Pieter Paul Rubens, Tereo, Procne e Philomela |
Argomenti
Polisemia degli animali. L'usignolo e la rondine (con
aprile).
Ovidio. T. S. Eliot. Petrarca. Dante. Shakespeare. Aristofane
Il cane. Anche il classico può essere variamente interpretato (S.
Settis).
Anche un animale, la rondine o l'usignolo, può essere polisemico. Questi uccelli
infatti in letteratura significano il ritorno della primavera e dell'amore, e pure
ricordano lo stupro orrendo compiuto da Tereo, il barbaro re di Tracia
ammogliato con la principessa ateniese Procne, nei confronti della cognata
Filomela, e la vendetta che ne seguì, da parte delle due donne, con successiva
trasformazione in uccelli dei tre sciagurati: Tereo in un’upupa, Procne in una
rondine, Filomela in un usignolo.
Ne fa un lungo
racconto in esametri Ovidio nelle Metamorfosi (VI,
426 - 674) cui allude T. S. Eliot per significare la decadenza del mito nella
ricezione degli uomini moderni:"The change of Philomel, by the
barbarous king/So rudely forced; yet there the nightingale/Filled all the
desert with inviolable voice/And still she cried, and still the world
pursues,/'Jug Jug' to dirty ears " (The Waste Land ,
vv. 99 - 103), la metamorfosi di Filomela, dal barbaro re così brutalmente
forzata; eppure là l'usignolo riempiva tutto il deserto con voce inviolabile, e
ancora ella piangeva, e ancora il mondo continua, 'Giag Giag' a orecchie
sporche.
Il canto
della voce inviolabile di Filomela è degradato e dissacrato, poiché suona
oramai solo naturalisticamente come un "giag giag" per le orecchie
inquinate del mondo contemporaneo.
Il canto
dell’usignolo che evoca tragedie si trova già nella poesia Sweeny among
the nightingales che ha come epigrafe un verso dell’Agamennone di
Eschilo: “w[moi, pevplhgmai kairivan plhgh;n e[sw” (1343), ahimé, sono colpito profondamente da
un colpo mortale!.
Sentiamo
dunque il canto tragico e rituale degli usignoli: “The nightingales are
singing near/The Convent of the Sacred Heart, //And sang within the bloody
wood/When Agamemnon cried aloud/ And let their liquid siftings fall/To stain
the stiff dshonoured shroud” (vv. 35 - 40), gli usignoli cantano vicino al
Convento del sacro cuore, e cantarono nel bosco insanguinato, quando Agamennone
forte gridò, e lasciarono cadere le loro feci liquide a macchiare il duro disonorato
sudario.
T. S. Eliot
richiama ancora il mito di Filomela e Procne nella nota al v. 428 di La
Terra desolata il quale fa:"Quando fiam uti chelidon
- O swallow swallow ", quando diverrò come la rondine - O rondine
rondine.
La citazione
è tratta dal Pervigilium Veneris, La veglia di Venere, un carme
anonimo, compreso nell'Anthologia latina, di novantatré versi
(tetrametri trocaici catalettici), di età e attribuzione incerta: dal II secolo
d. C. , al IV, al VI; da Floro, a Tiberiano, a un'autrice anonima.
Il verso
polivalente della rondine è ricordato nel Pervigilium Veneris dove
l’anonimo autore si assimila all’uccello migratore e si sforza di interpretarlo
come canto d’amore.
Il poemetto
celebra il ritorno della primavera e la potenza di Venere con l'esaltazione
dell'amore, della natura e del piacere, non senza però un'ombra di malinconia
che si allunga nel finale con la menzione del mito della tragica sposa
ateniese:
"Iam
loquaces ore rauco stagna cycni perstrepunt/adsonat Terei puella subter umbram
populi,/ut putes motus amoris ore dici musico/et neges queri sororem de marito
barbaro./Illa cantat, nos tacemus. Quando ver venit meum?/Quando fiam uti
chelīdon, ut tacere desinam?/Perdidi Musam tacendo nec me Phoebus respicit./Sic
Amyclas, cum tacerent, perdidit silentium./Cras amet qui numquam amavit quique
amavit cras amet! " (vv. 85 - 93) , già i cigni loquaci fanno
risonare gli stagni con voce roca. Fa eco la sposa di Tereo[1] sotto
l'ombra del pioppo, sì che tu pensi che passioni d'amore siano cantate dalla
voce musicale e non dica che pianga la sorella stuprata dal marito barbaro.
