NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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lunedì 13 luglio 2020

La prossima conferenza: Fëdor Dostoevskij. Undicesima parte


Giotto, Risurrezione di Lazzaro
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Argomento:
Arkádij Ivànovič Svidrigáilov, Raskólnikov e Sonja Marmeladova

Un artigiano chiede di Rask al portinaio e quando lo vede gli dice: "tu sei l’assassino!" Poi va via.
R sta male di nuovo e, tornato nella stanza, pensa: “no, quegli uomini sono di un’altra pasta, non sono fatti così. Un vero distruttore, al quale tutto è lecito, mette a sacco Tolone, compie una strage a Parigi, dimentica l’esercito in Egitto, spreca mezzo milione di uomini nella spedizione di Mosca, se la cava con un gioco di parole a Vilna, e dopo che è morto gli innalzano delle statue, tutto gli è lecito dunque: Uomini così non sono fatti di carne, ma di bronzo (o di acciaio come Stalin ndr).
Io volevo solo superare l’ostacolo. Non ho ucciso una persona ma un principio. Il principio l’ho ucciso, ma l’ostacolo non l’ho superato, sono rimasto al di qua. Quel balordo di Raz se l’è presa con i socialisti: gente laboriosa, industriosa, si interessano della felicità generale
A me interessa la mia vita e la mia felicità personale. Ma sono un pidocchio estetizzante e basta, e scoppiò a ridere.
Poi però aggiunse digrignando i denti: io stesso, forse, sono peggiore e più sordido del pidocchio che ho ucciso e presentivo perfino che mi sarei detto queste cose dopo avere ucciso. Poi pensa a Lizaveta e a Sonja, dolci creature. Esce e vede di nuovo l’artigiano.
Ma sta sognando. Sogna di seguirlo fino alla casa della vecchia, di entrare nell’appartamento di trovarla seduta, di colpirla con la scure facendola ridere. Quando si sveglia vede un uomo entrare nella sua stanza e sedersi. Era un uomo non più giovane, robusto, con una folta barba quasi bianca
Si presentò come Arkàdij Ivànovič Svidrigáilov.

Parte quarta 315
Si mette a parlare. Si annoia: Pietroburgo è una città piena di impiegatucoli e seminaristi d’ogni specie. Racconta che era in prigione per debiti quando lo riscattò per 30 mila rubli Màrfa Pretròvna una donna con cinque anni più di lui, poi lo sposò e lo tenne quasi prigioniero. Quindi gli diede fiducia. Infine morì. Ora la va a visitare da morta. Sostiene che ai malati appaiono i fantasmi poiché hanno contatti con un mondo diverso, mentre l’uomo sano è tellurico e deve vivere solo la vita di questa terra.
Dice che amava Dunja. Rask: “a causa dell’ozio e della depravazione”.
Sv dice che era stata Marfa, parente di Luzin a combinare il fidanzamento con Dunja. Ora vorrebbe vedere Dunja per metterla in guardia e regalarle 10 mila rubli. “Non è mia unica prerogativa quella di fare esclusivamente del male” (328).
Rask non gli permette di incontrare la sorella e Sv uscendo dice che la moglie morta ha lasciato 3000 rubli a Dunja.
Anche Rodiòn esce e incrocia Raz.
Vanno da Dunja dove arriva pure Luzin il quale si inchina cortesemente alle donne ma con accentuato sussiego. Sedutosi, si soffiò il naso con l’aria di un uomo virtuoso e un po’ offeso nella sua dignità.
Luzin racconta che Svidrigajlov aveva bestialmente oltraggiato una bambina che poi si era impiccata in solaio.
Cfr. Stavrogin nei Demoni e il Crepuscolo degli dèi di Visconti.
 Per lo meno questo si diceva. Ma grazie ai denari di Marfa non ci fu una vera e propria denuncia. Il servo Filìpp si era impiccato dopo le angherie subite da Sv. Dunja era istitutrice in casa di Marfa e Sv. E in qualche maniera lo difende
Luzin non sopporta che Dunja metta lui, il fidanzato, sullo stesso piano di Rodiòn: “L’amore per il futuro compagno della vita, per il marito, deve superare l’amore per il fratello, e io non ammetto di essere posto sullo stesso piano”. Cfr. Antigone di Sofocle.
Rask dice a Luzin che non vale un solo mignolo della ragazza, Sonja, contro la quale scaglia pietre. Oggi l’ho fatta sedere accanto alla mamma e a Dunja.
Dunja a un certo punto caccia Luzin che arriva a rinfacciare le spese. Luzin se ne va pensando che la faccenda si poteva ancora rimediare. Era un narcisista innamorato di se stesso. Aveva pensato che una fanciulla altera, di gran carattere, virtuosa, superiore a lui per sviluppo spirituale, gli sarebbe stata servilmente grata per tutta la vita e lui l’avrebbe dominata. Pensava pure che il fascino di una donna incantevole, virtuosa e istruita poteva spianargli il cammino, creargli un’aureola, attrarre le gente verso di lui. Ed ecco era tutto crollato!
Dunja dà la colpa a se stessa: dice: “mi sono lasciata tentare dai suoi soldi. Non immaginavo che fosse un essere tanto abbietto”
Raz propone di investire mille rubli delle donne e mille che gli dà uno zio per fondare una casa editrice e fare traduzioni. Lui conosceva tre lingue europèe e aveva esperienza di case editrici. Rask se ne va dicendo che ha bisogno di stare solo. Affida le donne all’amico. I due si guardarono e da l’uno all’altro passò un’idea, qualcosa di orrendo, di mostruoso.
Rodiòn disse: capisci adesso? E se ne andò. Raz divenne un figlio per Pulcherja e un fratello per Dunja.

