Il
tragicomico rinfresco funebre. Il dialogo e la solidarietà fra la
prostituta e l’assassino
Katerina
aveva speso quasi 10 rubli per l’assurda cerimonia ma voleva
onorare il morto. In questo giocava più di tutto quello speciale
orgoglio dei poveri per cui molti morti di fame si spellano e
spendono gli ultimi quattrini allo scopo di non essere da meno degli
altri e non essere criticati. Sono le persone più povere e umilate
che cadono preda di questi parossismi di orgoglio.
La
pubblicità tende le reti che catturano gli sprovveduti Don Milani
:"la pubblicità si chiama persuasione occulta quando convince i
poveri che cose non necessarie sono necessarie"[1].
C’era
vino, vodka e rhum, tutto di pessima qualità ma abbondante. Un
misero polaccuccio si era messo al servizio di Katerina. Amalja, la
padrona di casa, aiutava con le posate, i piatti, la tovaglia. Era
tutta in ghingheri. Luzin, il più autorevole di tutti gli inquilini
non si era presentato. Il polaccuccio era un mingherlino scrivano di
cancelleria foruncoloso e maleodorante: Poi c’era un vecchietto
sordo e quasi cieco, un tenente a riposo ex impiegato alla
sussistenza ubriaco ed era senza panciotto, uno in vestaglia perché
non possedeva un abito ed era stato cacciato da Amalja. Il
polaccuccio aveva portato altri due polacchi disgraziati.
I
Polacchi sono spesso spregevoli nei romanzi di Dostoevkij.
Nei Fratelli
Karamazov l’ufficiale
polacco che aveva sedotto Gruscenka diciassettenne poi l’aveva
abbandonata è un miserabile.
Katerina
era contrariata ma fu contenta dell’arrivo di Rask poiché era
l’unico istruito e in due anni “sarebbe diventato professore
universitario”.
Le
davano fastidio i nastri nuovi della cuffietta della padrona di casa
vestita a lutto. L’ex impiegato disse del morto: “sì gli piaceva
bere, ci dava dentro” mentre svuota il dodicesimo bicchierino di
vodka.
Katerina
fa l’elogio del morto buono e generoso di animo nobile. A volte lo
avrebbe accarezzato ma non lo faceva per paura che si ubriacasse di
nuovo. Solo con la severità si poteva tenerlo un poco a freno.
L’impiegato al tredicesimo bicchierino la provocava e lei era
pronta per una scenata. I presenti ne godevano, ma R era disgustato.
Katerina
ce l’ha con le cutrettole tutte in fronzoli (cutrettola cauda
trepida è un uccello che batte la coda). Amalia la padrona
di casa vantava il suo Vater aus Berlin, padre di Berlino
che metteva sempre le mani nelle tasche facendo Puf Puf, e K aterina
replicò che colei non aveva un padre ma era una finlandese ubriacona
ex cuoca, e suo padre doveva essere di quei finlandesi andati a
Pietroburgo a vendere il latte.
Le
due donne stavano per venire alle mani quando entrò Luzin, poi
Andrej. Luzin accusa Sonja di aver portato via dal suo tavolo 100
rubli. “Non ne so nulla”, disse Sonja. La poi ribadisce
che non ha preso nulla e vuole restituire anche i 10 rubli
avuti in regalo. Li prende la matrigna, ne fa una pallottola e la
tira in un’occhio a Luzin. Poi lo insulta, difende Sonja e chiama
Amalia miserabile zampa di pollo prussiana in crinolina. Katerina
rovescia le tasche di Sonja e ne esce un biglietto da 100 rubli.
Comunque continua a difenderla: il foglio giallo, la carta di
riconoscimento delle prostitute, l’ha presa per aiutare i bambini
che morivano di fame.
C’era
tanta sofferenza in Katerina che tutti parvero impietositi. Luzin fa
il generoso dicendo che perdonerà mademoiselle.
Andrej
però dice “che infamia!” Poi dà del calunniatore a Luzin e del
farabutto. L’aveva visto infilare di nascosto il biglietto in una
tasca di Sonja. Luzin prova a dire che Andrej mente: ce l’avete con
me perché non sono d’accordo con le vostre dottrine sociali empie
e irreligiose.
Interviene
Rask dicendo “quest’uomo è malvagio e non vale il dito mignolo
di Sonja. Lo ha fatto, spiega, per odio contro di me, siccome mi
stanno a cuore l’onore e la felicità di Sonja.
