Nella Pharsalia di Lucano c’è, tra gli altri, un serpente che uccide senza
usare il veleno.
Sentite un po’: un saevus
serpens un feroce serpente che l’Africa chiama giavellotto - iaculum vocat Africa - si
scagliò dal legno sterile di un tronco, penetrò nella
la testa di Paolo e guizzò via attraverso le tempie perforate-perque caput Pauli transactaque tempora
fugit (IX, 824)
Nil ibi virus agit: rapuit cum vulnere fatum: il veleno qui non fa niente: il fato se lo portò via
con la ferita (825)
Questo saevus serpens che
uccide “fatalmente” prefigura le patologie pregresse di cui si diceva che
causavano la morte indipendentemente dal virus, ancora attivo e letale invero.
C’è chi continua a spacciare tale menzogna ora:
sono quelli che vogliono riaprire tutto: financo le discoteche, luoghi di
stordimento e di morte da sempre.
Dunque “Taccia Lucano omai là dov’e’ tocca /del misero Sabello e di
Nasidio,/e attenda a udir quel ch’or si scocca” (Dante, Inferno, XXV, 94-96). Per chi non lo sapesse, si tratta dei ladri. Dobbiamo
guardarcene!
giovanni ghiselli
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