Nell’ultimo
libro del romanzo di Apuleio, Lucio ancora in forma di asino una notte si
sveglia, vede la luna, immagine di Iside, e la prega, attribuendole molti nomi.
Chiede di deporre diram faciem
quadripedis e di renderlo a se stesso redde me meo Lucio (Metamorfosi, 11,
2), rendimi al Lucio che sono.
La
dea è come la madre invocata da Prometeo: "Qevmi" kai; Gai'a, pollw'n ojnomavtwn morfh; miva
" (Eschilo, Prometeo incatenato, vv.
209-210), Temide e Terra, una sola forma di molti nomi.
Quella invocata da Lucio può essere
chiamata Cerere, Venere
Celeste, Diana, Proserpina. Cerere, Venere e Diana sono i tre aspetti luminosi
della dea cosmica; Proserpina, nocturnis ululatibus
horrenda, è l’aspetto oscuro.
Quindi Nel sonno a Lucio appare una
divina figura, una dea con foltissimi, lunghi capelli, con una veste di lino
sottile, dal colore cangiante, ora candida, ora gialla come fiore di croco,
ora rossa. Era coperta da una sopraveste di un nero splendente.
Il lino
In De Iside et Osiride Plutarco
spiega che il lino spunta
dal seno della terra immortale e produce una veste semplice e pura parevcei kaqara;n ejsqh`ta che non pesa, offre riparo dal
calore, è adatta ad ogni stagione e non genera insetti 352F.
Nel De Magīa Apuleio
scrive che la lana è escrescenza di un pigrissimo corpo segnissimi corporis
excrementum (56).
Già Orfeo e Pitagora la riservavano alle vesti dei profani. Invece mundissima lini seges,
la purissima pianta del lino, tra i migliori frutti della terra, copre i santi
sacerdoti d’Egitto e gli oggetti sacri.
Erodoto
scrive che gli Egiziani considerano empio entrare nei santuari e farsi
seppellire vestiti di lana (II, 81).
A
me sembra empio che mi si costringa a mettere un golf di lana quando passo dai
30 gradi dell’aria naturale ai 15 o 16 di quella gelida e piena di germi
rigettata continuamente dai condizionatori.
giovanni
ghiselli
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