Tutti
insultavano Luzin che però continua a minacciare: adirò le vie
legali e i giudici non presteranno fede a due atei dichiarati, liberi
pensatori e sovversivi
Sonja
sapeva che era più facile rovinare lei che qualunque altra persona e
che chiunque poteva offenderla quasi impunemente.
La
padrona di casa vuole cacciare Katerina e i figli.
R
si diresse a casa di Sonja che lo accolse dicendo: che ne sarebbe di
me, senza di voi!
R
chiede a Sonja cosa farebbe se dovesse scegliere tra la vita di Luzin
e quella di Katerina con i bambini.
Sonja
non vuole rispondere: non posso conoscere le intenzioni della divina
provvidenza.
R
vede in Sonja uno sguardo tormentato. Sentiva che non c’era più un
istante da perdere. E le confessa il suo delitto
Tutti
e due presero l’espressione del bambino spaventato, la stessa che R
aveva visto nel viso di Lizaveta poco prima di ucciderla. Sonja
gli si getta davanti in ginocchio, poi si alza e lo abbraccia. E
disse: “in tutto il mondo non c’è nessuno più infelice di
te” (p. 463) e si mise a piangere. Anche a R vennero
lacrime agli occhi,
Non
mi lascerai Sonja?
No,
no, ti seguirò dappertutto. Ma perché non sei venuto prima da me?
Ecco,
sono venuto
Verrò
con te ai lavori forzati
Io
non ho ancora deciso di andarci
R
spiega che i soldi rubati non li ha usati. Io volevo diventare
Napoleone, perciò ho ucciso. Pensavo che Napoleone, se non avesse
avuto nessun’altra strada per fare carriera, avrebbe ucciso la
ridicola vecchia senza la minma esitazione. Io ho seguito un esempio
tanto autorevole
Poi
R aggiunge che l’ha fatto per pagarsi l’Università.
“Naturalmente ho fatto male. Comunque io ho ucciso un pidocchio
inutile e dannoso”
“Pidocchio
una creatura umana?”, domandò Sonja e si torceva le
mani disperata.
“Forse
potevo cavarmela dando lezioni - continua R. - mi davano mezzo rublo
l’una. Ma io mi arrabbiai e mi rintanai nel mio cantuccio, come un
ragno. Tu hai visto il mio canile. Posti del genere opprimono
l’anima. Eppure stavo lì tutto il giorno. Pensare era la mia unica
occupazione. Ora so che chi è forte di spirito domina il suo
prossimo, che chi osa più di tutti, più di tutti ha ragione, chi è
capace di sputare sulle cose grandi diventa il loro legislatore”.
Era
in preda a un tetro entusiasmo.
Sonja
capiva che quel cupo catechismo era diventata la sua fede e la sua
legge.
R:
“ allora capii che il potere spetta a chi osa chinarsi per
raccoglierlo, C’è una cosa sola da fare: osare. Io ho voluto osare
e ho ucciso”.
Cfr.
la Medea di Euripide prima di uccidere i figli:
ma
che cosa mi succede? voglio espormi alla derisione
lasciando
i miei nemici impuniti?
Bisogna
osare questo –tolmhtevon
tavd j
- che debolezza però la mia (Euripide, Medea, 1050)
anche
solo l’ammettere nell'anima parole tenere!
E
capisco quale abominio sto per compiere, 1078
ma
più forte dei miei proponimenti è la passione
che
è causa dei mali più grandi per i mortali. 1080
Sonja
gli dice che si è allontanato da Dio che lo ha abbandonato al
diavolo.
R:
“non l’ho fatto per denaro, volevo solo sapere se ero capace di
scavalcare l’ostacolo. Ora so che sono un pidocchio come tutti gli
altri. Ho ucciso me stesso, non la vecchietta
Cosa
devo fare?”
A
Sonja lampeggiarono gli occhi: “Vai subito fuori, fermati al
crocicchio, inginocchiati e bacia la terra che hai insozzato e
prosternati davanti a tutto il mondo in tutte e quattro le direzioni
e di’ a tutti a voce alta: ho ucciso. Allora Dio ti restituirà la
vita. Devi accettare la sofferenza e con essa riscattarti”
“Andare
a costituirmi? Essi stessi uccidono gli uomini a milioni e lo
considerano pure una virtù”
Sonja
gli dà una croce sua, lei tiene quella che le ha dato Lizaveta:
“andremo a soffrire insieme, porteremo insieme la croce!”
“Non
ora Sonja, più tardi”.
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