Pirandello |
Marmeladov. Pirandello e l’umorismo
Lettura
di Delitto
e castigo
R
dunque è uno studente poverissimo. Vive a Pietroburgo, la più
astratta e premeditata delle città, in uno stambugio più
simile a un armadio che a una stanza (p. 3). Non ha i soldi per
pagare l’affitto. E’ un ragazzo “decisamente bello con i suoi
lineamenti fini, i magnifici occhi scuri, e i capelli castani. Era
esile e snello, di statura superiore alla media” (p. 4)
Era vestito di stracci, ma nel suo animo si era accumulato tanto
amaro disprezzo che nonostante la sua giovanile ombrosità, non si
vergognava affatto di ostentare i suoi cenci per strada
Cfr.
la neglegentia,
la sprezzatura aristocratica.
Va
da una vecchia usuraia per studiare la situazione. Pensa di
rapinarla. Poi, pieno di angoscia e disgusto, entra in un’osteria,
e siede davanti a un tavolino appiccicoso. Bevve avidamente una birra
ma la solitudine prolungata aveva provocato in lui sete di
esseri umani.
C’è
un ubriacone che parla, Semën Marmeladov,
sposato in seconde nozze con Katerina Ivanovna, tisica, carica
di tre figli piccoli, incattivita dalla miseria e dalla malattia.
L’uomo
ha un’altra figlia sua, Sonja, avuta dalla prima
moglie. Questa ragazza diciottenne si prostituisce per mantenere la
famiglia poiché il padre ha perso il lavoro a causa del suo
alcolismo. M racconta a R la sua storia mentre altri
avventori più o meno ubriachi ridono. Una delle tante situazioni
estreme
L’ubriacone
dice che sente le cose e sente il dolore, soprattutto quando beve ,
“e quanto più bevo, tanto più le sento. Proprio per questo bevo,
perché in questo mio bere cerco compassione e sentimento. Bevo
perché voglio soffrire il doppio!” (17)
Sonja
non ha ricevuto un’educazione. Qualche cosa le ha insegnato il
padre ma si sono fermati a Ciro di Persia. Quando i tre bambini figli
di Katerina piangono per fame, la madre comincia a picchiarli, poi
sputa sangue. Il padre, per bere, vende tutto quello che trova : “mi
sono bevuto perfino le calze!”[1].
La
tragedia estrema arriva sulle soglie del comico.
Si
può pensare alle ilarotragedie di Rintone di Taranto.
La
figlia è stata costretta a munirsi del biglietto giallo, la tessera
delle prostitute, e ha dovuto cambiare alloggio.
Marmeladov
racconta, poi si interrompe e dice a R che se tutto questo fa
ridere[2] chi
lo ascolta, lui invece “sente”, ha dei sentimenti. Poi guarda il
ragazzo con una specie di malizia simulata, di artificiosa
sfrontatezza e dice ridendo: “E oggi sono andato da
Sonja e le ho chiesto dei soldi per la spranghetta! Eh, eh, eh! (p.
25). Quindi torna al tono tragico. “credi tu oste che questo tuo
mezzo litro mi si sia tramutato in dolcezza? Dolore, dolore cercavo
in fondo ad esso, lacrime e dolore e l’ho assaporato” (26).
Cfr. L’umorismo di
Pirandello
L’umorismo
è il sentimento del contrario
"Vedo
una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di
quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata
d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia
signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora
dovrebbe essere...Il comico è appunto un avvertimento del contrario.
Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella
vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come
un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché
pietosamente s' inganna che, parata così, nascondendo così le rughe
e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più
giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché
appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre
a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel
primo avvertimento del contrario, mi ha fatto passare a questo
sentimento del contrario. Ed è tutta qui la
differenza tra il comico e l'umoristico".
Gli
altri 2 esempi: Marmeladov di Delitto e
castigo e Sant’Ambrogio di Giusti.
Il
secondo esempio è questo tratto da Dostoevskij: “Signore, signore!
oh! Signore, forse, come gli altri, voi stimate ridicolo tutto
questo; forse vi annojo raccontandovi questi stupidi e miserabili
particolari della mia vita domestica; ma per me non è ridicolo,
perché io sento tutto
ciò…” - Così grida Marmeladoff nell’osteria, in Delitto
e Castigo[3] del
Dostoevskij, a Raskolnikoff tra le risate degli avventori ubriachi. E
questo grido è appunto la protesta dolorosa ed esasperata d’un
personaggio umoristico contro chi, di fronte a lui, si ferma a un
primo avvertimento superficiale e non riesce a vederne altro che la
comicità”[4].
Il
terzo esempio deriva da S. Ambrogio di Giusti: “Un
poeta, il Giusti, entra un giorno nella chiesa di S. Ambrogio a
Milano, e vi trova un pieno di soldati…Il suo primo sentimento è
d’odio: quei soldatacci ispidi e duri son lì a ricordargli la
patria schiava. Ma ecco levarsi nel tempio il suono dell’organo:
poi quel cantico tedesco lento lento,
D’un
suono grave, flebile, solenne[5].
