Nel nono libro della Pharsalia di Lucano, poema degno di
essere non solo letto ma pure studiato, trovo una descrizione del basiliscus -basivlisko", il reuccio dei serpent i- il quale sibila effundens cunctas terrentia pestes
(724) emette sibili che atterriscono
tutti gli altri portatori di morte, ante
venena nocens (725) nuoce ancora
prima del veleno, late sibi summovet
omne -vulgus et in vacua regnat basiliscus harena (725-726), si fa largo spazio tra
ogni folla e regna sulla sabbia desolata.
Ricordo
vagamente che nei primi anni Sessanta la regista Wertmüller fece un film
intitolato I basilischi. Non lo vidi.
Il titolo mi parve pretenzioso e dal significato oscuro. Ora so di che cosa si
tratta. A questo mostro del deserto libico assimilo, arbitrariamente, certi scienziati
presunti i quali continuano a sostenere che il virus, ossia il venenum attuale è moribondo, si è
adattato all’uomo divenendo un inquilino quasi accettabile che, comunque, non
uccide più.
Sappiamo da altre fonti,
credo più libere e serie, che questo maledetto veleno ammazza ancora e sempre
di più, facendo stragi in varie parti del
mondo. Quindi dobbiamo guardarcene bene.
Dunque questi basilischi di
aspetto umano contribuiscono a diffondere veleno e morte.
Io ascolto e do retta al
saggio Massimo Galli uno studioso “vergin di servo encomio” che forse talora
dissimula un poco per non spaventare troppo, ma non simula mai.
Saluti
giovanni ghiselli
giovanni ghiselli
p. s. Il mio blog è arrivato a 1000118
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