Rask va a cercare Sonja. Salì per una scala stretta e buia e uscì sul ballatoio che dava tutt’intorno sul cortile. Entra nella stanza di Sonja. Sembrava una rimessa. Tutto sapeva di miseria. Sonja era spaventata
Parla di Katerina la matrigna con una specie di pietà insaziabile (callida iunnctura e inopinata verba). (Cfr. don Paolino Serra - Zanetti ndr.)
Rask le chiede come faranno Katerina e i figli, e Sonja si inquietò perfino si irritò facendo pensare a un canarino infuriato o a un altro minuscolo uccello (35
Sonja si dispera per la vita che fa, per le condizioni di Katerina e dei bambini.
Allora Rask si inginocchia, le bacia un piede e dice”Non è davanti a te che mi sono inginocchiato ma davanti a tutta la sofferenza umana (p. 361). Le riferisce il bene che ha detto di lei a Luzin.
Ho fatto a mia sorella l’onore di metterla a sedere accanto a te
“ma io sono una disonorata, una grande, grandissima peccatrice!”
“ho detto questo per la tua grande sofferenza (…) sei una peccatrice soprattutto perché hai ucciso e venduto te stessa inutilmente
Sarebbe più giusto che tu ti gettassi a capofitto nell’acqua e la facessi finita una volta per tutte” R parla di sé. Sonja risponde: e che ne sarebbe di loro?
Rask pensò che nemmeno una goccia di vera depravazione era entrata nel suo cuore. Le chiese se pregasse Dio
“Che cosa sarei mai senza Dio? Egli fa tutto
Voi non fatemi domande, non ne siete degno!
Rask pensò “una fanatica! Sul cassettone c’era il Nuovo Testamento"
Somja era stata in chiesa la settimana prima “ho fatto dire una messa funebre per Lizaveta. L’hanno uccisa con una scure” Era una donna giusta. Leggevamo insieme e parlavamo Ora è al cospetto di Dio”. Due fanatiche, due ossesse, pensò R. Ora lo diventerò anche io. E’ contagioso
Cfr. Nietzsche “Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare te”[1].
R ordina a Sonja di leggere la storia di Lazzaro
N. T. Giovanni 11
Lazzaro era fratello di Marta e Maria la peccatrice che aveva unto il signore con il profumo, e con i capelli gli aveva asciugato i piedi.
Gesù disse a Marta resurget frater tuus (11, 23). Marta disse. “scio quia resurget in resurrectione in novissimo die. Dixit ei Iesus: “ego sum resurrectio et vita, ejgw; eijmi hJ ajnavstasi" kai; hJ zwhv, qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet, oJ pisteuvwn eij" ejme; ka]n ajpoqavnh/ zhvsetai
E Marta: “Domine, ego credidi quia tu es Christus Filius Dei, qui in hunc mundum venisti Nai; kuvrie, ejgw; pepivsteuka o{ti su ei\ oJ Cristo;" oj uiJo;" tou' qeou' oJ eij" to;n kovsmon ejrcovmeno" (27)

Sonja leggeva, R ascoltava. Arrivarono al versetto 32
Una grande esultanza si impadroniva di Sonja mentre la lettura si avvicinava al miracolo.

C’erano dei Giudei increduli e ciechi.

Sonja pensava: anche lui, lui, che era acciecato e incredulo, avrebbe udito e creduto.
Andarono al sepolcro e Gesù disse tollite lapidem, a[rate to;n livqon (38). Marta disse iam fetet h[dh o[zei è già di 4 giorni.
Gesù disse Lazare, veni foras (44) e quello che era stato morto uscì con mani e piedi bendati e il sudario in faccia.
Sonja tremava e rabbrividiva come se fosse stata presente al fatto. Arriva fino al versetto 45: molti Giudei credettero in lui

Sonja poi chiude il libro e si alza bruscamente. Il mozzicone di candela si stava spengendo e illuminava con la sua fioca luce in quella misera stanza l’assassino e la peccatrice stranamente riuniti nella lettura del libro eterno (368)
“Ho lasciato mia madre e mia sorella, ora non ho più che te. Andiamo via insieme. Siamo stati maledetti insieme,
Dove?
Non so, so solo che la nostra strada e la nostra meta è la stessa. Ho bisogno di te, per questo sono venuto qui. Anche tu hai scavalcato l’ostacolo
Che fare?
Distruggere ciò che va distrutto e prendere il peso del dolore sulle nostre spalle, prendere la libertà e il potere su tutte le creature, su tutto il formicaio. Io ti ho scelta. Ti dirò chi ha ucciso Lizaveta.
In una stanza vuota, contigua a quella di Sonja aveva origliato Svidrigailov e sentito tutto.





[1] Di là dal bene e dal male , Aforismi e interludi, 146.

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