Raskolnikov
vorrebbe essere uno straordinario e invece impara la carità proprio
dall’ambiente degradato di Marmeladov e in particolare da Sonia la
prostituta che gli insegnerà pure ad amare e ad essere felice.
Dio
comunque perdonerà Sonja, dice il padre, come ha perdonato la
peccatrice che ha molto amato.
Vangelo
secondo Luca 7, 39 - 50
Il
fariseo che l’aveva invitato, vedendo, disse parlando tra sé:”
costui, se fosse un profeta, saprebbe chi e di quale specie sia la
donna che lo tocca, che è una peccatrice. E Gesù rispondendo gli
disse: “Simone ho qualcosa da dirti. Ed egli dice: “maestro, di’
”. Un creditore aveva due debitori; uno doveva 500 denari, l’altro
cinquanta. Non avendo quelli da restituirli, li condonò a entrambi.
Chi dunque di loro lo amerà di più?
Simone
rispondendo disse: “suppongo quello cui ha condonato di
più. Allora egli gli disse: “hai giudicato bene. E
giratosi verso la donna, disse a Simone: “vedi questa donna? Sono
entrato in casa tua, non hai dato acqua ai miei piedi, ; questa ha
bagnato i miei piedi con le lacrime e li ha asciugati con
i capelli. Un bacio tu non me l’hai dato; questa invece da quando
sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi
Tu
non mi hai unto la testa con l’olio; questa invece mi ha unto i
piedi con dell’unguento profumato . Per la qual cosa ti dico:
sono rimessi i suoi molti peccati poiché ha amato molto -
remittuntur
ei peccata multa quoniam dilexit multum (47)[6];
quello cui viene condonato meno, ama meno. Poi disse a lei: siano
rimessi i tuoi peccati. E cominciarono a dire tra loro quelli stessi
insieme a tavola: chi è questo che rimette i peccati? Ed
egli disse alla donna: “la tua fede ti ha salvata; vai in pace”
La
moglie lo picchia e Marmeladov gode delle botte: “non
solo non mi fanno male, ma anzi, io ne godo.
Quindi
R lo aiuta a tornare a casa e vede la situazione
Katerina
era una donna terribilmente deperita. Appena vede il marito che
mancava da giorni lo aggredisce: sei tornato! Galeotto! Mostro! E
dove sono i soldi? Quanto hai in tasca? Fa’ vedere.
Non
aveva niente, anzi si era bevuto tutti i soldi che aveva trovato in
casa: di colpo, nel suo furore, lo afferrò per i capelli e lo
trascinò nella stanza. M stesso aiutava i suoi sforzi, strisciando
docilmente dietro lei sulle ginocchia” (29)
Poi
fa: “e questo è per me un godimento! E questo per me non è un
dolore ma un godimento, illustrissimo signore”.
Fit
infelicis animi prava voluptas dolor (Seneca Ad
Marciam, I, 7), il dolore dell’anima infelice diventa voluttà
depravata.
giovanni
ghiselli
[1] Cfr.
Il vino nel primo stasimo (vv. 370 - 432) delle Baccanti di
Euripide: Dioniso lo concede al povero e al ricco senza
distinzione.
Ant.
b Il demone figlio di Zeus 416
gioisce
delle feste,
e
ama Irene che dona benessere,
dea
nutrice di
figli.
Uguale
al ricco e a quello di rango inferiore
concede
di avere la
gioia
del vino che toglie gli affanni;
e
porta odio a chi queste cose non stanno a cuore:
durante
la luce e le amabili notti 425
passare
una vita felice,
e
saggia tenere la mente e l’anima lontane
dagli
uomini straordinari;
ciò
che la massa
più
semplice crede e pratica,
questo
io vorrei accettare 432
[2] Le hilarotragoediae,
sono parodie e caricature dei miti rappresentati nelle tragedie. I
drammi da parodiare sono scelti in base alla loro notorietà e
quindi i miti scelti sono soprattutto euripidei.
Un
modello nel parodiare poteva essere Aristofane che lo aveva fatto
spesso nei confronti dei testi euripidèi. Ma per Eracle ghiottone o
Odisseo si può pensare a Epicarmo
Nel
teatro non c’era solo il mito ma anche personaggi bizzarri
desunti dalla vita quotidiana della Magna Grecia. Insomma questi
fliaci più antichi erano canovacci animati da spirito di
deformazione caricaturale o da grottesco realismo
Oltre Rintone
di Siracusa, attivo a Taranto all’inizio del III secolo a.
C. abbiamo altri due nomi di fliacografi dotti: Scira di
Taranto e Bleso di Capri (Ateneo, IX, 402b)
[3] Parte
I, cap. II.
[6] Lo
adatto ai donnaioli non sudicioni, quorum ego: remittentur mihi
peccata multa quoniam dilexi multum. Una nota comica o umoristica,
come preferite.
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