Nel
quotidiano “la Repubblica” di oggi, 21 luglio 2020, trovo un altro articolo di
Massimo Recalcati meritevole di un commento critico.
Il “divertimento dell’estate” fatto di stordimento da discoteca e seguìto, non poche volte, da omicidi o suicidi negli incidenti stradali non è uno spasso: è imbestiamento.
Il titolo è
“La violenza figlia del Covid” (pagina 26)
L’illustrissimo
psichiatra, scrittore e personaggio della televisione, si chiede con sintassi
per lo meno pesante: “è possibile leggere i recenti fatti di cronaca legati
alla violenza rissosa e dilagante nel mondo della cosiddetta movida giovanile
senza stabilire un nesso tra questa violenza e il trauma collettivo che abbiamo
appena vissuto? La risposta sembra imporsi: no, non è possibile”.
C’ è un
determinismo quasi assoluto: siamo stati rinchiusi in casa per mese e ora la
necessaria reazione dei giovani è la violenza. L’articolo procede usando più
volte il luogo comune spesso in bocca alla destra politica “privazione della
libertà”.
Ribatto che
è stata ed è la medesima “privazione” che il medico prescrive a chi si è
fratturato il femore quando gli proibisce di correre.
Una parte
del paese “vive l’esperienza del limite come una esperienza di ingiusta
sopraffazione del diritto inalienabile della propria libertà ridotta al
capriccio anarcoide di fare impunemente quello che vuole e che trova nel
divertimento delle notti estive il suo massimo dispiegamento. Come non vedere
che la rissa scatenata per futili motivi trae la sua linfa da questo risentimento
collettivo? Ci avete rubato il divertimento dell’estate, allora sia guerra di
tutti contro tutti”.
Questa la
conclusione plumbea del nostro luminare.
Io concludo
con due repliche: il risentimento che sfocia nella violenza non è collettivo,
non riguarda tutti i giovani ma solo la parte pessima di loro, cioè l’opposto
dei ragazzi ricordati da Don Milani: " In Africa, in Asia, nell'America
latina, nel mezzogiorno, perfino nelle grandi città, milioni di ragazzi
aspettano d'essere fatti uguali: timidi come me, cretini come Sandro, svogliati
come Gianni. Il meglio dell'umanità" (Lettera a una professoressa”).
Io sento di
stare con questi.
Il “divertimento dell’estate” fatto di stordimento da discoteca e seguìto, non poche volte, da omicidi o suicidi negli incidenti stradali non è uno spasso: è imbestiamento.
giovanni
ghiselli
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Ottimo,bravo gianni Margherita
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