Quella canta, noi taciamo. Quando viene la mia primavera? Quando diverrò come
rondine e smetterò di tacere? Ho perduto il canto tacendo e Febo non mi guarda
più. Così il silenzio ha perduto Amicla[2] quando
tacevano. Ami domani chi non ha mai amato e chi ha amato ami domani![3].
L'amore è contaminato dal dolore attraverso il ricordo delle due disgraziate
sorelle.
Insomma
il ritorno della primavera con Aprile "the cruellest month "[4],
evoca, con l'amore, storie dolorose di tradimenti, stupri e violenze.
Corrisponde
a quanto afferma Medea, per poi metterlo in pratica con un comportamento
estremo:"ahi ahi, che grande male (kako;n mevga) è l'amore per i mortali!" (v.
330). Nelle Argonautiche infatti Eros mandato da Afrodite a
sconvolgere Medea arriva sconvolgente come si getta sulle giovani vacche
l'assillo che i mandriani chiamano tafano (III, 276 - 277).
Dante allude al mito raccontato da Ovidio, nel Purgatorio, per dare un'indicazione temporale:"Nell'ora che comincia i tristi lai/la rondinella presso alla mattina,/forse a memoria de' suo' primi guai" (IX, 13 - 15).
Questo
uccello dà un segno addirittura falso nel Macbeth[5] dove
Banquo, giungendo al castello del protagonista già pronto al cupo delitto,
sostiene che la presenza della rondine "ospite dell'estate" prova l'
amenità del luogo e l'amabilità dell'aria: "l'alito del cielo qui sa di
amore" (I, 6). Invece il feudatario fellone sta preparando l'assassinio
del suo re e parente.
Il ritorno
della primavera è accompagnato dal verso perpetuo delle figlie di Pandione
trasformate in uccelli anche nel sonetto CCLXVI di Il Canzoniere di Petrarca:" Zefiro torna e 'l bel
tempo rimena/e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,/e garrir Progne e pianger
Filomena, e primavera candida e vermiglia" (CCCX , vv. 1 - 4).
Il motivo
dell'uccello dolente che piange per avere perduto i suoi cari si ritrova nel
sonetto successivo (CCLXVII):"Quel rosignuol che sì soave piagne/forse
suoi figli o sua cara consorte/di dolcezza empie il cielo e le campagne/con
tante note sì pietose e scorte" (CCCXI ,vv. 1 - 4).
Insomma il
ritorno della primavera con Aprile "the cruellest month "[6],
evoca, con l'amore, storie dolorose di tradimenti, stupri e violenze. Definire
Aprile il più crudele dei mesi significa rovesciare un locus e
indicare un’altra polisemia: infatti Ovidio nei Fasti[7]
ricorda che il quarto mese è quello nel quale si onora sommamente Venere (IV,
13) che lo rivendica a sé (v. 90), e fa derivare il nome Aprilis "ab
aperto tempore" (v.89) dalla stagione che si apre.
Il verso
della rondine per giunta viene assimilato, negativamente, a una parlata non
greca: nelle Rane di Aristofane il coro, per infamare l'ultimo
demagogo della guerra del Peloponneso, Cleofonte[8],
dice che nelle sue labbra bilingui orribilmente freme la rondine tracia (vv.
680 - 681).
[2]Città della Laconia nella quale in seguito a falsi annunci di attacchi
nemici seguiti da turbamenti fu vietato di dare l'allarme, sicché quando gli
aggressori arrivarono davvero la trovarono impreparata.
[3]E' questo il ritornello che si trova già in apertura, si ripete dieci volte
e indica la destinazione popolare del componimento.
[7] Un calendario in distici composto fra il 3 e l'8 d. C. quando fu
interrotto, dall'esilio, al sesto libro di dodici che dovevano
essere. Dovevano illustrare gli antichi miti e costumi latini.
[8] Portò avanti la linea politica di Cleone e di Iperbolo: nel 410
ristabilì la piena democrazia e propugnò la guerra a oltranza respingendo ogni
proposta di resa. Venne processato e condannato a morte nel 404. Subito dopo
Teramene si recò a Sparta quale plenipotenziario degli Ateniesi con il mandato
di accettare le condizioni degli Spartani.
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