Argomenti:
Il “lieto fine”
La resurrezione dei due giovani attraverso l’amore.
Alla dialettica subentra la vita
Una mattina di primavera Raskolnikov andò a
lavorare sulla riva del fiume con altri due. Preparavano la legna per
sistemarla nella fornace. Durante una pausa sedette sui tronchi e guardava il
fiume. Dalla riva opposta giungeva una canzone. Nella steppa immensa, inondata
dal sole nereggiavano le tende dei nomadi.
R pensava che erano uomini liberi e antichi.
A un tratto si trovò di fianco Sònja. Il suo viso
mostrava ancora i segni della malattia. Gli sorrise piena di gioia e gli tese
la mano. Lui non la respinse come faceva di solito Ad un tratto anzi si sentì
come afferrato e gettato ai piedi di lei. Piangeva e le abbracciava le ginocchia. Dapprima la ragazza si
spaventò a morte, ma poi lo guardò e capì. Egli l’amava e negli occhi di lei
brillò una felicità infinita. Sui loro volti sbiancati dalla malattia splendeva
già la luce di un futuro diverso. Li
aveva resuscitati l’amore. Restavano 7 anni. La sera, steso sul
tavolaccio, R pensava a Sonja. Quel giorno era stato affabile anche con i
forzati e loro con lui. Sapeva che avrebbe ripagato tutte le sofferenze di
Sonja con amore infinito. Non
riusciva più a ragionare: poteva soltanto sentire. Alla dialettica era
subentrata la vita. Prese il vangelo che gli aveva dato lei. Il libro dal quale
avere letto i versetti sulla resurrezione di Lazzaro.
R non lo aprì e si domandò se oramai poteva avere
gli stessi sentimenti e convinzioni di lei. Sonja era così felice da avere
quasi paura della sua stessa felicità. All’inizio della loro felicità
consideravano quei sette anni come sette giorni.
Lui ignorava che quella nuova vita non gli veniva
data gratis, avrebbe dovuto pagarla compiendo qualcosa di grande
Ma qui comincia una nuova storia: quella della
rinascita di un uomo (cfr. l’arrivo a Debrecen del luglio 1966).
Nessun commento:
Posta un commento