Don Giovanni di Mozart - Da Ponte Arena di Verona, 2019 |
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Raskolnikov e Svidrigailov. Il libertinaggio
Raskolnikov
andò da Svidrigailov. Era in una trattoria tra gli strilli di un disperato coro
di cantanti e mercanti, impiegati e gente di ogni specie che sorbiva il tè.
Aveva davanti una bottiglia di Champagne già cominciata. Vicino a lui una
ragazzetta Katja, sana e rubiconda con una gonna succinta e un cappello alla
tirolese cantava una canzone da lacché. Sv le offrì un bicchiere e la congedò.
Katja vuotò il bicchiere d’un fiato come fanno le donne, senza staccare le
labbra. Baciò la mano di Sv e se ne andò con il ragazzino che suonava
l’organetto. Intorno a Sv ogni cosa aveva preso un andazzo patriarcale. La sala
di quella sudicia trattoria era riservata a lui. Parla di Pietroburgo: è difficile trovare da qualche altra parte tanti
elementi cupi, violenti, inspiegabili.
Basti
pensare all’influsso del clima (cfr. il determinismo geografico).
Questo
è il centro amministrativo della Russia e le sue caratteristiche si riflettono
sull’intero paese.
Il volto di
Sv era simile a una maschera: bianco e rubicondo, era biondo e con gli occhi
celesti. C’era qualche cosa di tremendamente sgradevole in quel volto bello e,
data l’età, giovanile.
Disse che
non aveva nulla da fare: se fossi almeno un proprietario terriero, oppure un
padre, un ulano (soldato a cavallo armato di lancia).
Sono stato
un baro e sono venuto qui per le donne.
Perché
lasciar perdere le donne, visto
che almeno loro mi piacciono? Perlomeno è un’occupazione. Nel libertinaggio c’è qualcosa di
costante, di fondato sulla natura, di non soggetto alla fantasia; una specie di scintilla sempre accesa nel
sangue, una scintilla che non si spenge con gli anni. Poi è una
occupazione
R replica
che è una malattia e per di più pericolosa (non è invece la grazia di Priapo?)
Sv racconta
la sua vita. Era in prigione per debiti e Marfa lo tirò fuori, era più vecchia di me e teneva costantemente
un chiodo di garofano in bocca. Io ero così porco e onesto da dirle
che non le sarei stato sempre fedele. Promisi però che non l’avrei lasciata e
non mi sarei fatto mai un’amante fissa: potevo adocchiare le ragazze di
servizio, ma non innamorarmi di una donna del nostro ceto.
Marfa era
intelligente e mi considerava un dissoluto un donnaiolo incapace di innamorarmi
sul serio. Durante i litigi io avevo un contegno da gentleman, tacevo e non mi
irritavo e a lei questo piaceva, anzi ne era orgogliosa.
Dunja provò
compassione per me. Una fanciulla che prova pietà per un uomo è in pericolo:
vuole salvarlo.
Cfr. Nausicaa
nel VI canto dell’Odissea e Desdemona nell’Otello in
Shakespeare.[1]
“L’uccellino
stava volando da sé nella rete. Io fui preso dal più irresistibile impulso
sensuale. Ma vostra sorella è di una castità perfino morbosa. Arrivò una
domestica con gli occhi neri, molto bellina ma straordinariamente stupida.
Dunja pretese che io la lasciassi in pace. Lei faceva propaganda alla
castità. Io mi finsi assetato di
luce poi ricorsi alla adulazione. Un mezzo sicuro. Una volta sedussi una
signora fedele al marito prosternandomi davanti alla sua castità. Se facevo
progressi, davo la colpa a me stesso quale individuo vizioso”. L’amante era
convinta di essere innocente e si arrabbiò quando Sv le dichiarò che anche lei
aveva cercato il piacere
"Poi - continua Svidrigailov - persi la testa per Dunja e le offrii 30 mila rubli
perché fuggisse a Pietroburgo con me. Andò male, anche perché Marfa organizzò
il fidanzamento di vostra sorella con quello schifosissimo impiegatucolo di
Luzin”
R rinfaccia
a Sv di avere ancora delle mire su Dunja.
Sv replica
che sta per sposare una sedicenne (meno un mese), dunque tra un mese potrà
sposarla. “Che importa se ho 50 anni? Lei porta ancora il vestitino corto, è un
bocciolo ancora chiuso, arrossisce a avvampa come l’aurora, tutto questo vale
più della bellezza, per giunta è bellina, un tipetto delizioso. Capelli chiari,
labbra vermiglie e due gambette che sono una meraviglia. Avvampa tutta come l’aurora e io non faccio che baciarla, Lei diventa
come un lampone. Ha un visino che sembra una madonna di Raffaello, il viso di
una demente dolorosa” (542). La riempie di regali ma la ragazzina dice che
vuole solo il suo rispetto
R gli dice:
è questa mostruosa differenza di età in altre parole che eccita la vostra
sensualità
“Perché no.
Io sono un peccatore! Del resto, il popolo si ubriaca, la gioventù istruita a
causa dell’ozio si consuma in sogni irrealizzabili e si rovina con le teorie,
gli ebrei nascondono il denaro mentre tutti gli altri sono in preda al vizio.
Una sera vado in una cloaca di locale dove c’era un can can. Vedo una ragazzina
di 13 anni vestita con molta grazia. Danzava con un virtuoso.
Poi ho
riportato a casa con la mia carrozza la madre e la figlia”
Quindi
Sv offre la sua protezione[2] alle due che non hanno un soldo.
Raskolnikov
gli dà del depravato
Svidrigailov
lo chiama idealista e Schiller.
R lo
definisce vecchio libertino
incancrenito[3]
giovanni
ghiselli
[1] Può essere che in Nausicaa si muova anche un
sentimento simile a quello di Desdemona di fronte ai discorsi e ai trascorsi
di Otello :"Finita la mia storia, ella mi diede per le
mie pene un mondo di sospiri: ella giurò, in fede, era strana, era oltremodo
strana, era pietosa, era meravigliosamente pietosa...ella mi amò per i pericoli
ch'io aveva passati, ed io l'amai perché ella n'aveva pietà (She loved me
for the dangers I had pass'd,/and I loved her that she did pity them )" W. Shakespeare, Otello ,
I, 3.
Don Giovanni
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?
Voglio che siamo amici. Il vostro nome?
Zerlina
E il tuo?
Masetto.
Don Giovanni
O caro il
mio Masetto!
Cara la mia Zerlina! V’esibisco
la mia protezione, Leporello?
(a Leporello che fa scherzi alle altre contadine)
Cosa fai lì, birbone?
Cara la mia Zerlina! V’esibisco
la mia protezione, Leporello?
(a Leporello che fa scherzi alle altre contadine)
Cosa fai lì, birbone?
Leporello
Anch’io,
caro padrone,
esibisco la mia protezione.
esibisco la mia protezione.
[3] Si guardò allo specchio: non c'era da dire era ancora un bell'uomo.
“'Rudere libertino!' Scherza pesante quella canaglia! Vorrei vederlo
alla mia età, quattro ossa incatenate come è lui.” Il passo vigoroso faceva
tinnire i vetri dei saloni che attraversava (Il Gattopardo).
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