NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 19 luglio 2020

"Oreste" di Euripide. IV parte

Oreste ed Elettra, Museo archeologico di Napoli
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Traduzione mia del primo episodio (vv. 208-315) 

Coro
Bada, vergine Elettra, tu che gli sei vicina,
che non sia morto questo fratello tuo senza che te ne sia accorta:
infatti non mi piace il suo corpo per la prostrazione eccessiva 210

Oreste si sveglia
Oreste
O caro incanto del sonno, difensore dalla malattia,
come mi sei giunto gradito nel momento del bisogno!
O potente Dimenticanza - w\ povtnia Lhvqh - dei mali, come sei saggia
E una dea desiderata dagli sventurati!
Da dove mai sono giunto qui? Come ci sono arrivato? 215
Infatti non me lo ricordo, abbandonato dal senno di prima.

Elettra
O carissimo, come mi hai allietato cadendo nel sonno!
vuoi che ti tocchi e sollevi il tuo corpo?

Oreste
Prendi, sì certo prendi e asciuga dalla misera
bocca e dai miei occhi il liquido denso e schiumoso 220

Elettra
Eccoti il servizio dolce: non rifiuto
di curare con mano di sorella le membra fraterne

Oreste
Accosta i tuoi fianchi sotto i fianchi, scosta dal viso
la squallida chioma: ché ci vedo poco con le pupille.

Elettra
O povera sudicia testa di riccioli, 225
come ti sei inselvatichita per la lunga mancanza di lavaggi!

Oreste
Stendimi di nuovo sul letto: quando il male della follia
diminuisce, sono disarticolato e privo di forza nelle membra.

Elettra
Ecco, caro davvero è il letto a chi è malato,
un bene che è penoso, ma tuttavia necessario. 230

Oreste
Fammi stare dritto di nuovo, rigirami il corpo
Sono incontentabili i malati per le loro difficoltà.

Elettra
Vuoi anche poggiare i piedi a terra,
 ponendovi l’orma dopo tanto tempo? Il cambiamento di tutto è piacevole - metabolh; pavntwn glukuv -

Oreste
Assolutamente: questo infatti ha un’apparenza di salute 235
Ed è meglio crederci, anche se è lontana dalla verità

Elettra
Ascolta adesso fratello mio,
finché le Erinni ti lasciano essere in senno.

Oreste
Mi dirai qualcosa di nuovo: se è buono ne riporti gratitudine,
se invece comporta danno, ne ho a bastanza di sorte cattiva. 240 - a{li" e[cw to; dustucei`n

Elettra
E’ arrivato Menelao, il fratello di tuo padre
I banchi della nave sono ormeggiati a Nauplia.

Oreste
Come hai detto? E’ giunta luce per i miei e i tuoi mali
Un uomo consanguineo e con doveri di gratitudine verso nostro padre.

Elettra
È arrivato, ricevi questa garanzia delle mie parole 245
sta portando con sé Elena dalle mura di Troia.

Oreste
Se si fosse salvato lui solo, sarebbe più invidiabile,
se porta la moglie con sé, è giunto con un grande malanno.

Oreste
Tundareo ha messo al mondo per il biasimo
una famigerata stirpe di figlie infamata per l’Ellade. 250

Oreste
Tu allora distinguiti dalle malvagie: ne hai la possibilità;
e non dirlo solo, ma tientelo pure in mente.

Elettra
Ahimè fratello, il tuo sguardo è stravolto
In fretta hai assunto il delirio da equilibrato che eri poco fa

Oreste
Oh madre ti supplico, non agitare contro di me 255
Le vergini dallo sguardo sanguinario e simili a serpi
Eccole, eccole, mi balzano accanto.

Elettra
rimani, disgraziato, senza muoverti nel tuo letto:
tu non vedi niente di quello che credi di riconoscere con chiarezza.

Oreste
O Febo mi ammazzeranno le terribili dee 260
dal ceffo di cagne, dallo sguardo terrificante, sacerdotesse dei morti.

Elettra
Di certo non ti lascerò: intrecciando a te la mia mano,
ti tratterrò dal compiere balzi sciagurati.

Oreste
Lasciami: sei una delle mie Erinni
Mi tieni stretto nel mezzo, per gettarmi nel Tartaro. 265

Elettra
Ahimè infelice, quale aiuto posso prendere,
dal momento che ci siamo procurati la malevolenza divina?

Oreste
Dammi l’arco teso dal corno, dono del Lossia,
col quale mi disse Apollo di rintuzzare le dee,
se mi avessero terrorizzato con pazzi furori. 270
Una delle dee sarà colpita da mano mortale
Se non passerà lontano dagli occhi miei.
Non ascoltate? Non vedete le frecce
alate scagliate dall’arco che lungi saetta?
Ah ah!
Perché allora indugiate? Volate via fino alla cima del cielo 275
Con le ali: incolpate i vaticini di Febo.
Oh!
 Che cosa è questo essere fuori di me, sfiatando dai polmoni?
Dove, dove mai sono stato spinto fuori dal mio letto?
Fuori dalle onde infatti vedo di nuovo calmo il mare.
Sorella, perché piangi mettendo la testa dentro la veste? 280
Mi vergogno davanti a te per averti resa partecipe delle mie pene,
e procuro turbamento a una vergine con le mie malattie.
Ma non consumarti per i miei mali;
tu infatti hai acconsentito al misfatto, ma il versamento del sangue materno
è stato operato da me: è il Lossia che biasimo, 285
lui che mi ha incitato all’atto più empio che ci sia,
poi a parole mi confortava, ma con gli atti no.
Credo che il padre mio, se guardandolo negli occhi
gli avessi chiesto se dovevo ammazzare mia madre
mi avrebbe rivolto tante preghiere tendendo la mano a questo mio mento 290
di non spingere mai la spada all’uccisione di quella che mi ha partorito,
dato che lui non poteva riprendere la luce del sole,
mentre io, lo sciagurato, avrei portato a termine mali siffatti.
E ora scopriti il capo, sorella,
e vieni via dalle lacrime, anche se siamo in pieno 295
nella sventura. E quando vedi scoraggiata la mia vita
tu attenua il terrore e la rovina
della mente; quando invece sei tu a piangere
io devo starti vicino e darti consigli affettuosi
Questi infatti sono i soccorsi belli per le persone care 300.
Ora però, infelice, entrata in casa, e distesa, dai al sonno l’occhio che ne è privo/
Prendi del cibo e getta dell’acqua sopra il corpo
Se infatti mi lascerai oppure, per l’assistenza, prenderai
un qualche malanno, sono spacciato: te sola infatti ho
Come aiuto, di altro, come vedi sono privo. 306

Elettra
Non è possibile: con te sceglierò di morire
e di vivere: infatti è la stessa cosa, se tu muori.
Io, donna, che cosa farò? Come mi salverò da sola,
senza fratello, senza padre, senza amici? Ma se a te questo sembra bene,
bisogna farlo: ma tu stendi il corpo sulle coltri,
e non ammettere troppo quello che ti spaventa
e ti fa scappare dal letto: rimani sul giaciglio coperto.
Anche se non sei malato infatti, ma pensi di stare male,
ne deriva ai mortali pena e difficoltà 315

giovanni ghiselli

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