi diedi a cantare un duetto che ricordavo da Le nozze di Figaro:

 “Crudel! Perché finora

farmi languir così?”

 

“Signor, la donna ognora

tempo ha di dir di sì”

 

“Dunque al Baumann verrai?”

 

“Se piace a voi, verrò”

 

“E non mi mancherai?”

 

“No, non vi mancherò”

 

“Verrai?”

 

“Sì”

 

“Non mancherai?”

 

“No”

 

“Dunque verrai?”

 

“No!”

 

“No?”

 

“Se piace a voi verrò”

 

“Mi sento dal contento

pieno di gioia il cor”

 

Il cuore era contento ma il mio ceffo agitato accusava dei dubbi.

Alle 18 e 45 ero già al campo sportivo. Il sole era ancora al di sopra degli alberi posti sul lato ovest del Baumann sicché nell’attesa della bella potevo abbronzarmi. Mi tolsi la maglietta e rimasi in calzoncini e  scarpe da corsa. Quasi come Lady Chatterly che fugge inseguita da Mellors. I due sono nudi ma lei dopo essersi spogliata  si era messa di nuovo le scarpe di gomma. Non era dunque una ninfa ma una donna svestita

Io quella sera  non ero non un satiro nudo, eccitato, ma un narcisista poco vestito.

 Pensavo: “Le gambe mie sono di ossatura sottile e muscolatura potente: un fisico fatto per correre i 5000 metri, scalare lo Stelvio e amare le donne”, mi compiacqui.

Hinault quel giorno aveva stracciato Battaglin. Alle 19 e 15 la graziosa non era arrivata. “Scorretta però la  deliziosa, onestissima signorina” pensai.

“Ora corro i 5000 che devo a me stesso,  poi vado a cercare Ifigenia”. Lucia era in ritardo, dopo che mi aveva chiesto di anticipare l’ora da me  proposta.

Mi venne un dubbio:“Che sia peggiore di quell’altra? Il tempo rivelerà qual è la meno noiosa. Questa o quella per me pari son, se mi  danno fastidio”.

Senza indugiare, iniziai la mia gara a cronometro. Andavo  discretamente: potevo metterci meno di venti minuti: per fare metà del percorso avevo impiegato nove minuti e cinquantaquattro secondi. Dunque non dovevo mollare. Nemmeno se arrivava Lucia.

Dovrà aspettare. Se non viene c’è ancora  quell’altra oppure potrò rintracciare una delle smarrite . Poco dopo, a meno duemila metri dalla conclusione della mia prova, Lucia arrivò. Ricordai che da militare ero arrivato secondo dietro un calciatore professionista in una gara di duemila metri appunto, ed ero entrato nella compagnia atleti del battaglione Trieste permeato ancora di un certo irredentismo.

Lucia si era appostata sulla linea di arrivo e mi incoraggiava. Terminai in 19 minuti e 35 secondi. La ragazza mi guardava amabilmente e mi faceva i complimenti dovuti. Contraccambiavo i suoi sguardi senza parlare. Indossava una tuta nera aderentissima che le stava bene, snella e pure formosa com’era. Volle provare a correre anche lei: si stancò subito ma non la disprezzai siccome la fatica le donava:  aveva affinato il  suo viso e reso ancora più grandi gli occhi cinematografici.

Verso le otto il sole era arrivato alle cime dei pioppi che orlano il campo. Una brezza tiepida, gradevole, muoveva adagio le foglie imbevute di luce. Poteva essere l’ora del corteggiamento, preludio dell’idillio sognato, della crescita di un’unità nella mia lista durante la notte ma quella se ne andò: aveva un impegno.

Feci un  giro in bicicletta dandomi del perfetto imbecille, poi tornai a casa. A mezzanotte telefonò Ifigenia dicendo che si era annoiata a Modena e che le ero mancato. “Meno male”, pensai.

Quella è convessa e tanti saluti, ma questa è ancora concava e io non mi sottrarrò.

 

Bologna 7 gennaio 2024 ore 19, 21 giovanni ghiselli

p. s

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